Crisi e repressione a Cuba

Articolo scritto da Boris e Caterina per il Gruppo Anarchico Galatea

L’11 Marzo 2020 si registra il primo caso di Covid a Cuba e il 1 Aprile 2020 si annuncia la chiusura delle frontiere. [1] Durante i mesi seguenti si fa palpabile il deterioramento economico, in una situazione già da tempo precaria e messa ulteriormente alla prova dall’emergenza sanitaria mondiale. Il razionamento diventa la norma, insieme alla militarizzazione della vita civile. Peggiora la mancanza di beni essenziali che aveva cominciato a farsi sentire a partire dalla creazione dei negozi in valuta straniera, le famose “tiendas en MLC”.[2] È evidente l’aumento della repressione. Un caso emblematico, il 24 Giugno dello stesso anno, è l’assassinio, da parte della polizia, del giovane Hansel Hernández, in circostanze mai chiarite.[3]

Verso Ottobre 2020 ha luogo un’apertura delle frontiere e un allentamento delle misure di lockdown. A Novembre cominciano le proteste promosse dal Colectivo San Isidro, con alla testa Luis Manuel Otero Alcántara come figura prominente.[4] Gli eventi culminano in un intervento poliziesco che interrompe lo sciopero della fame iniziato il 18 Novembre. Il 27 Novembre 2020 un gruppo di giovani intellettuali, uno dei settori più colpiti dalla situazione e che già da tempo esprimeva dissenso, si raduna di fronte al Ministerio de Cultura per manifestare le proprie rivendicazioni.[5] La risposta governativa, da un lato, è repressiva [6] e, dall’altro, organizza delle mobilitazioni pilotate con tentativi di cooptazione.[7] Una nuova manifestazione di fronte al Ministerio de Cultura avrà luogo il 27 Gennaio 2021.[8]

Nel 2021 la crisi continua ad acutizzarsi. Il 1 Gennaio entra in vigore l’unificazione monetaria, che elimina il CUC convertibile, [9] seguito da una serie di misure economiche, fondamentalmente di taglio neoliberale, nella cornice della cosiddetta “Tarea Ordenamiento”.[10]

Con un nuovo aumento di casi di Covid dovuto all’apertura delle frontiere e alla conseguente entrata di nuovi ceppi, si applicano nuovamente misure di lockdown più severe. Aumentano le manifestazioni di scontento.[11] Tra i casi più famosi, quello della protesta del quartiere di San Isidro, all’Avana, che impedisce l’arresto di Luis Manuel Otero Alcántara, per poi culminare in uno sciopero della fame e successiva detenzione,[12] e quello della manifestazione del 30 Aprile nella turistica e centrale via Obispo – manifestazione in cui si rende visibile il posizionamento dell’opposizione di sinistra.[13]

A causa della riapertura al turismo vi è un aumento della variante Delta del Covid; in particolare nella parte occidentale del paese dove i casi sono stati così alti che il governo ha tentato di occultare la situazione.[14]

Ovviamente, il collasso progressivo dell’infrastruttura di sostegno non si è fatto attendere.[15] La grave mancanza di medicinali e attrezzature sanitarie a Cuba e l’incuria istituzionale hanno portato la popolazione ad auto-organizzarsi tramite i social network, scambiandosi in maniera gratuita farmaci ed apparecchiature di cui hanno necessità ma che non riescono a trovare. La situazione è stata talmente disperata che in alcune zone dell’isola caraibica sono mancati i più elementari strumenti usati negli ospedali – come guanti, siringhe o disinfettanti -, rendendo difficile perfino effettuare un prelievo di sangue. Se da una parte l’auto-organizzazione delle persone comuni ha supplito alla carenza generale di medicinali, dall’altra la mancanza di una supervisione medica autorevole ha fatto sì che venissero messi in atto comportamenti rischiosi per la salute quale l’assunzione di farmaci senza ricetta, scaduti o preparazioni veterinarie. La situazione da mercato nero che si è venuta a creare ha fatto sì che venissero vendute preparazioni medicinali dannose per la salute senza alcun controllo.[16] È degna di nota la creazione di reti di distribuzione di medicinali con l’aiuto della popolazione in esilio, reti che avevano già cominciato ad attivarsi a partire dal tornado dell’Avana nel 2019.[17]

Tra l’11 e il 14 Luglio 2021, nel picco della pandemia, scoppiano delle proteste nelle città più popolose del Paese quali L’Avana e Santiago de Cuba. I quartieri in cui detonano, San Antonio de los Baños e Palma Soriano, attraversano una situazione di lockdown e militarizzazione severi, oltre alla mancanza generalizzata di prodotti di prima necessità. Le mobilitazioni sono specialmente intense nel quartiere de La Güinera – in cui viene riportato l’unico decesso riconosciuto dalle fonti governative-, e nella comunità di Cárdenas, provincia di Matanzas, che rimane per una settimana fuori dal controllo della polizia. Il saldo generale è di circa 900 arresti. Il Presidente dà il via alla mobilitazione contro le persone manifestanti dicendo che “l’ordine di combattimento è stato dato”. Il 17 Luglio annuncia tre misure di carattere palliativo: la cancellazione delle restrizioni doganali sui prodotti alimentari, medicinali e igienici; l’obbligo di attenersi a una scala salariale per il pagamento degli stipendi; l’accesso alla distribuzione dei prodotti basilari a secondo del luogo di residenza, senza la necessità di legalizzare il domicilio. Lo stesso Presidente aveva in precedenza tacciato le persone manifestanti prima di essere “rivoluzionari confusi”, per poi passare da “vandali e antisociali” fino a “golpisti”.

Nell’Agosto 2021 viene creata la piattaforma Archipiélago come gruppo di Facebook, con l’idea di aggregare e coordinare un fronte di opposizione al regime cubano di ampio spettro ideologico e politico. Nel mese di Settembre Archipiélago convoca a una manifestazione per il 20 Novembre. Il Governo nega il permesso e in Ottobre cerca di ostacolare la manifestazione programmando una parata militare nazionale.[18] Aumenta l’assedio delle forze di sicurezza ai membri di Archipiélago. Si cambia la data della manifestazione al 15 Novembre. Arrivato il giorno, vari membri del gruppo sono messi sotto assedio nelle loro case e sequestrati con procedure illegali. Il Governo cerca di ripetere la formula della cooptazione.[19] In seguito, vengono militarizzate le zone in cui si sarebbe dovuta svolgere la manifestazione. Yunior García, il leader della piattaforma Archipiélago, va in esilio con il beneplacito degli organi di sicurezza.

Il 22 Novembre 2021 il Nicaragua elimina l’obbligo del visto di ingresso per lu cittadinu cubanu. In questo 2022 si riportano più di 220.000 cubanu entratu negli Stati Uniti (non si conosce la cifra esatta). Varie persone arrivano con traversate costose, illegali e pericolose dall’Uruguay o dal Nicaragua, o attraversando il mare in imbarcazioni precarie. Il 29 Ottobre 2022 la guardia costiera cubana ha speronato un’imbarcazione di migranti, con un saldo di sei persone morte, tra le quali una bambina di due anni.[20]

Il 31 Gennaio 2022 vengono incarcerati un gran numero di attivistu e di familiari dellu detenutu de La Güinera, tra lu qualu due militanti socialistu. Carolina Barrero, attivista costantemente assediata, lascia Cuba a seguito delle minacce del DSE di aprire processi contro tutte le persone arrestate.

Il 6 Maggio 2022 si verifica un’esplosione all’Hotel Saratoga de L’Avana.[21] Vi è un’importante mobilitazione delle reti di soccorso della società civile, con tentativi da parte del DSE e dei governi locali di ostacolare la consegna degli aiuti umanitari che scavalcavano la struttura statale, arrivando anche a perquisizioni domestiche di singoli individui che volevano effettuare donazioni. La legislazione cubana è impostata in maniera tale che l’apparato statale possa agire quale unico intermediario per gli aiuti umanitari in caso di disastri o catastrofi. Questo, a detta dello Stato, per evitare che “individui con secondi fini possano interferire”. Tutto ciò comporta che le donazioni spesso e volentieri rimangono appannaggio di funzionari e uffici statali, che fanno il bello e il cattivo tempo e possono decidere di trattenere gli aiuti.[22]

L’11 Luglio 2022, anniversario delle proteste, si dispiega un’operazione speciale di militarizzazione dello spazio pubblico. Variu attivistu sono detenutu. Il centro sociale anarchico ABRA è sottoposto a vigilanza.

Nel Giugno 2022 il Governo riconosce l’esistenza della crisi energetica, dovuta al deterioramento del sistema elettrico e delle centrali termoelettriche. A Luglio la crisi si acutizza.[23] Ad Agosto 2022 diventano frequenti le manifestazioni notturne durante i black out, con relativi cacerolazos.[24] Il 5 Agosto si verifica un’esplosione alla cisterna della base superpetroliera del porto di Matanzas, che, tra le altre conseguenze, comporta la cessazione del funzionamento della centrale termoelettrica locale “Antonio Guiteras”, una delle più importanti di Cuba. La produzione elettrica è sufficiente a coprire appena un 60% della necessità del Paese. Al momento in cui scriviamo (Novembre), la centrale non è tornata a funzionare. L’incompetenza nella gestione dell’incendio ha causato la morte di almeno quattro giovani del servizio militare inviati in qualità di pompieri di fortuna.[25] Il 19 Agosto 2022 esplodono forti proteste e altrettanto forte è la repressione a Nuevitas, provincia di Camagüey.[26] Il 27 Settembre 2022 l’uragano Ian colpisce Cuba.[27] Il Paese resta in blackout per 24 ore.[28] Dal 29 Settembre al 1 Ottobre si verificano proteste per i blackout in zone senza precedenti,[29] e la repressione non si fa attendere.[30]

Il 16 Novembre un gruppo di familiari dellu prigionieru politicu è intercettato dal DES mentre si dirige verso la sede dell’ambasciata degli Stati Uniti a L’Avana, in coincidenza con la visita della funzionaria statunitense Emily Medrala e della delegazione che la accompagna per discutere della questione migratoria. Fino ad oggi, 17 Novembre, sono agli arresti domiciliari Migdalia Gutiérrez Padrón, Yenisey Taboada Ortíz, Liset Fonseca, Emilio Román e Marta Perdomo.

Wilber Aguilera Bravo è stato arrestato e non è stato reso noto dove si trovi.[31]

 

Note

[1] Cuba cierra totalmente sus fronteras | Las noticias y análisis más importantes en América Latina | DW | 01.04.2020. Link: https://www.dw.com/es/cuba-cierra-totalmente-sus-fronteras/a-52975507

[2] El modelo económico y las tiendas en MLC en Cuba – La Joven Cuba. Link: https://jovencuba.com/modelo-economico-mlc/#:~:text=Desde%20que%20a%20fines%20de%202019%20se%20establecieron,que%20le%20atribuye%20el%20gobierno%20a%20esa%20determinaci%C3%B3n

[3] Hansel Hernández Galiano: el gobierno de Cuba reconoce que un joven negro murió por disparos de la policía – BBC News Mundo. Link: https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-53226638

[4] Movimiento San Isidro: ¿por qué hacer huelga de hambre en La Habana? | Cuba en DW | DW | 26.11.2020. Link: https://www.dw.com/es/movimiento-san-isidro-por-qu%C3%A9-hacer-huelga-de-hambre-en-la-habana/a-55726989

[5] Movimiento San Isidro: la inusual protesta de artistas cubanos luego de que el gobierno desalojara a jóvenes en huelga de hambre – BBC News Mundo. Link: https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-55096075

[6] Petition Declaración del 27N ante el posicionamiento del Ministerio de Cultura de Cuba (ipetitions.com). Link: https://www.ipetitions.com/petition/declaracion-del-27n-ante-el-posicionamiento-del

[7] Una Tángana en el parque Trillo. Por Yassel Padrón Kunakbaeva | by Horizontes | Horizontes | Medium. Link: https://medium.com/horizontesblog/una-t%C3%A1ngana-en-el-parque-trillo-c619edcc8e53

