L’urgenza di abolire la polizia e una nota sull’antirazzismo morale – Seconda Parte

Prima Parte

La governamentalità emersa con il liberalismo(fine del XVIII secolo),avrebbe scomposto le funzioni sovrane della polizia: da un lato vi sarebbe stata la gestione della popolazione (attraverso le politiche urbane e la medicina sociale)e, dall’altro, degli interventi diretti e repressivi(tramite gli strumenti di prevenzione del disordine).

Pratica economica, gestione della popolazione, un diritto pubblico articolato per il rispetto della libertà e delle libertà, una polizia con funzione repressiva: l’antico progetto di polizia apparso in correlazione con la ragion di stato, si disloca, o piuttosto si decompone in quattro elementi – pratica economica, gestione della popolazione, diritto e rispetto delle libertà, polizia -, quattro elementi che si aggiungono al grande dispositivo diplomatico-militare che, da parte sua,non ha subito modificazioni significative nel XVIII secolo.”1

Questo riassume le funzioni dello Stato moderno attraverso le tecnologie politiche – le quali vanno ben oltre l’intervento diretto statale.

Per questo motivo, quando proponiamo l’abolizione della polizia dobbiamo capire il suo ruolo al di là dell’istituzione e al di là dell’uniforme e degli agenti.

Inquadrando la polizia come tecnologia di governo e seguendo le sue metamorfosi nel corso della storia, possiamo [disinnescare] quei discorsi riformisti e quelle critiche sui comportamenti polizieschi considerati abusivi [– strumenti ideologici che] promuovono e rinnovano una nuova polizia basata sull’assistenza e sul controllo.

Queste fallacie riformiste perpetuano i comportamenti e contro-comportamenti che trasformano e mutano la polizia sovrana in un dispositivo di sicurezza (atto a mantenere l’ordine interno) e in un insieme di pratiche governative biopolitiche. L’abolizione della polizia deve essere una lotta contro la ragione governativa e contro lo Stato – sia come categoria di lettura della realtà che modo di fare e pensare. Un movimento anti-polizia deve essere anche anti-politico – dove per politico si intende un insieme di tecniche governative. Altrimenti, ogni critica alla polizia sarà solo l’annuncio di una nuova forza poliziesca o il cambiamento, con nomi diversi, delle pratiche di contenimento.

Il poliziotto moderno e una breve nota sull’antirazzismo morale

Facendo un salto temporale e geografico, concentriamoci sulla figura del poliziotto moderno. Ogni volta che si parla e si scrive sulla polizia, si considerano solo le funzioni legali della polizia – rappresentate dalle immagini o falsificazioni mediatiche. Tuttavia, la polizia, sia come istituzione che come forma di comportamento, si è moltiplicata in un modo mai immaginato prima. Oggi giorno non si può andare da nessuna parte senza incontrare una qualche forza dell’ordine o un’ampia varietà comportamentale poliziesca. Allo stesso tempo, la mentalità poliziesca si è diffusa così tanto che la creazione di una forza di polizia è diventata la prima soluzione a cui le persone e i gruppi sociali pensano quando si trovano di fronte ad un problema – anche quando questo problema è la polizia stessa. Così oggi giorno abbiamo una “polizia” della polizia.

Facciamo un brevissimo esempio di questa multi-presenza della polizia nella vita dellu cittadinu. Nella Costituzione federale brasiliana, l’articolo 144 del Capitolo III tratta la sicurezza pubblica, i suoi mezzi e le sue funzioni. Contiene un elenco delle diverse forze di polizia: “I – polizia federale; II – polizia stradale federale; III – polizia ferroviaria federale; IV – polizia civile; V – polizia militare e vigili del fuoco militari.2 Da questo articolo costituzionale e da questo elenco di forze di polizia derivano regolamenti, funzioni, protocolli, raccomandazioni, codici etici e di condotta e tutta una serie di funzioni su come dovrebbero agire [queste gruppi securitari istituzionali.]

