Sebbene non ci ritroviamo con alcune posizioni espresse nell’articolo, e nonostante l’Italia e gli Stati Uniti abbiano dinamiche interne ed esterne fortemente diverse, causate da una storia differente e da un diverso posizionamento nella gerarchia degli Stati nel globo (con tutto ciò che ne consegue anche in termini culturali), abbiamo ritenuto utile tradurre questo articolo per diversi motivi: innanzitutto riportare un punto di vista dal campo riguardo la violenza anti-queer negli Stati Uniti, con la speranza che determinate lezioni provenienti dal contesto statunitense possano essere apprese anche qui (ci riferiamo al fatto che il movimento americano abbia messo sul tavolo il tema dell’autodifesa individuale e collettiva, tema che in Italia è quasi completamente assente in quanto si invoca, spesso e volentieri, la protezione statale e poliziesca). Contemporaneamente, si cerca di capire da dove nascono i movimenti anti-queer e come si intersecano, cercando delle possibili strategie di de-radicalizzazione degli elementi di estrema destra.
Infine, non riteniamo secondaria la critica al ruolo delle ONG ed alle varie “star” dell’attivismo performativo da social network, fenomeno quasi completamente assente nella politica radicale in Italia: nel primo caso abbiamo delle organizzazioni che svolgono dei ruoli salvavita e riempiono il vuoto politico lasciato dai movimenti italiani e dagli apparati statali; nel secondo caso, invece, abbiamo delle persone che, interpretando dei ruoli come performers esperti, usano dei temi più o meno radicali per ricavarci un utile in termine economico e/o personale (partecipazione a conferenze, incontri di formazione etc).
Così, temi come quelli dell’autonomia corporea, dell’aborto, della critica alla gerarchia ed ai ruoli di genere vengono svuotati del loro potenziale sovversivo e diventano merce da vendere, possibilmente, in un libro edito da qualche grande casa editrice.
Traduzione dall’originale Understanding the Carnage
di Keegan O’Brien (*)
(*) è unu attivista socialista queer di Brooklyn, NY. Insegna nella scuola pubblica ed è membro del Movement of Rank & File Educators e del Tempest Collective.
Daniel Davis Aston, uomo trans ventottenne, era un barman al Club Q. Amava la poesia e le arti.
Secondo i suoi amici, il suo sorriso fantastico e la sua energia calda e affascinante erano contagiose.
All’inizio di quest’anno (2022, ndt) si era ritrasferito da Tulsa, Oklahoma, a Colorado Springs per stare più vicino alla sua famiglia ed iniziare la sua transizione medica. Come tante persone trans e queer, aveva cercato rifugio, e l’aveva trovato al Club Q, l’unico nightclub LGBTQ di Colorado Springs e casa della compatta e vivace comunità queer cittadina. In un mondo crudele e che non ti accetta, i gay bar hanno una storia ricca e di lunga data nel servire come seconda casa per persone trans e queer che si spostano nelle città in cerca della maggiore libertà sociale e dell’autonomia che spesso vengono offerte dalla vita urbana. I bar queer offrono uno spazio dove poter abbassare la guardia ed essere sé stess*, liber* dagli sguardi umilianti e dai giudizi del mondo esterno.
Per tant* di noi, il ricordo della prima volta che abbiamo messo piedi in un bar o in un club queer è un ricordo che teniamo nel cuore e ci portiamo dietro anni dopo; è rimasto impresso nella nostra coscienza come il momento in cui finalmente ci rendiamo conto di non essere sol*.
Il 20 Novembre, il Transgender Day of Remembrance, Anderson Lee Aldrich è entrato al Club Q ed in pochi secondi ha scatenato una tempesta di proiettili con il suo fucile d’assalto ad alta potenza, uccidendo cinque persone e ferendone gravemente altre venticinque. Raymond Green Vance (22 anni), Daniel Davis Aston (28 anni), Ashley Paugh (35 anni), Derrick Rump (38 anni), and Kelly Loving (40 anni). Abbiamo il dovere di conoscere i loro nomi. Ognun* di loro era un essere umano bellissimo e complesso con la propria storia, la propria comunità di amici, persone che amava e famiglia che l* conoscevano intimamente, l* amavano e si preoccupavano di loro. Il trauma della sparatoria di Sabato notte riecheggerà ben oltre le persone che sono state violentemente portate via.
