Proteste e scioperi nelle prigioni dell’Alabama – 2

Alabama: i carcerati scioperano in massa

Traduzione dall’originale “Alabama prisoners wage massive strike

2 Ottobre. Al grido “Non contribuiremo più alla nostra oppressione”, migliaia di lavoratori carcerati del sistema penitenziario dell’Alabama hanno iniziato, il 26 Ottobre, uno sciopero di massa per protestare contro le condizioni brutali, i verdetti razzisti e lo sfruttamento lavorativo.

Circa 25.000 persone si trovano nelle 14 principali prigioni dello Stato. Lavorano per mantenere in vita le strutture – cucinare, pulire, produrre uniformi, fare riparazioni e lavori di attrezzature.

L’organizzazione dello sciopero è iniziata a Giugno attraverso il “Free Alabama Movement” (FAM), – all’interno delle carceri -, e il gruppo di difesa “Both Sides of the Wall”. [Secondo] questi gruppi circa l’80% delle persone nelle carceri dell’Alabama sono in sciopero. (New York Times, 28 Settembre)

Il primo giorno dello sciopero, “Both Sides of the Wall” ha tenuto una manifestazione composta da ex persone incarcerate, familiari e sostenitori davanti la sede del Dipartimento di Correzione dell’Alabama (ADOC) nella capitale dello Stato, Montgomery. Gli oratori hanno chiesto di migliorare l’assistenza medica e le condizioni carcerarie e di riformare le leggi sulla pena e sulla libertà vigilata.

In un comunicato stampa del 28 Settembre, il Dipartimento di Correzione dell’Alabama ha preso l’insolita iniziativa di confermare che c’era una “interruzione del lavoro” nella maggior parte delle prigioni. La dichiarazione dell’ADOC ha interrotto [il suo modus operandi] di negazione dei fatti – in questo caso l’azione politica dei prigionieri – e ha confermato la probabilità che la partecipazione sia stata diffusa.

Nel tentativo di interrompere lo sciopero, le autorità carcerarie hanno ridotto il cibo a pasti freddi, due volte al giorno; hanno fatto entrare in carcere quei detenuti in regime di rilascio per costringerli a lavorare e preparare il cibo. Lo Stato sta anche allestendo squadre antisommossa, secondo i messaggi del FAM:

“Giorno 5: Mentre lo storico sciopero delle carceri dell’Alabama si avvia verso gli ultimi giorni della sua prima settimana, sembra abbastanza chiaro che l’ADOC voglia la violenza. Nelle ultime 72 ore, l’ADOC ha iniziato a chiamare squadre antisommossa nelle prigioni in piena CERT [team di risposta alle emergenze correzionali], anche se gli scioperi dal lavoro rappresentano i periodi più tranquilli all’interno delle tormentate carceri dell’Alabama.”

Le richieste dei carcerati

Nel 2020, l’U.S. Department of Justice ha citato in giudizio lo Stato dell’Alabama sostenendo che le condizioni nelle prigioni maschili violino la Costituzione a causa della mancata protezione delle persone incarcerate dalla violenza tra i prigionieri stessi, dagli abusi sessuali, dall’uso eccessivo della forza da parte del personale e dal mancato mantenimento delle condizioni di sicurezza. Il rapporto ha rilevato che le principali prigioni dell’Alabama erano al 182% della capacità.

Le nove richieste emesse dai prigionieri in sciopero, attraverso il Free Alabama Movement, affrontano questi problemi e altro ancora, andando al cuore dell’ingiustizia razzista e classista perpetrata dallo Stato. (https://youtube.com/watch?v=E8_A2CLjiO4)

Una richiesta importante del FAM è quello di “abrogare immediatamente la legge sui delinquenti abituali.”

Questa legge punisce con l’ergastolo e senza condizionale un detenuto che abbia tre condanne per reati – anche se uno o più di questi sono vecchi di decenni o non sono reati violenti. Il 75% delle persone punite con questa orrenda pena in Alabama sono nere.(https://alabamasmartjustice.org/reports/hfoa)

Le richieste del FAM includono “criteri di libertà condizionale obbligatori e garantiti a tutte quelle persone idonee”, “un processo semplificato per le licenze mediche e la revisione processuale – con rilascio immediato – per gli anziani incarcerati” e “ripristinare i “good-time credit” [1] per tutte le condanne.”

Le altre richieste cercano di abrogare o modificare le leggi che prevedano l’applicazione di pregiudizi razzisti, come la presunta condanna, il “drive-by shooting” [2] o il minimo di 30 anni per la libertà vigilata per i delinquenti minorenni.