[8] Seguridad del Estado detiene a todos los manifestantes en el Ministerio de Cultura de Cuba | CiberCuba. Link: https://www.cibercuba.com/noticias/2021-01-27-u186450-e186450-s27061-seguridad-estado-detiene-todos-manifestantes-ministerio

[9] Cuba unificará monedas a partir del 1 de enero de 2021 | Las noticias y análisis más importantes en América Latina | DW | 11.12.2020. Link: https://www.dw.com/es/cuba-unificar%C3%A1-monedas-a-partir-del-1-de-enero-de-2021/a-55901068

[10] Todo lo que necesitas saber de la Tarea Ordenamiento – Periodismo de Barrio. Link: https://periodismodebarrio.org/2021/01/todo-lo-que-necesitas-saber-de-la-tarea-ordenamiento/

[11] CUBA: 203 PROTESTAS PÚBLICAS EN ABRIL | Foundation for Human Rights in Cuba (fhrcuba.org). Link: https://fhrcuba.org/es/2021/05/cuba-203-protestas-publicas-en-abril/

[12] Otra huelga de hambre y sed en el Movimiento San Isidro tensa a La Habana | Cuba en DW | DW | 04.05.2021. Link: https://www.dw.com/es/otra-huelga-de-hambre-y-sed-en-el-movimiento-san-isidro-tensa-a-la-habana/a-57414391

[13] Leonardo Romero and the criminalization of socialist activism on public spaces in Cuba [en/ca] – International of Anarchist Federations (i-f-a.org). Link: https://i-f-a.org/2021/05/22/leonardo-romero-and-the-criminalization-of-socialist-activism-on-public-spaces-in-cuba-en-ca/

[14] Alarma sanitaria en Cuba tras registrar un récord de casos y muertes de COVID-19 en un día – Infobae. Link: https://www.infobae.com/america/america-latina/2021/07/08/alarma-sanitaria-en-cuba-tras-registrar-un-record-de-casos-y-muertes-de-covid-19-en-un-dia/

[15] Otro problema en Cuba, déficit de oxígeno – Cuba – ANSA Latina. Link: https://www.ansalatina.com/americalatina/noticia/cuba/2021/08/16/otro-problema-en-cuba-deficit-de-oxigeno_14e50a66-726e-42a1-99b2-8e2ee4c44135.html

[16] Crisis de medicamentos en Cuba: trueques, donaciones, avisos, venta y contrabando | Periodismo de Barrio. Link: https://web.archive.org/web/20221027101236/https://periodismodebarrio.org/2021/06/crisis-de-medicamentos-en-cuba-trueques-donaciones-avisos-venta-y-contrabando/amp/

[17] Tornado de La Habana (2019) – EcuRed. Link: https://www.ecured.cu/Tornado_de_La_Habana_(2019)

[18] Convocan al Día Nacional de la Defensa › Cuba › Granma – Órgano oficial del PCC. Link: https://www.granma.cu/cuba/2021-10-07/convocan-al-dia-nacional-de-la-defensa-07-10-2021-21-10-19

[19] Pañuelos Rojos, por Cuba, la soberanía y la paz | Cubadebate. Link: http://www.cubadebate.cu/fotorreportajes/2021/11/13/panuelos-rojos-por-cuba-la-soberania-y-la-paz/

[20] Tres preguntas sobre el hundimiento de la lancha en Bahía Honda | elTOQUE. Link: https://eltoque.com/tres-preguntas-sobre-el-hundimiento-de-la-lancha-en-bahia-honda

[21] Reportan fuerte explosión en Hotel Saratoga de Cuba (+Fotos) (prensa-latina.cu). Link: https://www.prensa-latina.cu/2022/05/06/reportan-fuerte-explosion-en-hotel-saratoga-de-cuba

[22] Donaciones en Cuba: ¿tiene el Gobierno que ser intermediario? | El Toque. Link: https://web.archive.org/web/20221027100415/https://eltoque.com/donaciones-en-cuba-tiene-el-gobierno-que-ser-intermediario

[23] Crisis energética en Cuba: la semana comenzó con una nueva jornada de apagones y un déficit del 19% – Infobae. Link: https://www.infobae.com/america/america-latina/2022/07/19/crisis-energetica-en-cuba-la-semana-comenzo-con-una-nueva-jornada-de-apagones-y-un-deficit-del-19/

[24] Cuba 2022, atraviesa la peor crisis económica de su historia (dominiocubano.com). Link: https://www.dominiocubano.com/es/2022/08/23/cuba-2022-crisis-economica/ ; Cuba superará la actual crisis energética (+ Video) › Cuba › Granma – Órgano oficial del PCC. Link: https://www.granma.cu/cuba/2022-08-27/cuba-superara-la-actual-crisis-energetica

[25] Cuba envió a jóvenes “sin el entrenamiento necesario” a sofocar el mayor incendio de su historia | Telemundo. Link: https://www.telemundo.com/noticias/noticias-telemundo/internacional/cuba-envio-a-jovenes-sin-el-entrenamiento-necesario-a-sofocar-el-mayor-rcna43785

[26] Cuba: apagones detonan nuevas protestas en Camagüey – La Opinión (laopinion.com). Link: https://laopinion.com/2022/08/21/cuba-apagones-detonan-nuevas-protestas-en-camaguey/

[27] El paso por Cuba del huracán Ian: devastación y desastre – Infobae. Link: https://www.infobae.com/america/eeuu/2022/09/27/el-paso-por-cuba-del-huracan-ian-devastacion-y-desastre/

[28] Un apagón masivo deja sin electricidad a toda Cuba tras el paso del huracán Ian (yahoo.com). Link: https://es-us.noticias.yahoo.com/hurac%C3%A1n-ian-destrozos-inundaciones-apagones-175423270.html

[29] El paso por Cuba del huracán Ian: devastación y desastre – Infobae. Link: https://www.infobae.com/america/eeuu/2022/09/27/el-paso-por-cuba-del-huracan-ian-devastacion-y-desastre/

[30] Gobierno de Cuba reprime violentamente las protestas contra la falta de electricidad (elimparcial.com). Link: https://www.elimparcial.com/mundo/Gobierno-de-Cuba-reprime-violentamente-las-protestas-contra-la-falta-de-electricidad-20221002-0094.html

[31] Link: https://www.facebook.com/photo/?fbid=657226369231173&set=a.107237234230092 ; https://www.facebook.com/marcel.valdes.94/posts/pfbid0hBNoBU2cdLDUEUfUvUKeoEaFpAmNjwqPqrp7HfssgDfWaGUq9dA2gQ1hcCm1PmVzl ; https://www.facebook.com/marcel.valdes.94/videos/1331536584250098

Pubblicato in Articoli | Contrassegnato , , | Commenti disabilitati su Crisi e repressione a Cuba

Jackdaw. Notizie sulla lotta di classe rivoluzionaria

Jackdaw è il giornale del Gruppo Comunista Anarchico e vuole essere un primo punto di contatto da distribuire per strada, nei luoghi di lavoro, da lasciare nei centri sociali, nei centri di aggregazione e nei negozi o da passare a persone che sono interessate al comunismo anarchico. Il tono è principalmente agitatorio, ma con occasionali articoli più lunghi e approfonditi.
Perché Jackdaw? Cercando un nome che non fosse il solito, abbiamo scelto Jackdaw (in italiano Taccola, ndt) per le caratteristiche spesso associate a questo uccello; caratteristiche che sono parte importante di un movimento anarchico rivoluzionario per una nuova società: resilienza e spirito combattivo, oltre a essere sociale e cooperativo.
“Jack” significa “ribelle” e “daw” significa “chiamata”. Noi siamo ribelli nell’attuale società e il nostro giornale mira a chiedere una rivoluzione della classe operaia e la creazione di una società comunista anarchica.

Indice del numero 13
-Il malcontento nella società britannica sta passando dal tepore all’ebollizione man mano che più lavoratori entrano in azione, sia attraverso scioperi ufficiali che in scioperi selvaggi non ufficiali.
-Scioperi selvaggi: un’introduzione di base
-Non possiamo pagare, non pagheremo: un ricordo del passato

Pdf in italiano

Pubblicato in Giornali | Contrassegnato , , | Commenti disabilitati su Jackdaw. Notizie sulla lotta di classe rivoluzionaria

Contro la repressione e l’opportunismo politico, organizziamoci!

Pdf volantino

Il nuovo governo italiano, composto da Meloni ed i suoi – con in testa l’ex prefetto Piantedosi -, ha inaugurato una nuova stagione repressiva il cui primo atto è la criminalizzazione di chi invade arbitrariamente “terreni o edifici altrui, pubblici o privati”. Ci riferiamo ovviamente al cosiddetto decreto “Anti-Rave”.
Qualcunu ha starnazzato di ritorno al fascismo – perché gli esponenti di Fratelli d’Italia vengono fuori dagli ambienti del fu MSI-, altru paventano l’apocalisse poliziesca stile 1984.
Eppure la cosa è semplice e disarmante: ci troviamo in una fase di recessione economica, di forte impoverimento lavorativo, con la borghesia media e piccola che strepita perché può diventare povera (e che non può sfangarla con il lavoro in nero come fatto in passato).
Cosa poteva produrre allora il Governo Meloni, se non una norma con cui controllare e prevenire eventuali future proteste di piazza o di strada all’atto che i prezzi dei beni alimentari ed energetici sono in costante aumento?
Sicuramente si arriverà ad una protesta di massa. La nota dolente è che in una fase di impoverimento economico, sociale e culturale come quello che viviamo, potranno venire a galla tanti soggetti, movimenti e gruppi politici (anche istituzionali) che vorranno cavalcare il malcontento.
Questo si tradurrà nella menata della “Presa del Palazzo d’Inverno”, o per essere più chiari, nella “conquista dello scranno” parlamentare.
Ma sappiamo bene che chi sta in parlamento (nazionale o regionale che sia) è l’espressione di blocchi di potere (economici, sociali, culturali e quant’altro).
I parlamenti democratico-borghesi non sono luoghi da cui può partire l’emancipazione dall’oppressione: in essi si decide come perpetuare lo status quo fondato sulle oppressioni di classe, razza, genere e specie.
In una fase come questa, è fondamentale mantenere la lucidità mentale ed agire a livello pratico su basi orizzontali ed emancipatorie, in modo da respingere i rigurgiti riformisti fuori tempo massimo e la repressione tanto cara alla borghesia impoverita ed inviperita – a cui i propri rappresentanti e il proprio braccio armato obbediscono ciecamente.
Mai come adesso è necessario organizzarsi su altre basi, intessendo relazioni ed organizzazioni che siano orizzontali e basate sul mutuo aiuto tra le persone oppresse, al di fuori da qualunque logica di dominio, capitalistica e statale.

Pubblicato in Comunicati | Contrassegnato , | Commenti disabilitati su Contro la repressione e l’opportunismo politico, organizziamoci!

Aborto senza frontiere. Come le femministe e [le soggettività] anarchiche sfidano le leggi polacche contro l’aborto – Seconda Parte

Prima Parte

Lu manifestanti espongono un cartello con la scritta “Aborto senza frontiere” presso la corte costituzionale di Varsavia, Gennaio 2022.

Asia di “Women Help Women” afferma che l’effetto più straziante di questa atmosfera di paura è che molte persone che assumono la pillola abortiva temono di non ricevere un’assistenza medica adeguata in caso di complicazioni e che i medici possano trattarle come se avessero commesso un crimine. “Chi prende la pillola abortiva non sta infrangendo la legge, ma i medici non lo sanno, quindi si sentono in dovere di denunciare qualcunu. C’è un forte senso di insicurezza a tutti i livelli. A causa di questa paura, molte persone non ricorrono a cure mediche.

Proveniente dalla scena punk anarchica polacca e dal movimento femminista queer, Asia si è trasferita ad Amsterdam per lavorare con “Women Help Women” dopo aver scoperto che in Polonia lu attivistu potevano fornire un sostegno limitato a chi cercava di abortire – a causa delle restrizioni legali. “Per me, il trasferimento è stata un’opportunità per avvicinarmi e [dare] un aiuto più concreto”, dice.

