Inflazione e povertà: dramma nazionale, dramma regionale

Quadro Nazionale

Dati Istat e dichiarazione del CNEL

I dati provvisori sull’inflazione forniti dall’ISTAT, indicano come nel mese di Marzo l’inflazione si aggiri intorno al 6,7%, con un aumento dell’1,2% rispetto a Febbraio. [1]

Le cause principali sono l’aumento dei prezzi dei beni energetici (che passano dal 45,9% di febbraio al 52,9%) e i prezzi dei beni alimentari sono aumentati dal 4,6% di Febbraio al 5,5% a causa dei beni alimentari lavorati e non lavorati. [2]

Un dato inflazionistico del genere, come riportato dalla stessa ISTAT, non si vedeva dal Luglio del 1991.

Negli ultimi nove mesi (Giugno 2021-Marzo 2022), l’inflazione nazionale italiana è aumentata costantemente.

Tali dati sono bastati a mettere in allarme tutta una fetta di popolazione che, a conti fatti, ha visto aumentati i prezzi dei beni di prima necessità e dell’energia a fronte di salari e pensioni che rimangono invariati (se non addirittura diminuiti o tagliati). Del resto, il consumatore medio ha potuto farsi un’idea di che impatto reale abbia l’inflazione sulla sua vita semplicemente facendo un giro in molti supermercati e discount.

Per il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), i 5 miliardi di euro destinati a Famiglie e Imprese dal “Documento Economia e Finanza (DEF)” sono insufficienti perché vi è bisogno di “un insieme organico di politiche redistributive di sostegno a favore soprattutto delle fasce più povere della popolazione.”

Le previsioni del DEF, secondo il CNEL a guida Nori, “indicano non solo un generale rallentamento della capacità di reddito delle persone, ma in particolare una diminuzione della quota spettante al lavoro, conseguente a dinamiche retributive inferiori al tasso di inflazione”. Di conseguenza per correggere questa situazione, si sollecita ad un “rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, una quota dei quali attende da tempo tale rinnovo. Analogamente andranno ricercate le modalità per adeguare le condizioni dei rinnovi e le regole di calcolo degli aumenti salariali alle mutate condizioni economiche (crescita dell’inflazione e prezzo delle materie prime importate). Attualmente risultano scaduti 516 contratti pari al 62% degli 835 del settore privato che interessano 7.732.312 di lavoratori (59%)”.

Sui salari e redditi

La richiesta di correzione dei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (CCNL) è un tema che, in tempi di inflazione e di pandemia, diventa impellente.

La Retribuzione Globale Annua (RGA) in Italia [3], stilata dal Geography Index di Job Pricing, è intorno ai 29.910 euro (dato 2020) con un calo del 2,3% rispetto all’anno precedente (2019).

In un ambito di genere, il divario retributivo (pay gap) nell’ottica della RGA è molto marcato. Dai dati del 2020, vediamo che la RGA media nel caso maschile è di 31.295 euro, mentre per quello femminile è di 27.736 euro. [4]

Se i dati salariali sono questi, a livello di reddito troviamo un quadro ancora più sconfortante.

Il Ministero di Economia e Finanza ha rilasciato una comunicazione il 13 Aprile in cui si afferma che il reddito dichiarato a livello nazionale ammonta a oltre 865,1 miliardi di euro, con una diminuzione di 19,4 miliardi rispetto al 2020.

La media del reddito, quindi, è di 21.570 euro; la regione con il reddito medio più elevato è la Lombardia (25330 euro), mentre la Calabria ha quello più basso (15630 euro).

Pur avendo un aumento dell’occupazione di circa 850mila unità (dato di Febbraio 2022), il problema del blocco e/o della diminuzione retributiva permane.

Disoccupazione, precariato e povertà

Coloro che vengono colpite da queste logiche classiste sono le persone disoccupate, in particolare le categorie lavorative giovanili e femminili con percentuali rispettivamente del 24,2% e del 10%. [5]

Per quanto riguarda la disparità di genere, su più di 3 milioni di contratti attivati, 2 milioni erano per la categoria maschile e 1 milione per quella femminile.