Il Board of Pardons and Paroles dell’Alabama non concede quasi nessun perdono; nella sua riunione del 28 Settembre, ha ascoltato 40 richieste e ne ha concesse solo tre. L’Alabama ha avuto il più alto tasso di morti in carcere a causa del COVID-19 negli Stati Uniti. (Brennan Center for Justice, Oct. 23, 2021)

Secondo Interrogating Justice, l’Alabama ha il sistema carcerario più pericoloso del paese. Il tasso medio di mortalità carceraria degli Stati Uniti nel 2018 era tra i 200 e i 300 morti ogni 100.000 detenuti. Il tasso di mortalità dello Stato era di oltre 600 morti ogni 100.000. Gli assalti fisici e sessuali erano alti. (https://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:EjXvefP_7tEJ:https://interrogatingjustice.org/https-interrogatingjustice-org-governmental-accountability/something-rotten-in-alabama-death-rampant-in-states-prisons/&client=firefox-b-lm&hl=it&gl=it&strip=1&vwsrc=0)

Ora l’Alabama prevede di mettere 400 milioni di dollari – quasi il 20% del suo finanziamento federale COVID-19 -, per la costruzione di due mega-prigioni maschili da 4.000 letti ciascuna. La governatrice Kay Ivey ha preso questa decisione dopo che la sua amministrazione repubblicana è stata ostacolata nel firmare i contratti con le società carcerarie private dalla comunità locale, dal Black Lives Matter e dall’organizzazione abolizionista.

Schiavitù dietro le mura della prigione
Oggi nelle prigioni dell’Alabama, il lavoro forzato, le condizioni disumanizzanti e il numero sproporzionato di neri sono la continuazione della schiavitù sotto un altro nome. Nelle lettere [provenienti] dall’interno [delle carceri], gli organizzatori incarcerati si firmano come “schiavi dell’Alabama” e dicono che lo sciopero è “una protesta contro la continua istituzione della neo-schiavitù” (https://wagingnonviolence.org/2022/09/alabama-prison-strike-over-neo-slavery-conditions-continues-amidst-claims-of-severe-crackdown/)

L’Alabama iniziò ad affittare le prigioni alle imprese private nel 1842. Con l’emancipazione delle persone ridotte in schiavitù nel 1865, lo Stato iniziò il “sistema di locazione dei detenuti”, progettato per ri-schiavizzare i neri, criminalizzandoli e vendendo il loro lavoro.

Questo sistema è continuato fino ad oggi in Alabama – e negli Stati Uniti in generale – perché è stato legalizzato dal 13º emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Questo permette ancora la “schiavitù” o la “servitù involontaria . . come punizione per il crimine di cui la parte è stata debitamente condannata.”

L’Alabama è uno dei soli sette Stati che non pagano le persone incarcerate per il loro lavoro, insieme ad Arkansas, Florida, Georgia, Mississippi, Carolina del Sud e Texas – tutti ex Stati della Confederazione.

Ribellione, resistenza, liberazione
Ma l’Alabama è la sede di una lunga storia di resistenza dei neri a qualsiasi forma di schiavitù: dalla rivolta incompiuta del 1864 a Troy – denominata da Herbert Aptheker come “l’ultima cospirazione degli schiavi” negli Stati Uniti -, all’organizzazione militante dei carcerati dell’Alabama dal 1969 fino alla fine degli anni ‘70. (“American Negro Slave Revolts”, p. 367)

Le condizioni nelle prigioni dell’Alabama di 50 anni fa erano le stesse di oggi: sovraffollamento, negazione di bisogni fondamentali come acqua potabile e utensili da cucina, violenza incontrollata e lunghi periodi di isolamento.

All’epoca i prigionieri si sono organizzati come “Inmates for Action” (IFA) e si sono impegnati nel bloccare i lavori e scioperare all’interno delle prigioni di Atmore e di Holman. L’IFA aveva anche condotto lezioni per i prigionieri sulla teoria rivoluzionaria e sulla storia nera. I leader dell’IFA Chagina (George Dobbins), Yukeena (Tommy Dotson) e Frank X. Moore sono stati uccisi in prigione, e la campagna “Justice for the Atmore-Holman Brothers” si è battuta per denunciare la complicità dello Stato nel loro omicidio. (https://search.freedomarchives.org/)

