Schiavi nel paese più libero del mondo


In una lunga intervista a Radio InBlu2000, l’ex Ministro degli Interni Marco Minniti ha espresso le sue opinioni sull’invasione russa in Ucraina (avvenuta il 24 febbraio), un fenomeno che è stato il culmine di tensioni militari e diplomatiche pregresse.

Tra il plauso della speaker radiofonica, il nostro non ha trovato di meglio che rispolverare i vecchi orpelli dell’interventismo democratico stile Prima Guerra Mondiale, al fine di giustificare un’eventuale movimento dello Stato italiano in senso bellico. Movimento che, beninteso, è già avvenuto al momento sotto forma di forniture militari all’Ucraina e di schieramento di truppe nei paesi NATO confinanti.

Nel corso del lungo intervento, va segnalata in primis la strana dimenticanza che porta l’ex deputato democratico ad affermare che “Questo è il momento più tragico dell’Europa dopo quasi 80 anni. Non si è compresa la lezione del 2014, quando si sono ridisegnati i confini dell’Europa con un’operazione militare.” L’evento storico a cui fa riferimento Minniti è relativo a quando emersero le sacche di rivolta e di fazioni separatiste all’interno del territorio ucraino dopo i moti di Piazza Maidan.

Questa amnesia, d’altronde, la si può rintracciare anche nelle dichiarazioni recenti del Presidente della Repubblica Mattarella in merito agli attuali fatti russo-ucraini.

A quanto pare questi signori dimenticano come ventitre anni fa l’operazione Allied Force della NATO si accaniva sulla popolazione civile serba partendo dalle basi militari situate in Italia.
Per i democratici ed i relitti democristiani nostrani ci sono vite umane degne di essere buttate via: ieri erano le popolazioni civili dei Balcani; oggi quelle che stanno nel continente africano.

Di fronte ad una catastrofe umanitaria su larga scala, in questa intervista a Minniti ci si aspettava almeno una presa di posizione riguardante la popolazione civile ucraina coinvolta. Niente di tutto ciò. L’ex ministro degli Interni ha parlato di sanzioni nei confronti della Federazione Russa, evitando ovviamente di rivelare il segreto di Pulcinella, ovvero che queste misure andranno a colpire soprattutto la classe media e medio bassa, nonché la classe lavoratrice. In un contesto come quello russo, in cui spesso le tensioni interne esplodono sotto forma di pura e cieca opposizione, non è difficile immaginare come andranno le cose, specie se si considera che sta sorgendo spontaneamente un’opposizione diffusa ad una guerra giudicata inutile.

Minniti riprende in pieno il tema della guerra della civiltà contro la barbarie, dei regimi democratici che fanno fronte alle autocrazie: “Noi siamo arrivati al nodo di una tensione che era nell’aria da un po’ di tempo. La tensione tra le grandi democrazie da una parte […] e le autocrazie dall’altra.[…] Ciascuno di noi sarà costretto a pagare un piccolo prezzo. Abbiamo di fronte una sfida che riguarda valori, principi e libertà[…] in queste ore stiamo riscoprendo che democrazia, diritti fondamentali e libertà non sono scontati.”

Sono parole che potrebbero essere state pronunciate un secolo fa, per giustificare la presa di posizione contro gli Imperi Centrali da parte dei paesi democratici.
Ma a sentirle a distanza di un secolo da un simile personaggio, queste risultano vomitevoli.
Rappresenta, questa dichiarazione, una chiara visione distorta della realtà da parte di Minniti e rivela, al tempo stesso, un certo stato d’animo della classe borghese italiana.

Si è visto bene cosa intendesse e cosa intendono tutt’oggi, in tempi di guerra, signori di tale risma.
Sicurezza significa non far sbarcare le persone migranti provenienti dall’Africa, facendo accordi sottobanco con i capoccia degli scafisti libici e, al contempo, finanziare campi di concentramento sul suolo libico per frenare e contenere i flussi migratori. Tutto ciò in un’apparente (ma solo apparente) antitesi rispetto a quanto affermavano le controparti sovraniste italiane riguardo l’affondare i barconi.
Di tutto questo Minniti è responsabile con tanto di prove.

Abbiamo visto anche cosa significhino le parole libertà e democrazia per la borghesia italiana.
La libertà è libertà di essere schedati dalla polizia, di essere allontanati od espulsi da determinate zone della città perché indesiderabili o indecorosi. Non dimentichiamo che Minniti è l’autore del DASPO urbano introdotto nel 2017 con il decreto che porta il suo nome. Una misura talmente progressista che venne ripresa ed adattata nei successivi Decreti Sicurezza a firma Salvini prima e Lamorgese dopo.

Eccolo svelato il paravento della democrazia e delle libertà borghesi: una realtà fatta di segregazione, esclusione, sfruttamento, fino alla morte per la patria se necessario. Una libertà fatta su misura per chi se la può comprare, schiavitù per il resto della popolazione.

Questi signori ci stanno ammorbando e tutto il loro progetto si sta svelando per quello che è: un sistema basato sul culto della morte. È ora di ribaltare il tavolo e opporsi a questa follia collettiva.

[…]
Certo: meglio la democrazia che il fascismo.
Meglio la libertà relativa che la schiavitù assoluta.
Meglio l’influenza che la polmonite.
Meglio non avere un occhio che non averli entrambi.
Meglio un accidente secco dell’agonia atroce dell’idrofobia.
Tra due mali, il minore è sempre preferibile al peggiore.
Ma perché limitare la scelta tra due mali? Non sarebbe meglio evitare l’uno e l’altro? Non è, in ogni modo, insegnamento costante dell’esperienza e monito della ragione, che si cerchi di curare e guarire il male minore onde prevenire ed evitare il maggiore?
[…]
La scelta che l’umanità contemporanea deve fare, se vuole assicurarsi per l’avvenire la salute della libertà e della giustizia, le gioie del benessere, non è perciò scelta fra un male maggiore ed un male minore – poichè questo contiene le cause di quello -; ma tra il bene e il male, tra la giustizia e l’iniquità, tra la libertà e l’oppressione, tra la civiltà e la barbarie, tra la vita e la morte: La guerra per tenere i popoli oppressi e sfruttati dal monopolio dei privilegi privati o statali, o la Rivoluzione sociale che emancipi il produttore da ogni sfruttamento, il cittadino da ogni forma di oppressione.

(da L’Adunata dei Refrattari – Meglio la democrazia!, 25 dicembre 1943)

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