L’indescrivibile dolore emotivo e lo strazio che deriva dalla perdita di una persona cara a causa di un omicidio, il costante stato di paura e iper-vigilanza che deriva nell’aver visto infranto il proprio senso di sicurezza e di appartenenza, la rabbia e l’amarezza accumulate nei confronti di un mondo che permette questo livello di depravazione, si protraggono per tutta la vita in coloro che sono sopravvissut* alla carneficina e in tutt* coloro che conoscevano e amavano le vittime.
Contestualizzare l’orrore
La notte di sabato 12 Giugno 2016 ho festeggiato il weekend del Pride. Avevo 27 anni; a torso nudo, zuppo di sudore e sorridente, a braccetto con gli amici – le mie ragazze, le mie sorelle – ballavo tutta la notte su una colonna sonora di canzoni gay. Eravamo ammassati nel seminterrato di un gay bar di Boston, un po’ sgangherato, ma per antonomasia, noto per le sue audaci ballerine di go-go, per le drag queen sboccate e per i porno anni ’80, ridicolmente smielati ma stranamente eccitanti, che passavano sui televisori del bar. Quella stessa notte, 49 persone LGBTQ, per lo più latinoamericane di colore, sono state uccise e 53 gravemente ferite quando un assassino omofobo è entrato nel Pulse Nightclub di Orlando e ha scaricato una raffica di proiettili con il suo fucile d’assalto automatico ad alta potenza. Quando mi sono svegliato la mattina dopo, ho controllato il telefono e ho visto la notizia, mi sono bloccato e il mio cuore è sprofondato in uno stato di totale shock. La carneficina e l’orrore erano inconcepibili. Non riuscivo a capacitarmene. L’impatto sulle persone LGBTQ è stato devastante e permanente. Poco dopo ho scritto un articolo per cercare di capire le radici della violenza di Orlando. Sei anni dopo, eccoci di nuovo qui.
La violenza omofoba e anti-trans è una caratteristica presente e di lunga data nella società americana, un prodotto dell’oppressione istituzionalizzata e strutturale endemica alla regolamentazione del genere e della sessualità da parte del capitalismo, vissuta più intensamente nelle intersezioni tra classe e razza. Tuttavia, negli ultimi 15 anni, la lotta per l’uguaglianza LGBTQ ha visto significativi guadagni, misurati in salti e balzi rispetto ai decenni precedenti, in termini di visibilità culturale e leggi formali. In questo contesto sociale e politico, il massacro anti-LGBTQ di Pulse ha segnato una svolta netta e qualitativa nella scala e nell’intensità della violenza e della distruzione contro le persone trans e queer. Colorado Spring si basa su questo orrore grottesco, segnalando la crescita di un’estrema destra violenta e sempre più sicura di sé. Questi eventi devastanti ci ricordano che anche i nostri spazi più sacri, i bar e i club che costituiscono le fondamenta della nostra comunità, i luoghi in cui costruiamo amicizie, incontriamo amanti e formiamo legami che modellano la traiettoria delle nostre vite, sono possibili bersagli nell’attuale panorama di polarizzazione politica e di una destra reazionaria rafforzata.
