Questione migranti. Situazione dal confine polacco-bielorusso – 3

dal canale Telegram di “No Borders Team”

–Il Parlamento polacco cerca di rendere più difficile la vita dei richiedenti asilo proponendo modifiche alla Legge sugli Stranieri

Il nuovo atto, creato all’interno del Ministero dell’Amministrazione e degli Affari Interni, è stato approvato il 26 Gennaio 2023 dalla commissione parlamentare e poi votato da 228 deputati. 27 erano contrari e 194 si sono astenuti dal voto.
Questo emendamento dovrà ora essere dibattuto al Senato, che può ancora rifiutarlo. Ma lo faranno?
Alcuni dei cambiamenti più allarmanti sono i seguenti:
1. I ricorsi contro una decisione negativa nel caso [giuridico] riguardante una persona migrante non saranno più trattati dall’Ufficio stranieri, ma dal capo della Guardia di frontiera, cioè da qualcuno che fa parte della stessa istituzione che ha dato il parere negativo iniziale.
2. Il tempo massimo di detenzione in una struttura chiusa e sorvegliata sarà aumentato a 18 mesi.
3. Possibilità di detenere fino a 7 giorni una persona straniera, compreso lu bambinu, a cui è stato rifiutato l’ingresso in Polonia. Senza una decisione del tribunale.
4. Riduzione da 14 a 7 giorni per presentare ricorso contro le decisioni sull’obbligo di rimpatrio, le decisioni negative sul permesso di soggiorno per motivi umanitari o il soggiorno tollerato.
Per molte persone, [questa misura] le priverebbe essenzialmente della possibilità di presentare un ricorso.
5. Riduzione del tempo a disposizione per un “rientro volontario” da 15 a 8 giorni.
6. Inoltre, la persona straniera può essere costretta ad andarsene durante la procedura amministrativa in corso, cioè prima che venga emessa la decisione di concedere (o meno) la protezione internazionale.
7. Il Comandante in capo della Guardia di frontiera sarebbe la figura che organizza il “rimpatrio volontario” e decide il trasferimento della persona straniera in un altro Stato membro dell’UE competente per l’esame della domanda di protezione internazionale (Regolamento di Dublino).
8. L’istituzione di un nuovo sistema per lo scambio di informazioni sulle decisioni di rimpatrio tra i Paesi dell’UE – SIS, il Sistema d’Informazione Schengen.
Il sistema è destinato a consentire l’identificazione delle persone sottoposte a tale decisione, che si sono nascoste e sono state fermate in un altro Stato membro. Verrebbe utilizzato per verificare se hanno lasciato il territorio di un determinato Stato e per utilizzare i dati raccolti col fine di rifiutare l’ingresso.
9. L’obbligo di avere una conoscenza confermata della lingua polacca ad un livello superiore rispetto a prima, come condizione per ottenere un permesso di soggiorno UE a lungo termine.
Le modifiche menzionate, se entreranno in vigore, toglieranno alle persone migranti la possibilità di lottare per loro stesse di fronte ad una legislazione già disumana.
La riduzione del tempo per presentare ricorso contro le decisioni negative dovrebbe essere un percorso diretto verso i “ritorni volontari”. L’estensione del tempo di detenzione in un centro sorvegliato dovrebbe spezzare ulteriormente le persone detenute e dissuadere gli individui in movimento dal tentare di farsi strada in Polonia – il “famoso” rispetto dell’UE per i diritti umani!
Inoltre, le modifiche proposte concederebbero al capo della Guardia di frontiera un potere quasi assoluto nel decidere il destino delle singole persone.
Muri, respingimenti, detenzioni e ora questo…
Polonia, non abbiamo parole, eccetto che non smetteremo di cercare di aiutare chi ne ha bisogno – sebbene questo emendamento, se applicato, renderà più difficile [tutto ciò].
Chi cerca rifugio dall’oppressione e dall’odio non sarà mai solu!

–Sewar è libero!
Finalmente buone notizie! A seguito di una richiesta del gruppo per la parità di trattamento dell’ufficio del difensore civico, il capo dell’ufficio per gli stranieri ha emesso una decisione per il rilascio di Sewar dal centro di detenzione.
In contrasto con la legge che vieta la detenzione di persone che si presume abbiano subito violenze, il giovane siriano è stato collocato in un centro chiuso a Bialystok. Inizialmente vi è rimasto per due mesi e all’inizio di Gennaio ha saputo che la sua permanenza era stata prolungata di altri quattro mesi, cioè fino a metà Maggio. Poco dopo ha iniziato uno sciopero della fame, poi sospeso in circostanze ambigue, è stato tenuto in isolamento – tutto questo mentre le sue condizioni di salute peggioravano. (Vedi precedenti aggiornamenti Post originale su TelegramPost tradotto in italiano)
La scorsa settimana (30 Gennaio-5 Febbraio 2023, ndt) Sewar è stato trasportato in ospedale, dopo l’ennesimo tentativo di suicidio. Si è ripreso abbastanza in fretta, ma la minaccia di tornare in prigione era ancora in agguato.
Questo martedì (7 Febbraio, ndt), presso il Tribunale regionale di Bialystok, è stata fissata la data di appello contro la decisione del tribunale di primo grado [riguardante il] prolungamento della sua detenzione.
La legge polacca sulla concessione della protezione agli stranieri sul territorio della Repubblica di Polonia consente, in determinate circostanze, una decisione d’ufficio sul rilascio da un centro sorvegliato. Secondo la documentazione raccolta, Sewar soddisfa questi requisiti; il capo dell’Ufficio stranieri ha emesso un documento di rilascio e il tribunale ha dovuto respingere la richiesta di prolungare la detenzione – la lotta per i diritti del nostro amico siriano ha finalmente avuto effetto.
Lo stesso giorno le guardie di frontiera sono venute a prenderlo in ospedale e si sono offerte di portarlo prima nel luogo in cui ha trascorso le ultime settimane in isolamento, il centro di detenzione di Białystok, per prendere i suoi effetti personali. Sewar si è opposto fermamente, dicendo di voler dimenticare questa struttura.
“Mi hanno spezzato il cuore lì dentro più volte”, ha detto.
Ora Sewar è finalmente libero e ha trovato posto in un centro aperto a Dębak, vicino a Varsavia.
Questo successo è dovuto agli sforzi congiunti di diverse persone – attivistu, avvocatu, Ufficio del Mediatore e naturalmente singoli individui – che hanno cercato di fare pressione sulle Guardie di frontiera e su qualsiasi istanza decisiva.
Naturalmente, tutto questo non sarebbe necessario se non esistesse la questione dei confini, ma per ora festeggiamo. Domani torneremo a combattere.

