L’anarchismo britannico soccombe alla febbre della guerra – Prima Parte

Premessa del Gruppo Anarchico Galatea
Ad un anno dalla guerra, il movimento anarchico di lingua italiana si ritrova frammentato tra posizioni molto differenti e confuse.
Questa frammentazione, come abbiamo più volte scritto nei nostri articoli, era già iniziata tempo addietro, ed è esplosa definitivamente nel periodo 2020-21 in merito alle questioni dei lockdown, delle zone a colori, del green pass e del cosiddetto “obbligo vaccinale”.
Il movimento anarchico è influenzato dalle dinamiche sociali e culturali.
I tempi che stiamo vivendo ci stanno “deliziando” con una progressiva desensibilizzazione riguardo ciò che accade nel mondo: tra instupidimento di massa che forse non ha precedenti nella storia umana fino alla creazione di un binarismo rigido, creato ad arte e che mira a dividere le persone in due tifoserie opposte e complementari (utilizzando la retorica dei buoni vs cattivi). L’abbiamo visto nelle fasi più delicate della pandemia da Covid-19 e in altre questioni più recenti come, per l’appunto, il conflitto russo-ucraino o, nel caso prettamente italiano, il 41 bis.
Queste mosse binarie rendono incapaci, culturalmente parlando, gli individui nel riuscire a leggere una realtà che, di per sé, è ricca di sfumature e non racchiudibile in categorie binarie opposte tra loro.
Nel caso del conflitto russo-ucraino, si sono giustificate prese di posizione da parte di alcuni pezzi del movimento anarchico ucraino a favore dello Stato Ucraino; ciò ha portato i primi ad ignorare, volutamente o meno, che porsi sotto l’istituzione statale, seppur utilizzando la retorica della “guerra popolare antifascista”, significhi nei fatti aderire alla sua gerarchia e annichilire qualsiasi tentativo di liberazione sociale ed economica.
Chi dice che ciò è meglio di niente, mette sotto il tappeto il razzismo, la transfobia o il destino riservato ai disertori da parte dello Stato ucraino.
L’articolo di cui andiamo a presentare la traduzione ci offre una panoramica su come il movimento anarchico inglese si sia spaccato a metà e abbia assimilato, allo stesso tempo, concetti e pratiche che appartengono più a politiche autoritarie (liberali, marxiste-leniniste etc) che anarchiche.
Questa spaccatura, insieme al sostegno verso una parte militare in guerra, fa da pericoloso apripista politico a posizioni ben peggiori di quelle rappresentante nel “Manifesto dei Sedici” di 107 anni fa: a furia di assorbire negli anni determinate analisi, parole d’ordine e pratiche estranee all’anarchismo (come il campismo), non si vede veramente ciò che succede nei territori in guerra, diventando così incapaci di sostenere a livello pratico chi vive costantemente nel pericolo.

Traduzione dall’originale “British Anarchism Succumbs to War Fever

Una polemica contro l’ondata di militarismo vista all’interno del movimento anarchico in Gran Bretagna a partire dall’invasione russa in Ucraina del Febbraio 2022.

In astratto, chiunque è contro la guerra – persino gli amministratori dell’industria delle armi possono raccontarsi di star meramente fornendo armi per la difesa atti a [mantenere] l’ordine globale, come deterrente alla guerra e così via. Ma quando la guerra scoppia, questo sentimento diventa irrilevante.
Che si ami o meno la pace, la guerra arriva; [a quel punto] o sei con la tua nazione ed il tuo popolo, o contro di loro. La pace arriverà con la vittoria. In ogni caso, la tua parte è la parte giusta, perché lotta per la libertà e la giustizia, la democrazia e la stabilità, perché i nemici sono aggressori, per di più tiranni e diavoli. Così il bagno di sangue viene facilmente santificato.
L’anarchismo spezza in due queste mistificazioni. Lo diciamo per come lo vediamo: le persone lavoratrici di nazioni differenti sono mandate a massacrarsi l’un l’altra nell’interesse dei loro governanti. L’antimilitarismo è un principio cardine dell’anarchismo. Intendiamo gli eserciti come una forza violenta che sostiene l’autorità politica (o coloro che la vogliono conquistare). Sottolineiamo il ruolo della forza militare nella soppressione delle insurrezioni e degli scioperi in madrepatria, mentre all’estero impone gli interessi nazionali, impone in maniera coatta i mercati capitalistici e governa le colonie. Ricerca e produzione militare sono un investimento altamente remunerativo di capitali privati e fondi pubblici, e non in ultimo una fonte sussidiaria di sviluppo tecnologico (al fine del controllo sociale e per generare profitti). Consideriamo come il sistema militare, fatto di disciplina e di una stretta gerarchia, insieme alla sua cultura sciovinista e di deumanizzazione 1, spezzi il carattere dell’essere umano e lo rimodelli a seconda dei bisogni di chi comanda.