A questo elenco si aggiungono le polizie private legali, le società di sicurezza e di difesa del patrimonio e le polizie illegali (chiamato milizie e/o fazioni criminali) che difendono il patrimonio ottenuto “illegalmente.” Una varietà infinita di polizie; eppure nessunu è al sicuro. Anzi. Tuttu sono sospettatu e tuttu sono chiamatu a sorvegliare i comportamenti propri e altrui. Si arriva così alla diffusione del “cittadino-poliziotto” – che è una forma di azione politica e di vita pubblica legata alle pratiche e ai controlli polizieschi. E nonostante vi siano così tante polizie, i cosiddetti “crimini” o “conflitti con la legge” continuano a verificarsi in massa. Non solo: questa varietà di polizie ospita gli agenti della violenza letale che, quando diventano incontrollabili o superano un limite (abbastanza elastico) di ciò che è tollerabile, [devono essere “fermati”. Così] la prima soluzione è creare la “polizia” della polizia o altre forme di giudizializzazione dei comportamenti e della condotta di vita

Infine ci sono diversi istituti, ONG, gruppi di ricerca universitari e persino movimenti per i diritti umani che, di fronte agli abusi delle forze dell’ordine, non solo rifiutano di considerare la violenza poliziesca come una pratica legata all’istituzione stessa ma, addirittura, la vogliono contrastare imitando le tecnologie della polizia: protocolli d’azione, regolamenti e pratiche di monitoraggio.

Sono azioni che, oltre a rinnovare la fiducia nei controlli di polizia, diventano un punto di appoggio per l’espansione dei dispositivi polizieschi e di sicurezza.3 Quando si pone la questione dell’abolizione della polizia si rifiuta la via gradualistica o riformistica. [Il motivo] non deriva da un puro e semplice posizionamento politico-ideologico (come se si trattasse di un capriccio), ma da una decisione di agire tatticamente. L’obiettivo finale è far cessare la violenza della polizia una volta per tutte. Scegliere il male minore significa conservare ed espandere i dispositivi di sicurezza. In parole povere: dare una continuità al sistema penale con la sua selettività criminale omicida – dove la moderna polizia repressiva si presenta come un elemento terminale di intervento e azione.

Resta un’ultima domanda: come fa questo complesso tecnologico di cura, controllo e repressione a produrre tanta morte? È la stessa domanda posta da Michel Foucault sul biopotere come tecnologia che “ti lascia vivere e ti fa morire”. E la risposta è la stessa e inequivocabile: ciò che permette ad un potere di lasciar vivere e far morire è il razzismo di Stato. Quest’ultimo produce soggetti che, nel nome della vita e nel perseguimento della produzione dell’ordine, devono essere eliminati o consegnati a morte lenta sempre in conformità all’ordine stabilito.

Non è una coincidenza che “8 To Abolition” sia nato durante le proteste Black Lives Matter del 2020. La polizia, in quanto operatore diretto di questo dispositivo di intervento mortale, [agisce] contro gli obiettivi razzializzati.

Non è una questione di cattiva condotta o di forza eccessiva della polizia; [il punto] è come funziona il dispositivo. Qualsiasi discorso antirazzista che ignora questo funzionamento è solo un’obiezione morale; esso descrive il razzismo come una sorta di deviazione etica (che può essere corretta attraverso la condanna del razzismo). Di conseguenza, questa posizione trasforma la condotta razzista in un pregiudizio da correggere con qualche tipo di consapevolezza o sanzione (penale o sociale) – in modo da moralizzare e regolare la condotta.