Lettera di Nazar

Il 7 Febbraio, Nazar, originario dell’Iraq, ha iniziato uno sciopero della fame presso il Centro sorvegliato per stranieri di Przemyśl. Ha 26 anni. Imprigionato in questa struttura, ha già trascorso un anno e mezzo, poiché le decisioni sulla sua detenzione prolungata vengono regolarmente rinnovate ogni pochi mesi dal tribunale.
In questo sistema crudele, gli esseri umani non contano, ed è per questo che gridiamo forte insieme:
“Libertà per Nazar e per tuttu lu detenutu!!!”
Di seguito pubblichiamo la lettera in cui annuncia l’inizio della protesta.
AL COMANDANTE
Caro signore/signora
Voglio informarla che da oggi, 7 Febbraio 2023, inizio uno sciopero della fame.
Desidero informarla del fatto che non voglio infrangere in alcun modo nessuna regola. La mia attuale situazione mi sta portando a farlo ed ho perso il mio appetito.
Sono stato in questo centro di detenzione per più di 18 mesi, e ciò è ingiusto.
Sono fuggito dal mio paese a causa delle brutte esperienze e della violenza che lì ho incontrato. Sono venuta in Europa sperando di poter vivere una vita normale per un essere umano, ma mi ritrovo a soffrire ancora.
Vedo molte persone portate in questo campo e poi rilasciate e non so nulla riguardo ciò che avviene nel mio caso e del perché. Per questa ragione vado in sciopero della fame!!!
Con rispetto.
Nazar Ibrahim”

–La frontiera si è presa un’altra vita: questa volta si tratta di una giovane donna etiope.

Era in viaggio con il marito e altri due uomini. Preoccupati per le sue condizioni, due uomini hanno lasciato la foresta per cercare aiuto, sacrificando la possibilità di rimanere in Europa e tutti gli sforzi fatti per attraversare il confine. Purtroppo, la polizia e le guardie di frontiera hanno ignorato le loro richieste di aiuto e hanno rimandato gli uomini in Bielorussia.

Dopo qualche tempo, lu attivistu al confine sono statu contattatu da un terzo uomo – il marito della donna, rimasto con lei nella foresta. Si è scoperto che è già in Bielorussia e che la moglie è ancora nella foresta. Probabilmente quando i primi due membri del gruppo non sono tornati, ha deciso di cercare aiuto lui stesso, è incappato nella Guardia di frontiera [polacca] o nella polizia e ha incontrato lo stesso destino: ha chiesto di salvare la persona che amava ed è stato preso dai servizi [di polizia] e respinto in Bielorussia.

Il 12 Febbraio, lu attivistu hanno trovato il corpo di una donna nel bosco.

Mentre la tragedia si consumava al confine, i leader dell’Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles per discutere della crisi migratoria. Tuttavia, le discussioni sono state incentrate sul problema piuttosto che sulle opportunità o sui diritti umani. I leader hanno celebrato il successo del loro approccio globale alla migrazione, sviluppato nel corso degli anni per allinearsi ai principi e ai valori dell’UE. In realtà, però, l’unico risultato di questo approccio è stata l’ennesima morte alle frontiere esterne. L’Unione Europea dà apertamente la priorità ad un’azione esterna di ampio respiro, che comprende la pressione sui Paesi del Sud globale per fermare la migrazione, e la protezione delle frontiere esterne dell’UE ad ogni costo.

La legalizzazione dei respingimenti da parte del governo polacco viene tenuta nascosta e l’Unione Europea non affronta la questione. Potrebbe sembrare che l’UE dia priorità ai diritti umani, ma finanzia la costruzione di dighe ai suoi confini esterni e investe in infrastrutture, tecnologia e armi per mantenere il cosiddetto stile di vita europeo. Le azioni dell’UE suggeriscono la volontà di privilegiare le apparenze rispetto a un’autentica preoccupazione per i diritti umani.

Ogni confine uccide, quindi combatteremo efficacemente il mito della cosiddetta fortezza Europa. Non dimenticheremo nessuna delle sue vittime, né perdoneremo [chi le ha uccise].

 

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