Questa linea di resistenza continua. Nell’aprile 2014 i membri del Free Alabama Movement hanno scioperato per chiedere salari per il lavoro carcerario non pagato – e che svolgevano per lo Stato -, e hanno organizzato un altro sciopero nel 2016. (“Alabama Prison Uprising”, Workers World, 24 Marzo 2016)

In “A Flicker Turns into a Flame”, il FAM ha dichiarato: “L’incarcerazione di massa, il sovraffollamento incarcerario incostituzionale e il trattamento disumano riguardano più l’economia che l’umanità delle persone… I numeri supportano la nostra tesi che il “DENARO” è il motivo e il fattore più importante per spiegare le politiche e le condizioni all’interno del Dipartimento Carcerario” (https://freealabamamovement.com)

I detenuti dell’Alabama continuano la lotta per porre fine alla schiavitù e ai lavori forzati. Si uniscono ad altre migliaia di lavoratori dell’Alabama – come i Brookwood United Mine Workers al loro secondo anno di sciopero e i lavoratori della Bessemer Amazon ancora in lotta per un sindacato – e miliardi di altri lavoratori in tutto il mondo, che combattono per la liberazione.

Nota dei traduttori
[1] Il “good-time credit” viene ottenuto attraverso la “buona condotta”, descritta dalla legge come “esemplare rispetto delle regole disciplinari dell’istituto correttivo”. Il “good-time credit” riduce il tempo effettivo trascorso dal detenuto sotto la custodia del Bureau of Prisons (BOP).
Fonte
https://famm.org/wp-content/uploads/faq-federal-good-time-credit.pdf
[2] All’inizio degli anni ’90 ci fu una massiccia protesta pubblica contro le “gang”. Così, il governo dello Stato nel 1992 approvò l’ “Act no. 92-601” che puniva l’omicidio commesso con un’arma letale da o contro un veicolo con la sentenza di morte o l’ergastolo senza libertà condizionale.
I commi – 16, 17 e 18 – sono stati inseriti nella sezione 13A-5-40 dell’articolo 2 “Pena di morte ed ergastolo senza condizionale”, Capitolo 5 “Punizioni e Sentenze”, “Codice Penale dello Stato dell’Alabama”.
Questi commi, nel corso degli ultimi 30 anni, sono stati interpretati a secondo delle circostanze e, soprattutto, applicati ai danni della popolazione afro-americana.
Fonti
https://freealabamamovement.wordpress.com/2015/02/07/race-based-justice-alabamas-enduring-legacy-to-keep-african-americans-in-servitude/
https://law.justia.com/codes/alabama/2021/title-13a/chapter-5/article-2/section-13a-5-40/

 

Lo sciopero dei detenuti in Alabama entra nella sua seconda settimana

Traduzione dall’originale “Alabama inmate strike enters its second week

Con il sostegno dell’organizzazione di difesa dei detenuti “Both Sides of the Wall”, le interruzioni del lavoro sono iniziate lunedì scorso e si sono rapidamente diffuse in tutte le carceri dello Stato. Il lavoro non retribuito dei detenuti viene utilizzato nelle carceri in settori come la lavanderia e il servizio di ristorazione e lo sciopero ha di fatto portato alla sospensione di alcune di queste funzioni. I detenuti hanno riferito che dall’inizio dello sciopero il personale del carcere si rifiuta di servire loro più di due pasti freddi al giorno.

Il Dipartimento di Correzione dell’Alabama (ADOC) non ha esitato a minimizzare il significato e le conseguenze dello sciopero. Alcune ore dopo che le testate giornalistiche dell’Alabama avevano riferito che lo sciopero fosse giunto alla sua seconda settimana, l’ADOC ha rilasciato dichiarazioni in cui affermava che la maggior parte dei detenuti dello Stato era tornata al lavoro. L’ADOC ha negatocategoricamente le informazioni secondo cui starebbe negando ai detenuti il cibo e le visite per ritorsione.

I detenuti non sono d’accordo. Il primo giorno di sciopero, i detenuti hanno riferito ai familiari di non aver ricevuto il pranzo oltre l’orario stabilito. Kelly Betts, portavoce dell’ADOC, ha replicato che i ritardi sono dovuti alle interruzioni del lavoro, ma che nessuno è stato privato del cibo. Nel corso dell’ultima settimana, i detenuti di diverse strutture si sono lamentati di aver ricevuto a volte solo un panino con la mortadella o una singola fetta di formaggio invece di un pasto completo.

Un detenuto ha scritto su Facebook la scorsa settimana: “Stanno cercando di farci morire di fame a Staton”, a proposito delle condizioni degli oltre 1.300 detenuti del penitenziario di Staton, a nord di Montgomery.

