Cos’è l’ “accordo sul grano”, come la Russia lo ha manipolato durante la guerra e cosa succederà se l’Ucraina smetterà di esportare grano

Traduzione dall’originale “Что такое «зерновая сделка», как Россия манипулирует ей во время войны и что будет, если из Украины перестанут вывозить зерно

Cosa è successo?

Il 29 Ottobre, la Russia aveva annunciato di aver sospeso la propria partecipazione dall’ “accordo sul grano” – un accordo che permetteva all’Ucraina, con la collaborazione della Turchia e delle Nazioni Unite, di esportare grano attraverso i porti precedentemente bloccati dalla guerra. Tuttavia, il 2 Novembre, la Russia aveva deciso inaspettatamente di riprendere l’accordo. Vi spieghiamo perché le autorità russe stanno bloccando le esportazioni di grano ucraino e come queste azioni stiano aggravando la crisi alimentare globale.

L’Ucraina è un fornitore globale di cereali. Cosa bisogna sapere?

Nel 2021, prima dell’invasione russa, l’Ucraina era tra i paesi leader nelle esportazioni cerealicole. A livello di esportazioni, il grano rappresentava il 18% delle entrate ucraine. L’Ucraina, quindi, garantiva il 10% del mercato mondiale del grano, il 15% del mais, il 13% dell’orzo e la metà del mercato dell’olio di girasole.

Come è iniziato il blocco del grano?

La Russia aveva bloccato le coste ucraine all’inizio del Febbraio 2022. Poi aveva annunciato delle “operazioni militari” con missili e artiglieria nel Mar Nero e nel Mar d’Azov e aveva trasportato la sua flotta in queste zone. La Russia, quindi, aveva rafforzato la sua potenza militare vicino ai confini ucraini, bloccando le rotte marittime e i porti. L’Ucraina trasportava via mare la maggior parte delle sue forniture agricole.

Mappa delle esercitazioni russe.  Fonte: account facebook di Alexey Reznikov, Ministro della Difesa dell’Ucraina. 10 Febbraio 22

Alcuni porti – come Mariupol e Kherson – erano stati occupati successivamente dalle forze militari russe; ma l’Ucraina non aveva potuto utilizzare i porti sotto il suo controllo. L’Amministrazione marittima dell’Ucraina aveva riferito che nei suoi porti vi erano un centinaio di navi straniere bloccate (con tanto di equipaggi). Per continuare a commerciare con l’estero, l’Ucraina avrebbe dovuto esportare il grano con i treni, convertendo la logistica [da marittima a] fluviale e terrestre. Ma la capacità di carico era notevolmente inferiore a quella trasportata via mare. Il mercato mondiale aveva perso uno dei suoi maggiori fornitori alimentari. Alla fine di Marzo, il Segretario delle Nazioni Unite, António Guterres, dichiarò: “Il popolo ucraino sta vivendo un vero e proprio inferno. Le ripercussioni si fanno sentire in tutto il mondo attraverso l’aumento vertiginoso dei prezzi di cibo, energia e fertilizzanti. [Tutto questo può trasformarsi] in una crisi alimentare globale.” Allo stesso tempo, Mykola Solsky, ministro ucraino della Politica agraria, parlò di un’eccedenza di almeno 20 milioni di tonnellate di grano – bloccate nei porti e in attesa di lasciare il Paese.

Che cos’è l’accordo sul grano?

A Luglio, Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite avevano avviato dei negoziati per sbloccare le esportazioni di grano ucraino via mare. Il 27 Luglio era stato firmato a Istanbul un accordo : le navi da carico potevano lasciare i porti di Odessa, Chernomorsk e Yuzhny in acque internazionali ed entravano nel Bosforo attraverso un corridoio sicuro concordato. Le navi dirette o provenienti dall’Ucraina dovevano essere ispezionate dal Centro di coordinamento congiunto, anch’esso istituito grazie all’accordo di Istanbul e composto da rappresentanti di Ucraina, Russia e Turchia. Quest’ultima, guidata da Erdogan, era stata l’iniziatrice, nonché la garante, dell’accordo.

La Russia aveva accettato questa intesa in quanto l’ONU promise di rimuovere le sanzioni sui concimi e prodotti agricoli russi – come riportato da Radio Liberty. L’esclusione dal commercio internazionale di un importante fornitore come la Russia, aveva acuito la crisi alimentare; a metà Settembre gli Stati Uniti e l’Unione Europea avevano finalmente rimosso le categorie agricole russe dagli elenchi delle sanzioni.

