A come Aviaria

Pubblicato sul n. 19 di Umanità Nova, 5 Giugno 2022

I fatti

L’8 Aprile, un bambino di 4 anni della Provincia di Henan era stato portato dai suoi genitori in ospedale per una sospetta polmonite. Nell’arco di ventiquattro ore, il bambino ha cominciato ad accusare sintomi quali mancanza d’aria e difficoltà a respirare e, il 10 Aprile, è stato trasferito nell’unità di terapia intensiva pediatrica dell’Ospedale del Popolo della Provincia di Henan, sottoposto immediatamente ad ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO) [1].

Dalle analisi del lavaggio broncoalveolare [2] e dei campioni di sangue sono state rilevate tracce di virus H3N8 noto come “influenza aviaria”. Una parte del campione di liquido del lavaggio broncoalveolare è stata inviata al Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie che, attraverso, il sequenziamento dell’intero genoma, ha confermato la positività al virus.

Dalle indagini epidemiologiche condotte nella casa del bambino, si è riscontrato il virus all’interno delle gabbie delle galline – abbattute prima che il bambino entrasse in ospedale.

Il 26 aprile la “Commissione nazionale per la salute e il benessere” della Repubblica Popolare Cinese ha riportato che nella provincia di Henan era stato riscontrato un caso di infezione umana da influenza aviaria H3N8.

La commissione specifica ha dato istruzioni alla provincia di Henan di adottare misure di prevenzione e di controllo in conformità ai protocolli pertinenti, organizzando allo stesso tempo una squadra di esperti per condurre la valutazione del rischio.

Secondo la valutazione preliminare degli esperti, il virus dell’influenza aviaria H3N8 non ha ancora la capacità di infettare efficacemente gli esseri umani.

Questo fatto accaduto nella provincia di Henan fa il paio con i casi registrati di un’altra tipologia di influenza aviaria (l’H5N6 per l’esattezza) nella regione autonoma di Guangxi Zhuang e nella provincia di Sichuan.

I casi di aviaria avvenuti in Cina in poco meno di un mese hanno fatto il giro del mondo, generando non poche preoccupazioni a causa dell’attuale pandemia da Covid-19 e dal linguaggio terroristico adottato dalle testate giornalistiche.

L’influenza aviaria

Nella classificazione dei virus, l’Influenza Aviaria (Avian Influenza Viruses (AIV)) [3] appartiene alla famiglia degli Orthomyxoviridae [4], precisamente al genere delle “Alphainfluenzavirus”.

Partendo dalle proprietà genetiche e antigeniche delle loro glicoproteine di superficie [5] (emoagglutinina (HA) [6] e neuraminidasi (NA)[6]), questo genere di virus ha, al momento, sedici sottotipi di HA e nove di NA.

I virus dell’influenza aviaria seguono lo stesso ciclo di replicazione dei virus influenzali dei mammiferi: attacco, ingresso, fusione, trasporto del genoma del RNA nel nucleo, trascrizione, replicazione, traduzione [7], assemblaggio ed esportazione.

Il contagio vero e proprio avviene qualora degli uccelli infetti vengono a contatto diretto (feci e saliva) con altri loro simili oppure attraverso mangimi e acqua contaminati.

Per quanto riguarda la diffusione virale, i fattori che agevolano la diffusione sono il commercio internazionale con relative catene logistiche di distribuzione della merce, gli allevamenti, la vendita di volatili vivi nei mercati e gli spostamenti migratori degli uccelli selvatici.

A causa della natura resistente del virus – inclusa la capacità di sopravvivere per lunghi periodi alle basse temperature -, esso può anche essere trasportato sulle attrezzature agricole e può diffondersi facilmente da un’azienda agricola all’altra.

Dai dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE), la diffusione dell’AIV è più bassa a settembre, inizia ad aumentare in ottobre per poi raggiungere il picco a febbraio. [8]

Le epidemie da AIV possono minacciare la biodiversità per via dell’alta contagiosità e mortalità delle specie volatili, oltre ad avere un impatto significativo sull’economia qualora vengano infettati i cosiddetti uccelli “da cortile” e “da allevamento”.

Oltre a colpire i volatili, i virus possono essere trasmessi ai mammiferi, umani compresi. In tal caso, come abbiamo imparato negli ultimi due anni, siamo in presenza del fenomeno del salto di specie, o spillover.

Il salto di specie o spillover tra uccelli e mammiferi può avvenire qualora il virus riesce ad interagire con le cellule di quest’ultimi, provocandone l’infezione.

