Sono passati più di ottanta anni dagli accordi di resa presi a Cassibile – località ad una decina di chilometri dalla città di Siracusa -, e dal “Proclama d’armistizio” tra il Regno d’Italia e le forze alleate (rispettivamente 3 e 8 Settembre 1943). La proclamazione dell’armistizio arrivava dopo la caduta di Mussolini (25 Luglio 1943) e l’invasione anglo-americana della Sicilia (17 Agosto 1943). Il giorno dopo la dichiarazione governativa (9 Settembre 1943), la famiglia sabauda, lo Stato Maggiore e il capo del governo Pietro Badoglio fuggirono a Brindisi, creando il cosiddetto “Regno del Sud”. Le truppe tedesche, dal canto loro, subodorando il possibile crollo e tradimento italiano (specie dopo la destituzione di Mussolini), inviarono numerose truppe nel centro-nord italiano (Operazione Achse). Dall’8 Settembre 1943 fino al 2 Maggio 1945 l’Italia si trovò spaccata a metà: da un lato i nazifascisti; dall’altro i partigiani del Comitato di Liberazione Nazionale e le truppe angloamericane. Quel che doveva essere l’annuncio della fine della guerra fu, in realtà, un proseguimento della morte e distruzione che imperversava sia in Italia che nel resto dei territori interessati alle operazioni belliche (Europa Orientale e Occidentale, Pacifico, Sud-Est Asiatico).
Varie pubblicazioni anarchiche di lingua italiana denunciarono ai tempi il carattere superficiale, criminale e ignominioso del governo Badoglio e della monarchia sabauda nel firmare l’armistizio e lasciare, al contempo, un intero paese allo sbando e nelle mani dei tedeschi e dei fascisti fedeli a Mussolini.
Tra questi giornali ve ne fu uno in particolare che, fin dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, ebbe una lucidità nel riportare le connivenze tra le borghesie europee, specie italiane, elvetiche e tedesche: “Il Risveglio Anarchico/Le Réveil Anarchiste” di Ginevra.
L’articolo che presentiamo, “Riflessioni d’attualità”, pubblicato nel Settembre 1943, affronta le seguenti questioni: la resa italiana vista come una continuazione delle operazioni guerresche sul territorio (morti, distruzione, carestia e fame) e una palese difesa dei privilegi monarchici, militari e borghesi italiani; la liberazione di Mussolini e l’utilizzo a mo’ di pupazzo che ne fece il regime hitleriano; la previsione azzeccata sull’Italia non pesantemente punita (nonostante la sconfitta); e le azioni dei sovietici pronti ad occupare e controllare quei territori (specie dell’Est Europa) che, fino a quel momento, erano sotto l’egida hitleriana.
Francamente non comprendiamo il gran chiasso che si è fatto intorno all’evasione di Mussolini, la quale non cambia niente di niente alla situazione. Al momento in cui scriviamo non sappiamo l’uso che ne vorranno fare i tedeschi, e il Benito è già tanto usato! E’ appunto perchè diventato fuori uso che la plutocrazia italiana ha dato ordine al re di sbarazzarsene. Ora è permesso di costatare due cose : l’Inghilterra non afferma di avere reclamato l’immediata con segna del delinquente, Eisenhower neppure; in quanto al reuccio, gli doveva ripugnare di rimettere un complice, un intimo suo da più di vent’anni!
Se si tien conto che già durante l’altra guerra gli Alleati avevano promesso castighi esemplari ai responsabili della guerra o di particolari atrocità e poi nessuno venne castigato, è lecito supporre che è una commedia e nulla più l’evasione di Mussolini. E’ un peso morto di cui conveniva liberarsi senza tardare. La pretesa evasione, coincidendo con uno scacco subito in quel di Salerno dalle truppe alleate, taluni vedono già la guerra vinta dai tedeschi e il Predappiese ridiventato dittatore. Si dimentica tutta la flotta italiana rimessa agli Alleati, le rapide conquiste di Montgomery, l’impressionante avanzata dei russi, le disfatte nipponiche e i tanti segni d’un crescente indebolimento germanico. Vien quasi voglia di ripetere il « nervi a posto! » di Serrati, che, lui, li voleva a posto proprio quando urgeva di spostarli per colpire sodo.
Storia passata, ci si dirà, ma da non dimenticare, perchè non è detto che non possa ripetersi. L’armistizio intanto è per gli italiani una terribile disillusione. Non è pace, perchè tutta la penisola può diventare ormai teatro di guerra, non è sicurezza perchè in molte parti fascisti e tedeschi si danno ancora la mano, non è diminuzione ma aumento di crisi, di disoccupazione, di miseria, di carestia.
