La Cina e la Russia
-Una breve storia delle relazioni sino-russe
Le relazioni tra Russia e Cina sono state, storicamente, contrastanti.
Fin dai tempi delle dinastie imperiali dei Romanov in Russia e dei Qing in Cina, la competizione tra i due giganti dell’Asia orientale era basata sul controllo delle frontiere, delle risorse e delle popolazioni.
Tale controllo avveniva facendo uso di una spinta “civilizzatrice” nei confronti di quelle popolazioni che abitavano agli estremi dei due imperi. Processi di assimilazione di genere servivano a rendere stabili i confini e poter usare, in caso di guerra, le popolazioni lì residenti.
In un simile contesto, l’obiettivo della Russia zarista non era mai stato quello di essere un partner minore o alla pari rispetto alla Cina imperiale, ma di diventare una grande potenza a pieno titolo.
A partire dalle due guerre dell’oppio (1839–1842 la prima e 1856–1860 la seconda), la Russia zarista ha mostrato la sua aggressività nei confronti della Cine Imperiale. Il tutto si risolse con la perdita di buona parte della Manciuria cinese (tramite il trattato di Aigun del 1858 e poi con la convenzione di Pechino del 1860.)
La storiografia cinese fa rientrare questi accordi con la Russia nella vasta categoria dei“trattati iniqui”, firmati nella seconda metà dell’Ottocento tra la Cina imperiale e le varie potenze europee, gli Stati Uniti e il Giappone – un’aperta dimostrazione della violenza e della sinofobia coloniale.
Gli stravolgimenti avvenuti tra gli anni ‘10 e ‘20 in Russia e Cina non videro diminuire affatto questa ostilità tra i due Stati.
Dopo la seconda guerra mondiale, la cooperazione sino-sovietica, iniziata dopo la vittoria comunista in Cina nel 1949, durò solo un decennio e, dopo la rottura dell’alleanza tra i due Stati avvenuta alla fine degli anni ’50, le due grandi potenze combatterono addirittura una breve guerra di confine nel 1969, proprio lungo i tratti di confine che la Russia aveva acquisito nei sopracitati trattati del 1858 e del 1860.
Le relazioni tra i due paesi sono riprese solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica, quando la Russia è diventata abbastanza debole da cercare l’amicizia con la Cina ed essere vista da quest’ultima come innocua. La formazione della Shanghai Cooperation Organization (SCO) del 14 Giugno 2001 sembrava l’inizio di un’alleanza sino-russa, salvo poi dimostrare una serie di antagonismi sociali ed economici marcati (Cina e Russia da una parte e India e Pakistan dall’altra)
-Kazakistan
Fino a questo momento, l’alleanza sino-russa ha avuto essenzialmente una funzione anti-statunitense. Ma tolta tale funzione, si vede come l’antagonismo tra i due Stati è molto forte.
L’Asia Centrale è un territorio fondamentale tanto per la Cina quanto per la Russia, in quanto su di essa trovano luogo i progetti economici legati alla logistica e allo sfruttamento energetico e minerario.
La recente guerra in Ucraina ha svelato, però, il divario di potere tra Pechino e Mosca in questa area del mondo. I paesi dell’Asia Centrale hanno iniziato a staccarsi dall’influenza russa (dalla lingua alla dipendenza delle aziende russe presenti in quei territori) fin dall’inizio del declino economico della Federazione dopo l’annessione della Crimea del 2014 e le conseguenze a livello internazionale.
Viceversa, l’inaugurazione delle “Belt and Road Initiative” (BRI) in Asia Centrale ha portato ad un incremento degli investimenti cinesi e dello sfruttamento edile, energetico e minerario nei paesi che facevano parte dell’URSS.
Le sanzioni dovute alla guerra russo-ucraina, oltre a portare a dei grossi limiti in ambito finanziario [1], danneggiano un punto di transizione fondamentale per le BRI: la China-Europe Railway Express (CRE).
Fin dalla sua fondazione nel 2011, la China-Europe Railway Express ha ridotto il tempo di trasporto delle merci e dei costi legati alla logistica, favorendo le economie dei territori in cui essa passa.
