L’acqua vale più di tutto

di Karina Ocampo, 15 Novembre 2022

Tradotto da Federica per il Gruppo Anarchico Galatea

La piazza di Andalgalá (Catamarca) ospita il tipico cartellone a grandi lettere per le foto dei turisti. Chi arriva per la prima volta in primavera, è probabile che si stupisca della diversità di colori che vanno dai verdi intensi allo splendido viola delle jacarande.

Qualche settimana fa, questa stessa piazza si è riempita di persone che sono arrivate da altri territori per accompagnare la camminata n. 664 e la resistenza contro la mega-miniera al festival “Puentes de Agua” che ha riunito musicisti, attivisti, organizzazioni e persone autoconvocate.

In questa terra dove cotogne e pesche crescono ancora al sole, in piena crisi idrica, la storia racconta che l’Assemblea “El Algarrobo” nacque tredici anni fa nella zona di Chaquiago per fermare l’avanzata del progetto “Agua Rica”. Ma bisogna tornare indietro di qualche anno, quando nel 1997 aprì i battenti il giacimento La Alumbrera, nel dipartimento di Belén, per estrarre rame, oro e molibdeno. [I proprietari del giacimento] avevano promesso di portare progresso e prosperità a Catamarca; invece hanno trasformato il paesaggio, lasciando [la popolazione locale] con gravi problemi ambientali. La modifica del “Codice minerario” durante l’amministrazione di Menem ha posto nelle mani delle province la decisione sulla proprietà dei diritti di sfruttamento e ha consentito alle società private di entrare come soci azionisti. Al governo della provincia di Catamarca e all’Università di Tucumán — Yacimientos Mineros de Agua de Dionisio (YMAD)— si sono aggiunti capitali stranieri incoraggiati dai benefici che lo Stato argentino offriva loro, come un basso canone [d’affitto] minerario e stabilità fiscale per trent’anni.

Più di venticinque anni dopo, la provincia detiene il record di povertà e indigenza e si colloca al quarto posto nella media nazionale secondo l’Indagine permanente sulle famiglie (Encuesta Permanente de Hogares (INDEC))

Attraverso l’influente giornale locale “El Ancasti”, è stato annunciato nel 2021 che nella prima fase dell’esplorazione si sarebbero creati 50 nuovi posti di lavoro ad Andalgalá attraverso le società appaltatrici, tra cui giovani professionisti laureati all’Università di Catamarca (UNCA) come geologi e archeologi.  L’investimento in benefici, servizi e stipendi, in questa fase, sarebbe stato di oltre 1300 milioni di pesos per Catamarca. La proiezione è ambiziosa. In un’intervista al dirigente della canadese “Yamana”, Nicolás Bareta, condotta da Ámbito e diffuso da InfoMara, si prevede una investimento in edilizia di 2.996 milioni di dollari fino al 2026 con oltre 3.500 nuovi posti di lavoro e 1.098 milioni di dollari in più durante lo sfruttamento con altre 1.000 persone assunte permanentemente. Il 90% del personale [assunto, secondo questi obiettivi, sarà] locale. A livello nazionale, [il progetto estrattivo] dovrebbe rappresentare il 23% delle esportazioni totali nel 2027 e il 13% nell’arco di tre decenni.

I numeri cambiano a seconda delle fonti. Nel libro “15 mitos y realidades de la minería transnacional en la Argentina” (2011) di Voces Colectivas, si racconta che nel 1993 la propaganda del governo prevedeva la creazione di 10.000 posti di lavoro per l’impiego diretto presso la “Minera Alumbrera” e che sono stati creati 4.000 posti di lavoro durante la fase di costruzione della miniera, secondo la Camera argentina degli imprenditori minerari (Cámara Argentina de Empresarios Mineros (CAEM)). Tuttavia, uno studio dell’Università Nazionale di San Martín ha chiarito che l’impiego effettivo é stato di 831, 795 e 894 posti di lavoro rispettivamente negli anni 2000, 2001 e 2002. E secondo l’azienda, 1.800 dipendenti sono stati impiegati nell’industria mineraria: 800 assunti direttamente e 1.000 con appalto. Pertanto, il tasso di occupazione nel settore minerario durante questo periodo era stato solo dello 0,8% (censimento nazionale 2001) dell’occupazione totale nella provincia di Catamarca.

