Il controllo della riproduzione nel capitalismo della sorveglianza

Articolo scritto da Anonimo per il Gruppo Anarchico Galatea-FAI di Catania

È un fatto oramai assodato che viviamo nella società della sorveglianza. Quando quindici anni si faceva notare la pervasività del controllo digitale si veniva additati come apocalittici. Negli ultimi anni la sorveglianza di massa è stata, invece, accettata nel discorso pubblico e riconosciuta come un fatto naturale.

E come davanti a tutti i fatti percepiti come naturali, molt@ semplicemente reagiscono con un misto di rassegnazione e/o di difesa dello status quo: “forse essere costantemente sorvegliati non è bello ma vuoi mettere la comodità di avere Netflix che mi propone film che statisticamente mi piaceranno?”.

La sorveglianza rimane un tema astratto fintanto che non succede qualcosa di poco simpatico. Sono gli altri a subire gli aspetti repressivi della sorveglianza. I sovversivi, gli stranieri, il nemico.

Poi, un giorno, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ci ricorda che la legalità è questione di rapporti di potere e non di diritti naturali: l’onda lunga della rimonta conservatrice iniziata a fine anni ’70 riesce finalmente a scardinare la sentenza Roe vs Wade e Planned Parenthood vs Casey,. L’IVG non è più soggetta a tutela federale e ciascuno Stato federato può legiferare in merito ad essa.

Non staremo ad addentrarci nella disanima della sentenza, che rimanda a temi interessanti e molto più complessi di quanto si pensi nel comune immaginario sugli USA presente in Europa Occidentale; ci limiteremo a parlare di alcune conseguenze di questo fatto.

Nel corso degli ultimi anni l’accesso all’IVG è stata sempre più ristretto negli Stati maggiormente conservatori degli USA. Ma fino alla decisione della Corte Suprema un certo livello di accesso doveva essere – comunque – garantito. Venuta meno questa – debolissima – garanzia, gli Stati governati da elitè conservatrici hanno proceduto a mettere al bando tout court l’IVG. Questo ha permesso di aprire indagini penali contro pazienti che ricorrono all’IVG e personale sanitario che lo pratica.

L’apertura di procedimenti penali permette alle autorità di richiedere a chi detiene i dati l’accesso agli stessi. Succede, così, che una ragazza del Nebraska e sua madre si trovino in tribunale: la prima per avere abortito alla 28sima settimana, la seconda per aver procurato medicinali abortivi alla figlia e aver aiutato a nascondere il feto abortito. Parte del procedimento si basa, per le prove, su delle chat avvenute su messenger tra la giovane e altri soggett@.

Ma la questione è molto più complessa e trascende il caso specifico. Il paradigma dell’accumulazione di valore mediante la sorveglianza si basa sul raccogliere dati e di metterli a valore. There is no magic. Niente di più e – sopratutto – niente di meno: qualsiasi dato è buon per essere raccolto, analizzato, categorizzato, venduto o usato per vendere. È prassi comune da anni per Alphabet, nota ai più come Google, svolgere queste operazioni su qualsiasi evento accada nel suo ecosistema che offre: mail, servizi di navigazione spaziale, motore di ricerca, salvataggio di dati, intrattenimento video, spazi di lavoro in cloud. La stessa cosa viene fatta da Meta, ovvero il conglomerato che gestisce Facebook, Messenger, Instagram, WhatsApp. E sui servizi di analisi di queste aziende o di altre similari che offrono piattaforme di indagini dati come IBM o Amazon, si basano migliaia di Applicazioni per cellulari usati per la qualsiasi. Nel “qualsiasi” rientrano anche app che permettono di tenere traccia dei cicli mestruali.

Avere sistemi che possono aggregare e analizzare i dati lasciati sui vari sistemi digitali permette, ad esempio, di capire se una persona ha svolto ricerche su una possibile gravidanza, se ha comprato dei test di gravidanza, se ha fatto ricerche inerenti l’aborto, se si è recata in una clinica che offre il servizio di IVG, se ha contattato consultori gestiti da associazioni pro-choiche. Sistemi in grado di offrire questo tipo di analisi, anche prescindendo da mandati giudiziari ma utilizzando solo capacità OSINT e dati comprati da Data Broker, esistono e vengono oramai ampiamente usati.

Sempre negli USA è noto come da anni l’ICE, ovvero gli sgherri che si occupano di rapire persone senza documenti e deportarle, utilizzi i sistemi di Palantir, che proprio questi compiti svolgono.

Non è difficile immaginare come strumenti simili possano essere utilizzati per tracciare e sorvegliare persone incinte. Va tenuto conto che in certi Stati, come l’Alabama, è possibile finire in galera per aver “messo in pericolo un bambino” anche se questo è un feto. E si può finire in galera mentre si è in stato di gravidanza così che lo Stato possa meglio proteggere il feto.

L’attacco alle libertà riproduttive non è una caratteristica dei soli Stati Uniti: basti pensare a paesi europei come la Polonia o alla stessa Italia. E tutto questo passa dalla capacità della sorveglianza.

Possiamo trarre alcune conclusioni:

  • la sorveglianza è per sua natura ovunque e va di conseguenza combattuta ovunque
  • diventa di primaria importanza la capacità di costruire una capacità di azione autonoma, sia individuale che collettiva, aspetti che sono – invero e contrariamente alla vulgata – reciprocamente legati
  • costruire capacità di difesa delle proprie capacità di azione autonoma
  • imparare a utilizzare mezzi di comunicazione sicuri e costruire reti sicure
  • in mancanza di questo si sarà o in balia o della repressione o della tutela che può divenire repressione
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