Questa situazione ha portato, nell’aprile 2017, alla firma del documento “Accordo sull’approfondimento della cooperazione China-Europe Railway Express” tra le autorità delle ferrovie statali di sette paesi (Cina, Bielorussia, Germania, Kazakistan, Mongolia, Polonia e Russia), facendo sì che nell’arco dei quattro anni successivi aumentassero i trasporti delle merci. [2]
Il CRE, quindi, è un ingranaggio fondamentale per le esportazioni cinesi verso l’Europa, in particolare nel biennio 2020-2021 quando le varie restrizioni a causa della pandemia hanno innescato una crisi dei trasporti marittimi con i conseguenti aumenti dei costi logistici ed un peggioramento della gestione portuale mondiale. Ciò ha spinto Maersk, la principale compagnia di trasporto di container al mondo, a fornire un nuovo servizio di trasporto multi-modale, utilizzando la China-Europe Railway Express che collega l’Asia orientale e l’Europa.
Il Kazakistan, uno dei paesi più grandi a livello geografico e ricco di materie prime, gioca un ruolo chiave sia nei progetti cinesi che in quelli russi. I cinesi infatti vogliono trarne vantaggi in termini economici, mentre i russi vedono il territorio come un punto chiave nei progetti di difesa in Asia Centrale.
Fin dalla proclamazione della sua autonomia dall’URSS nell’Ottobre del 1990, il Kazakistan di Nazarbaev e soci ha puntato a privatizzare e, al tempo stesso, diminuire la presenza dello Stato all’interno dei settori economici.
La legge sulla destatizzazione e privatizzazione del 22 Giugno 1991 e il successivo ed omonimo programma per il biennio 1991-1992 inaugurava il futuro corso economico del paese che da lì a pochi mesi sarebbe diventato indipendente (precisamente e formalmente il 25 Dicembre 1991)
La privatizzazione così imposta era divisa in tre categorie a seconda del numero di dipendenti.
Il processo di privatizzazione a livello nazionale veniva diviso in tre periodi: nel primo periodo, lo Stato concentrava i suoi sforzi sulla privatizzazione delle piccole imprese (fino a 200 dipendenti), come i negozi al dettaglio, le aziende all’ingrosso e le strutture di servizio; nel secondo periodo, lo Stato continuava la privatizzazione su piccola scala ed iniziava, a partire dal 1993, quella di massa delle medie imprese (fino a 5000 dipendenti), compresa la privatizzazione delle entità agricole; nella terza fase infine,a partire dal 1996 iniziava la privatizzazione caso per caso delle grandi imprese (oltre 5000 dipendenti) e, successivamente ed al contempo veniva normato ulteriormente il processo di privatizzazione tramite il “Programma di privatizzazione e ristrutturazione delle proprietà dello Stato” del 27 Febbraio 1997.
Dopo questi processi di privatizzazione e di controllo personale, Nazarbaev aveva approvato la “Legge sugli investimenti esteri” del 27 Dicembre 1994 e la “Legge sul sostegno statale degli investimenti diretti nella Repubblica del Kazakistan” del 28 Febbraio 1997; in quest’ultima si promuoveva un clima favorevole agli investimenti diretti esteri (sgravi fiscali, riduzione delle tasse fino al 50% etc).
A causa dell’impennata dei prezzi del petrolio e dell’incremento del PIL dato dall’esportazione di tale materiale (che ne rappresenta il 16%), nel Gennaio del 2003 veniva approvata una nuova legge sugli investimenti: abrogando le precedenti legislazioni (quelle del 1994 e del 1997), lo Stato tornava a controllare l’andamento dell’economia, revocando eventualmente gli incentivi e riscuotendo i pagamenti arretrati sui dazi con delle multe qualora l’investitore non rispettasse gli obblighi contrattuali.
Il problema di questa legge erano le numerose contraddizioni e ambiguità presenti tra compensazioni, espropri, nazionalizzazioni e requisizioni. [3]
Nonostante i malumori delle multinazionali del petrolio presenti in Kazakistan, l’aumento dei prezzi tra il 2003 e il 2008 ha fornito a costoro un forte incentivo nel rimanere.
I contratti petroliferi firmati tra queste aziende e il governo hanno permesso di accumulare capitale in modo legittimo e di assicurare una fornitura ininterrotta di petrolio ai consumatori.
I principali effetti politici di questi accordi sono stati la corruzione, la concentrazione del potere statale e la mancanza di trasparenza e responsabilità dello Stato.
L’emanazione del “Codice degli imprenditori della Repubblica del Kazakistan” dell’Ottobre del 2015 (e successive modifiche applicate fino al Marzo del 2022) [4] ha di fatto abrogato la legge del 2003.