A differenza dei collettivi informali dell’AWB, “Women Help Women” è un’organizzazione formale attiva in diverse località del mondo. “Non siamo un’organizzazione enorme e ci concentriamo sui Paesi in cui non c’è accesso a servizi abortivi sicuri”, spiega Asia. “Per i Paesi in cui ci sono servizi locali per l’aborto, incoraggiamo fortemente le persone a usare quei servizi, così possiamo concentrarci su coloro che non hanno alcuna opzione.

“Women Help Women” opera con una cultura organizzativa orizzontale, che secondo Asia richiede una “conversazione costante” su cosa significhi l’organizzazione orizzontale. “Cerchiamo di cambiare la narrazione e di promuovere un approccio solidale, non giudicante e normalizzante dell’aborto”, dice Asia. “Direi che sono soprattutto i gruppi locali a concentrarsi su questo aspetto e noi stiamo facendo del nostro meglio per raggiungerli e implementare il loro approccio nel modo in cui comunichiamo e nel tipo di messaggio che vogliamo portare all’esterno.

I collettivi della rete condividono l’obiettivo di de-criminalizzare e de-medicalizzare l’aborto. “Vorrei che ci fossero più gruppi locali disposti a sostenersi a vicenda”, dice Asia, “e che mettessero in discussione il fatto che l’aborto è nelle mani dei medici e che la visione più ottimista è quella di farlo nelle cliniche e legalizzarlo. Non deve essere così, soprattutto per quanto riguarda gli aborti del primo trimestre, con le pillole abortive che possono essere estremamente economiche e accessibili.

“Gravidanza indesiderata = aborto semplice”

Uno degli obiettivi essenziali della missione di “Abortion Dream Team” è quello di de-medicalizzare la procedura e rimettere il potere nelle mani delle persone. “Le pillole abortive sono qualcosa che si può fare da solu”, dice Adrianna. “Puoi decidere quando abortire, come farlo e con chi farlo. Non è necessario andare dal medico. Anche le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dicono che si può abortire a casa. Come ogni ambito della nostra vita, a volte viene presa dai politici o dagli uomini di potere.

Per me questa è la rivoluzione femminista”, dice Asia. Spiega che l’idea della procedura come qualcosa di eticamente controverso e proibitivo sia un costrutto che non ha nulla a che fare con la realtà. “È una procedura molto semplice che il 99% delle persone può eseguire a casa propria e non ha bisogno di rivolgersi a un medico. Le complicazioni si verificano in meno dell’1% [degli aborti farmaceutici]. Come società abbiamo davvero bisogno di così tante strutture intorno? Abbiamo davvero bisogno di tante discussioni legali su qualcosa che è così semplice? Quando ci si pensa, ci si rende conto che non si tratta di sicurezza, perché la sicurezza è dimostrata. Si tratta di controllo e di mantenere questa atmosfera di dipendenza.” Asia e altre attiviste di “Women Help Women” riflettono su come la medicalizzazione dell’aborto abbia plasmato la nostra vita riproduttiva. “Non si tratta solo di stigma, non si tratta solo di legge, ma di come funziona il nostro sistema farmaceutico e di come sono progettati i sistemi sanitari. Tutto questo va di pari passo e limita la nostra libertà.”

In Germania, uno dei Paesi in cui l’AWB aiuta le persone provenienti dalla Polonia ad accedere ai servizi interruttivi, la procedura è controllata dallo Stato. Sebbene sia illegale interrompere una gravidanza in Germania, la legge prevede eccezioni per gli aborti necessari dal punto di vista medico e per i casi in cui la gravidanza sia il risultato di uno stupro. Inoltre, non viene perseguito l’aborto nel primo trimestre, a condizione che le persone si sottopongano prima ad una consulenza obbligatoria con un assistente sociale autorizzato dallo Stato (che secondo le leggi deve dissuadere la persona dall’abortire), seguita da un periodo di attesa obbligatorio di tre giorni. In Germania l’aborto può essere chirurgico o farmacologico, ma deve sempre essere eseguito in una clinica: non è possibile ordinare le pillole e prenderle a casa.

“Ciocia Basia”, il collettivo che sostiene le persone provenienti dalla Polonia e che scelgono di abortire a Berlino, è sempre stato, secondo un membro, piccolo, informale e auto-organizzato.

È stato avviato nel 2015 da due persone, una tedesca e una polacca, che hanno avuto l’idea di portare nei Paesi vicini le persone che dalla Polonia cercavano di abortire. Lu organizzatoru hanno iniziato a creare connessioni e hanno stretto una prima collaborazione con una clinica che aveva tariffe accessibili. Dopo aver iniziato a ricevere telefonate da persone in Polonia in cerca di assistenza, hanno deciso di chiamare il collettivo “Ciocia Basia”, che in polacco significa “zia Basia”. Basia è un nome molto comune in Polonia, quindi è poco appariscente per le persone che vogliono salvare il numero del gruppo nei propri telefoni.

“Abbiamo abortito” Ciocia Basia

Le persone in Polonia che cercano di abortire a volte trovano “Ciocia Basia” attraverso le ricerche di un articolo o un’intervista, oppure attraverso i gruppi pro-choice in Polonia, che distribuiscono [materiale] propagandistico nelle strade e nei media. Un membro del collettivo riferisce che cerca di essere visibile andando alle manifestazioni in Polonia e distribuendo adesivi e volantini. Ogni settimana, due membri fanno turni regolari per rispondere al numero di telefono e alla casella e-mail con cui le persone li contattano. Una volta che una persona si rivolge a loro, i membri la aiutano a decidere se sia un opzione venire in Germania per la procedura [interruttiva]. Ordinare pillole per un aborto farmaceutico costa meno, quindi se questa sembra un’opzione migliore per la persona, “Ciocia Basia” la rimanda al sito web di “Women Help Women” e rimane a disposizione in caso di domande.

La prima cosa che stabiliamo è se vogliono venire in Germania”, spiega un membro di “Ciocia Basia”. Se la risposta è affermativa, la persona [viene messa] in contatto con un assistente sociale per organizzare un incontro per la consulenza obbligatoria. A causa della pandemia da COVID, al momento è possibile farlo online o per telefono, il che funziona meglio per la maggior parte delle persone; altrimenti, il periodo di attesa di tre giorni – tra la consultazione e la procedura [interruttiva] – significherebbe dover venire in Germania due volte o soggiornarvi per quattro notti. “Ciocia Basia” mette anche in contatto le persone con la clinica e le aiuta a prendere l’appuntamento, a trovare la clinica, a ottenere il rimborso dall’assicurazione e a prepararsi per l’intervento.

A volte, anche se non spesso, il collettivo paga e organizza il viaggio della persona. “Dipende da ciò di cui la persona ha bisogno, ed è quello che cerchiamo di scoprire”.

“Mio il corpo, mia la scelta”

Il collettivo lavora con una rete di persone che vivono a Berlino e che ospitano chi viene in città per abortire. I membri del collettivo incontrano le persone alla stazione ferroviaria e le trasportano nel luogo in cui alloggeranno e da lì alla clinica. Secondo un membro del collettivo, lu attivistu non ospitano personalmente le persone perché è troppo faticoso dal punto di vista emotivo fare questo lavoro e, [contemporaneamente], stare con le persone per tutto il tempo; per questo la rete di accoglienza è costituita da persone con cui sono in contatto ma che non fanno parte del collettivo. Quando qualcunu ha bisogno di un posto dove stare, i membri del collettivo inviano un’e-mail a questo gruppo di volontari per vedere chi può ospitare, spiegando quante persone arriveranno e quante notti hanno bisogno di stare, e i padroni di casa rispondono se hanno una stanza disponibile. In alcuni casi, “Ciocia Basia” paga un ostello o semplicemente indirizza le persone verso gli ostelli. Il gruppo collabora anche con traduttori volontari per aiutare coloro che non parlano tedesco.

A Berlino, le persone amano organizzare feste per raccogliere fondi e spesso ci contattano dicendo che vogliono farlo per noi, in modo da non doverlo organizzare da solu, spiega un membro. “Questo lavoro richiede il possesso e l’accesso al denaro. Servono molte persone per non esaurirsi. È un lavoro emotivo.

Un’attivista che si è trasferita dalla Polonia per lavorare con “Ciocia Basia” e che si trovava a Berlino quando la decisione del tribunale del 2020 ha imposto ulteriori restrizioni all’accesso all’aborto, ricorda di aver notato immediatamente un cambiamento. Mentre in precedenza la maggior parte delle e-mail e delle chiamate ricevute dal collettivo riguardavano gravidanze indesiderate, dopo la sentenza, circa la metà delle richieste di sostegno riguardavano gravidanze desiderate in cui c’era la possibilità di un difetto fetale e la persona incinta voleva pianificare un aborto nel caso in cui i risultati dei test avessero mostrato un’alterazione. “In Polonia non sempre si ha accesso alle informazioni necessarie sulla propria gravidanza. Se c’è la possibilità di un’anomalia, i medici seguono delle strategie per ritardare i risultati dei test fino a quando non è troppo tardi per interrompere la gravidanza.

Mentre una persona non può essere perseguita per aver abortito in Polonia, le autorità sembrano voler mandare un messaggio [minaccioso] a chiunque aiuti qualcunu ad ottenere un aborto che può fare.

Nell’Aprile del 2022, la cofondatrice dell’ “Abortion Dream Team”, Justyna Wydrzyńska, è diventata la prima attivista in Europa ad essere accusata di aver favorito un aborto.

Justyna, che da quindici anni sostiene le persone che vogliono abortire, rischia ora tre anni di carcere per aver inviato una confezione di pillole abortive – che aveva conservato per uso personale – a una donna che diceva che il marito violento le impediva di lasciare la Polonia per sottoporsi all’intervento. Dopo che il marito ha trovato la confezione di pillole e l’ha denunciata alla polizia, la donna ha avuto un aborto spontaneo a causa dello stress. Poiché il processo di Justyna è stato rinviato per la seconda volta al Gennaio 2023, lu sostenitoru dei diritti all’aborto dell’ADT e di tutta la Polonia sperano che tutte le accuse vengano ritirate, sapendo che una condanna in questo caso costituirebbe un pericoloso precedente.

Abbiamo molta paura di quello che succederà, perché vogliono dimostrare che non si possa aiutare ad abortire”, dice Adrianna.

A Giugno, il ministro della Sanità polacco Adam Niedzielski ha firmato un’ordinanza che consente al governo federale di salvare in un database centrale le informazioni sanitarie sui pazienti, compresi i dati sulle gravidanze. Sebbene il ministero della Salute insista sul fatto che i dati saranno disponibili solo per i professionisti del settore medico, lu sostenitoru dei diritti delle donne hanno espresso il timore che il governo condivida queste informazioni con la polizia e i pubblici ministeri, facendo sì che le persone abbiano potenzialmente paura di rivolgersi al sistema medico statale durante la gravidanza. Asia afferma di non essere sicura che il governo abbia effettivamente un piano per l’utilizzo di queste informazioni o che l’unico obiettivo sia quello di incutere paura. “Sento che è un grande strumento di controllo e di costruzione di un’atmosfera di paura, e già funziona. La gente è confusa, ha paura. Non sa di chi e come fidarsi, e io lo capisco perfettamente.

Nonostante questi nuovi sviluppi e i loro effetti nefasti, lu attivistu pro-aborto in Polonia rimangono incoraggiati dalla risposta di molte persone al divieto. “Per me, ciò che è stato davvero bello e sconvolgente è stata l’organizzazione della solidarietà che si è verificata dopo la sentenza del tribunale”, dice Asia, “e le persone che hanno iniziato a dichiarare di aver abortito, di essere disposte a sostenere lu altru e di sapere come farlo. Sento che abbiamo sempre più bisogno di questo, perché ha un tale potere di de-stigmatizzazione della procedura [interruttiva] stessa e di cambiamento della narrazione intorno ad essa.

Adrianna sostiene che la creazione di reti è fondamentale per questa lotta. “Penso che i gruppi abbiano potere. Non si combatte da soli. Anche per me, come attivista, mi sento più sicura e con più possibilità quando sono in questa rete.”