La polizia,storicamente, è una tecnologia politica moderna che opera contemporaneamente come potere sovrano (azioni omicide) e gestione biopolitica nella vita di ogni cittadinu e/o dell’intera popolazione. Dall’emergere della razionalità neoliberista degli anni ’70, le azioni e i processi della polizia sovrana e mortale si sono intensificati: militarizzazione, iperincarcerazione, giudizializzazione della vita e pacificazione dei territori urbani impoveriti (come le favelas) o di interi Paesi (come Haiti e la Siria). La biopolitica, ancora una volta, ha portato la cura della vita al suo parossismo di morte su larga scala; ciò è stato dimostrato nella metà del XX secolo dai regimi autoritari e genocidi (come il nazismo tedesco e il fascismo italiano). Ma oggi giorno il potere sovrano mortale, realizzatosi attraverso il razzismo di Stato, è diventato democratico. Questo potere, nelle democrazie, opera attraverso l’apparato di sicurezza della polizia, divenuto transterritoriale e fondendosi con l’apparato diplomatico-militare.4

La politica dei governi mondiali, colonizzata dagli apparati di sicurezza, ha mantenuto una parvenza di democraticità (senza manifestare una dittatura autoritaria). Tutto questo è noto come “democrazia della sicurezza” o “democrazia securitaria”.

La polizia, come dispositivo di sicurezza nelle democrazie securitarie, interviene con la sua politica di controllo e di morte al di là dell’istituzione e dei soggetti che la compongono; essa produce un ordine basato sulla sicurezza della vita (ecopolitica5). E per vita non si intende solo la categoria “umano” ma ogni essere vivente produttore di obbedienza e ordine – tutto ciò che è considerato buono e ordinato. Se un essere vivente non ricade in questa produttività ordinata, il razzismo di Stato agisce in modo omicida, uccidendolo o lasciandolo morire.

Nelle democrazie odierne, non c’è antirazzismo senza abolizione della polizia: a partire dalle azioni contro l’esecuzione di George Floyd, vi è un cambiamento che si sta diffondendo in tutto il pianeta. Al di fuori di questo scontro vitale volto a disattivare l’apparato di sicurezza, vi è l’apparato diplomatico-poliziesco impegnato in una retorica morale (pregiudizio e comportamento sbagliato) del razzismo. Dobbiamo andare oltre se vogliamo smettere di contare i cadaveri delle persone razzializzate – che siano nella periferia di São Paulo,nelle favelas di Rio de Janeiro o di Soweto (Johannesburg), nelle banlieue di Parigi, nelle strade di Minneapolis o nella Striscia di Gaza in Palestina.

L’urgenza di abolire la polizia significa voler essere vivu! L’urgenza di affermare la vita come antipolitica [significa] contrastare il potere sovrano mortale del razzismo di Stato.

Non vogliamo più la maledetta polizia!

 

Note

1Ibidem, pag. 258

2Nota del Gruppo Anarchico Galatea. Nel caso italiano abbiamo tre ordinamenti di Corpi di Polizia: uno civile (in cui ricadono la Polizia di Stato e la Polizia Penitenziaria), uno militare (in cui ricadono l’Arma dei Carabinieri e il Corpo della Guardia di Finanza) e uno locale (in cui ricadono la Polizia Locale e la Polizia Provinciale e Metropolitana). I vigili del fuoco e la guardia costiera (rispettivamente corpo civile e corpo militare) espletano funzioni di polizia – ovvero svolgono servizi di ordine e sicurezza pubblica in determinate situazioni. A livello di “polizia” privata legale e illegale abbiamo: gli Istituti di Vigilanza Privata e la figura della Guardia Particolare Giurata (GPG) che collaborano, quanto richiesto, con i citati tre ordinamenti dei Corpi di Polizia; la parte di manovalanza dei clan criminali italiani e non che espleta funzioni di protezione patrimoniale e personale.

3Per una panoramica di questa espansione dei dispositivi di sicurezza vedere Adalton Marques, “Humanizar e expandir: uma genealogia da segurança pública em São Paulo,” Tese de Doutorado, São Carlos, UFSCar, 2017.

4Sopra la costituzione del “dispositivo diplomatico-poliziesco”, vedere Edson Passetti et. al, “Ecopolítica”, São Paulo, Hedra, 2019, pp. 219-257.

5Ibidem

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