L’approvazione dello “Studio di dettaglio del centro storico. L.R. 13/2015” da parte del Consiglio Comunale apre nuovi scenari di investimenti sul territorio cittadino catanese.
Nel dibattimento che ne è corso in Consiglio Comunale – prima dell’approvazione –, l’assessore all’urbanistica Enrico Trantino, ha spiegato ai consiglieri presenti che “con tale strumento di pianificazione, verranno individuate le costruzioni, potenzialmente oggetto di interventi di demolizione; queste ultime potranno essere ristrutturate incoraggiando eventuali richieste in tal senso. I progetti presentati, verranno sottoposti al vaglio della Conferenza dei Servizi, con la partecipazione del Comune, del Genio Civile e della Soprintendenza, al fine di approvare il relativo studio di dettaglio.”
A supporto di Trantino vi è il consigliere comunale Manfredi Zammataro, attuale presidente della X commissione consiliare permanente “urbanistica, gestione del territorio e decoro urbano”: “[l’atto in votazione] è fondamentale per delineare il nuovo assetto della città […] è un ulteriore tassello per attuare la rigenerazione e riqualificazione degli spazi, mediante gli strumenti offerti dalla legge regionale 13/2015.”
Lo studio approvato non fa che modificare ulteriormente ciò che era stato redatto ed adottato come Piano Regolatore Generale Urbanistico da Piccinato nel 1964 – e successivamente approvato dal “Decreto Presidente della Regione Siciliana n. 166/A” del 28 Giugno 1969.
La “Zona Omogenea A” presente nello “Studio di dettaglio” è grande circa 3,24 kmq, suddivisa in quattro sotto-zone:
– “A”: costituisce la parte del centro cittadino ricostruito dopo il terremoto del 1693, con riferimento al rilievo di S. Ittar nel 1832, comprendendo anche la zona del viale Regina Margherita, caratterizzata dalla presenza di ville nobiliari realizzate tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900;
– “A1”: costituisce il centro storico di San Giovanni Galermo, quartiere posto a nord-ovest della città, prima comune autonomo e, successivamente, accorpato a Catania nel 1926;
– “B”: costituisce prevalentemente l’espansione del secondo ottocento e primo novecento, ad est della via Etnea.
‒ “San Cristoforo-Sud”: rientra nel piano di riqualificazione cittadino a seguito del Decreto del Presidente della Regione Sicilia del Novembre 2002 e del Decreto 9 ottobre 2008, “Approvazione di una variante urbanistica al piano regolatore generale del comune di Catania.”
Approvato tale studio, quindi, il pensiero condiviso da Rosario Fresta, presidente Ance Catania, Sebastian Carlo Greco, presidente Ordine Architetti di Catania, Mauro Scaccianoce, presidente Ordine Ingegneri di Catania, e Agatino Spoto, presidente Collegio dei Geometri di Catania, è stato il seguente: “L’approvazione dello Studio di dettaglio del Centro Storico, avvenuta mercoledì 23 marzo all’unanimità, rappresenta un primo passo per intervenire in modo puntuale sul tessuto edilizio e garantirne la tutela e la riqualificazione”.
