Mangimi, speculazioni e animali allevati – Prima Parte

Secondo un report di fine anno della “Federation of European Compound Feed Manufacturers” (FEFAC) [1], la produzione di mangimi per animali da allevamento nell’Unione Europea del 2021 è stata stimata in 149,9 milioni di tonnellate. [2]
La flessione rispetto al 2020 – di cui la FEFAC riporta nel suo report -, è stata dello -0,16%; ciò è da imputarsi ai costi elevati dei prodotti cerealicoli ed alle varie malattie che hanno colpito gli allevamenti (quali peste suina e aviaria).

Nonostante questo dato, la FEFAC si dimostra comunque soddisfatta della situazione in generale perché la domanda è aumentata dopo la fase iniziale della pandemia e, soprattutto, i vari associati chiedono fonti proteiche certificate e verificate.

Prima dello scoppio della guerra russo-ucraina, le prospettive erano quelle di limitare le malattie presenti negli allevamenti e, al tempo stesso, tenere sotto controllo l’aumento dei prezzi cerealicoli e disposizioni di contenimento dell’attuale pandemia da Sars-Covid-20.

La regione del Mar Nero, inoltre, è un importante approvvigionamento di cereali e prodotti a base di semi oleosi per il mercato mondiale dell’alimentazione umana e non.
La sola Ucraina rappresenta il 16% delle esportazioni globali di mais e il 12% del grano. La produzione di mais, stando ai dati del 2021, si aggira intorno ai 42 milioni di tonnellate raccolti su 5,3 milioni di ettari. [3]

Come riportato in un comunicato congiunto tra FEFAC, COCERAL [4] e FEDIOL [5], l’Unione Europea importava, mediamente, fino al 2021 circa 11 milioni di tonnellate di mais dall’Ucraina; con la guerra in corso e l’annessa speculazione al rialzo, le tre sigle vogliono spingere le istituzioni europee a mantenere le catene di approvvigionamento attraverso misure di emergenza. [6]

L’attuale conflitto, però, ha fatto saltare il tappo a tutta una serie di accordi interni all’Unione Europea che si ripercuote sulla cosiddetta “ultima ruota del carro”: l’animale non umano allevato.

Prima di accingerci a parlare di questo, facciamo un piccolo quadro su ciò che sta accadendo.

Lamenti e speculazioni
L’aumento dei prezzi dei mangimi per gli animali d’allevamento ha spinto l’Ungheria a porre un blocco dell’export di cereali, soia e girasole verso i paesi dell’Unione Europea – Italia compresa.

Questa modalità dell’Ungheria sembra aver trovato un’emulazione in Bulgaria dove, al momento, ci si sta limitando al raccogliere e stoccare i cereali e prodotti vegetali.

Le associazioni di categoria italiane, di fronte alla spinta inflazionistica e alla mossa del paese governato da Orban e soci, si lamentano di questa situazione per bocca dei loro principali esponenti.

Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, oltre a lagnarsi del comportamento dell’Ungheria, traccia un quadro preoccupante, dove gli animali d’allevamento possono morire per denutrizione: “Siamo di fronte ad una nuova fase della crisi, dopo l’impennata dei prezzi arriva il rischio concreto di non riuscire a garantire l’alimentazione del bestiame. Da salvare ci sono tra l’altro 8,5 milioni di maiali, 6,4 milioni di bovini e oltre 6 milioni di pecore, oltre a centinaia di milioni di polli e tacchini. È a rischio il futuro della fattoria italiana se non vengono riconosciuti i giusto compensi che tengano conto dei costi di produzione sempre più alti, dalla bolletta energetica ai mangimi. Una crisi che colpisce un sistema che ogni giorno lavora per garantire un settore che complessivamente tra latte, carne e uova genera un giro d’affari di circa 40 miliardi di euro ed è ai primi posti nel mondo per qualità e sostenibilità. La stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate, dall’interno alla montagna.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, invoca l’intervento della Commissione Europea affinché si respinga qualsiasi tentativo di protezionismo alimentare tra gli Stati membri dell’Unione: “a seguito dei drammatici avvenimenti in corso in Ucraina, i mercati internazionali delle principali materie prime agricole sono sotto pressione. Ma vanno respinte le iniziative nazionali unilaterali all’interno della UE. La capacità produttiva di cereali dell’Unione è tale da poter gestire anche questa difficilissima situazione. Serve però un coordinamento della Commissione, alla quale abbiamo già chiesto di rimuovere, in vista dei nuovi raccolti, i limiti all’utilizzo dei terreni agricoli. L’auspicio è che la crisi in Ucraina si risolva il più rapidamente possibile al tavolo negoziale. Dagli eventi in atto emerge comunque la necessità di verificare se le scelte fatte sulla nuova PAC siano idonee a salvaguardare la capacità produttiva europea e l’efficienza delle imprese che producono per il mercato. C’è anche un altro elemento a destare forte preoccupazione: nei giorni scorsi il ministero dell’Industria e del Commercio della Russia ha raccomandato agli operatori di sospendere le esportazioni di fertilizzanti. Le vendite all’estero di nitrato di ammonio sono già state bloccate fino ad aprile. Le conseguenze possono essere particolarmente pesanti sul piano della disponibilità e dei prezzi. Rischiamo una contrazione dei raccolti. La situazione va attentamente monitorata. Potrebbe rendersi indispensabile una reazione concertata in sede multilaterale per garantire al massimo le operazioni colturali in vista dei nuovi raccolti.