Colorado Springs ha una storia particolarmente oscura e unica di omofobia e bigottismo. La città si trova nella contea di El Paso, che ospita 3 delle 5 basi militari del Paese. Nel 2016, Trump ha ottenuto il 58% dei voti nella contea. Colorado Springs ospita la sede nazionale di “Focus on the Family”, il noto gruppo di odio cristiano di destra che considera le persone LGBTQ come persone che vivono nel peccato. Per decenni è stata una delle forze più influenti del movimento anti-LGBTQ. A partire dagli anni Ottanta e fino agli anni Duemila, Colorado Springs è diventata una base organizzativa fondamentale per la destra religiosa e un punto di riferimento per i think tank anti-gay. Le famiglie cristiane conservatrici sono emigrate in massa in città, la popolazione è cresciuta rapidamente e le chiese evangeliche e fondamentaliste sono state aperte in gran numero. La destra cristiana divenne una forza dominante nella politica locale e statale, facendo guadagnare al Colorado la reputazione di “Stato dell’odio” da parte degli attivisti LGBTQ negli anni Novanta. Nel 1992, grazie agli sforzi dei gruppi evangelici – la maggior parte dei quali ha sede a Colorado Springs – il Colorado ha approvato l’Emendamento 2, un referendum a livello statale che vietava allo Stato di approvare leggi anti-discriminazione. Sebbene la legge sia stata successivamente ribaltata dalla Corte Suprema nel 1996, l’emendamento ha fatto sì che Colorado Springs diventasse una frontiera chiave nella guerra contro le persone LGBTQ. Nell’ultimo decennio molto è cambiato in Colorado. La comunità LGBTQ è cresciuta, sono state approvate leggi anti-discriminazione e la maggior parte delle chiese evangeliche e dei gruppi civici degli anni ’90 e 2000 hanno chiuso i battenti, ma le ombre del passato incombono minacciose sul presente.
Nel 2022, sono state introdotte 238 proposte di legge anti-LGBTQ nelle legislature statali e comunali di tutto il Paese, il numero più alto degli ultimi decenni. Per mettere questo dato in prospettiva, nel 2017 ci sono state solo 41 proposte di legge (anti-LGBTQ, ndt). L’estrema destra e l’establishment del GOP (Great Old Party, il Partito Repubblicano, ndt) stanno conducendo una guerra su larga scala contro le persone LGBTQ e le persone trans e gender non-conforming sono nel loro mirino. Gli attacchi reazionari hanno incluso l’interruzione fisica delle ore di storia delle drag queen da parte dei Proud Boys e dei gruppi di teppisti dell’alt-right; il panico generato dai media conservatori intorno ai bagni e alla partecipazione delle donne e delle ragazze trans allo sport; le leggi distopiche delle legislature del Texas, della Florida e di altri Stati dominati dai repubblicani che autorizzano un attacco su larga scala al diritto fondamentale delle giovani persone trans di esistere e alle loro famiglie che le sostengono.
Questo è il contesto sociale dell’orrore e del massacro che si sono verificati in Colorado. Queste realtà sono interconnesse. Il Colorado è il risultato inevitabile di questo ecosistema politico alimentato dall’odio, e un presagio del terrore e della violenza proto-fascista che deve ancora arrivare.
Come spiega Eric Maroney, la crescente visibilità delle persone trans e queer nella società, insieme al femminismo e all’aumento del potere sociale delle donne al di fuori delle mura domestiche, sono diventati la nuova ossessione dell’alt-right e il capro espiatorio di tutta una serie di ansie economiche prodotte dalla ristrutturazione e dalla deregolamentazione del capitalismo neoliberista. Per quattro decenni, la classe capitalista americana e i suoi rappresentanti politici bipartisan al governo hanno condotto una guerra di classe unilaterale. La privatizzazione delle risorse pubbliche da parte delle imprese, decenni di austerità, la distruzione dei sindacati, la ristrutturazione industriale e l’automazione hanno distrutto il potere del lavoro sindacalizzato, decimando la limitata rete di sicurezza sociale e le opportunità economiche che esistevano per la classe operaia e per i poveri, una dinamica che si è accentuata per i lavoratori non bianchi (nel testo originale: “Black and Brown workers”, ndt)
Uno sguardo superficiale alle città che punteggiano le aree industriali dimenticate dell’America, illustrano un incubo vivente per intere regioni abbandonate dalle élite economiche del Paese e dalla loro classe politica. Vediamo la crescita dell’incarcerazione di massa, i lavoratori e le lavoratrici definitivamente espulsi/e dal mercato del lavoro, una crisi degli oppioidi fuori controllo e un crescente tasso di mortalità causato dalla tossicodipendenza, dall’alcolismo e dal suicidio, mentre le persone lottano per affrontare il trauma della dislocazione economica e sociale. Il dolore e la sofferenza delle comunità dei lavoratori e delle lavoratrici sono reali e misurabili, anche per le famiglie bianche. Questo è il panorama sociale in cui convergono elementi tradizionali conservatori, alt-right ed esplicitamente fascisti nel riprodurre un ecosistema politico contraddittorio di nazionalismo estremo e pseudo-populismo, razzismo xenofobo e valori tradizionali etero-patriarcali – e con esso l’ascesa del terrorismo di estrema destra.