Il giorno dopo l’ “accordo sul grano”, la Russia aveva lanciato un attacco missilistico sul porto di Odessa. Ma le scorte di grano immagazzinate [in quel porto] non erano state danneggiate. Durante il periodo dell’accordo, l’Ucraina aveva potuto esportare nove milioni di tonnellate di grano via mare. Nonostante l’Ucraina ha perso il 25% della superficie coltivata – e la Russia, nel mentre, aveva rubato parte del grano già raccolto -, le esportazioni ucraine di Ottobre erano state (quasi) pari ai valori dell’anno precedente. L’accordo doveva essere valido per 120 giorni, fino al 22 Novembre; dopodiché poteva essere prorogato. In particolare, non c’era un accordo diretto tra Russia e Ucraina: la Turchia e le Nazioni Unite avevano firmato un accordo separato con l’Ucraina e con la Russia.

In che modo la Russia sta cercando di sabotare l’accordo e perché vuole farlo?

Secondo il Ministero degli Esteri ucraino, a partire dalla metà di Ottobre gli ispettori russi del Centro di coordinamento congiunto avevano [ritardato, in modo significativo, l’ispezione delle navi] che trasportavano il grano ucraino. Il 29 Ottobre vi furono delle esplosioni nella città occupata di Sebastopoli: vennero danneggiate diverse navi della Flotta Russa del Mar Nero. Il Ministero degli Esteri russo aveva dichiarato che l’attacco con i droni era stato condotto dall’AFU – sotto la guida degli specialisti britannici. Le autorità russe considerarono l’attacco come una violazione dell’accordo di Luglio e annunciarono che la Russia avrebbe sospeso la sua partecipazione [dall’accordo] a tempo indeterminato. Allo stesso tempo le fonti ufficiali ucraine non avevano confermato l’attacco. Andrei Klimenko, redattore capo di “BlackSeaNews”, osservava:

La zona del Mar Nero è stata utilizzato sia per le operazioni militari – come gli attacchi missilistici della Flotta del Mar Nero in varie regioni dell’Ucraina -, che per il funzionamento dell’accordo sul grano. E, cosa più interessante, non c’era motivo di fermare [l’accordo.]”

I più alti funzionari dell’UE, degli Stati Uniti e della NATO avevano immediatamente invitato la Russia a partecipare nuovamente all’accordo, sottolineando che l’interruzione [di quest’ultimo] aggrava notevolmente la crisi alimentare globale. Il Segretario di Stato americano Anthony Blinken dichiarò che la Russia stava usando “il cibo come un’arma.” Per risolvere la situazione, l’ONU si mise “in contatto” con la parte russa.

Il 31 Ottobre, la Turchia, l’Ucraina e le Nazioni Unite avevano concordato un piano per continuare le consegne e lo avevano comunicato alla parte russa. Le tre parti avevano concordato di mantenere in funzione il corridoio del grano – firmando un documento separato. Quindi se la Russia interferiva nella sicurezza del corridoio cerealicolo, avrebbe violato l’accordo con la Turchia e l’ONU – ma non con l’Ucraina.

All’inizio di Novembre, il Ministero della Difesa russo annunciò il ripristino dell’accordo; ciò era stato possibile “grazie alla partecipazione delle Nazioni Unite e all’assistenza della Turchia.” Secondo le autorità russe, queste parti avevano contribuito a garantire che l’Ucraina non avrebbe utilizzato “il corridoio e i porti per le operazioni militari.”

Alcuni analisti ritenevano che la Russia volesse ricattare l’ONU con una crisi alimentare. Quando i prezzi dell’energia crollarono, la Russia aveva iniziato a cercare nuove risorse per fare pressione su altri Paesi – anche per scrollarsi di dosso gli effetti delle sanzioni. Ed era sul mercato dei cereali che la Russia poteva aumentare potenzialmente le sue entrate, riducendo, quindi, il flusso di denaro dell’Ucraina. Entro la fine dell’anno, la Russia prevede un raccolto record di cereali – oltre 140 milioni di tonnellate di grano, il doppio della sua domanda interna.

Cosa succede se le esportazioni di grano ucraino vengono bloccate?