Un detenuto del penitenziario di Ventress, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha dichiarato al “Montgomery Advertiser” di aver sentito un capitano del carcere dire agli agenti: “Se non vogliono lavorare, fateli morire di fame.”

Altri detenuti hanno raccontato al “Montgomery Advertiser” che non si teneva conto dei detenuti con allergie o altre restrizioni dietetiche, lasciando che fossero i detenuti stessi a scegliere, proprio come avviene di solito per il servizio di ristorazione. L’ADOC ha messo tutte le carceri statali in isolamento, confinando i detenuti nelle loro celle o nei dormitori senza alcuna possibilità di movimento – i detenuti non possono recarsi allo spaccio per acquistare prodotti alimentari a prezzi eccessivi ed integrare, così, il cibo scadente [a loro dato]. Betts e l’ADOC hanno affermato che le razioni inadeguate non sono una rappresaglia orchestrata, ma sono solo il risultato delle interruzioni del lavoro. Poiché i detenuti rappresentano la quota maggiore del servizio di ristorazione carceraria, ha detto, l’ADOC è stato “costretto” a seguire quello che ha definito un “programma di vacanze” per i pasti.

Diyawn Caldwell, fondatrice del gruppo di difesa “Both Sides of the Wall”, ha ribattuto che l’ADOC è responsabile di garantire i pasti tre volte al giorno ai detenuti, indipendentemente dal fatto che scioperino o meno.

“I loro regolamenti dicono che devono essere nutriti tre volte al giorno, due delle quali con pasti caldi”, ha dichiarato ad AL.com. “E a causa della carenza di personale, li nutrono con il “programma delle vacanze”. Il che non dovrebbe essere un onere per i detenuti. È un onere del personale, perché è loro responsabilità assicurarsi che i detenuti siano nutriti.”

Shannon Barlow, detenuto presso il Limestone Correctional Facility nel nord dell’Alabama, ha dichiarato ai giornalisti della WBHM Public Radio: “Non c’è speranza, non c’è alcuna promessa di futuro, e in fondo siamo noi che abbiamo tenuto il soffitto sopra le nostre teste per tutti questi anni e ci siamo appena svegliati con la consapevolezza che tutto questo fosse sbagliato”.

Oltre a ridurre il servizio di ristorazione, l’ADOC ha cancellato le visite nei fine settimana, una mossa che secondo Caldwell non farà altro che alimentare il malcontento dei detenuti.

“Questi uomini/donne non vedono l’ora di vedere la propria famiglia. È l’unico contatto che hanno fisicamente con loro ed è per questo che molti di loro si tengono lontani dai guai. Molte famiglie si sono assentate dal lavoro, hanno pagato viaggi e alberghi in vista delle visite di questo fine settimana e le annullano bruscamente perché vogliono punire gli uomini/donne incarcerati/e solo perché hanno esercitato i diritti del 1° emendamento.”

“Stanno facendo esattamente quello che hanno fatto per tanto tempo, cioè cercare di mantenere il controllo attraverso la perdita dei privilegi per nessuna negligenza, le ritorsioni e la paura”, ha spiegato Caldwell ad AL.com.

I detenuti hanno elaborato otto richieste consegnate a “Both Sides of the Wall” prima dello sciopero: la garanzia della libertà condizionata per tutti i detenuti idonei, l’abrogazione della legge sui delinquenti abituali e l’applicazione retroattiva di leggi più flessibili sulle condanne, l’abolizione dell’ergastolo senza condizionale, la riduzione a 15 anni della pena massima di 30 anni per i minorenni autori di reati capitali, la revisione obbligatoria della libertà condizionata per tutti i detenuti che hanno scontato 25 o più anni di pena, un processo di revisione semplificato per il rilascio dei detenuti anziani e la creazione di un’unità per l’integrità delle condanne che indaghi su eventuali casi di condanne errate.

Secondo Caldwell, la forte riduzione delle libertà condizionali ha portato ad un inasprimento della disperazione che alimenta la violenza all’interno delle carceri.

“Non hanno via d’uscita… Perché sono seduti lì, tutti sono aggravati, sono agitati e il loro livello di tolleranza è molto basso. Hanno quindi bisogno di una speranza, di un incentivo e di una finestra per poter rientrare nella società. E fondamentalmente questo avviene attraverso la commissione per la libertà vigilata. Abbiamo bisogno di un po’ di sollievo”, ha detto Caldwell alla stampa.