Quindi come può essere che oggi il movimento anarchico in Gran Bretagna (e altrove) stia supportando l’esercito di una nazione contro un’altra, giustificando ideologicamente e supportando materialmente2 gli sforzi di guerra ucraini? Stiamo vedendo qualcosa di completamente nuovo che ci porta a mettere in discussione e rivedere i nostri principi? No. Stiamo assistendo alla stessa tragedia che si abbatte sulla popolazione della regione, come abbiamo visto [tante] altre volte. La nostra prospettiva antimilitarista, internazionalista e rivoluzionaria è più che mai vitale. Allo stato attuale, la lotta per la liberazione si trova nella terra di nessuno tra l’invasione imperialista da un lato, e la difesa nazionale (supportata da un opposto imperialismo) dall’altro. Cercare uno scopo in una delle due trincee sarebbe solo un ulteriore combustibile nella fornace della guerra capitalista; significherebbe fedeltà allo Stato contro l’anarchia.

Difesa nazionale ed anti-imperialismo

Dal giornale anarchico di lunga data Freedom e dall’anarco-comunista Federazione Anarchica (AFed – Anarchist Federation), fino alla “scena” anarchica intorno ai gruppi antifascisti e ad altri gruppi di attivistu, la febbre della guerra è diffusa. All’inizio si è trattato di fare il tifo per il cosiddetto “Plotone Anti-autoritario”, un’unità della Difesa territoriale composta, tra gli altri, da anarchici e antifascisti.3

La partecipazione in strutture militari è stata spiegata con la necessità di difendersi, e ammorbidita da una narrazione di resistenza popolare indipendente. Ma la realtà è piuttosto differente. Le Forze di Difesa Territoriale sono forze riserviste dell’Esercito Ucraino, soggetto alla sua catena di comando. Non c’è alcune possibilità di autonomia. Un membro del Plotone Anti-autoritario ha osservato che nella sua unità “c’è una normale gerarchia militare con comandanti di sezioni e comandanti di plotone subordinati ad ufficiali militari superiori4. Altru anarchicu ed antifascistu si sono uniti all’Esercito regolare. Al di là della retorica, questo significa collaborare nella difesa nazionale e andare a far parte dell’esercito statale. Non ci sono vie di mezzo.

Che ci siano persone che decidono di unirsi o di supportare la difesa militare della nazione in cui risiedono quando sono minacciate dalla dominazione imperialista, è una cosa che è comprensibile5 e non giudico nessuno che faccia scelte così difficile. Ma non è anarchismo, non è compatibile con le teorie e le prassi anarchiche. Nessuno vive la propria vita sempre in accordo ai propri ideali, ma questi compromessi e contraddizioni dovrebbero essere accettati come tali, non assimilati nelle nostre teorie e prassi in modo tale che il nostro movimento venga inglobato all’interno della società statale e capitalista.

Quando la realtà della collaborazione è diventata più chiara allu anarchicu britannicu, il messaggio si è allargato al sostegno per la difesa dell’Ucraina, mantenendo la retorica della “resistenza popolare”.
“Dall’Ucraina alla Scozia, dal Sahara Occidentale alla Palestina fino al Tatarstan, siamo con i popoli che resistono all’imperialismo” 6 proclama Darya Rustamova nelle pagine di Freedom (ripubblicate da Afed). Questa dichiarazione fa sorgere più domande che risposte. Chi è “il popolo”? Con quali mezzi sta resistendo? A quale fine? Nel passato, l’AFed era in grado di vedere oltre questi discorsi vuoti, sostenendo che “come comunisti anarchici, ci siamo sempre opposti al nazionalismo, e abbiamo sempre marcato la nostra distanza dalla sinistra opponendoci a gran voce a tutti i nazionalismi, compresi quelli delle “nazioni oppresse”. Pur opponendoci all’oppressione, allo sfruttamento ed all’espropriazione su base nazionale, ed opponendoci all’imperialismo ed alla guerra imperialista, rifiutiamo di cadere nella trappola, così comune a sinistra, di identificarci con la parte sfavorita e di glorificare la “resistenza” – per quanto “criticamente” – una cosa, quest’ultima, che è facilmente osservabile nei circoli leninisti/trotskisti.7