Da ulteriori dati si nota come la contrattazione a tempo parziale (o part-time) nel caso maschile interessi più di mezzo milione di unità, mentre per quello femminile sono più di seicentomila unità. [6]

È palese come questa tipologia di contrattazione a tempo parziale sia cresciuta del 35% [6] nella prima metà del 2021, incrementando il tasso di povertà dei lavoratori e delle lavoratrici – in quanto la retribuzione lorda del contratto part time, per legge, è metà del full time.

A livello di genere, però, chi ha pagato pegno sono le lavoratrici. Il part-time ha visto un incremento costante dal 2004 tra le donne, differenziando sensibilmente la retribuzione tra i due generi.

La scelta di questo tipo di contrattazione da parte delle aziende è fatta per contenere i costi, ma soprattutto per salvaguardare i profitti aziendali.

Il livello di precarietà dato da questa situazione (oltre che dalla citata retribuzione), porta ad un aumento della povertà. Basti vedere come a fine 2021, la povertà assoluta familiare ha raggiunto il 7,5%, mentre quella individuale il 9,4%, per un totale di 5,6 milioni di persone. [7]

Pensioni e sussidi

Le pensioni vigenti e liquidate dall’INPS nel 2021 sono state di oltre 17 miloni: 13,7 milioni come pensioni di vecchiaia, invalidità e superstiti, e le restanti 3,9 milioni come invalidità civile, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali.

La spesa complessiva totale è stata di 218,6 miliardi di euro, di cui 195,4 miliardi per le pensioni di vecchiaia, invalidità e superstiti.

La media delle pensioni di vecchiaia a livello nazionale è di 1285 euro.

Dai dati esposti dall’INPS, almeno 10 milioni di persone in Italia vivono con meno di 750 euro mensili; di questa fetta, solo il 42,5% (4,4 milioni di persone circa) beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile. [8]

Il divario di genere si fa sentire molto forte: almeno il 71,1% delle donne prende meno di 750 euro mensili. [8]

Il reddito di cittadinanza, stando all’ultimo Osservatorio Statistico dell’INPS [9], è stato percepito da 3,9 milioni di persone nel 2021 (a fronte di 3,6 milioni nel 2020). La spesa sostenuta dall’INPS è stata di 8,79 miliardi di euro.

Il divario geografico italiano è molto marcato in questo caso: su 3,9 milioni di persone che percepiscono il reddito di cittadinanza, almeno 2,5 milioni sono del Sud Italia e Isole.

Il reddito di cittadinanza, che doveva servire, secondo la vulgata governativa, ad aiutare economicamente e lavorativamente le famiglie e i/le singol*, è stato fatto oggetto di forte classismo da parte del mondo politico e mass-mediatico italiano.

Non bisogna dimenticare, in quest’ultimo caso, come giornali ed esponenti politici abbiano più volte attaccato in maniera mediatica chi percepisce il reddito di cittadinanza, soprattutto nel periodo della cosiddetta ripartenza post-pandemia dove il pattume giornalistico ha raggiunto il suo apice nel periodo primaverile-estivo del 2021, dando spazio alle dichiarazione di questo o quel politico o montando campagne ad arte volte a demonizzare i percettori delle misure di sostegno.

Con l’aumento dell’inflazione e la ripresa economica lenta, il governo Draghi ha deciso che, a partire dal mese di Gennaio 2022, il reddito di cittadinanza vedrà una lenta diminuzione di 5 euro mensili dopo il sesto mese di percezione, (similare, per certi versi, con quanto accade con la NASPI e la DISCOLL).

Inflazione in Sicilia: un disastro sociale

In Sicilia la Retribuzione Globale Annua nel 2021 è di 26.271 euro (con una diminuzione di 800 euro rispetto al 2020).