Il grido di pace immediata era naturale, ma il genio mussoliniano aveva creato la situazione paradossale di non potere né continuare la guerra né far la pace. Ormai, quali che possono ancora essere gli scacchi degli Alleati, la loro superiorità in uomini e in mezzi non può, a più o meno lunga scadenza, che dar loro la vittoria. I sogni imperialisti svaniti, la Germania oltre al raccorciare i fronti, raccorcia nella sua stampa le pretese in «spazio vitale», in Eurafrica, in drang nach Osten, ecc., ora chiede soltanto di non subire quella servitù che voleva imporre agli altri.
C’è chi vorrebbe, col lodevole fine d’abbreviare la guerra, che gl’italiani si battessero ora contro i tedeschi, ma accettata la completa sconfitta, definita dalla capitolazione senza condizioni, non si vede proprio che ragione può sussistere di rischiare la propria pelle. Se i tedeschi si trovano in Italia, è perchè Mussolini ed il suo re ve li hanno insistentemente chiamati ed è naturale preferiscano guerreggiare su territorio altrui.
L’imbecillità fascista di sognare un impero in sott’ordine, cominciando col favorire la creazione d’un impero germanico molto più potente, per non esserne più che un vassallo, appare in tutte le sue spaventose conseguenze. In quanto gli Alleati ridurranno la potenza di detto Impero, l’Italia avrà un più largo respiro. Non per nulla in certi ambienti antifascisti la parola d’ordine era: «perdere per vincere » ; ma ogni perdita trae seco massacri, spogliazioni, distruzioni, rovine, e cioè sacrifìci immensi.
Si freme così al pensare che l’Italia è lontana ancora dalla fine del suo martirio. Gloria d’armi è sempre gloria di sangue, ma che dire d’onte ancor più cruenti ! I grandi teorici della trasformazione della guerra imperialista in civile si sono semplicemente trasformati in superpatriotti da quando nel giugno 1941 Stalin, che pensava godere tranquillamente dei frutti del mal di tutti, infischiandosi della sorte di piccoli e grandi democrazie, si vide coinvolto nella guerra e costretto a farla con masse d’uomini e su fronti di gran lunga maggiori di quanto ne avesse mai visti la storia.
Si tratta proprio d’inganno tornato a casa dell’ingannatore; ma che ha servito la causa degli Alleati in misura decisiva. Non sono però escluse altre sorprese da parte bolscevica, dato il suo imperialismo che turbe di fanatici battezzeranno di conquiste socialiste ! Stalin cercherà di riprendere contro i piccoli Stati le aggressioni ed il terrorismo di Hitler, come del resto ne ha già dato più d’un esempio. L’avvenire è buio, perchè la bussola della vera emancipazione è da tempo persa dai politicanti e mestieranti del socialismo e del sindacalismo.
Nota bibliografica e storica a cura del Gruppo Anarchico Galatea
-Il “Risveglio Anarchico” fu un giornale anarchico pubblicato a Ginevra nel lontano 7 Luglio 1900 e diretto da Luigi Bertoni e altri compagni (migranti o fuoriusciti italiani). Le tematiche che venivano trattate nel giornale erano le più disparate: antimilitarismo, analisi e critica teorica e di prassi anarchica, notizie di attualità, memoria storica etc. A partire dal 6 Agosto 1940, il Consiglio Federale Svizzero fece passare delle leggi in cui si attaccavano le associazioni comuniste e anarchiche. Come riportato da Leonardo Bettini nelle “Note Conclusive” riguardanti la voce “Il Risveglio Anarchico”, dal 24 Agosto 1940 “soppresso nella sua veste ordinaria e legale, il periodico continuò, in effetti, ad apparire clandestinamente, per tutto il tempo in cui perdurò il conflitto, anche se sotto forma di «brochures» (edite con la dicitura «Quelque part en Suisse»), l’ultima delle quali, la 148a, uscì alla vigilia della morte di Bertoni, avvenuta a Ginevra il 19 Gennaio 1947.”
-“Riflessioni d’attualità” venne pubblicato ne “La Guerre continue”, n. 74, Settembre 1943, pagg. 9-10
Fonte consultata
-Bettini Leonardo, “Bibliografia dell’anarchismo. Volume 1, tomo 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero. 1872-1971”, CP, Firenze, 1976, pagg. 242-253