Il precariato come motore dell’economia italiana

 

Nell’ultimo comunicato stampa dell’ISTAT riguardante occupati e disoccupati, l’Istituto segnala che nel mese di Marzo 2022, “prosegue la crescita dell’occupazione e il numero disoccupati torna a superare i 23 milioni. L’aumento osservato rispetto all’inizio dell’anno, pari a quasi 170mila occupati, si concentra soprattutto tra i dipendenti. Rispetto a marzo 2021, la crescita del numero di occupati è pari a 800 mila unità, in oltre la metà dei casi riguarda i dipendenti a termine, la cui stima raggiunge i 3 milioni 150 mila, il valore più alto dal 1977. Il tasso di occupazione si attesta al 59,9% (record dall’inizio delle serie storiche), quello di disoccupazione all’8,3%, tornando ai livelli del 2010, e il tasso di inattività, al 34,5%, scende ai livelli prepandemici.” [1]

Quel che colpisce maggiormente sono quei 3,15 milioni di persone a tempo determinato, fascia per cui, secondo quanto comunicato dall’ISTAT, l’occupazione risulta in crescita grazie ai contratti a termine (+15,7%).

Il dato su questi contratti conferma il trend della crescita di tali accordi lavorativi negli ultimi due mesi di quest’anno (Gennaio +11,5%; Febbraio +18,9%).

Per i sindacati confederali questi dati sono preoccupanti.

Tania Sacchetti, segretaria confederale della CGIL: “la ripresa dell’occupazione si fonda sostanzialmente sull’esplosione dei contratti a termine, oramai quasi il 20% dei contratti di lavoro dipendente, segno che non sono più uno strumento per affrontare esigenze temporanee e limitate, ma una caratteristica strutturale. […] Occorre avviare una riforma del mercato del lavoro con l’obiettivo di assicurare una prospettiva di stabilità e di crescita dei redditi: non è più accettabile che questo sia fondato sulla precarietà e su un modello di sviluppo economico e produttivo incentrato sulla compressione di costi e diritti”. [2]

Ivana Veronese, segretaria confederale della UIL: “abbiamo 800 mila occupati in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno, ma i contratti temporanei continuano ad aumentare più di quelli stabili. E questo è un trend che dobbiamo assolutamente invertire per porre fine alla precarietà. Positivo che il numero dei disoccupati sia diminuito, ma non possiamo stupirci se tornerà a salire quando lavoratrici e lavoratori che oggi hanno impieghi temporanei, domani torneranno a perdere il lavoro. Quella delle lavoratrici e lavoratori precari è una vita in cui si alternano lavori a scadenza e disoccupazione, disoccupazione e lavori a scadenza.” [3]

Per il governo, invece, questi dati sono incoraggianti. Come espresso da Draghi durante la Conferenza stampa del 2 Maggio: “A marzo 800mila occupati in più rispetto a un anno fa. Il tasso di occupazione sfiora il 60%, è il livello più alto dell’inizio delle serie storiche italiane. A marzo il tasso di disoccupazione è sceso all’8,3% che è quasi due punti percentuali in meno rispetto a un anno fa. Questi sono dati positivi. Peraltro nell’ultimo mese ci sono segnali di ripresa dell’occupazione a tempo indeterminato, ci sono stati 122mila occupati in più di cui 103mila a tempo indeterminato e 19mila a tempo determinato.” [4]

Contratti e realtà dei fatti

La contrattazione a termine fatta dalle varie aziende è stata messa in atto, come avevamo detto in un nostro precedente post [5], per contenere i costi dovuti alle spese per l’assunzione e/o conferma del personale.

Tra gli aiuti del governo alle aziende in materia di contrattazione troviamo l’art. 41-bis del Decreto Legge n. 73/2021, il cosiddetto “Decreto Sostegni bis” (convertito in Legge del 23 Luglio 2021 n. 106 “Misure urgenti connesse all’emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali”). [6]

Questo articolo aggiunge un comma all’articolo 19 del DL 15 giugno 2015, n. 81 riguardante il lavoro a tempo determinato: la durata superiore ai dodici mesi “ma comunque non eccedente ai ventiquattro mesi”, può essere applicata ai contratti fino al 30 Settembre 2022 qualora si verifichino delle specifiche esigenze date dai contratti collettivi del lavoro.

Le aziende, quindi, potranno assumere personale con una prima contrattazione che durerà fino a Settembre 2024.

Vedendo i dati dell’INPS di fine 2021, ci accorgiamo di come gli assunti a tempo determinato o a termine sono stati 3,15 milioni [7]; di questi solo 483mila (15,33%) hanno avuto la trasformazione contrattuale a tempo indeterminato. [8]

Se li confrontiamo con quelli del 2020, notiamo un calo di quasi il 5% riguardo questi passaggi contrattuali.

Riguardo il salario medio lordo dei lavoratori e delle lavoratrici del settore privato non agricolo è di 20.658 euro (2020), con un calo del 5,9% rispetto al 2019. [9]

Questa retribuzione media risulta molto differenziata a livello di età anagrafica, genere e di regione geografica italiana: gli under 35, le donne e le Isole pagano maggiormente il prezzo di tutta questa situazione.