La nuova legislazione – che altro non è che un’incorporazione di varie leggi (compresa quella del 2003) -, regolamenta e migliora le relazioni tra le imprese e lo Stato, eliminando de facto le precedenti lacune e contraddizioni legislative ed introducendo la Camera Nazionale degli Imprenditori della Repubblica del Kazakistan.
Questa entità istituzionale è un’organizzazione autogestita senza scopo di lucro, istituita allo scopo di formare condizioni favorevoli per lo sviluppo dell’imprenditoria basata su un’efficace collaborazione tra imprese e autorità e proteggendo i diritti e gli interessi degli imprenditori.
Tra i comitati che gestiscono la Camera Nazionale degli Imprenditori vi è quello dell’industria petrolifera e del gas. Gli obiettivi di questo comitato sono: il miglioramento legislativo dell’industria petrolifera e del gas, l’identificazione delle questioni prioritarie di tale settore, la partecipazione allo sviluppo di documenti politici governativi e il rafforzamento della cooperazione con le organizzazioni industriali internazionali.
I risultati fino ad ora ottenuti da tale comitato si concretizzano nella “legge sul sottosuolo e sull’uso del sottosuolo” del Dicembre 2017. [5]
La legge rappresenta un’opportunità per le aziende straniere e nazionali di usare il sottosuolo in ambito minerario e petrolifero:
-in ambito minerario la concessione per l’estrazione dura da un minimo di 6 anni ad un massimo di 25 anni;
-in ambito petrolifero la concessione per l’esplorazione e la produzione dipende dal tipo di sito (campo o offshore). In entrambi i casi, la durata varia dai 6-9 anni fino a 45 anni nel caso di di campi petroliferi estesi).
Multinazionali come Chevron, British Gas, ENI, Texaco, Exxon-Mobil, Lukoil, China National Petroleum Corporation con le loro relative joint-venture e consorzi, hanno messo le mani letteralmente nel paese, facendo affari con Nazarbaev prima e con Toqaev dopo.
L’attrazione degli investimenti tramite la vendita di licenze per l’esplorazione e la produzione di merci petrolifere cozza con le proteste che via via sono diventate sempre più marcate.
Il recente caso del Gas Petrolifero Liquefatto (GPL) è un esempio di tutto ciò.
Fino ad un anno fa, il GPL veniva venduto sotto regolamentazione dello Stato ai consumatori domestici con una perdita per i produttori non indifferente.
Il governo kazako di Massimov (con il benestare del presidente Nazarbaev), visto l’aumentare della richiesta mondiale di tale risorsa, decise di attrarre gli investitori stranieri nel paese con leggi ad hoc.
La Legge n. 532-IV del 9 Gennaio 2012, “A proposito di gas e fornitura di gas” ha fatto da “apripista” nel processo di privatizzazione del gas kazako.
Le successive modifiche apportate dal governo di Sagintayev (sempre con la compiacenza di Nazarbaev) nel Luglio del 2018 e nel Gennaio 2019 alla Legge n. 532 [6], nonché la costruzione del gasdotto Saryarka nel 2019, hanno portato il gas kazako a competere nel campo del trading online [7] ed attrarre, al tempo stesso, ulteriori investitori.
Il presunto cambio di potere avvenuto con Toqaev non ha fatto altro che modificare la Legge 532 [8], sostituendo le piattaforme di scambio elettronico con le borse merci [9] e continuando la politica di privatizzazione.
In generale, per il presidente kazako gli investimenti miliardari arrivati negli ultimi 30 anni nel paese sono positivi e soddisfacenti, aggiungendo come sia “in corso una campagna su larga scala per privatizzare più di 700 imprese statali in vari settori dell’economia del Kazakistan, tra cui petrolio e gas, energia e infrastrutture. Noi consideriamo preferibile far fluttuare le azioni delle più grandi imprese nelle borse nazionali.” [10]
Se questo è il dato speculativo in corso, il Kazakistan in questi ultimi due anni ha dovuto affrontare due problematiche non indifferenti: l’attuale pandemia da Sars-Covid e il drastico calo dei prezzi del petrolio.
Con un tasso di inflazione di circa l’8%, la povertà al 4,3 % [11], un salario minimo di 60mila tenge kazake (KZT) (circa 124 euro) [12], un salario medio mensile di 275mila KZT (circa 570 euro) e una pensione minima di 46mila KZT (circa 95 euro) [12], i problemi dati dal periodo odierno più le privatizzazioni in corso, hanno creato paura e risentimento in una parte della popolazione.
