Rompere l’impasse strategico. Ipotesi per la difesa dell’accesso all’aborto negli Stati Uniti

La sentenza Roe vs. Wade è stata rovesciata il 24 giugno di quest’anno.
Un esito simile era prevedibile, ed ormai si trattava di giorni perché ciò accadesse.
Bisogna ricordare, infatti, che il diritto all’aborto aveva già subito diverse restrizioni nei vari Stati federati ben prima del 2022. Ma una situazione del genere non arriva mai da sola. E quando arriva rappresenta solo la punta dell’iceberg di qualcosa di molto più grande.
Il rovesciamento della sentenza Roe vs Wade rappresenta la vittoria delle varie destre reazionarie: dai fondamentalisti cristiani ai vari fascisti o cripto tali, passando per l’alt right ed i vecchi arnesi del tradizionalismo americano.
La battaglia che si sta combattendo negli Stati Uniti è, da un lato, chi pensa che le identità sessuali di genere siano qualcosa di fisso ed immutabile (e non, invece, un prodotto culturale e sociale); dall’altro, chi sfida, in maniera e forme differenti, concezioni del genere.
In questo campo di battaglia, l’accesso o meno all’aborto gioca un ruolo fondamentale, non solo per quanto riguarda l’autodeterminazione dei corpi, ma perché, vista la situazione attuale, riduce le persone di sesso femminile a mere incubatrici.

In Italia abbiamo una situazione non troppo dissimile da quella statunitense; se la legge 194 ha portato alla legalizzazione delle pratiche interruttive di gravidanza, al contempo sono esplosi fenomeni come gli “obiettori di coscienza” e “l’intramoenia”, rendendo progressivamente costose le pratiche abortive.
A supportare questi due fenomeni sono partiti istituzionali (sia di destra che di sinistra), movimenti religiosi (specie cristiani) e associazioni di categoria legati all’ambiente sanitario.
Quel che si potrebbe prospettare, nel caso italiano, è un’accessibilità esclusivista all’IVG, in quanto i medici che praticano l’ivg intramoenia negli studi privati traggono un ricavo economico non indifferente (tra i 900 e i 1500 euro).

In ogni caso, il punto della questione è come i regimi democratici – non troppo dissimili da quelli fascisti, assolutistici e teocratici -, vogliano dettare legge sui corpi femminili, portando alla morte migliaia di donne.
Rompere questo schema reazionario e conservatore significa preservare la vita e la dignità delle persone, oltre che difenderne l’autodeterminazione.

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Traduzione dell’articolo “Breaking the Strategic Impasse. Time for Mass Struggle in Defense of Reproductive Rights”

È tempo di una lotta di massa in difesa dei diritti riproduttivi

Siamo a un punto di svolta nella lotta per la difesa dei diritti all’aborto. Il leak sulla bozza di sentenza della Corte Suprema minaccia di rovesciare la sentenza Roe contro Wade. Se e quando sarà promulgata, quasi la metà degli Stati Uniti sarà pronta a criminalizzare l’aborto. Questa decisione è un attacco a molto più che ai diritti dell’aborto; la sua logica apre la porta ad attacchi alla contraccezione, ai matrimoni gay, ai diritti delle persone trans e a molte altre riforme conquistate dalle persone oppresse nella nostra società.

Come possono la sinistra socialista, le organizzazioni per i diritti riproduttivi e i sindacati impedire che questa decisione venga attuata? E cosa possiamo fare per invertire la tendenza, se viene attuata? La dura verità è che la strategia legale ed elettorale delle principali organizzazioni per i diritti riproduttivi non è riuscita a fermare questo assalto, né tantomeno a espandere i diritti riproduttivi. Abbiamo bisogno di una nuova strategia, che si concentri sul potere dei lavoratori e degli oppressi di interrompere il “business as usual” attraverso azioni dirette di massa: sit-in, scioperi e manifestazioni. Questo tipo di militanza ha conquistato i diritti all’aborto negli Stati Uniti cinquant’anni fa e in Cile, Argentina e Irlanda negli ultimi anni.

Purtroppo, la leadership delle forze mainstream sta raddoppiando la vecchia e fallimentare strategia, concentrando tutte le proprie energie sul voto per i democratici alle elezioni di midterm. Il compito di costruire una resistenza efficace spetta alla sinistra radicale, ai Socialisti Democratici d’America (DSA), ai gruppi di difesa delle cliniche, agli attivisti per la giustizia riproduttiva e alle forze dissidenti all’interno di organizzazioni e sindacati consolidati.

