Sacco e Vanzetti

Copertina tratta da “L’Adunata dei Refrattari” del 13 Agosto 1927. In questo numero vengono pubblicati diversi articoli contro il governatore del Massachusetts, Fuller, e il giudice che condannò i due anarchici, Thayer. Dieci giorni dopo questa pubblicazione, i due anarchici vennero giustiziati.

 

Sacco e Vanzetti erano due anarchici attivi in molte lotte operaie: nel 1916, Nicola Sacco fu arrestato per aver partecipato ad una manifestazione in solidarietà con i lavoratori in sciopero nel Minnesota. Nello stesso anno partecipò a uno sciopero in una fabbrica di Plymouth, nel Massachusetts, dove conobbe Bartolomeo Vanzetti, uno dei principali organizzatori di quello sciopero.

Durante il primo conflitto mondiale, i due anarchici italiani si opposero attivamente alla guerra e scapparono in Messico per evitare la chiamata alle armi.

La grave povertà del dopoguerra fece sì che molti lavoratori fossero insoddisfatti dello status quo. Le autorità istituzionali, la borghesia e i mass media erano terrorizzati dal fatto che i lavoratori potessero seguire l’esempio della Rivoluzione russa e facevano di tutto per attaccare le teorie anarchiche e comuniste – bollandole come “antiamericane” e propaganda “rossa”.

Queste modalità esclusiviste politiche non erano di certo una novità negli Stati Uniti: l’Immigration Act del 1903 (chiamato anche “Anarchist exclusion Act) “era stata concepita principalmente per codificare la legge esistente [quella del 1891, ndt], anche se aumentò le classi di inammissibili, includendo gli epilettici, coloro che avevano avuto uno o più attacchi di pazzia a cinque anni dall’ingresso, i mendicanti, gli anarchici e gli importatori di donne che si prostituiscono.” (cit. Bill Ong Hing, “Defining America. Through Immigration Policy”, Temple University Press, Philadelphia, 2004, pag. 210)

Nel periodo in cui erano attivi Sacco e Vanzetti era stata aggiornata l’Immigration Act (1918) dove si “autorizzava l’esclusione e l’espulsione degli anarchici e di altre persone le cui attività erano “pregiudizievoli per l’interesse pubblico o avrebbero messo in pericolo il benessere o la sicurezza degli Stati Uniti”. (ibidem, pag. 210)

Questa ondata repressiva legalizzata portò, il 3 Maggio 1920, alla defenestrazione di Andrea Salsedo dal 14° piano del Dipartimento di Giustizia di New York.

In questo frangente, Sacco e Vanzetti, insieme ad altri compagni, convocarono immediatamente un incontro pubblico a Boston per protestare contro questo omicidio di Stato.

Mentre erano in giro a parlare con le persone, furono arrestati dalla polizia perché sospettati di “pericolose attività radicali”. Ben presto si ritrovarono accusati di una rapina avvenuta nell’aprile precedente, durante la quale erano state uccise due guardie di sicurezza.

Il processo si svolse nel giugno 1921 e durò sette settimane. L’accusa dello Stato contro i due anarchici era inesistente: dodici clienti di Vanzetti (che lavorava come venditore di pesce) testimoniarono che stava consegnando loro del pesce al momento del delitto; un funzionario del Consolato italiano a Boston testimoniò che Sacco si era visto con lui per un passaporto in quel periodo. Inoltre, un’altra persona confessò il crimine e disse che né Sacco né Vanzetti avevano nulla a che fare con esso.

Il giudice del caso, Webster Thayer, disse di Vanzetti:

Quest’uomo, anche se non ha commesso il crimine che gli è stato attribuito, è comunque moralmente colpevole, perché è un nemico delle nostre istituzioni esistenti”.

Un amico del presidente della giuria, un poliziotto in pensione, aveva affermato che secondo lui Sacco e Vanzetti potessero essere innocenti. Il presidente della giuria rispose “Che siano maledetti. Dovrebbero essere impiccati comunque”.

Dopo aver condannato a morte i due anarchici, il giudice si vantò con un amico: “Hai visto cosa ho fatto a quei bastardi anarchici l’altro giorno?

Non c’erano dubbi sul fatto che Sacco e Vanzetti fossero sotto processo per le loro convinzioni politiche.

I due trascorsero i successivi sei anni in prigione, mentre gli appelli per la revisione del loro processo e le richieste di grazia vennero respinti.

Il 23 agosto 1927, Sacco e Vanzetti furono giustiziati.

Lo Stato e la borghesia statunitense, dopo la morte di Salsedo, gli arresti e le deportazioni (come quella di Galleani) e le morti di Sacco e Vanzetti, aveva mandato un chiaro messaggio al movimento anarchico, socialista e operaio: se vi mettete contro di noi, verrete repressi e uccisi.

Lo Stato, quindi, ha mostrato quel che è realmente: il principale ed unico detentore della violenza, favorendo i privilegi di pochi e annichilendo tutto il resto.

Tentativi come il proclama d’assoluzione del 23 Agosto 1977 da parte dell’allora governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, o la strumentalizzazione che fossero stati uccisi perché italiani, palesa i tentativi di nascondere, revisionare e modellare a proprio piacimento queste due figure anarchiche ed un intero movimento di lotta contro lo sfruttamento capitalistico.

Per questo diciamo che la nostra Storia fatta di militanti, gruppi e lotte, non è di appannaggio di entità verticiste violente e privilegiate.

Se qualcosa ci ha trasmesso questa Storia è quella di andare avanti contro un modello dove l’ecosistema e l’individuo umano e non umano sono considerati merci.

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