Nel caso dell’essere umano, ci sono stati storicamente dei gravi problemi in ambito pubblico (1918, 1957, 1968, 1977, 1997, 2003 e 2009).

Le cause sono dovute ai riassortimenti virali [9] dell’AIV tra uccelli ed umani, portando i sottotipi virali quali H5, H6, H7, H9 e H10, ad essere associati a infezioni zoonotiche (o zoonosi) nell’uomo.

Nell’ “Aggiornamento sulla situazione globale dell’AIV con potenziale zoonotico” [10] dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), viene rilevato che dal 1 Ottobre 2021 al 27 Aprile 2022 vi siano stati 991 focolai in quattro regioni geografiche del mondo (Africa, Americhe, Asia ed Europa) causati da HPAI [11] (51 casi), H5 HPAI (25 casi), HPAI H5N1 (908 casi), HPAI H5N5 (4 casi), HPAI H5N8 (2 casi) e HPAI H7N3 (1 caso).

Nel caso cinese e dell’AIV, in una lettera inviata all’Editore del “Journal of Medical Virology”, viene riportato che l’emergente influenza aviaria durante la circolazione del Covid-19 a livello mondiale, possa portare ad un “possibile rischio di una prossima pandemia umana.” [12]

Una simile evenienza è da prendere in considerazione visto che per l’AIV vi è una mancanza di immunità nella popolazione umana, oltre che una continua evoluzione del virus [13], portando così alla creazione di una serie di varianti virali.

Se l’agente virale in questione pone una serie di problemi sia per gli uccelli selvatici che per i mammiferi (esseri umani compresi), dall’altro però si ignora l’aspetto intermedio della questione: gli allevamenti come luoghi suscettibili di infezioni virali e batteriche.

Stragi in nome del Capitale

Le pandemie scoppiate fin dagli albori dell’industrializzazione (fine del Settecento) sono un chiaro esempio di come l’accentramento di animali non umani all’interno degli allevamenti, sia uno dei veicoli virali e batterici.

In contesti di sovraffollamento, la risposta immunitaria interna diventa sempre più deficitaria; e nonostante questi esseri vengano curati con antibiotici, antivirali e vaccini, gli agenti patogeni come virus e batteri diventano sempre più resistenti a causa delle loro varianti.

Ciononostante, questa merce vivente creata (tramite la procreazione) e selezionata, verrà successivamente abbattuta, trasformata, distribuita e commercializzata all’interno del mercato.

Le misure di sicurezza tanto richieste da enti istituzionali, sovra-nazionali (come l’Unione Europea) e inter-governative (come l’ONU) non vanno a beneficio dell’animale allevato.

L’OIE riporta questo in merito ai danni dell’AIV: “Gli agricoltori potrebbero sperimentare un alto livello di mortalità nei loro greggi, con tassi spesso intorno al 50%; La perdita di posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo può essere significativa a causa della natura ad alta intensità della manodopera dell’industria avicola; […]Gli uccelli sani vengono spesso abbattuti per contenere i focolai, con conseguenti rischi per il benessere degli animali e dell’uomo, spreco di proteine e impatti economici; La presenza dell’HPAI limita il commercio internazionale di volatili vivi e carne di pollame. Ciò può avere un forte impatto sulle economie nazionali” [12]

La perdita economica e lo spreco di proteine è il tipico cinismo di chi detiene un privilegio di specie, un potere che gli consente di potersi disinteressare della sorte degli animali abbattuti (a causa di infezioni virali o per macellazione), trasformando quest’ultimi in esseri viventi subalterni e reificati, privi “di anima e di parola”.

Un sistema di poteri economici ed istituzionali che favorisce e difende a spada tratta (con norme di sicurezza e di vigilanza, aggiungiamo) gli allevamenti, non fa altro che favorire l’insorgere di agenti patogeni sempre più pericolosi per la vita su questo pianeta.

Di fronte a tutto ciò, non possiamo che schierarci per l’abolizione del modello dell’allevamento. Esso, tanto da un punto di vista della salute (umana e non) che dal punto di vista dei costi ambientali, si traduce come modello sempre più incompatibile per la prosecuzione della vita animale (umana e non).

In tutto ciò, il dominio mistifica le conoscenze mediche e scientifiche, svalutando la vita degli animali non umani, facendo passare le conoscenze parziali imposte come incriticabili, fornendo in tal modo una visione distorta delle medesime. Da tale visione, per il profitto di pochi gruppi industriali del settore agro-zoo-alimentare, deriva un grande rischio non solo per il resto di noi, ma per la fauna ed il pianeta tutto.

