“Siamo pro-scelta e ci ribelliamo!”: Come le anarco-femministe hanno costruito un doppio potere nelle lotte per la libertà riproduttiva

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Traduzione dell’articolo ““We’re Pro-Choice and We Riot!”: How Anarcha-Feminists Built Dual Power in Struggles for Reproductive Freedom

Uno sguardo storico su come le anarchiche negli anni ’90 si sono mobilitate contro gli attacchi alla libertà e all’autonomia riproduttiva con azioni dirette e la costruzione di infrastrutture autonome.

di Spencer Beswick

Mentre la Corte Suprema si prepara a ribaltare la sentenza Roe v. Wade sotto un presidente, una Camera ed un Senato democratico, è chiaro che l’azione alle urne non è sufficiente a proteggere l’aborto. I diritti riproduttivi non sono stati conquistati con mezzi elettorali e non è così che li difenderemo.

Le tradizioni anarco-femministe [fatte] di lotta dal basso e di infrastrutture autonome per l’aborto offrono strategie alternative. Come disse l’anarco-femminista Liz Highleyman nel 1992, “il giorno in cui l’aborto sarà di nuovo reso illegale potrebbe arrivare prima di quanto ci piaccia pensare. Dobbiamo essere pronte a prendere in mano i nostri corpi e le nostre vite“.

Le anarco-femministe sono state in prima linea nella lotta per l’aborto per tutti gli anni Ottanta e Novanta. Erano convinte che la Roe v. Wade non sarebbe durata per sempre e che non potevano dipendere dallo Stato e dal sistema legale per proteggere la libertà riproduttiva. Le anarco-femministe hanno adottato un approccio su tre fronti per la lotta all’aborto: la difesa delle cliniche abortive, la costruzione di infrastrutture di base per la salute riproduttiva e un approccio anti-statale alla costruzione del doppio potere femminista.

 

Difesa delle cliniche abortive

Le anarco-femministe hanno protetto fisicamente le cliniche abortive da gruppi come Operation Rescue, costituito nel 1986 per agire come truppe d’assalto anti-aborto. Hanno assaltato le cliniche abortive e sostenuto attentati e omicidi di chi praticava l’aborto usando lo slogan “se credi che l’aborto sia un omicidio, agisci come se fosse un omicidio”.

Ampie coalizioni femministe e queer si sono mobilitate contro Operation Rescue. Le anarco-femministe introdussero tattiche da black bloc e la volontà di impegnarsi in scontri fisici. Hanno usato queste tattiche di confronto per proteggere con successo le cliniche a New York, Minneapolis, San Francisco e in tutto il Paese.

Quando Operation Rescue ha tentato di ospitare un campo di addestramento estivo a Minneapolis nel 1993, le soggettività anarchiche li hanno affrontati fisicamente, bloccandoli nella loro chiesa, interrotto le loro riunioni, vandalizzato i loro materiali, protetto le cliniche dai loro attacchi e in generale li hanno resi sgraditi. Sebbene alcuni liberali si siano opposti a queste tattiche, le anarchiche e altri militanti hanno inflitto ad Operation Rescue una grande sconfitta e l’hanno cacciata dalla città.

Riflettendo sull’esperienza, un’anarchica locale di nome Liza ha scritto che “sembra che per quanto gli/le attivist* combattano duramente, raramente vinciamo. Ma questa volta siamo stat* vittorios*. Abbiamo combattuto contro questi fascisti… Abbiamo assistito alla scomparsa dell’Operation Rescue nelle Twin Cities, in parte grazie alla nostra aggressività e opposizione senza precedenti, e in parte perché il loro movimento sta perdendo alla grande“.

Poster distribuito dalle soggettività anarchiche a Minneapolis (Profane Existence 1993)

 

Costruzione di infrastrutture di base per la salute riproduttiva

Le anarco-femministe hanno creato infrastrutture autonome e gruppi di auto-aiuto in cui le persone hanno imparato a prendersi cura del proprio corpo e ad abortire alle proprie condizioni. Come disse un’anarchica in un articolo del 1991, “la medicina è qualcosa che dobbiamo prendere nelle nostre mani. Infatti, come si può distruggere lo Stato se si cammina ancora in modo strano dopo una visita dal ginecologo?

Le minacce all’aborto legale hanno prodotto un bisogno urgente, come ha scritto Highleyman nel 1992, di “ricostruire la rete di risorse femministe per la salute e la riproduzione delle donne che esisteva alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70“. Le anarchiche hanno chiesto la rinascita di gruppi come il Chicago Jane Collective – che forniva oltre diecimila aborti clandestini prima della loro legalizzazione. Mentre le anarco-femministe sostenevano gli aborti forniti da medici accreditati, la loro attenzione all’autonomia delle donne le ha portate ad attingere a tradizioni alternative di pratiche sanitarie controllate dalle donne. Tra queste, i metodi erboristici e olistici che le donne hanno utilizzato “nel corso dei secoli… per controllare la loro fertilità e la loro riproduzione“.

Le anarchiche hanno sostenuto la necessità di espandere le infrastrutture di base e l’auto-organizzazione per acquisire le conoscenze e le competenze necessarie nell’effettuare le proprie cure riproduttive. Sostenevano che questo avrebbe prodotto una vera libertà e autonomia riproduttiva, indipendente dallo Stato e dalle sue leggi.

 

Approccio anti-statale alla costruzione del doppio potere femminista

Le anarco-femministe non si appellavano allo Stato per mantenere il diritto all’aborto. Ritenevano che lo Stato fosse intrinsecamente patriarcale e, in ultima analisi, nemico della giustizia riproduttiva. Così, la Love and Rage Revolutionary Anarchist Federation (1989-98) sosteneva nella sua bozza di dichiarazione politica che “la nostra libertà non passerà attraverso l’approvazione di altre leggi, ma attraverso la costruzione di comunità abbastanza forti da difendersi dal terrore anti-scelta e anti-queer, dagli stupri, dalle percosse, dagli abusi sui minori e dalle molestie della polizia“.

Le anarchiche hanno diffuso questa analisi nel movimento femminista, anche marciando in blocco alle manifestazioni per la giustizia riproduttiva. Al posto dello slogan “siamo pro-scelta e votiamo“, le anarco-femministe hanno spesso marciato dietro uno striscione che recitava “siamo pro-scelta e ci ribelliamo!

Le anarchiche hanno sostenuto le lotte per mantenere l’aborto legale, ma hanno sostenuto che dobbiamo essere pronte ad agire alle nostre condizioni nella lotta per l’autonomia corporea e l’autodeterminazione. La creazione di infrastrutture per l’assistenza sanitaria riproduttiva è una componente chiave del doppio potere femminista che sfida l’egemonia dello Stato e del capitalismo. Questo tipo di infrastruttura prefigura e stabilisce concretamente un mondo definito dall’aiuto reciproco, dalla solidarietà e dall’autonomia.

Come ha osservato Sunshine Smith nel 1990, la formazione di gruppi medici di auto-aiuto e di infrastrutture per l’aborto nella Bay Area “ha reso, in modi molto concreti, più forte ed efficace la nostra lotta contro il gruppo anti-aborto Operation ‘Rescue’ e la Corte ‘Suprema’. Abbiamo imparato che, se sarà il momento, possiamo e vogliamo abortire a domicilio. Stiamo diventando fisicamente consapevoli dell’invasione che il governo sta conducendo nei nostri corpi. Ora siamo in grado di respingere lo Stato dai nostri uteri perché stiamo acquisendo la conoscenza che ci permette di controllare i nostri corpi“.

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