I residenti consultati affermano che il progetto sta avanzando “senza licenza sociale” con la collusione del governo provinciale di Raúl Jalil, membro del “Frente para la Victoria”, e che esiste una “dittatura mineraria” capace di mettere a tacere le critiche, comprare le persone e usare, quando tutto il resto fallisce, la repressione sia della polizia provinciale che dell’esercito. È quanto denuncia la giornalista Ana Chayle. Dall’Assemblea accusano lo Stato di essere responsabile della soppressione dei diritti umani fondamentali, che comprendono l’accesso ad un ambiente sano e all’acqua – diventato un bene sempre più scarso e contaminato dall’uso di prodotti chimici ed esplosivi. Nelle mega miniere, l’uso di milioni di litri d’acqua è inevitabile per trasportare i minerali e lavare la roccia. “Minera Alumbrera” ha un permesso di estrazione dell’acqua di 1.100 litri al secondo. Per la prima fase del progetto “Agua Rica”, noto come MARA (Agua Rica-Alumbre), la società è stata autorizzata a utilizzare 20.000 litri di acqua del fiume Minas al giorno per un anno in cambio di un canone annuale minerario di 3.650 dollari.

Il progetto MARA è tre volte più grande di La Alumbrera e ha come appaltatori principali le società “Yamana Gold”, “Glencore” e “Newmont” per l’estrazione di rame, oro e argento. Sul web si annuncia che “non è necessario costruire una nuova infrastruttura, il che lo rende unico per le sue dimensioni.” Non è necessario costruire strade, linee elettriche, oleodotti o linee ferroviarie, a differenza di altri progetti. Ciò significa che l’impatto ambientale aggiuntivo è minimo e che i rischi per l’implementazione e le comunità sono minori.

L’affermazione è facile da verificare. A metà Ottobre, i giornalisti indipendenti insieme ai residenti della città di Choya sono saliti sulla Sierra del Aconquija; da lì hanno potuto registrare lo stato dei lavori. Anche se il progetto sfrutta parte dell’infrastruttura di La Alumbrera – la quale ha concluso le sue attività nel 2018 -, l’esplorazione e lo sfruttamento hanno occupato nuovi territori nella stessa montagna, aprendo sentieri, allestendo transenne e concentrando una presenza di polizia nel campo aziendale dove già si trovavano i dipendenti del progetto.

Il movimento delle trivelle nella montagna durante il 2021 è stato l’allarme che ha provocato fervore tra la popolazione. Anche se ancora in isolamento a causa della pandemia, il conflitto ha aperto un nuovo capitolo oltre alle proteste pacifiche di ogni sabato. La mobilitazione del 10 Aprile si è conclusa con l’incendio di un ufficio di Agua Rica, un’area liberata per diverse ore, con il sospetto della presenza di infiltrati, raid e una dozzina di arresti “illegali e arbitrari” che includevano torture denunciate dagli stessi residenti.

Il 30 Maggio hanno arrestato Enzo Brizuela, un membro dell’assemblea, per disobbedienza giudiziaria e presunte minacce, che ha tenuto uno sciopero della fame per 9 giorni protestando contro le irregolarità processuali, mentre Aldo Flores, 73 anni, è stato ricoverato in ospedale dopo aver avuto un attacco di cuore nel bel mezzo della sua testimonianza giudiziaria.

Con circa 100 residenti denunciati, negli anni si sono accumulate anche denunce e cause. Dalla prima grande repressione del 2010, da cui hanno avuto origine “le camminate della vita”, con una storica riunione popolare il conflitto si divide tra la sfera giuridica e le forze disomogenee nei territori.

Zona di sacrificio

Lo Stato provinciale annuncia con orgoglio che “la miniera di Catamarca” è un’opportunità di investimento. Pertanto, invita a sfruttare il suo “grande potenziale geologico e i suoi giacimenti di livello mondiale”. Il principale produttore di litio del Paese, con il progetto Fénix, offre opzioni per tutti i gusti: minerali metalliferi, minerali non metalliferi, rocce e pietre industriali come la rodocrosite, che ha il suo principale giacimento nelle Minas Capillitas. Il legame tra imprese, comunità e Stato, che appare trasparente nelle reti, in realtà viene messo in discussione. Silvina Reguera, insegnante e membro di Algarrobo, ha denunciato che la “pseudo-consultazione che lo Stato di Catamarca ha realizzato con la popolazione di Andalgalá è consistita in 15 minuti in cui i residenti hanno potuto leggere le 2700 pagine della Valutazione d’Impatto Ambientale che il Ministero delle Miniere della Provincia ha realizzato attraverso il Rapporto d’Impatto presentato dalla compagnia “Agua Rica” per la fase avanzata di esplorazione”. 