Un detenuto del Fountain Correctional Facility di Atmore, in Alabama, ha dichiarato al Montgomery Advertiser: “State lavorando sul lavoro gratuito. Ma non ci lasciate andare. Non ci date la possibilità di essere rilasciati. Quindi qualcosa dovrà pur cambiare.”

Il commissario dell’ADOC Jon Hamm ha respinto le critiche sull’uso del lavoro non retribuito dei detenuti. Secondo lui, la maggior parte delle carceri si affida al lavoro dei detenuti per compiti essenziali come il servizio di ristorazione e la lavanderia. Tuttavia, l’Alabama è uno dei soli sette Stati – tutti nel profondo Sud – in cui ai detenuti viene negato un compenso anche solo nominale per il proprio lavoro.

La scorsa settimana, il governatore repubblicano Kay Ivey ha respinto le richieste dei detenuti definendole “assurde”. Secondo Ivey, due carceri da 4.000 posti letto, costruite con i fondi di soccorso per la pandemia, allevieranno le tensioni nelle prigioni; si prevede che saranno pronte ed occupate nel 2026.

Ha elogiato il Commissario Hamm per la sua gestione dello sciopero, affermando che “la situazione è sotto controllo… Tutto è ancora operativo, non ci sono interruzioni nei servizi essenziali. Abbiamo ancora le nostre due prigioni in costruzione, in modo da poter garantire meglio la sicurezza dei detenuti e dei lavoratori”.

Betts ha ripreso Ivey e ha affermato che i detenuti sanno che le loro richieste devono essere gestite attraverso le formulazioni di leggi – leggi che Ivey ha già denunciato come “sgradite in Alabama.”

L’ADOC funziona da tempo senza alcuna supervisione; i suoi abusi sui detenuti sono una miriade. L’agenzia si rifiuta di condividere il protocollo di iniezione letale dello Stato, anche dopo aver sbagliato numerose esecuzioni. Gli agenti di custodia si voltano dall’altra parte quando i detenuti vengono picchiati o aggrediti sessualmente dai loro compagni; questa violenza è una punizione aggiuntiva nell’arretrato sistema giudiziario penale dell’Alabama. Anche l’assistenza medica è pessima; le detenute incinte sono state costrette a lavorare in modo restrittivo.

Nel 2020, i prigionieri sono stati istruiti nel sottoscrivere i loro “Covid-19 stimulus check” governativi; sono stati invece destinati ai debiti e alle spese dei detenuti.

L’ADOC costringe i detenuti ad acquistare, a un prezzo elevato, beni di prima necessità come articoli da toilette e prodotti per l’igiene femminile; fondamentalmente, questo è un monopolio. I “Covid-19 stimulus check” avrebbero potuto alleviare la pressione di queste spese per i detenuti e le loro famiglie. Avrebbero anche potuto permettere ad alcuni detenuti di risparmiare in vista del loro rilascio.

Più recentemente, il trattamento riservato a Kastellio Vaughan, un detenuto del penitenziario di Staton, ha suscitato allarme a livello nazionale.

Giorni prima dello sciopero, la sorella di Vaughan, Kassie Vaughan, ha ricevuto un SMS contenente foto del fratello che appariva insensibile ed emaciato; “Chiama aiuto”, recitava il testo di accompagnamento. Vaughan era stato recentemente sottoposto a un intervento chirurgico per un’ostruzione intestinale; quando Kassie ha posto delle domande al personale del carcere, è stata inserita in una lista nera.

L’ADOC ha tergiversato, affermando da un lato che Vaughan aveva richiesto e ricevuto cure 11 diverse volte tra Luglio e Settembre; in seguito ha detto che aveva rifiutato le cure mediche. La sua famiglia sostiene che i documenti violano i diritti di Kastellio alla privacy sanciti dall’Health Insurance Portability and Accountability Act del 1996 (HIPAA).

In un post su Facebook del 4 ottobre, Kassie ha riferito che suo fratello stava meglio, ma che altri detenuti gli davano da mangiare e pulivano i pannolini che ha dovuto indossare dopo l’ostruzione.

Le carceri dello Stato sono talmente imbarazzanti che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, rappresentante del sistema giudiziario più draconiano del mondo industrializzato, ha citato in giudizio l’ADOC nel 2020. Non ci si può aspettare che il processo fissato per il 2024 porti l’ADOC a rendere conto del suo operato: ciò richiederà la mobilitazione dell’intera classe operaia per rovesciare il marcio sistema sociale ed economico, il capitalismo, che riempie le carceri dell’Alabama.

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