Morire per il profitto

Stando alle notizie del mainstream locale e nazionale, sull’autostrada A19 Palermo-Catania, all’altezza di Enna, due operai sono precipitati da un ponteggio.
Uno dei due operai è morto, mentre l’altro, di 63 anni, ha riportato un grave trauma addominale.

I lavori che stavano svolgendo i due operai erano finalizzati alla manutenzione straordinaria delle pile della carreggiata in direzione Catania del viadotto Mulini.

Stando all’ANAS, la società per cui lavoravano i due operai è la campana Consorzio Stabile Medil, impegnata in Sicilia nella manutenzione della Palermo-Catania, oltre che nella costruzione della Metropolitana della città etnea.

Il sequestro del cantiere e la ricostruzione, da parte dell’autorità giudiziaria, della dinamica dell’incidente pongono in evidenza una serie di problemi legati a questo settore lavorativo.

L’imprenditoria edile, con in testa l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), dichiara una crisi continua da decenni e richiede aiuti di Stato.

Tutto questo per nascondere la difesa del profitto e la lotta costante di questi signori nell’accapararsi una serie di appalti milionari: la ristrutturazione e/o costruzione di infrastrutture residenziali, stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali.

Incidenti, mortali o meno, sono parte di questo schema. Quel che però risalta, anche a livello mediatico, è la sicurezza non ottimale in questi cantieri come già successo, nel caso siciliano, nell’Ottobre dello scorso anno quando un operaio morì schiacciato in un viadotto della Palermo-Messina.

Il tema della sicurezza sul lavoro, in una economia che produce per il profitto (e quindi al di là dello specifico settore edile) è un paravento che le istituzioni usano per far finta di proteggere la vita delle persone che lavorano.

In realtà, questa tematica (con le sue norme da applicare) viene usata da istituzioni ed imprenditori per far accettare a lavoratori e lavoratrici un modello di vita basato sullo sfruttamento con una retribuzione economica che non restituirà gli sforzi dati in un determinato lavoro.

Nel caso del settore edile, il rinnovo del CCNL per i lavoratori dipendenti delle imprese edili ed affini e delle Cooperative del 3 Marzo 2022 ha portato ad un aumento della retribuzione dovuto agli attuali fattori inflazionistici.
Ma all’atto pratico, questo aumento dice poco quando i turni e gli orari di lavoro sono tali da essere massacranti ed usuranti per il fisico e la mente dell’individuo.

Non bisogna dimenticare inoltre che, chi dovrebbe far rispettare questa supposta sicurezza sul lavoro, si ritrova spesso ad avere le mani in pasta insieme a tutti gli altri. Non dimentichiamo, a titolo di esempio, quanto successe con l’Ispettorato del Lavoro di Catania nel 2018: un’inchiesta della Guardia di Finanza mise in luce un sistema di tangenti che aveva come attori principali funzionari dell’ispettorato ed imprenditori locali. O ancora, di un caso analogo avvenuto l’anno precedente nel siracusano.

Nella vulgata comune l’Ispettorato del Lavoro dovrebbe fornire una serie di tutele ai lavoratori e alle lavoratrici per quanto riguardo le norme di sicurezza ed il lavoro nero. All’atto pratico, ciò non avviene, o per i casi di collusione del catanese e del siracusano, o perché, come lamentato nel palermitano, il numero di funzionari è drammaticamente basso. In un caso o nell’altro, queste istituzioni non possono fare le veci dei lavoratori e delle lavoratrici perchè il ruolo dell’ispettorato è difendere gli interessi della parte imprenditoriale.

Di fronte a situazioni di lutto come quella di ieri, occorre riportare sul tavolo la possibilità di una lotta di lavoratori e lavoratrici che esca fuori dal carattere istituzionale, o, per usare un termine ad hoc, interclassista, volta ad una liberazione da questo sfruttamento mortale e mefitico.
Oggi più che mai, lottare contro questa società significa lottare per la vita.

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