Alla domanda su quale dovrebbe essere il prossimo passo per rendere l’aborto accessibile a tuttu in Polonia, un membro di “Ciocia Basia” risponde: “Il prossimo passo deve arrivare presto; si tratta di cambiare la legge. Tuttavia, le risorse di cui il movimento dispone o di cui ha bisogno continueranno a essere utilizzate – sostegno alle persone in gravidanza tardiva, aiuto finanziario, informazione, educazione, ecc. E alcunu di noi dovranno ancora affrontare la repressione. Nella società patriarcale, razzista e capitalista, bisogna riposare e ricaricarsi regolarmente, ma non si possono abbandonare le strutture di resistenza.”

Sono davvero impressionata e grata per l’organizzazione di base che sta avvenendo intorno a questo tema, e mi piacerebbe che questo si diffondesse”, dice Asia. “Tuttu possono farlo. È così facile. Tutte le informazioni sono disponibili su Internet. Tuttu possono aiutare chi ha una gravidanza indesiderata e sapere come interromperla. Spero davvero che le persone colgano questa opportunità per costruire più reti di sostegno reciproco.”

Nota
[1] Kobiety W Sieci si traduce in “Donne sul web”

Nota del Gruppo Anarchico Galatea
Per un altro approfondimento sul caso polacco, si legga la parte sulla Polonia del “Capitolo 3: l’Europa tra la destra e la sinistra” in Anna Sidorevich, “Come è successo che nel XXI secolo le donne si ritrovano di nuovo a dover combattere per il diritto di abortire?”

Pubblicato in Articoli | Contrassegnato , , , | Commenti disabilitati su Aborto senza frontiere. Come le femministe e [le soggettività] anarchiche sfidano le leggi polacche contro l’aborto – Seconda Parte

Aborto senza frontiere. Come le femministe e [le soggettività] anarchiche sfidano le leggi polacche contro l’aborto – Prima Parte

Traduzione dall’originale “Abortion without Borders. How Feminists and Anarchists Defy Polish Anti-Abortion Laws

In Polonia, l’aborto è quasi completamente vietato dal 2020. Tuttavia, una rete di femministe e [soggettività] anarchiche si adoperano nel garantire che chi ha bisogno di abortire possa accedervi, legalmente o meno. Ora che l’aborto è stato vietato in molti [degli Stati] degli Stati Uniti, le persone in Nord America possono trarre vantaggio dall’esperienza di coloro che hanno già affrontato questa situazione per anni. Per scoprire come lu attivistu polaccu utilizzano l’azione diretta e l’aiuto reciproco per mantenere l’aborto accessibile, abbiamo intervistato lu partecipanti di questa rete.

Mantenere un accesso diffuso all’aborto – legale o meno – è fondamentale per salvare vite e preservare l’autonomia di coloro che sono presi di mira dalle strutture di potere patriarcali. È anche una parte essenziale della lotta per la legalizzazione dell’aborto. Come abbiamo sostenuto a Giugno, dopo la sentenza della Corte Suprema contro la Roe v. Wade,

La decisione Roe v. Wade non è stata presa perché la maggioranza della popolazione statunitense era favorevole all’accesso all’aborto nel 1973. Semmai, alla luce degli sforzi organizzativi come quello del collettivo Jane, che ha fornito circa 11.000 aborti illegali, possiamo concludere che la sentenza è stata una risposta all’intensità con cui un particolare segmento della popolazione stava lottando per l’accesso all’aborto e al suo successo nel mettere in discussione il monopolio del potere dello Stato, continuando a rendere disponibile l’aborto nonostante gli sforzi di polizia e giudici.

Siamo di nuovo nell’epoca in cui il collettivo Jane si è confrontato, questa volta con le pillole abortive come opzione. Come hanno dimostrato le persone in Polonia, è possibile mantenere un accesso diffuso all’aborto indipendentemente dalle leggi in vigore.

Se volete sostenere l’accesso all’aborto in Polonia, potete fare una donazione a Ciocia Basia. Negli Stati Uniti, è possibile ottenere pillole abortive qui e informazioni su come usarle qui.

Dimostranti espongono uno striscione il 29 Ottobre 2020 durante una protesta contro la sentenza della Corte costituzionale polacca sull’aborto.

 

Aborto senza frontiere

In Polonia, alcuni adesivi ampiamente affissi riportano un numero di telefono che collega le persone che cercano di abortire alla linea di assistenza di una rete di organizzazioni note collettivamente come “Abortion Without Borders” (AWB). Poiché le leggi polacche sull’aborto sono tra le più repressive d’Europa, questa rete dimostra il potere della solidarietà internazionale nella difesa della libertà riproduttiva. I gruppi che compongono “Abortion Without Borders” includono “Abortion Dream Team” (ADT) e “Kobiety W Sieci” [1] in Polonia, “Ciocia Basia” in Germania, “Abortion Network Amsterdam” e “Women Help Women” nei Paesi Bassi e “Abortion Support Network” nel Regno Unito.

Asia, un’attivista anarchica polacca trasferitasi ad Amsterdam per lavorare con “Women Help Women”, ricorda come questi gruppi si siano incontrati nel 2018 su iniziativa di una persona del Regno Unito che ha visto che tutti svolgevano un lavoro simile separatamente e ha suggerito di unire le forze. “L’idea era quella di trovare dei modi per ottenere aborti al più presto, soprattutto per le persone che vivono in luoghi dove non c’è un facile accesso ai servizi per l’aborto, e [di] diffondere informazioni”, dice Asia.

La linea telefonica di “Abortion Without Borders” è gestita da “Kobiety W Sieci”, che consiglia le persone che chiamano sulle opzioni [di scelta] e le mette in contatto con altri gruppi della rete in base alle loro esigenze. Se una persona in Polonia vuole recarsi all’estero per interrompere una gravidanza, i consulenti la indirizzano a “Ciocia Basia”, un collettivo di base femminista queer di Berlino che si dedica alla costruzione di strutture di sostegno per le persone che vengono a Berlino per accedere all’aborto. Chi preferisce optare per un aborto farmacologico a casa può ordinare le pillole necessarie al servizio di tele-assistenza globale di “Women Help Women”. Asia sottolinea che è importante che lu attivistu e lu consulenti usino un linguaggio preciso su questo argomento perché, sebbene la legge polacca non criminalizzi chi interrompe la gravidanza, è diventato sempre più pericoloso aiutare qualcunu ad ottenere un aborto in Polonia.

La legge sull’aborto ha una storia complicata in questo Paese tradizionalmente cattolico romano. Con la caduta del comunismo all’inizio degli anni ’90, la Chiesa ha iniziato a spingere per una nuova legislazione che limitasse l’accesso all’aborto. Dal 1932, la procedura era legale nei casi di stupro e di minaccia alla salute materna, e una legge del 1956 aveva ampliato le giustificazioni legali per l’aborto includendo le “condizioni di vita difficili”. Nel 1993 il governo non comunista appena eletto ha approvato una legge che escludeva i fattori sociali e finanziari come giustificazione, lasciando lo stupro o l’incesto, la minaccia alla salute materna e la compromissione del feto come unici casi in cui la procedura era legale. Nell’Aprile 2016, le organizzazioni pro-vita polacche hanno proposto una proposta di legge per vietare l’aborto in tutti i casi, tranne quelli in cui la persona incinta è in pericolo di vita – che è stata approvata dal Sejm [una delle camere del parlamento polacco] nel Settembre successivo. L’altra camera del parlamento polacco ha votato per respingere la legge il mese successivo, dopo che decine di migliaia di persone si sono scagliate contro la legislazione proposta in manifestazioni decentrate note collettivamente come “Czarny Protest” (“Protesta Nera”) nelle città di tutta la Polonia.

Il 22 Ottobre 2020, tuttavia, il Tribunale costituzionale ha vietato quasi del tutto l’aborto, stabilendo che l’interruzione di gravidanza a causa di un difetto fetale è incostituzionale. Questo ha scatenato manifestazioni di massa in cui oltre 400.000 persone sono scese in piazza per protestare contro la decisione e [contro] il partito di destra Diritto e Giustizia (PiS) al governo. Secondo un conteggio ufficiale del Ministero della Salute, 1074 dei 1110 aborti legali eseguiti in Polonia l’anno precedente alla sentenza sono stati ottenuti a causa di un danno fetale o di una malattia pericolosa per la vita. Il numero di interruzioni legali di gravidanza, tuttavia, offre poche indicazioni su quante persone polacche interrompano una gravidanza in un determinato anno. Decine di migliaia lo fanno ogni anno ordinando pillole abortive per posta o viaggiando fuori dal Paese per sottoporsi ad aborti chirurgici nelle cliniche.

A causa degli ostacoli che si frappongono sull’ottenimento della procedura [interruttiva] in modo legale, le persone in Polonia hanno in gran parte scelto queste opzioni anche nei casi in cui hanno il diritto legalmente riconosciuto di abortire. Per esempio, per interrompere una gravidanza frutto di un crimine, una persona incinta ha bisogno di una lettera certificata da un pubblico ministero che confermi che è stata violentata. Questi ostacoli burocratici possono rendere impossibile l’accesso ai servizi di aborto prima della dodicesima settimana di gravidanza, dopo la quale l’aborto è vietato in qualsiasi circostanza.

Anarchicu manifestano a Wrocław, Polonia, per l’accesso all’aborto nel 2020

I collettivi che partecipano alla rete di “Abortion Without Borders” hanno notato un immediato aumento delle richieste dei servizi che forniscono dopo la sentenza dell’Ottobre 2020. “Abbiamo potuto assolutamente sentire l’impatto della decisione”, dice Asia. “Da un lato è stato davvero devastante, ma dall’altro ha portato anche un’incredibile quantità di solidarietà e di organizzazione di base, e di organizzazione che è andata oltre la base… ha davvero colpito l’intera società. Inoltre, ci sono state enormi manifestazioni e proteste che sono state, direi, controproducenti per le speranze delle persone al potere in Polonia”.

Adrianna di “Abortion Dream Team” dice che le proteste del 2016 contro la proposta di divieto di aborto sono state ciò che l’ha ispirata a concentrarsi sul tema. Viene da una piccola città della Polonia e dice che la parola “aborto” non esisteva nella sua famiglia. “Non sapevo che esistesse una cosa del genere fino ai miei vent’anni, e allora credo di essere stata davvero contraria all’aborto”, racconta. “Poi, passo dopo passo, diventando femminista, ho dovuto affrontare la questione dell’aborto. Ho capito che si trattava di avere il controllo sul proprio corpo. È stato davvero un lungo viaggio dall’essere una persona contraria all’aborto all’essere una persona che ora è totalmente a favore dell’aborto al 100%”.

Oggi Adrianna fa parte di un gruppo di dodici persone che sostengono l’ADT rispondendo sui social media alle domande di chi vuole abortire. “In Polonia,” dice, “a causa della stigmatizzazione dell’aborto, è molto importante diffondere le notizie per far sapere alle persone che non saranno punite per aver preso le pillole abortive o per essere andate fuori dal Paese per un aborto chirurgico”.

La missione di ADT è cambiare la narrazione sull’aborto, de-stigmatizzando e sfatando i miti sulla procedura e diffondendo informazioni sull’aborto autogestito, che prevede l’interruzione della gravidanza con i farmaci mifepristone e misoprostolo e non richiede la supervisione di un medico. “Le pillole abortive danno potere”, dice Adrianna. “Nel 1993, quando è stata istituita la legge sull’aborto, nessuno sapeva che le pillole sarebbero diventate così accessibili e utilizzate ogni giorno”.

Le persone possono contattare ADT via e-mail, Facebook Messenger o Instagram. Per prima cosa, i volontari si informano se la persona ha fatto un test per essere sicura di essere incinta; poi chiedono se è sicura di voler abortire. Una volta stabilito che una persona vuole ordinare le pillole abortive, i volontari ADT la istruiscono su come ordinare da “Women Help Women” nei Paesi Bassi e condividono il link al modulo d’ordine dell’organizzazione. “Le persone fanno domande tipo “se fa male”, “quanto dura”, “quanto costa””, racconta Adrianna.