L’articolo di Rustamova, “Mille bandiere rosse”, rende esplicite le premesse nazionaliste, rispolverando la differenziazione di sinistra tra nazionalismo buono e cattivo. Le sfumature tra le diverse espressioni del nazionalismo, in contesti diversi, sono senza dubbio reali e significative.
Il nazionalismo di una colonia che lotta per l’indipendenza è ovviamente differente dal nazionalismo dall’impero. Tuttavia, per entrambi lo Stato è il fine (che sia costituirlo, difenderlo o espanderlo); entrambi sopprimono o oscurano il divario di classe attraverso la nazionalità; ed entrambi stanno al servizio degli interessi della classe dominante (presente o futura). Le caratteristiche comuni di tutti i nazionalismi, quelle che le definiscono in quanto tali, sono precisamente ciò che rifiutiamo come anarchicu ed internazionalistu rivoluzionariu.

“Gli anarchici sono scesi in campo per difendere la loro patria”8 ha annunciato il direttore della rivista di AFed, “Organise!”, nel numero 96. Quale patria hanno lu anarchicu? La “patria” è una nozione sentimentale dello Stato-nazione in cui una persona è nata. Sono i sentimenti di appartenenza, fedeltà e nostalgia che legano l’individuo alla nazione. Questo chiarisce il salto [logico rimasto] indiscusso [nel movimento anarchico] che è stato fatto tra l’Ucraina, come nazione sovrana che difende il suo territorio dall’invasione (cioè la difesa nazionale), e lu anarchicu o altri individui che si difendono da soli (cioè l’autodifesa). È un argomento potente per andare a combattere in guerra, in quanto pochi rinuncerebbero al diritto di autodifesa. Ma presuppone l’identità tra la nazione e sè stessi, una formulazione dell’ideologia nazionalista che lu anarchicu respingono. Senza esitazione, lu anarchicu sono passati dal sostenere unità anarchiche “semi-autonome” in una “resistenza popolare” a suonare i tamburi di guerra per la vittoria militare dell’Ucraina e la sconfitta totale della Russia.

L’auto-giustificazione ultima per l’[esistenza] dello Stato è la preservazione della sicurezza e del benessere dei suoi soggetti. La guerra contro le altre nazioni è la più grande forza unificante dello Stato (perlomeno all’inizio). La rivista anarchica ucraina Assembly dice che “dovremmo capire che l’unità nazionale degli ucraini attorno al potere di Zelensky si basa solo sulla paura di una minaccia esterna.9 Partecipare a questa unificazione e dare come spiegazione lo stesso istinto di autoconservazione significa non solo dare legittimità al potere ideologico dello Stato, ma anche sostenerne il rafforzamento materiale. Affermare la necessità di partecipare alla difesa nazionale e di arruolarsi nelle forze armate dello Stato significa accettare la necessità dello Stato. Assembly lamenta che “la maggior parte di coloro che si identificano come anarchici in Ucraina non avevano nemmeno intenzione di fare questa agitazione rivoluzionaria, si sono immediatamente fusi con la classe dominante in un unico impulso nazionalista.10 Il potere dello Stato sulla vita e sulla morte, sulla guerra e sulla pace, è uno degli aspetti che lo definiscono: lu anarchici devono criticarlo e sovvertirlo, non considerarlo un male necessario.

Oltre al rifiuto teorico dell’unità nazionale, è importante interrogarsi sulla realtà pratica dell’assunto che la nostra sicurezza personale sia legata alla sicurezza nazionale. Una riflessione in merito è offerta da Saša Kaluža, anarchico ucraino, che afferma che: “L’obiettivo dello Stato ucraino e delle sue strutture militari in questa guerra è quello di mantenere il proprio potere, mentre l’obiettivo dello Stato russo e delle sue strutture militari è quello di prendere il potere. La partecipazione dellu anarchicu alle strutture di uno di questi Stati non rende la situazione più facile per il popolo ucraino sofferente a causa della guerra. Tutte le parole sull’esercito che difende il popolo, la società e il territorio sono solo parte della propaganda di Stato e la storia ne è un esempio. La guerra può essere fermata solo opponendosi ad entrambi gli Stati.”11 Per quanto riguarda specificamente le unità di volontari, [Saša Kaluža] sostiene che “La “difesa territoriale” è un buon esempio di come le strutture di volontariato avviate e controllate dallo Stato, possano svolgere funzioni di supporto assistenziale solo all’interno della struttura statale con metodi burocratici e solo per proteggere l’istituzione stessa. [La “difesa territoriale”] non fornisce assistenza alla popolazione nel campo della sicurezza e di altri bisogni primari derivanti da situazioni di crisi – il che provoca una fuga ancora maggiore di persone dal Paese e un aumento delle vittime.”12
Si può inoltre dubitare che la partecipazione di un centinaio di anarchicu e antifascistu nelle forze armate abbia un qualche impatto sull’esito della guerra, mentre altrettanti agitatori impegnati potrebbero costituire un nucleo significativo antimilitarista.13