L’avvocata Mariana Katz, del “Servizio di Pace e Giustizia” (Servicio Paz y Justicia (SERPAJ)), un’organizzazione che segue i residenti di Andalgalá dal 2006, ha corroborato e sottolineato le leggi che vengono violate. Oltre all’articolo 41 della Costituzione – il diritto ad un ambiente sano – e alla Legge Generale sull’Ambiente 25.675, vi è anche la violazione della legge nazionale sui ghiacciai perché si trovano in una zona periglaciale dei Nevados del Aconquija, secondo i dati dell’agenzia argentina Istituto di Nivologia, Glaciologia e Scienze Ambientali (Instituto Argentino de Nivología, Glaciología y Ciencias Ambientales (IANIGLA)). La Sentenza della Corte Suprema di Giustizia della Nazione del 2016 ha accolto il ricorso di “Sergio Martínez e altri” contro “Agua Rica LLC Succ. Argentina”, dopo due accampamenti organizzati dai residenti, accompagnati dalle organizzazioni sociali, davanti all’entrata del massimo tribunale di Buenos Aires. La sentenza riconosce il diritto ad un ambiente salubre e determina la sospensione dei lavori. Inoltre [il tribunale riconosce la] violazione dell’ordinanza 029/2016, frutto della lotta della popolazione, che vieta l’attività di estrazione di metalli a cielo aperto o in galleria nel bacino superiore del fiume Andalgalá. Nel 2020 lo Stato provinciale l’ha dichiarata incostituzionale, mentre la società ha impugnato tale ordinanza per aver violato il proprio diritto alla libertà di impresa. Quest’ultimo è stato, a sua volta, impugnato dal comune e dal comune di Andalgalá, per cui i lavori dovrebbero essere sospesi fino alla risoluzione del conflitto.

La proposta di Catamarca, con l’accordo esplicito dello Stato Nazionale, è chiara: la società mineraria statale “Catamarca Minera y Energética Sociedad del Estado” (CAMYEN), cerca soci investitori per attività minerarie. Il costo socio-ambientale è minimizzato e nascosto, denuncia l’Assemblea di Fiambalá, come è successo con la compagnia cinese Liex Zijin, il cui impianto pilota è stato chiuso il 1° Novembre dalla polizia mineraria senza dare informazioni ufficiali.

Dai Popoli Catamarqueños in Resistenza e Autodeterminati (Agua Pucara) sono state diffuse informazioni su possibili irregolarità nella gestione dei rifiuti chimici e nelle norme di sicurezza e igiene, mentre i suoi abitanti hanno sofferto di febbre, vomito e dolori muscolari a causa dell’acqua contaminata. Come se non bastasse, l’azienda aveva denunce per sfruttamento e precarietà dei suoi lavoratori.

Il 9 Novembre si è tenuta alla Camera dei Deputati della Nazione una esposizione sulla situazione attuale delle miniere. Franco Mignacco, della Camera degli imprenditori minerari argentini, ha parlato delle potenzialità del Paese e ha descritto alcuni dei tredici progetti minerari in produzione. Ha detto che il paese è in una “fase di maturazione”, citando il Cile e il Perù come riferimento in termini di espansione dei progetti.

Zona di sacrificio”, è così che gli abitanti colpiti chiamano Catamarca. La comunicazione ufficiale del MARA è che è in corso una “esplorazione avanzata” per determinare dove si trovano i metalli da estrarre; ma questi lavori precedenti allo sfruttamento hanno causato problemi di salute anche nella città di Choya, a 20 chilometri da Andalgalá, che è rifornita dalle acque dei fiumi della collina Aconquija. Nel mese di Gennaio, bambini e adulti sono stati colpiti da coliche e diarrea.

Raúl Barrionuevo, 74 anni, è uno dei residenti più attivi, la sua cecità non gli impedisce di essere presente ad ogni mobilitazione. Dice che quando si è consultato per questo problema in ospedale, un medico gli ha consigliato di non bere acqua corrente poiché c’erano diversi casi come il suo. Il consiglio [che Barrionuevo aveva ricevuto] è coinciso con l’inizio dei lavori a 3500 metri di altitudine, vicino alle sorgenti del fiume Choya.

La risposta [contro il progetto minerario] è stata quella di mettere in atto delle forze per bloccare il passaggio del carburante, un “taglio selettivo” che significava lasciar passare i dipendenti e impedendo l’avanzamento dei lavori. Quella che sembrava una buona idea ha funzionato solo per un po’, perché la stessa procedura repressiva è stata attuata anche ad alta quota.

Le crepe aperte

Ximena Sinchicay è una giovane attivista di Choya, un piccolo paese di 400 abitanti nel dipartimento di Andalgalá. Lì possono stare diversi giorni senza acqua:

E se l’acqua scende, non abbiamo acqua potabile da bere. Ti fa sentire a disagio perché quando scende, scende sporca. Prima, quando le strade non c’erano, l’acqua veniva giù a pioggia e in due giorni era pulita. Oggi l’acqua è sporca per circa un mese ed è rossa a causa delle perforazioni. Non si può bere, non si può fare il bagno. Così comprano delle taniche, le riempiono e poi fanno bollire l’acqua; ma non è sufficiente. L’azienda si è occupata di coprire gran parte del canale dell’acqua, ha costruito anche una galleria di filtraggio per coprire un po’ tutto quello che potrebbe scendere dall’alto. Ma ciò non impedisce ai minerali di passare comunque. C’è sempre meno vita su quella terra. Perché prima, dove c’era acqua, c’erano zanzare, farfalle, animali. E se si guarda al fiume Minas, non ce ne sono. O perché se ne vanno o perché muoiono.”