Il ritratto di un terrorista
[Ndt: Nel testo in inglese, per Anderson Lee Aldrich vengono utilizzati i pronomi they/them, una formula difficilmente traducibile in italiano anche usando le opportune perifrasi. Dopo una ricerca online, abbiamo scoperto che l’avvocato di Anderson Lee Aldrich ha usato i pronomi al maschile nella difesa dell’assistito, per cui abbiamo deciso di utilizzare il genere maschile nella traduzione quando non è stata possibile una perifrasi]
Solo ora cominciano a emergere maggiori informazioni, ancora limitate e parziali, su Anderson Lee Aldrich e sulla sua furia alimentata dall’odio. (Aldrich dichiara di identificarsi come non-binary, anche se si ipotizza che questo sia uno stratagemma del suo team di difesa per evitare le accuse di crimini d’odio). Alcuni fatti sono chiari. Aldrich è cresciuto in una famiglia profondamente colpita da dipendenze, malattie mentali, abusi fisici e insicurezza economica. Il padre è un ex lottatore di MMA diventato attore porno, dipendente dalle metanfetamine. Il padre di Aldrich era violento e abusante, il che ha portato al divorzio e gli ha fatto perdere la custodia di Aldrich quando era ancora un bambino. In un’intervista rilasciata dopo la sparatoria di sabato, il padre di Aldrich si è lasciato andare a una bizzarra sfuriata omofoba. Nel frattempo, la madre di Aldrich ha lottato contro l’abuso di sostanze e la malattia mentale. Ha perso la custodia di Aldrich quando era un adolescente. Aldrich andò a vivere con la nonna, un’esperienza tumultuosa; è stato vittima di bullismo a scuola e online per il peso e la condizione socioeconomica. L’anno scorso, Aldrich ha rapito la nonna e ha lanciato un allarme bomba, seguito da uno stallo armato con la polizia. Sebbene sia stato preso in custodia, non è stata formulata alcuna accusa, consentendogli di acquistare legalmente un fucile d’assalto l’anno successivo.
Aldrich proviene da una famiglia conservatrice e intrisa di politica reazionaria. Il nonno, Randy Vopel, è un deputato di destra della California, fanatico di Trump e repubblicano MAGA (Make American Great Again). Difende apertamente l’insurrezione del Campidoglio di Gennaio, promuove il negazionismo del COVID, sostiene che i risultati delle elezioni siano stati fraudolenti, si oppone con veemenza al movimento Black Lives Matter e sostiene con forza le leggi anti-LGBTQ che si oppongono ai programmi di studio inclusivi per le persone queer nelle scuole e all’accesso delle giovani persone trans all’uso degli ormoni e alla partecipazione agli sport. Anche in attesa di una più chiara delucidazione delle motivazioni di Aldrich, la comprensione dell’ambiente familiare e del contesto politico del Paese aiuta ad illuminare l’ecosistema di idee reazionarie che hanno preparato il terreno per le sue violente atrocità.