L’indicatore del Benessere e Sostenibilità (BES) dell’Istat del 2020 riporta che il reddito medio siciliano è di 13.827 euro; il 41% della popolazione siciliana percepisce meno del reddito equivalente mediano (circa 858 euro al mese) ed è quindi a rischio povertà. [10]

L’inflazione del mese di Febbraio 2022 delle principali città siciliane (Palermo, Catania e Messina) si attesta ai primi tre posti su scala nazionale; il tasso di disoccupazione regionale, stando al dato di fine 2021, è aumentato dello 0,4%, portandosi al 18,7%.

Nei primi sei mesi del 2021 sono stati attivati 189mila contratti; di questi, 59mila solo per le donne, dato a cui va aggiunto che quasi il 73% di esse hanno avuto una contrattazione part-time. [11]

In questo frangente, alcune aziende che hanno assunto nuovo personale hanno beneficiato della “Decontribuzione Sud”, un’agevolazione contributiva che, inizialmente, prevedeva l’esonero del 30% dei contributi a carico dei datori di lavoro dal 1 Ottobre al 31 Dicembre 2020, salvo poi essere rinnovata con la Legge di Bilancio 2021 fino al 2029 con le seguenti percentuali: al 30% fino al 31 Dicembre 2025, al 20% per gli anni 2026 e 2027 e infine pari al 10% per gli anni 2028 e 2029.

Nella regione sicula, un sussidio come il reddito di cittadinanza è stato percepito da 732mila persone nel solo 2021. [9]

C’è da dire tuttavia che tutti questi numeri su contrattazioni, retribuzioni, redditi, sussidi ed inflazione non tengono conto del cosiddetto “mondo sommerso”, mondo che, secondo alcuni analisti, arriva a costituire svariati miliardi di euro. [12]

I dati finora esposti sono indicativi di un enorme problema che in Sicilia permane e fa comodo che resti, perché verrà usato dalla classe dirigente in contesti elettorali politici e di futuri investimenti economici.

Non a caso, l’11 Aprile, vi è stato un incontro organizzato da Sicindustria dove imprenditori, docenti universitari, autorità istituzionali e politici regionali hanno delineato l’utilizzo dei fondi del PNRR per quanto riguarda le infrastrutture che potenzino le aree industriali siciliane occidentali ricadenti nelle Zone Economiche Speciali. [13]

In particolare, Sicindustria vuole che i fondi del PNRR vengano destinati al collegamento autostradale (la cosiddetta “pedemontana”) tra la A19 (Catania-Palermo) e la A29 (Palermo-Mazara del Vallo), al collegamento tra il porto e la circonvallazione di Palermo e infine al potenziamento dell’accessibilità autostradale dei poli industriali metropolitani dei comuni di Carini e Termini Imerese.

Senza dimenticare che dall’altra parte della Sicilia, Enel Green Power ha firmato un accordo con la Commissione dell’Unione Europea per ricevere, a fondo perduto, 118 milioni di euro nella produzione di pannelli fotovoltaici. Il totale di questi finanziamenti, oltre quello proveniente dall’UE, sarà di 600 milioni da qui fino al luglio del 2024.

Investimenti del genere sono, per la borghesia siciliana, una nuova linfa in tempi in cui parte di essa si è lamentata dell’attuale situazione, dove i costi dei materiali sono aumentati esponenzialmente. [14]

E quando la borghesia siciliana si sfrega le mani, i lavoratori e le lavoratrici con e senza contratto non se la passano bene.

Sussidi e salari rimangono bloccati oppure vengono decurtati mentre i prezzi di beni energetici e di prima necessità aumenteranno inesorabilmente.

La sfiducia politica istituzionale è alta e ipotizziamo che si avrà una chiara dimostrazione in occasione delle prossime elezioni regionali – di cui ricordiamo il dato del 2017 dove l’astensione era quasi al 54%.

Di fronte a tutta questa situazione, non possiamo far altro che constatare che le politiche sociali ed economiche sono atte a difendere le persone privilegiate, lasciando nella miseria la parte rimanente della popolazione.