I personaggi citati hanno rilasciato queste dichiarazioni:
Fresta: “Lo Studio di dettaglio del Centro Storico certamente consentirà di intervenire, ponendo regole e certezze a chi deve operare attraverso singoli interventi, rendendo il patrimonio edilizio più sicuro anche sotto il profilo del rischio sismico. Ma solo attraverso il PUG si potrà definire un disegno urbano, gli ambiti di recupero, di riqualificazione e rigenerazione, che andrebbero estesi anche al resto della città, che va ridisegnata e ricucita. Pensiamo a quanto costruito dagli anni ’60 in poi nelle sue periferie: meritano di essere riqualificate e trasformate, cancellando gli errori del passato che le hanno rese solo dei contenitori urbani senza anima e prospettiva di sviluppo. E il tempo a disposizione è poco”
Greco: “Individuare e catalogare le diverse tipologie edilizie del centro storico per definire su quali è possibile intervenire e in che modo, è certamente un primo importante passo verso l’obiettivo di rigenerare il patrimonio edilizio della nostra città ma lo studio di dettaglio non può rimanere un evento isolato, deve costituire la base di una necessaria evoluzione verso il Piano Urbanistico Generale e la conseguente pianificazione attuativa: solo tramite questi strumenti si potrà realmente riqualificare la città in cui, il tessuto urbano del centro storico, assume valore non soltanto nelle singole unità che lo costituiscono, ma nella sua complessità e interezza. Per conseguire questo importante obiettivo occorre operare con strumenti di pianificazione efficaci e regole certe, nell’ottica di una chiara visione d’insieme”
Scaccianoce: “L’approvazione dello Studio di dettaglio del centro storico è una tappa fondamentale nella direzione della rigenerazione e riqualificazione della nostra città, in particolare del centro storico, dove si concentrano i valori culturali e identitari di Catania. Un risultato atteso da tanti anni, per avviare un percorso sinergico che porti a un equilibrio sul piano ambientale, sociale ed economico, specie nei quartieri degradati. Uno strumento fondamentale anche nel processo di efficientamento energetico, indispensabile per contenere l’inquinamento e garantire il consumo zero del territorio». Altro aspetto sottolineato dal presidente degli Ingegneri etnei sul Piano è il suo «essere imprescindibile per mettere in sicurezza i nostri edifici, in un contesto di grande fragilità dal punto di vista sismico. Inoltre, aggiunge certezza sugli interventi, consentendo ai tecnici e agli operatori di muoversi entro ambiti giuridicamente definiti, che garantiscono un incremento degli investimenti e la crescita di attrattività per la nostra città”
Spoto: “Un’attenzione alla nostra parte identitaria, qual è il Centro Storico non significa non intervenire, ma intervenire con regole che lo tutelino e lo riqualifichino, rendendolo parte viva e attrattiva della Città. Questo, deve rappresentare lo Studio di Dettaglio: un primo passo alla pianificazione”
Lo “Studio” e le dichiarazione dei personaggi istituzionali e imprenditoriali citati, rappresentano quella precisa volontà di voler riprendere il discorso degli investimenti e, quindi, di una futura speculazione edilizia atta a sviluppare l’industria dei servizi turistici.
Restaurazione come Investimento
Secondo l’articolo 31, comma 1, lettera C della Legge 5 agosto 1978, n. 457 “Norme per l’edilizia residenziale”, gli interventi di restauro e di risanamento conservativo sono “rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio”.
In una logica di gentrificazione e turistificazione, la restaurazione o conservazione degli edifici serve come forma di appropriazione di una storia recente del tessuto urbano.
Ciò segna una presa di distanza dalle fu velleità “demolitrici-e-ricostruzione” degli anni ‘50 e ‘60, rivalutando a livello architettonico la parte antica o vecchia della città.
Questa rivalutazione, però, non deve essere vista come un mero atto “umanitario” per salvaguardare il patrimonio storico.
Il capitalismo – di cui la gentrificazione è uno dei meccanismi -, porta a considerare qualsiasi oggetto vivente o meno che sia come una merce da cui estrarre del valore monetario.
In questo senso la salvaguardia del patrimonio storico o, per dirla in termini generali, di recupero di palazzi “antichi”, diventa fondamentale per i fini dei mercati.
L’accettazione di una simile visione mercatale passa da una serie di operazioni pubblicitarie dove determinati gruppi culturali ed economici cercano di fare “massa critica” usando, a mo’ di mantra, parole come “recupero, riqualificazione e rigenerazione.”
A queste operazioni se ne aggiungono altre due: gli interventi istituzionali e finanziari privati. I primi intervengono con agevolazioni fiscali; i secondi attraverso elargizioni di mutui e prestiti atti ad un ritorno finanziario.
Grazie a questi investimenti politici e finanziari, il processo di turistificazione riesce a prendere corpo.
Nel caso catanese, il discorso sulla restaurazione e conservazione come fattore di speculazione si era già visto in passato.