Il 7 Aprile era il suo 25° compleanno e sapeva che un gruppo di ragazzi era già sulla collina. Invece di trascorrerlo con la sua famiglia, ha deciso di sostenere il boicottaggio andando con l’assemblea di Aguas Claras. L’accampamento è stato un test, all’inizio non avevano nulla ma hanno cominciato ad attrezzarsi: materassi, teli spessi, viveri, una pompa dell’acqua. Hanno ricevuto donazioni, solidarietà da altre regioni. In alta quota tutto diventa estremo. Il vento, la temperatura: il sole cocente, il freddo sottozero di notte. Quando è gelido, piovoso o nevoso, la salita in montagna diventa più difficile. Alcuni sono diventati esperti nella gestione dei veicoli. Con l’osservazione imparavano i turni, il movimento degli impiegati. Ogni quindici giorni c’è un ricambio, quindi il numero degli agenti di polizia aumenta. Ciò rende più probabile la repressione.

Quello che è successo il 3 Maggio è stato registrato, non solo nella memoria di chi c’era, ma anche in un video che è circolato su Internet ed è stato girato dalla stessa Ximena. Si vede un gruppo di agenti di polizia affrontare un uomo che si trova di fronte a loro e cade a terra. È Raúl Barrionuevo. La polizia continua la sua marcia e riesce a calpestarlo. Grida loro di fermarsi. Poco dopo, è stata convocata dal procuratore Martín Camps per testimoniare, con l’accusa di aver lanciato pietre contro i camion. Per dimostrare la sua innocenza, ha mostrato loro che stava filmando. Hanno trattenuto il suo cellulare e non glielo hanno mai restituito. Lo stesso procuratore è stato preso di mira per aver assunto l’incarico senza aver presentato domanda di partecipazione al concorso o senza averne i requisiti.

Choya contiene crepe come la collina.

Nel villaggio eravamo in tanti e ora siamo in pochi, la compagnia mineraria ha aperto dei posti di lavoro ed è stato triste perché i miei colleghi se ne sono andati per necessità. E li manipolano perché li fanno andare alle riunioni, li fotografano, li fanno parlare, dicono che hanno già una licenza sociale. È molto evidente il giochetto che stanno facendo.”

C’è chi passa dall’altra parte e chi resta in silenzio. Quelli che prima condividevano le sue uscite, ora non le parlano più. Ximena ha studiato infermieristica ma non riesce a trovare lavoro, è segnata. Sa di poter contare sul sostegno incondizionato della sua famiglia, del fratello che studia legge e della madre che partecipa alle attività dell’Assemblea Choya. Una volta quella madre scese dalla collina al villaggio per mettere su famiglia. Oggi tocca a Ximena fare la mossa opposta e salire sulla collina per difenderla. “Mi hanno segnata e mi è costato molto, ma ora non più. So che devo essere prudente, ma non starò zitta, perché è questo che vogliono: tenerci in silenzio. E questo significa anche che l’altra persona non capisce cosa stiamo passando. Se non salgo e non documento nessuno, non vedranno cosa sta succedendo.”

Gli attacchi sistematici mirano a togliere forza alla resistenza, sia sotto che sopra la collina. Prima della festa di Puentes de Agua, quando non c’erano, rubavano quello che avevano nell’accampamento.

Hanno tolto tutto ciò che ci copriva moderatamente dal vento e dalla pioggia. Nessuno va più lassù, è meglio non esporli, quando li chiamo e dico “non hai visto?” Per rompere, per rubare tutto, avevano bisogno di camion, perché c’erano due serbatoi d’acqua, i tetti erano pesanti teloni di camion; dovevano toglierli perché erano ben legati, perché non potessero essere spazzati via dal vento. Hanno persino tolto i forni che avevamo costruito con grandi lattine. Hanno dovuto farlo con un camion e fare diversi viaggi. Mi dirai ancora che non hai visto nulla?”

Come nella storia dei porcellini, l’idea è quella di costruire un luogo migliore, più forte, più resistente.

Penso che sia una questione di convinzione e di amore per le proprie radici e la propria terra. Insomma, non si può comprare nulla. È il nostro territorio, è qui che sono nata, è qui che sono cresciuta. Come può venire qui una multinazionale che non capisce nemmeno la cultura? Non so, un’alba a Choya, un’estate a Choya, mettere i piedi nel canale, chi può capire? […]”

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