L’aver tolto i sussidi statali sui carburanti ha avuto come conseguenza un aumento del prezzo del gas, portando la popolazione a ribellarsi in tutto il paese.
In tal senso si è scatenata una lotta intestina tra le elitè del paese. A quel punto, Toqaev e soci hanno richiesto l’intervento russo attraverso le truppe dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC).
La violenta repressione e normalizzazione nel paese ha portato a due fattori:
– un’epurazione all’interno dei palazzi di potere con Nazarbaev rimosso e il suo lealista Masimov estromesso dalla carica di capo del Comitato per la sicurezza nazionale;
– una dimostrazione della Russia della sua potenza militare agli occhi degli Stati dell’Asia Centrale nati dalla dissoluzione dell’URSS e alla Cina.
Gli interessi economici cinesi in Kazakistan sono abbastanza rilevanti.
Nel 2020, il Kazakistan ha esportato 9,42 miliardi di dollari di merci alla Cina; tra i principali prodotti esportati vi sono il GPL (1,45 miliardi di dollari) e il petrolio greggio (1,19 miliardi di dollari). [13]
Negli ultimi 25 anni le esportazioni kazake verso la Cina sono aumentate del 14,9% passando da 292 milioni di dollari del 1995 ai 9,42 miliardi di dollari nel 2020.
I gasodotti e gli oleodotti che collegano i due paesi hanno la funzione di diversificare la rotta energetica e di ridurre la dipendenza cinese dallo Stretto di Malacca.
Appare chiaro come la Cina sia fondamentale per l’economia kazaka.
La ricerca cinese di cooperazione tra borghesie malcoincide con lo scontro tra borghesie come impostato dall’attuale modello neoliberista statunitense.
Apparentemente l’intervento dell’OTSC non era stato ben accolto dalla Cina.
Durante una conferenza stampa, il portavoce del ministro degli esteri, Wang Wenbin, ha risposto così alla domande sul cosa ne pensasse della situazione kazaka e dell’intervento dell’OTSC:
“La Cina e il Kazakistan sono vicini amichevoli e partner strategici permanenti. Dal punto di vista della Cina, ciò che sta accadendo in Kazakistan sono problemi interni. Crediamo che le autorità kazake possano risolvere correttamente la questione. Speriamo che la situazione possa stabilizzarsi il più presto possibile e che l’ordine sociale normale possa essere ripristinato.” [14]
Quattro giorni dopo la dichiarazione di Wenbin, il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha avuto una conversazione telefonica con il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov dove, parlando del Kazakistan, ha sottolineato che il presidente Xi Jinping ha specificamente inviato un messaggio verbale al presidente Tokayev, dichiarando pubblicamente che la Cina si oppone fermamente a qualsiasi tentativo esterno di provocare disordini.
La Cina, aggiunge Wang Yi, concorda con il giudizio del presidente Toqaev sulla natura degli incidenti violenti e terroristici in Kazakistan, e sostiene l’OTSC nell’aiutare il Kazakistan a reprimere le forze violente e terroristiche e a svolgere un ruolo positivo nel ripristinare la stabilità interna. [15]
Nell’ottica del grande gioco in Asia Centrale, le parole dell’establishment cinese sembrano voler tranquillizzare l’opinione pubblica internazionale e confermare i rapporti tra i due governi.
Persino l’accordo decennale tra la russa “Rosneft” e la “China National Petroleum Corporation” sulla fornitura di 200mila barili al giorno di petrolio greggio attraverso l’oleodotto che passa dal Kazakistan sembra confermare ciò.
Ma se vediamo il progetto delle BRI e dell’oleodotto e del gasdotto che passano dal Kazakistan fino alla Cina, comprendiamo come vi sia una volontà precisa da parte del governo di Xi Jinping di non intervenire militarmente e di agire solo qualora uno degli attori in campo (la Russia, in questo caso) risulti sfinito economicamente e socialmente.
Continua…
Note
[1] La “Industrial & Commercial Bank of China” e la “Bank of China”, due delle maggiori banche cinesi, hanno limitato i finanziamenti per le materie prime russe. La decisione è stata presa a causa delle sanzioni fatte da UE e USA verso la Russia e per poter evitare, in tal modo, di perdere il credito.