Per tracciare una strada alternativa dobbiamo prima capire perché siamo arrivati a questo momento di crisi. Dobbiamo spiegare come una corte non eletta e di destra possa anche solo prendere in considerazione la possibilità di criminalizzare l’aborto, quando la maggioranza del Paese, anche nei cosiddetti Stati rossi [il rosso è il colore dei Repubblicani, il blu dei Democratici, ndt], sostiene in modo schiacciante la Roe. Due fattori sono fondamentali: l’implacabile determinazione dell’estrema destra a vincere e la ritirata difensiva delle principali organizzazioni per i diritti riproduttivi.

Il Partito Repubblicano ha cavalcato questo messaggio per ottenere un successo elettorale fin dagli anni ’80 e lo ha raddoppiato dopo la Grande Recessione, con Trump che ha stretto un patto misogino con i fanatici anti-aborto. Una volta in carica, i repubblicani hanno attuato misure antiabortiste sempre più aggressive a livello statale, hanno proposto leggi simili al Congresso e hanno riempito i tribunali, compresa la Corte Suprema, di giudici antiabortisti. La loro strategia ha funzionato, nonostante la mancanza di una base popolare del partito, grazie alla sistematica manipolazione dei distretti elettorali, alle restrizioni del diritto di voto e alla disillusione popolare di massa per l’incapacità del Partito Democratico di affrontare la crisi sociale.

Il principale gruppo di elettori per la guerra dell’estrema destra contro le donne, le persone LGBTQ+ e i gruppi razzialmente oppressi è costituito dai proprietari di piccole imprese e dai supervisori di basso livello, nonché da una minoranza di lavoratori bianchi più anziani. La classe dirigente capitalista ha assunto una posizione ambivalente sull’aborto, consentendo alla destra borghese una maggiore influenza politica. Da un lato, i capitalisti sostengono l’accesso legale all’aborto e alla contraccezione, in modo che sempre più donne siano disponibili per lo sfruttamento del lavoro salariato. Dall’altro, l’agenda neoliberale del Capitale abbraccia la difesa della famiglia “tradizionale” per imporre una riproduzione sociale privatizzata, in cui la famiglia e le donne, in particolare, si assumono la responsabilità di tutto il lavoro di creazione della vita. Questa agenda ha portato almeno alcuni settori del Capitale a sostenere la criminalizzazione dell’aborto.

In risposta all’assalto dell’estrema destra, il movimento per i diritti riproduttivi ha seguito una strategia incentrata su lotte legali difensive e sull’elezione di democratici. Il fallimento è stato disastroso. Con i tribunali pieni di giudici di destra, le cause legali hanno prodotto pochi nuovi guadagni, hanno perso terreno man mano che i tribunali ponevano limiti sempre maggiori all’aborto e ora sono arrivati alla sconfitta totale con l’imminente annullamento della Roe.

Il sostegno elettorale dell’organizzazione mainstream ai Democratici ha prodotto gli stessi risultati abissali. I Democratici hanno incorporato la loro leadership come hanno fatto con quella di altri movimenti sociali usciti dagli anni ’60 e ’70, promettendo una difesa della Roe come status quo in cambio del sostegno al partito e ai suoi candidati. In questo processo che Olúfẹ́mi O. Táíwò chiama “cattura dell’élite”, la politica identitaria è stata trasformata da una sfida radicale a tutte le forme di sfruttamento e oppressione in una politica competitiva di gruppi di interesse dedicata alla diversità, all’inclusione e all’equità nell’élite al potere. Nel frattempo, i Democratici hanno attuato l’austerità sociale, colpendo la classe operaia in generale e i gruppi oppressi in particolare.
Con i movimenti sociali e di classe in declino negli anni ’80 e la loro leadership assimilata, i Democratici hanno dato per scontato il loro sostegno e hanno capitolato a destra. I Democratici accettarono i limiti crescenti al diritto all’aborto, a partire dall’emendamento Hyde del 1976 che impediva il finanziamento federale dell’aborto. Bill e Hillary Clinton consolidarono la resa dei Democratici, dichiarando che l’aborto doveva essere “sicuro, legale e raro” – l’esatto contrario della richiesta radicale degli anni ’70 di “aborto libero su richiesta”.

Anche quando avevano il controllo di entrambe le camere del Congresso, Clinton, Obama e Biden si sono rifiutati di rendere legge del paese il diritto all’aborto; hanno fatto una concessione dopo l’altra alla destra anti-aborto e hanno supervisionato la drammatica erosione del diritto all’aborto. Di conseguenza, l’estrema destra è stata libera di passare all’offensiva, cacciando i fornitori di aborti dalla maggior parte delle contee degli Stati Uniti e assediando quelle rimaste. I suoi rappresentanti del GOP [Great Old Party, il Partito Repubblicano, ndt] nei governi statali hanno posto limiti sempre maggiori al diritto all’aborto e hanno preparato leggi di innesco per metterlo fuori legge una volta che la Roe sarà rovesciata.