Velleità borghesi e governative

All’assemblea di Unindustria, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ha ribadito la sua posizione contro gli aumenti salariali e a favore di un abbattimento del costo del lavoro:

Famiglie e Imprese stanno soffrendo in maniera forte, dobbiamo dare risposte e mettere più soldi nelle tasche degli italiani ma la strada non è la detassazione degli aumenti salariali. Le imprese non hanno spazio per gli aumenti salariali, con l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime.” [10]

A questa esternazione ne è seguita un’altra, sotto forma di intervista all’AGI, dove Bonomi ha rivendicato la sua opposizione all’aumento salariale in quanto “il 16% delle imprese italiane ha già ridotto o sospeso le produzioni a causa degli aumenti, se perdurano le condizioni della guerra un altro 30% sospenderà la produzione, significa che quasi un’impresa su due in Italia rischia di fermarsi.” [11]

Posizioni classiste del genere non sono di certo una novità da parte di Confindustria. Basti vedere come il cosiddetto “Jobs Act” (Legge n. 183/2014) tanto voluto da Confindustria, sia stato difeso a spada tratta perché, citiamo, “Industria 4.0 e Jobs Act sono provvedimenti che hanno dato effetti sull’economia reale grazie alla reazione dell’industria italiana: +7% export e +30% investimenti privati sono dati oggettivi e non opinioni”. [12]

La chiara volontà di Bonomi e soci è quello di ottenere il massimo profitto col minimo dei costi. Poco importa se si deve passare sulla pelle delle persone lavoratrici dipendenti come avvenuto durante il periodo di lockdown e le mirabolanti invenzioni securitarie governative formato zone a colori e green-pass.

Quel che importa è sempre e solo una cosa: difendere i privilegi ed espandere i propri affari.

In un momento in cui si fa sentire l’inflazione sui consumi e lo spettro della stagflazione è dietro l’angolo, milioni di persone lavoratrici dipendenti dovranno subire le scelte politiche ed economiche di un governo e di lobby economiche atte a difendere i privilegi ottenuti dallo sfruttamento.

Note

[1] “Occupati e disoccupati”, Marzo 2022, Dati provvisori.
Link: https://www.istat.it/it/files//2022/05/CS_Occupati-e-disoccupati_MARZO_2022.pdf

[2] “Lavoro: CGIL, record contratti a termine dato gravissimo. Priorità siano contrasto precarietà e crescita dei salari”, 2 Maggio 2022.
Link: https://www.cgil.it/la-cgil/aree-politiche/contrattazione-e-mercato-del-lavoro/2022/05/02/news/lavoro_cgil_record_contratti_a_termine_dato_gravissimo_priorita_siano_contrasto_precarieta_e_crescita_dei_salari-2078055/

[3] “Veronese: «Aumentano i contratti temporanei più di quelli stabili»”, 2 Maggio 2022.
Link: https://www.uil.it/NewsSX.asp?ID_News=15415&Provenienza=1

[4] “Conferenza stampa del Presidente Draghi”, 2 Maggio 2022
Link: https://www.governo.it/it/articolo/conferenza-stampa-del-presidente-draghi/19734

[5] “Inflazione e povertà: dramma nazionale, dramma regionale”
Link:https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/04/14/inflazione-e-poverta-dramma-nazionale-dramma-regionale

[6] Link: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2021/05/25/123/sg/pdf

[7] Grafico Nuovi rapporti di lavoro. Vedere “Assunzioni a termine 2021”
Link: https://www.inps.it/osservatoristatistici/14/o/407

[8] Grafico delle Variazioni Contrattuali. Vedere “Trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine 2021”
Link: https://www.inps.it/osservatoristatistici/14/o/409

[9] “Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato”, pag. 4
Link: https://www.inps.it/osservatoristatistici/api/getAllegato/?idAllegato=1043

[10] “Bonomi: “Le imprese non hanno spazio per l’aumento dei salari”. Ma l’Istat avverte: “Rischio perdita di 5 punti di potere di acquisto nel 2022””, La Repubblica, 28 Aprile 2022.
Link: https://www.repubblica.it/economia/2022/04/28/news/bonomi_salari_imprese-347248113/

[11] “Bonomi all’Agi: “L’industria tema di sicurezza nazionale. Sul gas appoggio al governo ma servono riforme””, 1 Maggio 2022.
Link: https://www.agi.it/economia/news/2022-04-30/intervista-esclusiva-direttore-agi-mario-sechi-presidente-confindustria-carlo-bonomi-16570344/

[12] “Governo, Boccia: nuovo esecutivo non tocchi Industria 4.0 e Jobs Act”, IlSole24Ore, 15 Maggio 2018.
Link: https://www.ilsole24ore.com/art/governo-boccia-nuovo-esecutivo-non-tocchi-industria-40-e-jobs-act–AEICaqoE

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