Invece di acquistare queste pillole, la persona che le ordina fa una donazione di 75 euro, anche se può dare di più se ne ha la possibilità. “Se non si hanno i soldi, come molti minori di 18 anni che ci scrivono, possiamo chiedere all’organizzazione di rinunciare alla donazione”, dice Adrianna. “Per le persone in Polonia, si tratta di una cifra esorbitante. Molte donne hanno già dei figli e non possono permettersi di fare una donazione”. Le pillole, che impiegano al massimo 20 giorni per arrivare, sono confezionate in un imballaggio molto discreto, con solo il nome e l’indirizzo dellu destinatariu, mentre viaggiano attraverso il confine. ADT fornisce istruzioni via e-mail e sui social media su come assumerle e lu volontariu sono a disposizione per dare consigli e rispondere alle domande durante tutto il processo. La persona che assume le pillole può anche chiamare la linea telefonica di AWB per ricevere il sostegno del team di “Kobiety W Sieci”.

L’ADT rimane in contatto anche dopo la fine dell’aborto farmacologico. “Di solito le persone vogliono andare dal medico per assicurarsi che tutto vada bene”, dice Adrianna. “Ma la vagina è un organo talmente grande che si ripulisce da sola, senza [che vi sia il bisogno di] controllarla”. Adrianna dice che spesso le persone scrivono ad ADT per ringraziarle ed esprimere la loro gioia. “Credo che la cosa più importante sia che non vogliano sentirsi sole. Lo stigma dell’aborto è così grande in Polonia che di solito non possono dirlo [a nessunu (partner, amicu etc)]. Quindi credo che il nostro ruolo più importante sia quello di dare loro sostegno. Siamo con te, non sei solu, e questa è la tua decisione. È una buona decisione”.

Gli attivisti della rete AWB concordano sul fatto che la prima cosa che è cambiata dopo il divieto quasi totale di aborto in Polonia è stata un’atmosfera di paura tra medici, infermieri e pazienti. Dall’entrata in vigore del divieto, nel Gennaio 2012, almeno tre donne sono morte di sepsi negli ospedali polacchi a causa del rifiuto dei medici di praticare un aborto o un parto cesareo salvavita. Gli attivisti per i diritti umani attribuiscono questi decessi all’effetto agghiacciante che la legge sull’aborto ha avuto sugli operatori sanitari, spaventandoli e spingendoli a rifiutare le cure essenziali allu pazienti.

Questa è la cosa più terrificante che ho notato”, dice Adrianna, che ricorda di aver sentito una persona che stava [ri]pensando ad abortire per paura di non ricevere le cure necessarie in ospedale – qualora qualcosa fosse andato storto.

Continua nella Seconda Parte

Pubblicato in Articoli | Contrassegnato , , , | Commenti disabilitati su Aborto senza frontiere. Come le femministe e [le soggettività] anarchiche sfidano le leggi polacche contro l’aborto – Prima Parte

Il controllo della riproduzione nel capitalismo della sorveglianza

Articolo scritto da Anonimo per il Gruppo Anarchico Galatea-FAI di Catania

È un fatto oramai assodato che viviamo nella società della sorveglianza. Quando quindici anni si faceva notare la pervasività del controllo digitale si veniva additati come apocalittici. Negli ultimi anni la sorveglianza di massa è stata, invece, accettata nel discorso pubblico e riconosciuta come un fatto naturale.

E come davanti a tutti i fatti percepiti come naturali, molt@ semplicemente reagiscono con un misto di rassegnazione e/o di difesa dello status quo: “forse essere costantemente sorvegliati non è bello ma vuoi mettere la comodità di avere Netflix che mi propone film che statisticamente mi piaceranno?”.

La sorveglianza rimane un tema astratto fintanto che non succede qualcosa di poco simpatico. Sono gli altri a subire gli aspetti repressivi della sorveglianza. I sovversivi, gli stranieri, il nemico.

Poi, un giorno, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ci ricorda che la legalità è questione di rapporti di potere e non di diritti naturali: l’onda lunga della rimonta conservatrice iniziata a fine anni ’70 riesce finalmente a scardinare la sentenza Roe vs Wade e Planned Parenthood vs Casey,. L’IVG non è più soggetta a tutela federale e ciascuno Stato federato può legiferare in merito ad essa.

Non staremo ad addentrarci nella disanima della sentenza, che rimanda a temi interessanti e molto più complessi di quanto si pensi nel comune immaginario sugli USA presente in Europa Occidentale; ci limiteremo a parlare di alcune conseguenze di questo fatto.

Nel corso degli ultimi anni l’accesso all’IVG è stata sempre più ristretto negli Stati maggiormente conservatori degli USA. Ma fino alla decisione della Corte Suprema un certo livello di accesso doveva essere – comunque – garantito. Venuta meno questa – debolissima – garanzia, gli Stati governati da elitè conservatrici hanno proceduto a mettere al bando tout court l’IVG. Questo ha permesso di aprire indagini penali contro pazienti che ricorrono all’IVG e personale sanitario che lo pratica.

L’apertura di procedimenti penali permette alle autorità di richiedere a chi detiene i dati l’accesso agli stessi. Succede, così, che una ragazza del Nebraska e sua madre si trovino in tribunale: la prima per avere abortito alla 28sima settimana, la seconda per aver procurato medicinali abortivi alla figlia e aver aiutato a nascondere il feto abortito. Parte del procedimento si basa, per le prove, su delle chat avvenute su messenger tra la giovane e altri soggett@.

Ma la questione è molto più complessa e trascende il caso specifico. Il paradigma dell’accumulazione di valore mediante la sorveglianza si basa sul raccogliere dati e di metterli a valore. There is no magic. Niente di più e – sopratutto – niente di meno: qualsiasi dato è buon per essere raccolto, analizzato, categorizzato, venduto o usato per vendere. È prassi comune da anni per Alphabet, nota ai più come Google, svolgere queste operazioni su qualsiasi evento accada nel suo ecosistema che offre: mail, servizi di navigazione spaziale, motore di ricerca, salvataggio di dati, intrattenimento video, spazi di lavoro in cloud. La stessa cosa viene fatta da Meta, ovvero il conglomerato che gestisce Facebook, Messenger, Instagram, WhatsApp. E sui servizi di analisi di queste aziende o di altre similari che offrono piattaforme di indagini dati come IBM o Amazon, si basano migliaia di Applicazioni per cellulari usati per la qualsiasi. Nel “qualsiasi” rientrano anche app che permettono di tenere traccia dei cicli mestruali.

Avere sistemi che possono aggregare e analizzare i dati lasciati sui vari sistemi digitali permette, ad esempio, di capire se una persona ha svolto ricerche su una possibile gravidanza, se ha comprato dei test di gravidanza, se ha fatto ricerche inerenti l’aborto, se si è recata in una clinica che offre il servizio di IVG, se ha contattato consultori gestiti da associazioni pro-choiche. Sistemi in grado di offrire questo tipo di analisi, anche prescindendo da mandati giudiziari ma utilizzando solo capacità OSINT e dati comprati da Data Broker, esistono e vengono oramai ampiamente usati.

Sempre negli USA è noto come da anni l’ICE, ovvero gli sgherri che si occupano di rapire persone senza documenti e deportarle, utilizzi i sistemi di Palantir, che proprio questi compiti svolgono.

Non è difficile immaginare come strumenti simili possano essere utilizzati per tracciare e sorvegliare persone incinte. Va tenuto conto che in certi Stati, come l’Alabama, è possibile finire in galera per aver “messo in pericolo un bambino” anche se questo è un feto. E si può finire in galera mentre si è in stato di gravidanza così che lo Stato possa meglio proteggere il feto.

L’attacco alle libertà riproduttive non è una caratteristica dei soli Stati Uniti: basti pensare a paesi europei come la Polonia o alla stessa Italia. E tutto questo passa dalla capacità della sorveglianza.

Possiamo trarre alcune conclusioni:

  • la sorveglianza è per sua natura ovunque e va di conseguenza combattuta ovunque
  • diventa di primaria importanza la capacità di costruire una capacità di azione autonoma, sia individuale che collettiva, aspetti che sono – invero e contrariamente alla vulgata – reciprocamente legati
  • costruire capacità di difesa delle proprie capacità di azione autonoma
  • imparare a utilizzare mezzi di comunicazione sicuri e costruire reti sicure
  • in mancanza di questo si sarà o in balia o della repressione o della tutela che può divenire repressione
Pubblicato in Articoli | Contrassegnato , , , | Commenti disabilitati su Il controllo della riproduzione nel capitalismo della sorveglianza

Cosa vuole la gente in Iran? Svelare l’Iran!

 

Traduzione dall’originale “What do people want in Iran? Unveil Iran!

Ancora una volta l’Iran è diventato teatro di rivolte, proteste e spargimenti di sangue. Anche se le manifestazioni non sono una novità in Iran, questa volta c’è una marcata differenza nei movimenti di protesta che occupano le strade di molte città e paesi. Come è cambiato l’umore, l’espressione della rivolta e gli slogan, così è cambiata la narrazione dei media mainstream in Occidente. Finora, ogni volta che la gente scendeva in strada, si sentiva dire che il popolo iraniano non voleva un rovesciamento, ma solo alcune riforme del regime. I riformisti di Stato sono saliti sul palco per fornire una narrazione distorta della realtà. Questa volta l’agenda è cambiata: [i riformisti] stanno propagandando un cambio di regime. La narrazione può essere cambiata, ma l’obiettivo è lo stesso: offrire un’interpretazione egoistica del movimento di protesta e delle aspirazioni delle persone.

Ma cosa vuole il popolo?

Il desiderio di rovesciare questo regime e di creare una società libera, equa e prospera ha radici profonde nella società iraniana. Questo regime ha affrontato, fin dal primo giorno, una lotta feroce di una parte consistente del popolo. Solo un paio di settimane dopo l’ascesa al potere [degli ayatollah e di Khoemini], il movimento per i diritti delle donne era sceso in piazza per opporsi all’imposizione del velo islamico. L’8 marzo 1979, nel bel mezzo dell’organizzazione delle riunioni dell’8 marzo a Teheran, migliaia di donne scesero in strada per chiedere libertà e uguaglianza. In risposta agli appelli del regime sull’imposizione forzata del velo come dovere islamico e atto anti-occidentale e anti-imperialista, le manifestanti gridarono: “La libertà delle donne non è né orientale né occidentale, ma universale.” Questo slogan era significativo perché all’epoca il cosiddetto “anti-imperialismo” era dominante nella sinistra populista. L’ironia era che il regime islamico fosse fino al midollo un prodotto occidentale/imperialista: un risultato di un cambiamento di regime da parte dei governi statunitensi e occidentali per ostacolare la sinistra – che stava diventando predominante. La rivolta per un mondo migliore è stata dirottata dall’Occidente e dal regime islamico nel 1979.

Una volta che la società ha iniziato a liberarsi dal traumatico assalto omicida degli anni ‘80, è iniziata l’ondata di proteste periodiche, tra cui alcune su larga scala; nel 1999, quando era al potere il cosiddetto presidente riformista Khatami, una protesta degli studenti è stata repressa in modo sanguinoso dal regime; nel 2008 c’è stata una grande protesta contro i risultati delle cosiddette elezioni presidenziali in cui molti sono stati arrestati, uccisi con armi da fuoco o torturati; e nel dicembre 2017 è iniziata la nuova ondata di movimenti di protesta nazionale, che è continuata e ha assunto forme diverse, dallo sciopero dei lavoratori alle manifestazioni di piazza, fino alle rivolte di strada. L’attuale tornata di proteste è molto più radicale e militante, è molto più diffusa, è in tutto il Paese e sono coinvolte molte più persone.

Tuttavia, negli ultimi 4 anni il Paese è stato davvero in subbuglio. Ci sono state diverse proteste di massa che hanno preso d’assalto l’intero Iran per alcuni giorni: hanno fatto un passo indietro per poi riemergere più forti. Lo slogan di morte al regime islamico e al suo leader è stato comune a tutte queste proteste. Ci sono stati numerosi scioperi dei lavoratori, alcuni durati mesi. I lavoratori hanno cercato di creare le loro assemblee generali e i loro consigli operai, abolendo i sindacati creati dal regime e cercando di creare le proprie organizzazioni; molti lavoratori, insegnanti e pensionati hanno protestato nelle strade. Due anni fa, in Ottobre, c’è stata una rivolta di una settimana che ha provocato almeno 1500 morti secondo le cifre ufficiali, ma il numero reale è molto più alto. Il regime ha arrestato lavoratori, insegnanti, studenti e attivisti politici.