Nathalie Broadhurst, vice rappresentante permanente della Francia presso le Nazioni Unite, ha stimato che, a causa della guerra, il numero di persone che soffriranno la fame aumenterà di 13 milioni. Questa situazione aggrava ulteriormente una serie di problemi provocati dalle pandemie, dai disastri naturali, da altre guerre e da altri cataclismi. Il Fondo Monetario Internazionale ha affermato [che l’attuale conflitto abbia provocato] una delle peggiori crisi alimentari dal 2008. Abbiamo scritto i retroscena di queste crisi all’inizio dell’estate. Libano, Egitto, Sri Lanka, Tunisia, Guyana, Moldavia e altri Paesi dipendono dalle importazioni cerealicole ucraine per almeno il 40% – e anche di più. Inoltre, parte del grano fornito dalla Russia era, in realtà di origine ucraina.

Per i Paesi della Africa sub-sahariana (Somalia, Mali, Niger, Mauritania, Repubblica Democratica del Congo) così come per l’Afghanistan, la Siria e lo Yemen, il problema principale è l’aumento dei prezzi alimentari – inevitabile quando uno dei maggiori fornitori mondiali viene bloccato. In questi Paesi, decine di milioni di persone hanno sperimentato la malnutrizione e altre forme più gravi di carenza alimentare. “Nella Repubblica Centrafricana, [la gente] spendeva fino all’80% del proprio reddito per il cibo; ora spenderà il 100%. Questo è un problema enorme per loro”, ha dichiarato Andrei Sizov, direttore di SovEcon.

Appendice.

Notizie provenienti dal canale telegram di “Storie Importanti” (Важные истории)

A) I prezzi del grano sono saliti bruscamente dopo che la Russia ha dichiarato di trattare le navi da carico nel Mar Nero come obiettivi militari legittimi (19 Luglio)

I futures sul grano di Settembre sono aumentati del 9% nel Chicago Mercantile Exchange (il principale indicatore globale dei prezzi del grano). Il motivo deriva da questa dichiarazione del Ministero della Difesa russo: “le navi che viaggiano attraverso il Mar Nero e si dirigono nei porti ucraini saranno considerate come vettori di carichi militari.”

Si tratta della più grande impennata dei prezzi da quando è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina. Il prezzo dei futures di Settembre porta un guadagno di circa l’8% – precisamente circa 7,2 dollari a bushel (38,6 kg di grano).

Dopo che la Russia si è ritirata dall’accordo sul grano, i prezzi del grano sono saliti del 5% tra lunedì 17 e martedì 18 Luglio.

Vladimir Putin ha dichiarato: “è la Russia a dare un contributo importante alla sicurezza alimentare globale, e qualsiasi affermazione secondo cui solo il grano ucraino alimenta gli affamati di tutto il mondo è una speculazione e una menzogna.” Allo stesso tempo Putin ha ammesso che la Russia ritornerà all’accordo sul grano “qualora tutti i principi precedentemente concordati sulla partecipazione della Russia verranno pienamente presi in considerazione e attuati senza eccezioni.” Ha affermato che la Russia sarebbe in grado di sostituire il grano ucraino su base commerciale e pro bono.

B) L’Ucraina considererà tutte le navi che viaggiano verso i porti russi del Mar Nero come vettori di carichi militari. La Russia aveva rilasciato una dichiarazione simile il giorno prima. (20 Luglio)

La parte ucraina introduce un nuovo regime a partire dalla mezzanotte del 21 Luglio. Le navi dirette verso i porti russi e ucraini (temporaneamente occupati), verranno considerate come vettori di carichi militari – “con tutti i rischi del caso”, ha dichiarato il Ministero della Difesa ucraino in un comunicato.

Inoltre, l’esercito ucraino ha vietato la navigazione nella parte nord-orientale del Mar Nero e nello Stretto di Kerch – definiti come punti pericolosi.

Il Ministero della Difesa russo aveva dichiarato, questo mercoledì, che a partire dalla mezzanotte del 20 Luglio le navi dirette verso i porti ucraini sarebbero state considerate come vettori di carichi militari. La dichiarazione è arrivata tre giorni dopo che la Russia aveva annunciato il suo ritiro dall’accordo sul grano.

Adam Hodge, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale del Presidente degli Stati Uniti, ha avvertito che l’esercito russo potrebbe attaccare navi civili e poi incolpare l’Ucraina. Secondo Hodge, i russi hanno installato ulteriori barriere anti-mine davanti agli accessi dei porti ucraini.

 

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