Lo Stato con le sue politiche welfaristiche, così come il capitalismo con i suoi agenti politici, economici e sociali, hanno mostrato per l’ennesima volta il loro volto disumano e il disprezzo che nutrono nei confronti della vita umana.

Note

[1] “Prezzi al consumo. Marzo 2022. Dati Provvisori”. Link: https://www.istat.it/it/files//2022/03/CS_Prezzi-al-consumo_Prov_Marzo2022.pdf

[2] I beni alimentari lavorati sono il risultato di un processo di trasformazione industriale, mentre i beni alimentari non lavorati sono quelli ottenuti da raccolta agricola, macellazione e pesca.

[3] Come spiegato nell’articolo 70, comma 2, lettera c del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, la retribuzione globale “di fatto, annuale, è costituita dall’importo della retribuzione individuale mensile per 12 mensilità, cui si aggiunge il rateo della tredicesima mensilità nonché l’importo annuo della retribuzione variabile e delle indennità contrattuali percepite nell’anno di riferimento; sono escluse le somme corrisposte a titolo di rimborso spese.”

[4] “Gender Gap Report 2021. Mercato del lavoro, retribuzioni e differenze di genere in Italia”, Job Princing. Link: https://www.jobpricing.it/blog/project/gender-gap-report/

[5] “Occupati e disoccupati, dati provvisori”, febbraio 2022, ISTAT
https://www.istat.it/it/files//2022/03/CS_Occupati-e-disoccupati_FEBBRAIO_2022.pdf

[6] “Boom del part time oltre 35% nel primo semestre, rischio di una ripresa non strutturale”, 17 novembre 2021, Comunicato stampa Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche.

https://www.inapp.org/it/inapp-comunica/sala-stampa/comunicati-stampa/17112021-lavoro-inapp-boom-part-time-rischio-ripresa-non-strutturale%E2%80%9D

[7] “Nel 2021 stabile la povertà assoluta”, 8 marzo 2022, ISTAT
https://www.istat.it/it/files//2022/03/STAT_TODAY_POVERTA-ASSOLUTA_2021.pdf

[8] “Pensioni vigenti all’1.1.2022 e liquidate nel 2021 erogate dall’Inps”, Marzo 2022, INPS. Link: https://www.inps.it/osservatoristatistici/api/getAllegato/?idAllegato=1037

[9] “Osservatorio sul Reddito e Pensione di Cittadinanza,” Marzo 2022, INPS. Link: https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Dati_analisi_bilanci/Osservatori_statistici/Appendice_Statistica_Marzo_2022.xlsx

[10] “Rapporto BES 2020”, ISTAT. Link: https://www.istat.it/it/files//2021/03/4.pdf

[11] “Gender Policies Report,” Dicembre 2021, INAPP. Link: https://oa.inapp.org/xmlui/bitstream/handle/20.500.12916/3396/INAPP_Esposito_Gender_Policies_Report_2021.pdf

[12] Dall’elaborazione dell’Ufficio Studi CGIA, in Sicilia vi sono quasi 283mila lavoratori e lavoratrici senza contratto (dati 2019).
Dal lavoro che svolgono, vengono prodotti circa 6 miliardi di euro di utili.
“Il lavoro nero “produce” 78 miliardi di PIL; e dove ce n’è di più, il rischio infortuni è più elevato”, 14 agosto 2021, Ufficio studi CGIA.
Link: https://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2021/08/LLavoro-nero-14.08.2021-1.pdf

[13] Elenco dei 23 comuni della Sicilia Occidentale interessati alle Zone Economiche Speciali.
“Comuni interessati dalla ZES Sicilia Occidentale” Link: https://www.agenziacoesione.gov.it/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-31-nota-4416-All.-2-elenco-Comuni-ZES-Sicilia-Occidentale.pdf

[14] “Catania: ristrutturazioni e investimenti borghesi”, 27 Marzo 2022. Link: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/03/27/catania-ristrutturazioni-e-investimenti-borghesi/

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