Questo movimento di protesta non solo è più diffuso e militante, ma anche lo slogan principale e il punto di innesco delle proteste è significativo. Le proteste sono state innescate dalla tragica morte di una giovane donna per mano delle forze di sicurezza in quanto non aveva indossato il velo islamico; da qui la richiesta di liberazione delle donne, contro il velo. Il velo islamico è un simbolo fondamentale dell’Islam e del regime islamico. L’attuale movimento di protesta mira a colpire uno dei pilastri del regime. In diverse città si sono svolte bellissime scene di incendi dei veli. Le donne hanno partecipato alle proteste senza velo. (Molte donne avevano smesso di indossare il velo e il regime aveva cercato di intensificare gli attacchi contro le donne senza veli, da qui la morte di Mahsa). La richiesta di liberazione delle donne e l’abolizione della regola del velo islamico hanno un importante significato politico-ideologico.

Perché il velo ha un posto così importante nella scena politica iraniana?

Il velo è la bandiera del regime e del movimento islamico in tutta la regione. Il velo è il simbolo dell’Islam. Il velo è sia lo strumento che il simbolo dell’oppressione delle donne sotto l’Islam.

Nel rapporto uomo-donna [, il velo] nell’Islam è una caratteristica importante; è come quello tra schiava e proprietario di schiave. Da qui il significato e l’importanza del velo e dell’apartheid di genere nell’Islam. Pertanto, il regime islamico non può accettare alcuna battuta d’arresto sulla questione del velo. Il movimento di liberazione delle donne non accetterà il velo e l’apartheid di genere; quindi questa guerra continuerà fino a quando una parte non sconfiggerà completamente l’altra. Il movimento per i diritti delle donne, come già detto, è stato il primo a scendere in piazza contro il regime ed è il primo a imporre una sconfitta a [quest’ultimo], anche se di breve durata. L’ostilità tra questo movimento e il regime islamico è profonda e ha una lunga storia.

Quello a cui assistiamo in Iran è il culmine del movimento di liberazione delle donne e la sua totale integrazione nell’opposizione socio-economica-politica generale al regime islamico. È la prima volta nella storia che un movimento per la libertà e l’uguaglianza delle donne attrae uomini e donne in gran numero, con tanta dedizione e passione.

La liberazione delle donne è una parte importante del movimento di protesta, ma non è l’unica richiesta. La gente è scesa in strada per rovesciare il regime. [Gli slogan] “morte al regime e al suo leader” sono risuonati in tutto il Paese. La gente ha sfidato le strade e sta combattendo contro le forze di sicurezza. La psicologia della società si è trasformata; la paura si è attenuata; le persone si sentono potenziati e ribelli. Sono scesi in strada per rovesciare questo regime.

È di fondamentale importanza che le persone e le organizzazioni internazionali progressiste e amanti della libertà sostengano il movimento e mostrino solidarietà al popolo iraniano. Dobbiamo anche essere vigili sul piano degli Stati Uniti e dell’Occidente per [quanto riguarda] il cambio di regime.

Sembra che il cambio di regime sia passato in cima all’agenda degli Stati Uniti. In particolare negli ultimi mesi, nel clima degli sforzi bellici statunitensi per imporre un nuovo ordine mondiale, gli Stati Uniti hanno apertamente difeso un cambiamento di regime e lo stanno pianificando. La minaccia di un altro cambiamento di regime come quello del 1979 è reale; il pericolo è che il movimento popolare per la libertà, l’uguaglianza e la prosperità sia nuovamente dirottato dal potere americano e occidentale.

Pubblicato in Articoli | Contrassegnato , , | Commenti disabilitati su Cosa vuole la gente in Iran? Svelare l’Iran!

Russia: lo Stato sta cercando di cancellare la visibilità della comunità queer, ma lu attivistu si oppongono

dal canale telegram di “Resistenza Femminista Anti-Militarista” (Feministskogo Antivoyennogo Soprotivleniya (FAS) (Феминистского Антивоенного Сопротивления (ФАС))


Ieri, (6 Novembre, ndt) una persona residente di Kazan ha protestato contro la nuova legge sul divieto di “propaganda LGBT”.
Portava un cartello che diceva “Proteggi [le persone] adolescenti LGBT dalla propaganda dell’odio, non viceversa”. Lu studenti di Kazan tengono picchetti da quattro settimane.


Lo stesso giorno, unu attivista di Kaliningrad ha organizzato un’azione a sostegno della comunità LGBTQ+. Il suo poster diceva “Le persone LGBT [sono] tra di voi. No all’articolo 6.21 del [Codice della Federazione Russa sugli illeciti amministrativi]. Siamo persone, non propaganda!”

La settimana prima, l’Assemblea legislativa del territorio di Krasnoyarsk ha ricevuto 1.200 reclami che chiedevano di non approvare la nuova legge. Dopo che la deputata Elena Penzina si è lamentata dei reclami di massa, ha ricevuto dei messaggi personali.

“Vorremmo ricordarvi che la scienza mondiale, compresa la scienza medica, ha scoperto [30 anni fa] che l’orientamento non-eterosessuale non è una malattia”, hanno scritto lu attivistu a Penzina.

Secondo il contatore di Sphere, fino ad oggi sono stati inviati quasi 14mila lettere ai parlamentari per chiedere l’abrogazione della legge. Una petizione simile su Change.org ha raccolto 80mila firme.

La Duma di Stato ha approvato un disegno di legge sul divieto di “propaganda LGBT” in prima lettura – insieme a questo, i deputati propongono di vietare la pedofilia e la propaganda per il cambio di sesso. Se la legge entrerà finalmente in vigore, qualsiasi diffusione di informazioni LGBTQ+ nei media, Internet, libri e social network potrebbe [essere soggetta] a responsabilità amministrativa.

Unisciti alla protesta contro il disegno di legge queerfobico.

Tutte le opzioni e i formati di partecipazione sono raccolti in questa guida.

Pubblicato in Articoli | Contrassegnato , , | Commenti disabilitati su Russia: lo Stato sta cercando di cancellare la visibilità della comunità queer, ma lu attivistu si oppongono

La guerra della borghesia contro la povertà

Il governo di Giorgia Meloni rappresenta, insieme all’intera composizione odierna dei due rami del Parlamento Italiano, gli interessi della borghesia e delle associazioni annesse (Confindustria, Confcommercio, Confartigiano, Coldiretti etc) nonché le velleità securitarie di un’intera classe dominante che vuole prevenire e monitorare, quanto possibile, la situazione odierna. [1]

Andando oltre le sedicenti analisi e indignazioni da social e mass media tradizionali sul “fascismo governativo” e “l’attacco contro i rave” – le quali ignorano bellamente e volutamente la crisi politica partitica degli ultimi anni [2], la funzione stessa della democrazia [3] e la questione di classe sottesa a questo nuovo decreto -, risulta palese come l’intento governativo serva a tenere fede agli accordi europei sui fondi PNRR, Patto di Stabilità e quant’altro.

Pur di non perdere i fondi europei e, al tempo stesso, cercare di “addolcire” una recessione ormai conclamata [4], Meloni e i suoi intendono chiudere una serie di rubinetti di previdenza sociale quali il Reddito di Cittadinanza e l’indennità di disoccupazione (ovvero la NASpI), giudicate dispendiose e parassitarie ai danni della cittadinanza – e aiutati in ciò dalla martellante propaganda mediatica.

Chi vive con assegni mensili la cui cifra si attesta mediamente sotto i 700 euro (come il suddetto Reddito di Cittadinanza), spesso non riesce ad arrivare a metà mese a causa dell’attuale innalzamento dei prezzi dei beni di prima necessità (specie alimentari) ed energetici. [5]

Come scritto in precedenza [6], le persone che percepiscono redditi e/o sussidi economici sono visti come una minaccia verso l’ordine economico perché, stando alla vulgata mediatica e borghese, vivrebbero di rendita e possono permettersi il “lusso” di rifiutare contratti considerati “vantaggiosi” ed impostati dalle concertazioni tra imprese e sindacati confederali.

Una situazione come quella appena descritta mostra bene cosa significhi l’espressione “violenza economica”. Bisogna allora smontare il linguaggio dominante, sia che esso si esprima per bocca della classe politica, della borghesia o dei mass media.

Rispetto a “Inflazione e povertà: dramma nazionale, dramma regionale” [7], analizzeremo i dati nazionali e regionali-locali NASpI e Reddito e Pensione di Cittadinanza e il fenomeno della disoccupazione.

I dati

-Occupazione e disoccupazione
Come riportato dall’ISTAT, a Settembre si è registrato una crescita degli occupati e dei disoccupati a livello nazionale rispetto ad Agosto: nel caso dell’occupazione vi è stato un aumento dello 0,2% (+46mila unità), attestandosi al 60,2%, mentre nel caso della disoccupazione il dato rimane all’8%. [8]

-NASpI
Istituita con il Decreto Legislativo del 4 Marzo 2015, n.22, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI) è una indennità mensile di disoccupazione che viene erogata su domanda della persona interessata.
La misura della prestazione è pari al 75% della retribuzione media mensile e si riduce del 3% ogni mese a decorrere dal primo giorno del sesto mese di fruizione.
La Corte dei Conti riporta che nel 2021 [9], a livello nazionale, le persone disoccupate che hanno presentato almeno una richiesta NASpI sono state 1.735.402; i beneficiari complessivi sono stati 2.435.706.

Reddito e Pensione di Cittadinanza
Nel mese di Settembre 2022 [10] i beneficiari del Reddito e della Pensione di Cittadinanza sono stati 2,451 milioni di persone, ripartiti nel seguente modo: 2,315 milioni per il Reddito di Cittadinanza (RdC) e 136mila per la Pensione di Cittadinanza (PdC).
Le regioni con il maggior numero di nuclei percettori di RdC e PdC sono la Campania, la Sicilia, il Lazio e la Puglia.
A livello provinciale, i tassi di inclusione (ovvero il rapporto tra il numero di persone coinvolte e la popolazione residente) più elevati per RdC e PdC sono: Napoli (202 persone coinvolte ogni 1000 abitanti), Crotone e Palermo (192), Caserta (177) e Catania (172).
Nel mese di Settembre 2022 sono stati erogati in totale 638.312.200 euro (di cui 604.354.328 euro solo per il RdC); l’importo medio erogato è stato di 551 euro, con una differenza di 300 euro tra il RdC (582 euro) e il PdC (282 euro).

-Caso siciliano e catanese
Con una popolazione residente di 4,78 milioni (dato Istat Luglio 2022), la forza lavoro in Sicilia è pari a 1,620 milioni di persone.
Stando ai dati del centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (SR-M) – legato al Gruppo Intesa Sanpaolo -, nei primi sei mesi del 2022 gli occupati sono stati 1,345 milioni di unità, mentre i disoccupati 275mila (il 17,3% contro il 20,8% registrato nei primi sei mesi del 2021).
Le persone disoccupate che hanno presentato almeno una richiesta NASpI nel 2021 [9] sono state 154.272 (con un incremento del 6,24% rispetto al 2020); i beneficiari complessivi sono stati 199.792.
Riguardo la Pensione e Reddito di Cittadinanza, si vedano le Tab. 1 e Tab. 2

Tab. 1

Totale Nuclei richiedenti Pensione e Reddito di Cittadinanza

2021

2022 (Gennaio-Settembre) (stilata ad inizio Settembre)

Sicilia

183.558

214.977

Catania (città e provincia)

48.022

52.040

Dati INPS [10][11]
Nota: Catania è al secondo posto in Sicilia per nuclei percettori di P&RdC (al primo posto troviamo Palermo e al terzo Messina)

Tab. 2

Nuclei percettori di Pensione e Reddito di Cittadinanza

Settembre 2021

Settembre 2022 (stilata ad inizio Ottobre)

Reddito di Cittadinanza (nuclei / persone coinvolte)

Pensione di Cittadinanza

(nuclei / persone coinvolte)

Totale

Reddito di Cittadinanza

(nuclei / persone coinvolte)

Pensione di Cittadinanza

(nuclei / persone coinvolte)

Totale

Sicilia

224.859 / 560.402

21.137 / 24.286

245.996 / 584.688

209.632 / 494.483

17.034 / 19.765

226.666 /

514.248

Catania

56.100 / 140.119

4.994 / 5.682

61.094 / 145.801

51.626 / 122.117

4.080 / 4.689

55.706 /

126.806

Dati INPS [10][11]

Come si può vedere dalla Tab. 2, in Sicilia tra il Settembre 2021 e Settembre 2022 sono diminuiti i percettori del RdC (-11,76%) e della PdC (-18,62%). Nella provincia catanese i dati sono rispettivamente -12,85% per il RdC e -17,48% per la PdC.