“China State Banks Restrict Financing for Russian Commodities”, 25 Febbraio 2022, Bloomberg. Link: https://web.archive.org/web/20220424235021/https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-02-25/chinese-state-banks-restrict-financing-for-russian-commodities
[2] Nel 2021 sono transitati 15mila treni per un totale di 1,4 milioni di container.
[3] “Kazakhstan’s dynamic economy: A Business and Investment Review”, GMB Publishing Ltd, 2007, pag. 8
[4] “Codice degli imprenditori della Repubblica del Kazakistan”, 29 Ottobre 2015,
Link (in inglese/russo): https://web.archive.org/web/20220308065054/https://adilet.zan.kz/eng/docs/K1500000375
[5] “Sul sottosuolo e sull’uso del sottosuolo”, 27 dicembre 2017 Link (in inglese/russo):https://web.archive.org/web/20220121084429/https://adilet.zan.kz/eng/docs/K1700000125
[6] Con la Legge n. 173 del 4 Luglio 2018, “Riguardo all’introduzione di emendamenti e aggiunte a certi atti legislativi della Repubblica del Kazakistan su questioni relative al gas e alla fornitura di gas”, all’articolo 1 della legge del Gennaio 2012 veniva aggiunto il comma 43: “Piano di negoziazione elettronica. Un complesso di strutture informatiche, software, banche dati, strutture di telecomunicazione e altre attrezzature progettate per la negoziazione di gas di petrolio liquefatti nel quadro del piano di approvvigionamento di gas di petrolio liquefatti al mercato interno della Repubblica del Kazakistan e garantire l’automazione del processo di conclusione delle transazioni, nonché la raccolta, lo stoccaggio, il trattamento e la divulgazione delle informazioni”. Link (in russo): https://web.archive.org/web/20220426123513/https://law.gov.kz/api/documents/123262/rus/download/pdf
[7] Per la vendita del gas, gli investitori, sostenuti dal governo kazako, stanno utilizzando gli “Exchange Traded Products” (ETP), strumenti di investimento nei mercati che tracciano un titolo, un indice o altro asset (materie prime, valute, azioni, obbligazioni).
I prezzi degli ETP derivano dalle quotazioni delle attività finanziarie o dei beni che tracciano; di conseguenza risultano fluttuanti e chi vi investe può avere un potenziale guadagno così come una potenziale perdita.
[8] Legge n. 96 del 30 Dicembre 2021, “Sull’introduzione di modifiche e integrazioni ad alcuni atti legislativi della Repubblica del Kazakistan in materia di attività commerciali, sviluppo del commercio in borsa e protezione dei dati personali”, articolo 1, punto 5.
Link (in russo): https://web.archive.org/web/20220206191858/https://www.adilet.zan.kz/rus/docs/Z2100000096
[9] Le borse merci sono il luogo di incontro, in senso fisico ed economico, della domanda e dell’offerta dei beni contrattati e, quindi, punto di riferimento per il loro prezzo a livello nazionale o internazionale, a seconda dell’importanza della borsa.
Le contrattazioni avvengono in modo telematico.
[10] “Kazakhstan Attracts Over US$370 Billion in FDI Since Independence”, The Astana Times, 6 Dicembre 2021.
Link: https://web.archive.org/web/20220214180740/https://astanatimes.com/2021/12/kazakhstan-attracts-over-us370-billion-in-fdi-since-independence/
[11] Dato del 2018
[12] Riportati nei commi 1 e 3 dell’articolo 9 del “Bilancio per il 2022-2024” (Legge n. 77 del 2 Dicembre 2021), in originale (О республиканском бюджете на 2022 – 2024 годы) Link (in russo): https://web.archive.org/web/20220418232343/https://adilet.zan.kz/rus/docs/Z2100000077
[13] “China-Kazakhstan”, Dati del 2020
Link: https://web.archive.org/web/20220406162201/https://oec.world/en/profile/bilateral-country/chn/partner/kaz
[14] “Foreign Ministry Spokesperson Wang Wenbin’s Regular Press Conference on January 6, 2022”. Ministry of Foreign Affairs of the People’s Republic of China
Link: https://web.archive.org/web/20220405215804/https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/xwfw_665399/s2510_665401/2511_665403/202201/t20220106_10479487.html
[15] “Wang Yi Speaks with Russian Foreign Minister Sergey Lavrov on the Phone”, 11 Gennaio 2022, Ministry of Foreign Affairs of the People’s Republic of China
Link: https://web.archive.org/web/20220119060907/https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/zxxx_662805/202201/t20220111_10480941.html