Michele Liverini, Presidente reggente dell’Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici (ASSALZOO), spinge per un approvvigionamento delle materie prime agricole utili alla produzione mangimistica. Secondo Liverini, la situazione attuale consente di poter soddisfare la domanda per 20-30 giorni, dopodiché “sarà inevitabile il blocco della produzione mangimistica, con conseguenze devastanti per gli allevamenti, con la necessità di abbattimento degli animali presenti nelle stalle e il crollo delle produzioni alimentari di origine animale, come carni bovine, suine e avicole, latte, burro e formaggi, uova e pesce”.
Per tal motivo ASSALZOO ha proposto di incentivare la coltivazione di mais in Italia così da poter soddisfare la domanda di circa 9 milioni di tonnellate di prodotto destinato ad uso animale.

La Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) con in testa il suo presidente, Dino Scanavino, è preoccupata in quanto senza mais ucraino e ungherese, le aziende che producono mangimi hanno scorte solo per 8 settimane. E a risentirne sarebbe tutto il comparto agro-alimentare di origine animale con conseguente aumento del prezzo di vendita al consumatore. Per la CIA il governo deve incentivare la coltivazione di prodotti vegetali destinati ad uso animale e, al tempo stesso, l’Unione Europea deve evitare qualsiasi forma di speculazione.

Secondo i dati dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo-Alimentare (ISMEA), il mercato delle carni (specie bovine e suine [7]) del 2021 è stato positivo nonostante la pandemia da Sars-Covid-20 (che ha causato, nel 2020, un calo delle vendite) e le malattie che imperversano, tuttora, nei vari allevamenti (quali peste suina, aviaria e blue tongue).

La ripresa di questa domanda a seguito delle vaccinazioni e allentamento delle restrizioni, però, si scontra sia con l’aumento delle richieste da parte degli allevatori di materie prime ed energetiche che con un problema strutturale italiano nella produzione di materie prime per i mangimi.

Non a caso, dai dati del 2020 di ASSALZOO, in Italia la sola produzione di mangimi ammontava a oltre 15 milioni di tonnellate, con un fatturato di 8 miliardi di euro (di cui 5,4 miliardi di euro per i soli mangimi). [8]
L’impennata della produzione e fatturazione rispetto al 2019, fa capire come il problema per i settori specifici sia quello di mantenere integra la filiera con tutti i suoi passaggi e di ottenere anche una sorta di indipendenza dall’importazione straniera.

Ciò non toglie, tuttavia, il problema che sta a monte: la speculazione sull’aumento dei prezzi dovuto a questo blocco dell’export di mais e altri prodotti vegetali.

Alla Borsa Merci di Bologna, principale punto di riferimento in Italia per le contrattazioni dei prodotti agricoli, il mais è passato nell’ultima settimana da 330 euro/tonnellata (3 Marzo) ai 405 euro/tonnellata (10 Marzo); idem altri prodotti destinati agli allevamenti. [9]

La questione ungherese è da inserirsi in un quadro molto più ampio: nel corso dei mesi scorsi, le materie prime vegetali sono aumentate costantemente e l’Italia, deficitaria da un punto di vista di produzione di materie prime per i mangimi, si ritrova in balia di questi giochi speculativi al rialzo – di cui l’Ungheria e, a stretto giro, la Bulgaria approfittano a piene mani.