La strategia delle organizzazioni mainstream per i diritti riproduttivi ha indebolito il movimento e disorientato i suoi quadri. Le organizzazioni sono diventate “ONG-izzate”, dominate da personale professionale, avvocati e consulenti per le campagne. Privi di membri militanti di base, i gruppi per i diritti riproduttivi hanno accettato i compromessi dei Democratici nel disperato tentativo di preservare ciò che rimaneva della Roe. Con la smobilitazione della resistenza, la destra si è rafforzata ed è pronta a vietare l’aborto in metà degli Stati del Paese.

Ancora peggio, le organizzazioni mainstream si sono opposte alle nuove forze con strategie più militanti. NOW, NARAL e Planned Parenthood si sono opposte alla difesa delle cliniche, un’arena chiave per la costruzione di una resistenza militante, e hanno condotto campagne attive per impedire che tali azioni si svolgessero. Si sono rifiutate di sostenere un programma più radicale che avrebbe ottenuto il sostegno della classe operaia e delle donne di colore: un programma di giustizia riproduttiva e di assistenza sanitaria universale.

Le organizzazioni mainstream e la loro leadership non mostrano alcun segno di trarre l’ovvia conclusione che la loro strategia è fallita. Sebbene organizzazioni come Planned Parenthood abbiano organizzato proteste a livello locale, non hanno chiesto una marcia nazionale sulla Corte Suprema, né una difesa militante delle cliniche, né hanno invitato a sfidare le leggi che criminalizzano l’aborto. Si sono invece concentrate sulle elezioni del prossimo autunno, nella speranza irrealistica che i Democratici vincano le elezioni di metà mandato e approvino una legge nazionale che renda legge del paese il diritto all’aborto.

I Democratici sfrutteranno la minaccia ai diritti dell’aborto per tutto il suo valore. In effetti, la bozza di sentenza trapelata è stata un dono del cielo per Biden e compagnia, che altrimenti sarebbero stati destinati a una disastrosa sconfitta alle elezioni di metà mandato, in gran parte dovuta all’incapacità di mantenere le loro già inadeguate promesse. Sebbene la difesa della Roe dia ai Democratici qualcosa su cui puntare alle elezioni di metà mandato, il partito non può fermare la sentenza ed è improbabile che vinca le elezioni autunnali. E anche se lo facessero, non è affatto chiaro se manterrebbero la promessa di rendere la Roe la legge del Paese. In poche parole, il partito ha dimostrato di non essere disposto a fare nulla per difendere (e tanto meno a far progredire) i diritti riproduttivi, in particolare l’accesso finanziato a livello federale fin dagli anni Settanta.

È il momento di una nuova strategia militante. La maggioranza delle persone negli Stati Uniti non vuole l’annullamento della Roe ed è scioccata e indignata dalla decisione. Questa rabbia può costituire la base per la costruzione di un movimento. Tra i primi passi, ci sarebbero riunioni locali di emergenza per riunire le forze e portare una nuova strategia di azione diretta di massa [con] un programma radicale di giustizia riproduttiva. È stato questo tipo di organizzazione a costruire le lotte che hanno permesso di ottenere i diritti all’aborto negli Stati Uniti in passato e in Argentina, Cile e Irlanda oggi.

Mentre le vecchie organizzazioni per i diritti riproduttivi sono in una situazione di stallo, nuove forze si sono fatte avanti per organizzare la resistenza. Queste includono organizzazioni militanti come New York City for Abortion Rights, Chicago for Abortion Rights, National Women’s Liberation, forze della sinistra socialista e sindacati di sinistra come la CTU, che ha rilasciato una dichiarazione in difesa dei diritti all’aborto. Il DSA, la più grande organizzazione socialista degli Stati Uniti dagli anni ’40, potrebbe svolgere un ruolo enorme in questo processo. Tuttavia, il suo “focus strategico” nazionale sulla politica elettorale ha finora messo in secondo piano l’organizzazione della lotta di classe e sociale, lasciando che le sezioni locali e i gruppi di lavoro agissero da soli, senza coordinamento e leadership.

Ciò che tutte queste forze della sinistra radicale fanno oggi è importante. Nessuna singola organizzazione è in grado di guidare una marcia nazionale sulla Corte Suprema, ma ci sono le condizioni per riunire organizzazioni a livello locale e, in alcuni casi, statale, impegnate a costruire un nuovo movimento basato su una strategia di azione indipendente e di massa. La coerenza di queste forze sarà cruciale nel determinare se un movimento militante di massa potrà difendere i diritti all’aborto e iniziare la lotta per una vera giustizia riproduttiva – o se la destra otterrà un’altra vittoria, riportando indietro una delle poche conquiste rimaste delle lotte degli anni Sessanta e Settanta.

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