Dobbiamo guardare oltre il binarismo bianco/nero di aggressore e resistenza, nazione imperialista e nazione oppressa, rivelando la complessità degli antagonismi di classe, delle strutture di potere e delle gerarchie sociali all’interno di ogni Stato-nazione, identificando la forza nascosta dell’internazionalismo della classe operaia.

Sostenendo l’Ucraina, lu anarchicu britannicu si sono trovatu dalla parte della NATO, un’alleanza militare imperialista che difende gli interessi delle principali nazioni capitaliste in Europa e Nord America. Ma invece di cogliere l’occasione per ripudiare la NATO, riconoscendo una mera coincidenza di interessi in questa particolare situazione, lu anarchicu britannicu hanno esitato nella loro opposizione, simpatizzando con l’imperialismo occidentale come freno all’imperialismo russo. Ciò è particolarmente evidente nell’articolo di Zosia Brom, “Fuck Leftist Westplaining”14,pubblicato su Freedom (di cui all’epoca era redattrice), e ristampato su Organise! #96 di AFed. Sostenere la necessità dell’adesione alla NATO per la sicurezza dell’Europa orientale è senza dubbio corretto dal punto di vista della diplomazia statale e delle relazioni internazionali, ma noi non siamo politici e non facciamo parte dell’apparato decisionale dello Stato. Come anarchicu dobbiamo rispondere alle manovre degli Stati nazionali e dei blocchi imperialisti da una prospettiva della classe lavoratrice. Autonomi da tutti gli apparati statali; la sua realpolitik non è di nostra competenza. Il nostro antimperialismo non può essere il riflesso stalinista di appoggiare chiunque si opponga all’imperialismo occidentale – ma non può nemmeno implicare il rivolgersi a tale imperialismo per mantenere i nostri diritti e la nostra sicurezza. Piuttosto che pensare in termini di agency nazionale, dobbiamo pensare secondo linee di classe, in termini di lotta sociale.

Antifascismo e lotta di classe

Né lo Stato russo né quello ucraino possono essere descritti con precisione come fascisti, anche se entrambi hanno tollerato, permesso e utilizzato elementi fascisti ogni volta che è stato necessario.. Tuttavia, lo Stato russo ha raggiunto un livello di nazionalismo autoritario, repressione interna ed espansionismo revanscista paragonabile ai regimi fascisti del XX secolo. Lo Stato ucraino può essere meglio descritto come una democrazia neoliberale e corrotta.15 È necessario respingere con forza la propaganda russa di “de-nazificazione” dell’Ucraina. Ma lu anarchicu britannicu hanno semplicemente ribaltato la situazione, inquadrando la difesa militare dell’Ucraina come una lotta antifascista. In questo modo si rischia di legittimare la guerra in nome dell’antifascismo, una manovra ideologica su cui Putin ha fatto leva in un modo così trasparente. Proiettare i nostri ideali antifascisti sulla difesa nazionale dell’Ucraina non cambia la sua realtà materiale.

L’antifascismo ideologico può servire a oscurare gli interessi di classe e a subordinare la lotta rivoluzionaria ai fronti popolari in difesa dello Stato democratico.16 Il movimento verso l’anarchia è rimandato ad un momento futuro e più opportuno, poiché la minaccia immediata del fascismo (o di un’analoga tendenza totalitaria) ridisegna lo scacchiere. L’obiettivo intermedio di difendere i diritti limitati della società democratica diventa l’unico punto di riferimento legittimo. L’unificazione ideologica è rispecchiata dall’unificazione sociale in alleanze interclassiste che uniscono governanti e governati, sfruttatori e sfruttati contro la minaccia eccezionale.