La disoccupazione come arma del Capitale

Dai dati statistici snocciolati a livello nazionale e regionale-locale, appare evidente come le persone disoccupate (circa 2 milioni [8] su una forza lavoro di circa 25 milioni [12]) ricoprano una percentuale importante in un paese (l’Italia) che rientra nella Top Ten degli Stati economicamente avanzati. [13]

Questa tipologia di persone che potremmo definire “esercito industriale di riserva” [14], si espande e si contrae seguendo i cicli economici.

L’apertura di nuovi segmenti di mercato comporta una richiesta di manodopera ricadente nella “sovra-popolazione non occupata”; di conseguenza i livelli di disoccupazione si abbassano e il salario aumenta.

Arrivati ad una certa fase, però, i mercati si saturano e le richieste vanno in stallo; per mantenere i guadagni aziendali, iniziano le fasi di smantellamento dell’apparato produttivo, la qual cosa si traduce in abbassamento dei salari – il che porta ad una competizione tra le persone lavoratrici per mantenere il posto -, cassa integrazione, licenziamenti a macchia di leopardo fino ad arrivare alla delocalizzazione aziendale con relativa chiusura.

Il numero delle persone disoccupate, in questa fase, cresce nuovamente e viene tenuto in riserva per il successivo ciclo di crescita.

A questi meccanismi ciclici devono essere inseriti anche i discorsi riguardanti le nuove tecnologie, i nuovi lavori e il lavoro reso sempre più occasionale (o precarizzato).

L’automazione a livello globale, secondo il report dell’Ericsson Industry Lab [15], è passata dal 57% di dieci anni fa al 69% di oggi e si prevede che raggiunga il 79% entro il 2030.

Nonostante questi dati minaccino in apparenza il lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici – in quanto la produttività capitalistica passerà attraverso la manodopera non umana-, nel citato report viene detto che il 76% dei proprietari intervistati ritiene che l’essere umano continuerà a prendere almeno la metà delle decisioni di produzione – in particolare quelle che comportano compiti più creativi, facendo sparire le posizioni poco qualificate dalle strutture produttive entro i prossimi 10 anni. [16]

L’evoluzione tecnologica e lavorativa voluta dal capitalismo, in cui il plusvalore (di marxista memoria) del proprietario o borghese viene mantenuto, porta l’individuo a doversi specializzare continuamente se vuole concorrere nel mondo lavorativo – o a specializzarsi continuamente se lavora e, quindi, a non perdere il proprio salario o compenso che gli consente di sopravvivere.

La questione tecnologica coincide con quella dei nuovi lavori. Come spiegato da Thor Berger e Carl Benedikt Frey in “Technology shocks and urban evolutions: did the computer revolution shift the fortunes of US cities?” con l’esempio della tecnologia informatica, quest’ultima ha portato a sviluppare “nuove occupazioni, come gli amministratori di database e i web designer, che richiedono abilità cognitive. Mentre la scomparsa dei computer umani e la comparsa dei web designer costituiscono due esempi isolati di come le tecnologie informatiche abbiano rispettivamente distrutto e creato lavoro: gli oltre 1.500 nuovi tipi di lavoro apparsi nelle classificazioni occupazionali dopo la rivoluzione informatica, testimoniano una profonda ristrutturazione delle industrie, delle aziende e dei luoghi di lavoro statunitensi.” [17]

Questi dati sui nuovi lavori sono stati presi da un articolo scritto dall’economista Jeffrey Lin, “Technological adaption, cities and new work” [18], in cui l’autore confrontando le edizioni del 1977 e del 1991 del “Dictionary of Occupational Titles” (DOT) e le pubblicazioni del 1990 e del 2000 del “Census Classified Index of Industries and Occupations”, enunciava che fossero comparse tra le 830 (edizione del 1991) e le 840 (edizione del 2000) mansioni lavorative.

La questione dei nuovi lavori, ovviamente, non riguarda solo il campo informatico ma vari settori economici che si sono adeguati alle tecnologie e agli andamenti dei mercati.

Chi non riesce ad adeguarsi in tutto ciò, è costretto per gioco di cose a svolgere altri tipi di mansioni dove non vi è bisogno di una specializzazione o conoscenza stretta di determinati strumenti tecnologici (per esempio raccoglitori agricoli, lavapiatti, pulizie di uffici etc).

Ma se guardiamo oltre tutto questo, possiamo notare come l’imperativo della borghesia è fatturare e mantenere costante la concorrenza tra le persone che lavorano e quelle disoccupate.

Su quest’ultimo punto la classe dominante ci marcia sopra: utilizzando terminologie come “esperienza”, “competenza” e “specializzazione”, le persone occupate e disoccupate corrono continuamente per accettare e/o mantenere un salario infimo che gli permetta di avere e/o difendere uno status di sopravvivenza sociale ed economica – a discapito della propria salute fisica e mentale.

Ma quando parte della sovra-popolazione disoccupata vive con le misure previdenziali e sussidiarie statali, svolgendo a volte lavori considerati non legali e non accettando i contratti di lavoro, viene meno la minaccia e la ritorsione tipica della borghesia e si propagano, secondo la vulgata comunicativa mediatica e politica, fenomeni quali “vivere di rendita” ed “essere un parassita sociale”.

Al tempo stesso la borghesia, sia nazionale, regionale e locale, si muove a “pie’ veloce” per spingere i propri rappresentanti in Parlamento a dirottare questi soldi (NASpI, RdC e PdC) alle imprese considerate come “l’apparato produttivo nazionale”.

In questo modo, le persone disoccupate ritornano alla loro funzione di arma del Capitale e del linguaggio del dominio: immetterle negli apparati produttivi quando servono, compatirle quando chiedono aiuti a quegli enti assistenziali (uffici comunali preposti, Caritas etc) che sono gestiti da chi mantiene in vita l’attuale assetto economico borghese.

Note
[1] La norma nota come “anti-rave”, ovvero l’articolo 434 bis del codice penale, per esempio, criminalizza l’invasione arbitraria “di terreni ed edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero superiore di 50 persone” e che possa mettere in pericolo l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. La pena prevista, al momento in cui scriviamo questo articolo, è la reclusione “da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000. Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.
Come scritto in modo succinto in “Catania: le ipocrisie borghesi-clericali”, questo articolo mira a prevenire, in una fase di recessione come quella odierna, le possibili e future proteste e picchetti da parte dei lavoratori e delle lavoratrici.
L’articolo 434 bis del c.p.è da collocarsi all’interno di una volontà ben precisa della borghesia e della politica italiana nel reprimere qualsiasi forma di dissenso e controllare, per quanto possibile, il tessuto sociale.
Il citato articolo si pone nel solco di altre disposizioni securitarie, vedasi:
– il ripristino del “blocco stradale” come reato penale avvenuto tramite il Decreto Legge del 4 Ottobre 2018, n. 113 (cosiddetto Decreto Sicurezza Salvini), con cui si punisce con la reclusione da 1 a 6 anni e una sanzione amministrativa “da euro 1.000 a euro 4.000”;
-il DASPO Urbano introdotto col Decreto Legge del 20 febbraio 2017, n. 14 (cosiddetto Decreto Sicurezza Minniti) e modificato con successivi Decreti Legge fino al 2020 (vedasi non ultimo il “Daspo Willy” dopo i fatti di Colleferro). Questa misura comporta l’allontanamento del soggetto che tiene comportamenti non idonei dai luoghi indicati nella normativa. Qualora venga trasgredito il divieto, la pena prevista è la reclusione da sei mesi a due anni e la multa da euro 8.000 a euro 20.000.

[2] Vedasi “Il risultato delle elezioni e i possibili sviluppi” in “Una risposta all’articolo “Elezioni: che l’astensione diventi diserzione””.
Link: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/10/02/una-risposta-allarticolo-elezioni-che-lastensione-diventi-diserzione/

[3] Vedasi “L’astensionismo elettorale anarchico” in “La catena elettorale”
Link: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/09/11/la-catena-elettorale-seconda-parte/

[4] Nella sezione “Previsioni di crescita per le economie avanzate” del “World Economic Outlook” del Fondo Monetario Internazionale (Ottobre 2022), viene riportato come nell’Unione Europea “il rallentamento della crescita nel 2022 è meno marcato [rispetto] a quello degli Stati Uniti, ma si prevede che si accentui nel 2023. La crescita prevista è del 3,1% nel 2022 e dello 0,5% nel 2023. […] In Italia e in Spagna, la ripresa dei servizi legati al turismo e della produzione industriale nella prima metà del 2022 ha contribuito alla crescita prevista del 3,2% e del 4,3%, rispettivamente, nel 2022. Tuttavia, la crescita in entrambi i Paesi è destinata a rallentare bruscamente nel 2023, con l’Italia che registrerà una crescita annuale negativa. La crescita prevista per il 2022 è inferiore in Francia con il 2,5%, e in Germania con l’1,5%, e il rallentamento nel 2023 sarà particolarmente forte in Germania – con una crescita annuale negativa. La debolezza della crescita del 2023 in Europa riflette gli effetti della guerra in Ucraina, con revisioni al ribasso particolarmente marcate per le economie più esposte ai tagli alle forniture di gas russo, e l’inasprimento delle condizioni finanziarie, con la Banca Centrale Europea che ha […] rapidamente aumentato i tassi di interesse di 50 punti base nel Luglio 2022 e di 75 punti base nel Settembre 2022. […]” (pag. 12)
Link: https://www.imf.org/-/media/Files/Publications/WEO/2022/October/English/text.ashx

[5] Secondo le stime provvisorie ISTAT del mese di Ottobre, l’inflazione su base annua si aggira intorno all’11,9%. L’aumento di tre punti percentuali rispetto a Settembre è dovuto all’aumento dei prezzi dei beni energetici (passati dal +44,5% di Settembre al +73,2%) e in minima parte dai prezzi dei Beni alimentari (passati dal +11,4% di Settembre al +13,1%)
Link: https://web.archive.org/web/20221101103708/https://www.istat.it/it/files//2022/10/Prezzi-al-consumo-Prov-Ottobre2022.pdf

[6] Vedasi “Il quadro socio-economico” in “La catena elettorale”
Link: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/09/10/la-catena-elettorale-prima-parte/

[7] Link: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/04/14/inflazione-e-poverta-dramma-nazionale-dramma-regionale/

[8] “Occupati e disoccupati. Settembre 2022”
Link: https://web.archive.org/web/20221103090809/https://www.istat.it/it/files//2022/11/Occupati_e_disoccupati_Settembre_2022.pdf

[9] Corte dei Conti, “Sistema degli ammortizzatori sociali: NASPI e DISCOLL”, 2 agosto 2022
Link: https://web.archive.org/web/https://www.corteconti.it/Download?id=e5c844d9-e873-4831-b6ba-4ade1c119ad6

[10] Osservatorio Statistico dell’INPS, “Reddito/Pensione di Cittadinanza. Report Ottobre 2022”
Link:https://web.archive.org/web/20221025161201/https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Dati_analisi_bilanci/Osservatori_statistici/Report_trimestrale_RdC_Aprile_2019_Settembre_2022.pdf

[11] Osservatorio Statistico dell’INPS, “Reddito/Pensione di Cittadinanza/Reddito di Emergenza. Report Ottobre 2021”
Link: https://web.archive.org/web/20220401082549/https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Dati_analisi_bilanci/Osservatori_statistici/Report_trimestrale_Rei-RdC-REm_Aprile_2019_Settembre_2021.pdf

[12] Istat, “Cartogramma 1. Partecipazione al mercato del lavoro della popolazione residente. 2° Trimestre 2022”
Link: https://web.archive.org/web/20221106155505/https://www.istat.it/it/files//2022/09/RCFL-Cartogramma-trimestre-2-2022.pdf

[13] Banca Mondiale, “GDP (current US$) Data”, 2021
Link: https://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.CD?most_recent_value_desc=true&year_high_desc=true
Fondo Monetario Internazionale, “World Economic Outlook database: October 2022”.
Link: https://www.imf.org/en/Publications/WEO/weo-database/2022/October/weo-report

[14] Karl Marx, “Il Capitale. Libro I”, Sezione VII “Il processo di accumulazione del capitale”, cap. 23.3 “Produzione progressiva di una sovrappopolazione relativa, ossia di un esercito industriale di riserva

[15] Ericsson Industry Lab, “The rise of thesmarter, swifter, safer production employee”, 2021, pag. 11
Link: https://www.ericsson.com/4aca53/assets/local/reports-papers/industrylab/doc/17112021-ericsson-future-of-enterprise-report.pdf

[16] Ibidem, pag. 15

[17] Pubblicato in “Regional Science and Urban Economics”, Volume 57, Marzo 2016, pag. 41

[18] Pubblicato in “Review of Economics and Statistics”, Volume 93, Maggio 2011, pagg. 554–574.