Operazioni di questo tipo, in un momento in cui le domande di materie prime ed energetiche sono in aumento in campo agro-alimentare, favoriscono tutti quegli operatori che acquistano e rivendono al maggior prezzo le commodities agricole [10], guadagnando sulla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto.

La mossa di Orban e soci rientra, nella fattispecie, in questo gioco di rivendere al prezzo più alto la fonte primaria dei mangimi, ottenendo il massimo guadagno possibile.

ASSALZOO e Coldiretti propongono di fermare questa speculazione al rialzo attraverso incentivi statali per le coltivazioni vegetali da destinare ad uso animale, lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera stanziati nel Pnrr e “operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea”, fermando “le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un’efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali.” (parte finale del discorso di Prandini, presidente di Coldiretti)

(Continua)

Note

[1] La FEFAC, la Federazione Europea dei Produttori di Mangimi Composti, rappresenta 28 Associazioni nazionali in 27 paesi europei e impiega, stando ai dati del 2020, oltre 100mila persone su 4mila siti produttivi.

[2] “Compound feed production 2021 is expected to slightly decrease by 0.16%”
Link: https://web.archive.org/web/20211103094942/https://fefac.eu/newsroom/news/compound-feed-production-2021-is-expected-to-slightly-decrease-by-0-16/

[3] “Column: Ukraine’s unmatched corn crop gains encroach on rival exporters”, Reuters del 17 Febbraio 2022.
Link: https://web.archive.org/web/20220313110559/https://www.reuters.com/markets/commodities/ukraines-unmatched-corn-crop-gains-encroach-rival-exporters-2022-02-17/

[4] La COCERAL, acronimo per “Comité du Commerce des céréales, aliments du bétail, oléagineux, huile d’olive, huiles et graisses et agrofournitures”, è composta da 21 associazioni di categoria di 15 paesi europei che commercializzano materie prime agricole destinate all’approvvigionamento delle filiere alimentari e mangimistiche, nonché per utilizzi tecnici ed energetici.

[5] La FEDIOL è una federazione che rappresenta l’industria europea degli oli vegetali e delle farine proteiche in Europa. Gli obiettivi di questo comparto sono lo stoccaggio, la lavorazione e la vendita di mangimi per animali, farine e prodotti oleosi vegetali.

[6] “The Russian invasion of Ukraine and the impact on grains and oilseeds markets”
Link: https://web.archive.org/web/20220314194615/https://fefac.eu/newsroom/news/the-russian-invasion-of-ukraine-and-the-impact-on-grains-and-oilseeds-markets/

[7] Tendenze: bovini da carne, Dicembre 2021.
Link: https://web.archive.org/web/20220314204157/https://www.ismeamercati.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/1%252Fd%252F9%252FD.e7dde1fe3ebc4f1536d1/P/BLOB%3AID%3D11920/E/pdf
Suini: tendenze del settore, Novembre 2021.
Link: https://web.archive.org/web/20220314204402/https://www.ismeamercati.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/1%252Ff%252F0%252FD.013e0de4ecd9a989d13d/P/BLOB%3AID%3D11836/E/pdf

[8] “Assalzoo, 2020 da record: produzione di mangimi sfonda quota 15 milioni di tonnellate”
Link: https://web.archive.org/web/20220314210145/https://www.assalzoo.it/comunicati/assalzoo-2020-record-produzione-mangimi-sfonda-quota-15-milioni-tonnellate/

[9] In particolare il frumento per uso zootecnico passato dai 355 euro/tonnellata del 3 Marzo a 415 euro/tonnellata del 10 Marzo.
Link: https://www.agerborsamerci.it/listino-borsa/

[10] Di base, per commodities si intendono quelle materie prime facilmente conservabili e stoccabili nel tempo e commercializzate. Tra le commodities troviamo, oltre quelle agricole, il petrolio ed altri materiali energetici, minerali ferrosi e legnami.

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