Il trumpismo è caratterizzato da una nauseante miscela di nazionalismo economico, bigottismo razzista e xenofobo, violenza reazionaria dello Stato e dei giustizieri. Si tratta di un’alleanza politica tra settori del capitale e della piccola borghesia, il cui progetto è quello di ripristinare un senso di vitalità nazionalista, etero-normativo e suprematista bianco di fronte alla mobilità verso il basso, al declino del potere imperiale all’estero e alla stagnazione economica in patria. Il femminismo e le persone LGBTQ che non si conformano ai sistemi tradizionali di regolamentazione del genere sono diffamati per aver eroso la struttura della famiglia nucleare. A loro volta, vengono incolpati del declino economico globale dell’America. Il capitale non è in grado di portare avanti da solo questo progetto di intensificazione del dominio di classe e di aumento dello sfruttamento. Si rivolge quindi a una generazione di giovani bianchi profondamente alienati, per lo più uomini provenienti da famiglie della piccola borghesia e della classe operaia in declino, le cui vite familiari sono state spezzate dal crollo del pavimento finanziario sotto i loro piedi. Questi giovani scontenti diventano un pubblico primario per la retorica reazionaria dell’estrema destra, che cerca di reindirizzare la legittima amarezza e la rabbia per le ingiustizie della nostra società sulle persone queer e trans, sugli immigrati e sulle persone di colore, capro espiatorio per le devastazioni del capitalismo neoliberista di cui non hanno colpa.
Ritrovare la speranza
Nel frattempo, poco prima della carneficina del fine settimana, la Gay Inc1 festeggiava a Wall Street la trasformazione in società per azioni di Grindr, la popolare app di dating e incontri per uomini gay, bi e queer. Ci si aspettano indignazione e discorsi infuocati da parte dei gruppi LGBTQ mainstream all’indomani della sparatoria in Colorado, ma la loro strategia rimarrà invariata. Gruppi come la “Human Rights Campaign” e la “National LGBTQ Task Force” verseranno inevitabilmente milioni di dollari in campagne politiche per politici democratici che faranno il minimo indispensabile in azioni performative, proclami vuoti e proposte di legge che non hanno alcuna possibilità di passare al Congresso senza pressioni esterne.
La maggior parte degli autoproclamati “leader di movimento” trans e queer, lungi dal costruire un qualsiasi tipo di movimento partecipativo di base, sono presi dalla costruzione del proprio marchio sui social media, impantanati in un mix di moralismo presuntuoso e politica identitaria della classe media sfruttata per promuovere la propria agenda personale. Siamo a soli due anni dalla più grande ribellione antirazzista del Paese degli ultimi decenni, in cui innumerevoli attivist* online hanno creato personalità radicali su Instagram, per poi sfruttarle per ottenere sponsorizzazioni aziendali e contratti editoriali lucrosi. Sebbene il modello di business e la struttura unica delle piattaforme di social media contribuiscano a questa tendenza, i movimenti sociali hanno sempre incontrato le pressioni della cooptazione aziendale e del carrierismo della classe media. Quando le lotte si affievoliscono e le proteste di massa e la militanza si esauriscono, gli orizzonti delle possibilità si restringono, generando una tendenza verso un maggiore accomodamento piuttosto che verso il confronto.
Esiste un mondo di Organizzazioni Non-Governative LGBTQ, molte delle quali forniscono servizi diretti cruciali e significativi ai membri più vulnerabili della nostra comunità, servizi che sono completamente inesistenti da parte dello Stato. Ma questi gruppi devono affrontare seri ostacoli strutturali per avviare un’organizzazione militante e dirompente, operando all’interno di un sistema in cui sono costretti a competere per ottenere sponsorizzazioni aziendali e sovvenzioni governative che alimentano il loro lavoro. Questo crea inevitabili pressioni per acquietarsi e contenere la loro organizzazione entro i limiti dei quadri giuridici accettati dal capitalismo.