Pubblicato in Articoli | Contrassegnato , | Commenti disabilitati su La guerra della borghesia contro la povertà

L’egiziano el-Sisi si prepara al vertice della Cop27 reprimendo il dissenso

Le persone manifestanti chiedono un’azione per il clima nel continente africano prima del vertice COP27 che inizierà il 6 novembre e si concluderà il 18 novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto (foto del 4 Novembre)

Traduzione dall’originale “Egypt’s el-Sisi prepares for Cop27 summit by cracking down on dissent

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022 (Cop 27) si terrà nella località turistica di Sharm el-Sheikh, nel deserto del Sinai, tra il 6 e il 18 novembre, lontano dai fumi nocivi e dallo squallore della capitale il Cairo – dove vivono circa 20 milioni di egiziani, in gran parte impoveriti.

All’evento parteciperanno circa 90 capi di Stato e i leader di 190 Paesi, tra cui il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden – la prima visita in Egitto di un Presidente americano dal 2009 -, il Presidente francese Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, il Primo Ministro britannico Rishi Sunak e il Primo Ministro indiano Narendra Modi.

Il brutale dittatore egiziano, il generale Abdel Fattah el-Sisi, ha organizzato una massiccia operazione di sicurezza per impedire che i manifestanti arrivino a Sharm el-Sheikh. Le forze di sicurezza hanno arrestato centinaia di persone in tutto il Paese, tra cui attivisti ambientalisti, accusandoli di appartenere a gruppi terroristici. Questo avviene mentre sui social media si moltiplicano gli appelli affinché venerdì 11 Novembre gli egiziani protestino a Sharm el-Sheikh contro la crescente crisi economica del Paese – chiamando l’evento “Rivoluzione climatica”.

Le misure di sicurezza draconiane hanno trasformato la località in una “zona di guerra” per “proteggere l’evento” – in quello che gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno descritto come “un clima di paura per le organizzazioni della società civile egiziana nell’impegnarsi visibilmente al Cop27”. Nella misura in cui qualsiasi manifestazione venga consentita, è probabile che venga confinata in aree nascoste nel deserto, lontana dai leader mondiali e dai loro lussuosi hotel.

Questi eventi, da soli, mettono a nudo la propaganda sui diritti umani e le vuote parole d’ordine sulla politica climatica sostenute dai leader delle potenze imperialiste che supportano gli interessi dei principali depredatori del pianeta: la cleptocrazia aziendale e finanziaria.

El-Sisi ha colto l’opportunità di rafforzare la sua posizione internazionale e di promuovere la posizione dell’Egitto al centro della geopolitica del gas nel Mediterraneo orientale, nel contesto della guerra guidata dagli Stati Uniti e dalla NATO contro la Russia – la quale ha ridotto le forniture energetiche all’Europa. El-Sisi, dopo aver preso il potere con un colpo di Stato militare appoggiato dall’Occidente nel 2013 e rovesciando il presidente eletto Mohamed Mursi, affiliato ai Fratelli Musulmani, è a capo di un regime tirannico che mette fuori legge le assemblee pacifiche e la libertà di parola. La soppressione di ogni forma di dissenso è finalizzata nel difendere il capitale egiziano e straniero da un’esplosione sociale della classe operaia – la quale deve affrontare la povertà di massa, la disuguaglianza sociale e un esercito che controlla almeno il 40% dell’economia egiziana.

A partire da un bagno di sangue che ha ucciso più di 1.000 persone, le forze di sicurezza di el-Sisi ne hanno uccise successivamente altre centinaia. Altri sono stati giustiziati dopo processi illegali (in inglese: “kangaroo court”, ovvero una giustizia che procede a salti come un canguro. In sostanza il giudice “salta sopra” o ignora le prove che sarebbero a favore dell’imputato e lo condanna, ndt).
Le carceri egiziane, sinonimo di torture e sparizioni, traboccano di oltre 60.000 prigionieri politici, tra cui alcuni dei politici più importanti del Paese. Molti sono detenuti senza processo. Tutti gli scioperi, le proteste e le manifestazioni sono vietati dalle leggi draconiane dello Stato di emergenza egiziano. I media, pesantemente censurati, sono portavoce dello Stato, mentre i partiti e le organizzazioni che criticano il regime sono fuori legge.

Sebbene el-Sisi abbia rilasciato una manciata di detenuti in vista della Cop27, il numero di nuovi arresti è di gran lunga superiore. Ha ignorato gli appelli di circa 200 organizzazioni e persone, tra cui 13 premi Nobel per la letteratura, nel rilasciare giornalisti e prigionieri politici in vista della conferenza, tra cui gli attivisti Alaa Abdel Fattah e Ahmed Douma, l’avvocato per i diritti umani Mohamed el Baqer, il blogger Mohamed “Oxygen” Ibrahim, l’ex candidato presidenziale Abdel Moneim Aboul Fotouh, Seif e Safwan Thabet e l’ambientalista Ahmed Amasha.

Il noto blogger e attivista politico Alaa Abdel Fattah, che possiede la doppia cittadinanza britannica ed egiziana, è stato uno dei primi oppositori della dittatura di Mubarak; dal 2011 ha trascorso gran parte del tempo in carcere con l’accusa di aver incitato alla violenza contro i militari e di essersi opposto alle leggi che vietano le proteste. Martedì ha annunciato che avrebbe intensificato lo sciopero della fame parziale iniziato ad Aprile, rifiutando qualsiasi cibo o bevanda.

Tutto ciò non impedisce ai leader mondiali di partecipare alla Cop27 in territorio egiziano o di dare a el-Sisi una tribuna, anche se citano l’incombente carenza di energia, frutto delle loro stesse azioni contro la Russia, per costruire centrali a carbone e aumentare l’esplorazione di gas e petrolio, colmando così il deficit.

La conferenza si svolge mentre l’Egitto affronta una crisi economica e finanziaria sempre più disperata, esacerbata dalla pandemia COVID-19 che ufficialmente ha ucciso solo 25.000 persone (probabilmente un’enorme sottostima in un Paese in cui solo il 39% dei 104 milioni di abitanti è stato completamente vaccinato). Le rimesse [estere] degli egiziani che lavorano nel Golfo sono diminuite e i lavoratori sono ritornati [nel paese], ingrossando le file dei disoccupati. Le entrate sono crollate, mentre sono aumentate le spese per la sanità, l’assistenza sociale e il sostegno al turismo e al settore industriale.

La guerra in Ucraina ha colpito duramente l’Egitto, che è il più grande importatore di grano al mondo, con circa l’80% delle forniture provenienti da Russia e Ucraina. L’industria turistica egiziana dipende fortemente dai visitatori russi e ucraini e rappresenta il 12% del PIL, mentre l’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti e l’impennata del valore del dollaro hanno aggravato la crisi del debito egiziano, portando ad un deflusso di fondi esteri.

La sterlina egiziana è scesa da 16 a 23 dollari dopo che la Banca Centrale Egiziana ha annunciato di voler abbandonare l’ancoraggio della sterlina al dollaro, lasciandola fluttuare in conformità con le forze di mercato in cambio di un prestito di 3 miliardi di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI), il quarto dal 2016, che fa dell’Egitto il secondo maggior mutuatario dopo l’Argentina.

Questo prestito è una goccia nell’oceano. All’inizio dell’anno, Goldman Sachs ha dichiarato che il Cairo avrebbe avuto bisogno di 15 miliardi di dollari da parte del FMI nei prossimi tre anni per colmare un deficit finanziario di 40 miliardi di dollari – utilizzati nel sostenere i progetti vanitosi di el-Sisi.
Questi includono una nuova capitale amministrativa da 59 miliardi di dollari a 28 miglia nel deserto a est del Cairo, un reattore nucleare da 25 miliardi di dollari e un’espansione del canale di Suez di 8 miliardi di dollari che non è riuscita a portare le entrate previste (enormemente gonfiate).

I massicci acquisti di armi da parte di el-Sisi – [provenienti] in gran parte dagli Stati Uniti, nonostante l’amministrazione Biden abbia sospeso alcuni accordi per gli armamenti in segno di finto orrore per la spaventosa situazione dei diritti umani [in Egitto]-, hanno consentito di reprimere le masse non solo in Egitto ma in tutta la regione, aggravando ulteriormente il deficit.

L’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti (EAU) e il Qatar hanno promesso investimenti per circa 22 miliardi di dollari, acquistando a prezzi stracciati alcuni dei beni e delle aziende statali più redditizie del Paese, nel tentativo di stabilizzare il Paese più popoloso del mondo arabo. Ciò ha attirato il Cairo nell’alleanza anti-Iran di Washington, con la partecipazione di El-Sisi all’incontro di Gedda con Biden e i leader degli Stati del Golfo, della Giordania e dell’Iraq a Luglio.

Il Cairo ha svolto un ruolo chiave nel mantenere il blocco criminale di 15 anni imposto da Israele alla Striscia di Gaza, governata dal gruppo affiliato ai Fratelli Musulmani, Hamas, impedendo qualsiasi ricostruzione dopo che la Striscia è stata resa quasi inabitabile dai ripetuti assalti di Israele e mediando in Agosto un cessate il fuoco tra la Jihad islamica palestinese e Israele alle condizioni di Tel Aviv.

In patria, El-Sisi ha tagliato i sussidi sui prodotti domestici e agricoli di base, ha aumentato i prezzi del carburante, ha imposto nuove tasse, tra cui un’imposta sul valore aggiunto, ha tagliato i bilanci della sanità e dell’istruzione e ha licenziato i dipendenti pubblici.

Tutto ciò è servito ad accelerare il trasferimento di ricchezza da parte del governo dalle classi medie e basse a se stesso e all’élite imprenditoriale, con conseguenze devastanti per i lavoratori egiziani e le loro famiglie. L’inflazione è ora al 15%, anche se i prezzi di alcuni prodotti alimentari sono aumentati del 66%, distruggendo gran parte della classe media egiziana e portando ad un’impennata i tassi di povertà. Circa il 30% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, un altro 30% è prossimo alla povertà e quasi il 70% dipende dalle razioni alimentari.

La presenza di quasi tutte le grandi potenze alla Cop27 dovrebbe costituire un monito per la classe operaia internazionale. L’abbraccio delle élite al potere con el-Sisi significa che non sono in disaccordo con i suoi metodi brutali. Non esiteranno a prendere esempio dalle sue modalità quando si tratterà di reprimere la resistenza di massa alle loro odiate politiche di guerra, estrazione di profitto, austerità sociale e guadagni prima della politica sulle pandemie.

Pubblicato in Articoli | Contrassegnato , | Commenti disabilitati su L’egiziano el-Sisi si prepara al vertice della Cop27 reprimendo il dissenso