Nel libro “La città e i piani urbanistici. Catania 1930-1980”, l’architetto e professore universitario di Urbanistica Giuseppe Dato riportava come in una conferenza economica e per l’occupazione organizzata dal Comune di Catania nel febbraio del 1977, si prospettava l’opportunità di intervenire, a livello di risanamento e ristrutturazione, “nel “Centro Storico” e nei quartieri marginali e degradati di S. Cristoforo, Angeli Custodi e Consolazione “sotto il duplice profilo dell’edilizia pubblica e di quella residenziale” utilizzando la legge per la casa n. 865.”
La mossa dell’epoca, che si inseriva sull’ampia questione del quartiere di Librino, avvantaggiava quei ceti medi, i piccoli proprietari e i piccoli imprenditori edili nel “ristrutturare aree ed edifici nel centro storico per residenza privata”, aiutati “dalle leggi regionali n. 19/1972 e 21/1973 che consentono il rilascio di singole licenze edilizie nelle zone territoriali omogenee A e B”.
L’intervento istituzionale dell’epoca in una zona cittadina che già aveva visto sorgere i palazzoni nati dallo sventramento di San Berillo, era da inserirsi in un ampio discorso di accettazione politica istituzionale e di attrattiva di capitali.
Oggi, come ieri, si continua in tal senso: dallo stanziamento di miliardi delle vecchie lire per l’edilizia e le connivenze con la Democrazia Cristiana, si è passati al superbonus 110% prorogato fino a Giugno 2022.
Il mondo borghese edile respira una boccata d’ossigeno dopo anni di crisi, allacciando dei buoni rapporti con i partiti istituzionali e gli istituti finanziari.
Non stupisce se l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) di Catania, per bocca del suo presidente Fresta, sottolinea come l’edilizia rappresenti “un elemento trainante nel rilancio dell’economia” e “con la nuova Legge di Bilancio e con il Superbonus abbiamo un’ulteriore opportunità da sfruttare appieno, ma è necessario agire in termini di semplificazione, allungando la durata di efficacia delle disposizioni e stabilizzando la norma. I cantieri, oggi più che mai, significano opportunità di lavoro e “investimenti” per tutta la filiera edile.”
L’aver stretto i rapporti (sotto forma di convenzione) con le banche quali Unicredit, Monte dei Paschi, Banca Intesa Sanpaolo, Crédit Agricole e Banco BPM, permette all’ANCE di poter ricevere tutta una serie di forme di credito.
Allo stesso tempo, l’associazione potrà intavolare una serie discussioni con i proprietari di quegli immobili da ristrutturare, proponendo a costoro l’utilizzo del Superbonus 110%.
Non a caso, la zona A e le sue sotto-zone, rappresentano quel centro storico dove “i prezzi medi degli appartamenti […] in vendita sono di 1200 euro/m², mentre quelli per l’affitto mensile sono di 8,5/m². Per i locali commerciali della citata zona, invece, la vendita si aggira intorno ai 1300 euro/m², l’affitto mensile a 11,8 euro/m².”[1]
Una situazione del genere è troppo ghiotta da far sfuggire a gruppi economici come l’ANCE. E nonostante la loro preoccupazione odierna sia l’aumento dei prezzi delle materie prime [2], questa non li fermerà dalle loro intenzioni sull’investire in una parte della città che, dai tempi dello sventramento di San Berillo, è considerata la vetrina della medesima.
Note
[1] “Catania: il degrado e il decoro della civiltà”. Link: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/03/19/catania-il-degrado-e-il-decoro-della-civilta/
[2] A tal merito si leggano le seguenti dichiarazioni:
Marco Dettori, vice presidente dell’ANCE aveva chiesto al governo di intervenire “con misure che permettano di fare fronte al “caro materiali”, la principale emergenza che sta affrontando il settore delle costruzioni in questi mesi. Una fiammata insostenibile dei costi che a mettendo in ginocchio le imprese. Senza un rapido intervento del governo e del parlamento è forte il rischio di conseguenze gravissime in termini di occupazione e investimento”.
Santo Cutrone, presidente dell’ANCE Sicilia, chiedeva al governo regionale e nazionale di adottare “tutte le necessarie misure per calmierare i prezzi e per compensare adeguatamente gli aumenti intervenuti in fase di avanzamento dei lavori. Non ci bastano le misure varate finora in modo surrettizio e figurativo.”