L’efferata violenza mostrata nella furia di Aldrich, alimentata dall’odio, a Colorado Springs è un chiaro e crudo promemoria della minaccia pericolosa e letale che l’odierna estrema destra continua a rappresentare per le persone trans e queer e per chiunque viva al di fuori dei confini sessuali e di genere imposti dal capitalismo. L’urgenza di far nascere un movimento LGBTQ militante, di base e partecipativo è chiara e presente. Abbiamo bisogno di un movimento che aiuti a costruire un potere di massa tra le persone queer comuni e della classe operaia e i nostri alleati, che si impegni in un’azione sociale dirompente e che alimenti reti di attivisti democratici e strutture di resistenza e dissenso collettivo. Il nostro movimento deve mettere in evidenza l’intersezione delle nostre lotte, integrando classe, razza, genere e sessualità in una visione radicale, antirazzista, femminista ed emancipatrice della liberazione collettiva dal capitalismo e dai suoi sistemi di oppressione interconnessi. Il bisogno urgente di una sinistra che sappia parlare alla disperazione e alla rabbia dei lavoratori e delle lavoratrici le cui vite sono state sconvolte dalle devastazioni del capitalismo neoliberista è tutto intorno a noi. Il nostro compito è quello di lanciare una sfida radicale, fondata sulla solidarietà, all’agenda dell’estrema destra fatta di capri espiatori e bigottismo.
Un tale movimento di trasformazione sarebbe idealmente fondato sulla solidarietà, sottolineando la natura comune e condivisa delle nostre battaglie e la capacità di trasformazione politica della gente comune. Ci deve essere la volontà di impegnarsi pazientemente e di dare per scontate le migliori intenzioni, di riflettere, ascoltare e crescere in comunità gli uni con gli altri. Viviamo in una società profondamente diseguale, dove l’ideologia borghese e la competizione della vita quotidiana sotto il capitalismo definiscono il modo in cui le persone della classe operaia comprendono e danno senso al mondo e si relazionano tra loro. Senza l’influenza di una sinistra organizzata che contrasti queste pressioni, è inevitabile che la maggior parte delle persone interiorizzi le caratteristiche ideologiche del sistema. Quando una persona sceglie di rifiutare queste idee e di unirsi ai nostri movimenti, merita di essere accolta come un* compagn* di lotta, non trattata con sospetto e ostilità. Il nostro schieramento si trova ad affrontare sfide immense per le quali nessuna singola persona, organizzazione o categoria identitaria possiede di default tutte le risposte. Vincere richiederà la volontà di imparare dalle esperienze e dai contributi degli altri e l’impegno al dibattito e al dialogo tra compagn*.
Sono stati il coraggio e l’eroismo di persone comuni a impedire che la follia omicida al Club Q si aggravasse ulteriormente. Richard Fierro, un veterano etero dell’Iraq e dell’Afghanistan, per la prima volta in un bar gay per sostenere la figlia e i suoi amici, ha messo a repentaglio la sua vita per affrontare e sottomettere Aldrich pochi secondi dopo che questi aveva aperto il fuoco. Una donna trans ha aiutato Fierro a trattenere l’assassino di massa colpendolo con i tacchi in faccia. Nessuno verrà a salvarci: non i Democratici, per quanto “progressisti”, non la “Human Rights Campaign”, non il prossimo influencer emergente di TikTok e sicuramente non gli amministratori delegati del capitalismo arcobaleno. La nostra emancipazione collettiva, la sicurezza della nostra comunità, la nostra volontà di lottare, combattere e conquistare un futuro liberato: questo starà a noi.
Nota del Gruppo Anarchico Galatea
1. Ndt modo di dire che indica quella parte della comunità gay/queer che è d’accordo con logiche aziendaliste e le sostiene. L’espressione è divenuta celebre grazie al saggio “Gay, Inc.: The Non profitization of queer politics”. Si tratta di un esempio di rainbow/queer washing utilizzato dalle grandi aziende per attirare una nuova fascia di mercato. Per fare un esempio nostrano, possiamo pensare alla Coop che se da una parte conduce campagne pubblicitarie pro-pride, dall’altra è responsabile dello sfruttamento della forza lavoro nei magazzini e nella logistica.