Note

[1] Tecnica che permette l’ossigenazione dei tessuti, superando nel breve termine l’ipossiemia refrattaria (carenza di ossigeno e aumento dell’anidride carbonica nel sangue) mediante un sistema a membrane che filtra il sangue arterioso o venoso (circuito artero-venoso o veno-venoso) veicolato da un circuito extracorporeo.
Fonte consultata: Rugarli Claudio, “Medicina interna sistematica”, Edra-Masson, 2015, Settima Edizione, pag. 1328
[2] Tecnica broncoscopica che consiste nell’instillazione di soluzione fisiologica nelle vie aeree (polmoni e bronchi) con seguente aspirazione e recupero del liquido. La tecnica prevede l’instillazione in un ramo bronchiale periferico di una quantità nota di soluzione salina e il suo recupero con un’aspirazione leggera.
La tecnica serve per diagnosticare delle patologie polmonari diffuse e infettive.
Fonte consultata: Rugarli Claudio, “Medicina interna sistematica”, Edra-Masson, 2015, Settima Edizione, pag. 988
[3] Per un’ulteriore approfondimento sull’Influenza Aviaria, consigliamo la lettura dello studio di Bravo-Vasquez Nicolas e Schultz-Cherry Stacey, “Avian Influenza Viruses (Orthomyxoviridae)”, in “Encyclopedia of Virology”, Elsevier, 2021, Volume 2, Quarta Edizione, pagg. 117-121
[4] Famiglia di virus a RNA a filamento negativo (-ssRNA)
[5] Famiglia di proteine, aventi funzioni strutturale o enzimatiche, caratterizzate dalla presenza di almeno un amminoacido legato tramite legame covalente ad uno zucchero o una catena glucidica.
Nel caso dei virus, le glicoproteine hanno la funzione di “bersagliare” specifiche cellule o specifici organi.
Fonte consultata: “Glicoproteine”, chimica-online.it. Link: https://www.chimica-online.it/biologia/glicoproteine.htm
[6] L’emoagglutinina consente ai virus influenzali di aderire e di entrare nelle cellule epiteliali (una sorta di barriera che si trova sulla superficie di un organo del corpo umano) delle vie respiratorie. La neuraminidasi consente la fuoriuscita delle particelle virali dalla cellula ospite, diffondendo l’infezione.
[7] Processo in cui le informazioni contenute nell’mRNA vengono utilizzate per specificare la sequenza di aminoacidi in una catena polipeptidica.
[8] Link: https://www.oie.int/app/uploads/2022/03/seasonal-trend-in-global-hpai-incidence-in-poultry.jpg
[9] Processo di ricombinazione genetica esclusivo dei virus a RNA segmentato in cui la coinfezione di una cellula ospite con più virus può portare al rimescolamento dei segmenti genici, generando virus progenitori con nuove combinazioni genomiche.
Fonte consultata: Vijaykrishna Dhanasekaran, Mukerji Reshmi, Smith Gavin J. D., RNA Virus Reassortment: An Evolutionary Mechanism for Host Jumps and Immune Evasion, PLoS Pathog, Luglio 2015, 11, (7)
[10] “Global AIV with Zoonotic Potential situation update”, 25 Maggio 2022
Link: https://www.fao.org/ag/againfo/programmes/en/empres/Global_AIV_Zoonotic_Update/situation_update.html
[11] Acronimo per “High Pathogenicity Avian Influenza” (Influenza Aviaria ad alta patogenicità). L’HPAI è insieme al “Low Pathogenicity Avian Influenza” (LPAI) (Influenza a bassa patogenicità), una delle categorie con cui si divide l’Influenza Aviaria. La “patogenicità” si riferisce alla capacità del virus di produrre la malattia specifica.
Fonte consultata: “USDA Avian Influenza”, Aprile 2015. Link: https://www.usda.gov/sites/default/files/documents/usda-avian-influenza-factsheet.pdf
[12] Yu Ye, Zaijiao Ye, Liangyu Yang, Bin Xiang, “Unignorable public health risk of avian influenza virus during COVID-19 pandemic”, Journal of Medical Virology, 17 Maggio 2022, Versione Online.
Link: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jmv.27864
[13] Yamaji R, Saad MD, Davis CT, et al., “Pandemic potential of highly pathogenic avian influenza clade 2.3.4.4 A(H5) viruses”, “Reviews in Medical Virology”, Volume 30, Issue 3, Maggio 2020.
Link: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/rmv.2099
[14] Link: https://www.oie.int/en/disease/avian-influenza/

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