Se questo significa sconfiggere il fascismo, salvaguardare la vita e le libertà effettive, la rinuncia ai propri principi può essere comprensibile. Ma dovremmo aver imparato dal ventesimo secolo che non è altro che una farsa.17 Ancora una volta, lo Stato democratico difeso dai fronti popolari ha ceduto al fascismo con poco più di un lamento. Questi Stati hanno dato priorità – attraverso la controrivoluzione – al consolidamento della loro autorità, anche se ciò significava consentire o abbracciare il fascismo. “La lotta per uno Stato democratico è inevitabilmente una lotta per consolidare lo Stato e, lungi dal paralizzare il totalitarismo, questo tipo di lotta aumenta la presa del totalitarismo sulla società.18 Lo Stato può evolvere verso la democrazia o la dittatura, a seconda di ciò che è necessario per la continuazione del capitalismo e dello Stato. È attraverso la lotta contro lo Stato, in quanto tale, che possiamo affrontare le tendenze autoritarie a medio termine e rovesciare le condizioni che le producono a lungo termine.

Continua nella Seconda Parte

Note

1Lu anarchicu non sono meno suscettibili a queste pressioni, nonostante i nostri ideali, come si può vedere con lu combattenti anarchicu in Ucraina che si riferiscono ai soldati russi come “orchi” e “l’orda di Putin”.

2Lu anarchicu hanno raccolto fondi per “Solidarity Collectives” (ex “Operation Solidarity”) che fornisce attrezzature militari allu attivistu libertariu e antifascistu delle forze armate ucraine (oltre agli aiuti umanitari). Tra Febbraio e Giugno 2022, su 59.680 euro spesi da Operation Solidarity, 41.404 euro sono stati utilizzati per “cause militari”. https://operation-solidarity.org/2022/07/06/operation-solidarity-the-end/

3Dall’inizio della guerra, si sono dispersi in varie unità della Difesa Territoriale e dell’esercito regolare (molti di loro si sono trasferiti per essere più vicini al fronte), ma sono ancora collegati attraverso il Comitato di Resistenza e sostenuti da Solidarity Collectives.

4“La guerra difensiva come atto di resistenza popolare…”: Intervista esclusiva con un combattente anarchico delle Forze di difesa territoriale dell’Ucraina. https://enoughisenough14.org/2022/06/02/defensive-war-as-an-act-of-popular-resistance-exclusive-interview-with-an-anarchist-fighter-of-the-territorial-defense-forces-of-ukraine

5Così come è comprensibile che altre persone cerchino di sfuggire alle zone di guerra e di rifugiarsi altrove, per evitare di essere arruolate o disertare dall’esercito.

6“A thousand red flags”, Darya Rustamova. https://freedomnews.org.uk/2022/03/07/a-thousand-red-flags/

9Guerra in Ucraina e diserzione: intervista con il gruppo anarchico “Assembly” di Kharkiv https://umanitanova.org/guerra-in-ucraina-e-diserzione-intervista-con-il-gruppo-anarchico-assembly-di-kharkiv-iten

10Ibidem

12Ibidem

13Nel 2018, in relazione alla guerra contro i separatisti sostenuti dalla Russia nella regione del Donbass, ma prima della piena invasione russa del 2022, il gruppo anarchico ucraino “RevDia” (che ora partecipa al Comitato di Resistenza) sosteneva che “L’esercito è una struttura gerarchica, dove un soldato comune non può influenzare il corso della guerra”, e che “… l’esercito non ci protegge. E non difende i nostri interessi”. https://theanarchistlibrary.org/library/rev-dia-thought-of-war e https://theanarchistlibrary.org/library/rev-dia-anarchism-in-action#toc6

14“Fuck Leftist Westplaining”, Zosia Brom. https://freedomnews.org.uk/2022/03/04/fuck-leftist-westplaining/

15Anche se l’estrema destra extraparlamentare in Ucraina non dovrebbe essere nascosta sotto il tappeto.

16Non si tratta di una critica all’antifascismo in senso generale, ma a una particolare ideologia antifascista che era prevalente nei fronti popolari della metà del XX secolo e che continua a essere presente nell’opposizione liberale al fascismo.

17“Per i rivoluzionari, e in particolare per gli anarchici, la tragica esperienza della Spagna del ’36 dovrebbe bastare per mantenersi liberi da illusioni rispetto all’antifascismo, che non è altro che la difesa delle forme democratiche di gestione capitalistica, la riconciliazione tra le classi, l’opzione del “male minore” e l’abbandono dell’orizzonte rivoluzionario.” https://malcontent.noblogs.org/post/2022/03/28/reflections-on-the-ongoing-capitalist-butchery-russia-ukraine-vamos-hacia-la-vida/

18‘When Insurrections Die’, Gilles Dauve. https://libcom.org/article/when-insurrections-die-gilles-dauve

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