Traduzione dall’originale “Полуголый король. Россию ждет Смута и междоусобица силовых баронов”
La rivolta di Prigozhin ha aperto le porte all‘era “post-Putin”.
Benvenuti nella Russia post-Putin! Non è il periodo più piacevole né il più sicuro. Ma cosa fare: le dittature, spesso, hanno un periodo di equilibrio instabile dove il potere, in apparenza collassato, si riprende e non muore.
Un moderno Sten’ka Razin
Forse l’aspetto più sorprendente della ribellione di Prigozhin è il suo fenomenale successo. Sono stati abbattuti un aereo e sei elicotteri, il confine di Stato è stato attraversato da parte delle sue unità senza ostacoli (e in almeno due punti), il quartier generale del Distretto militare meridionale di Rostov sul Don è stato preso senza combattere e due grandi città sono state conquistate. Se l’obiettivo di Prigozhin era quello di guidare la Repubblica Popolare del Don (DNR-2) con i centri di Rostov sul Don e Voronezh, nessuno poteva impedirglielo. Almeno la polizia, le guardie di frontiera e i militari non si sono fatti vedere in alcun modo e l’FSB ha dormito durante questa ribellione di migliaia di persone (sempre se non l’ha co-sponsorizzata).
In quel momento Putin deve essersi sentito molto solo e indifeso. Molto peggio dell’inaugurazione del 2012 1 o della quarantena passata nel bunker.
Non lontano da Rostov sul Don – che aveva tutte le possibilità di diventare la capitale della Repubblica popolare di Prigozhin -, si trovano le città, le cascine e le stanitsa cosacche dove tre secoli e mezzo fa si stabilì Stepan Razin, le cui campagne di guerra e la natura avventurosa hanno molto in comune co Prigozhin. Come Prigozhin, Razin non intendeva rovesciare lo zar, ma accusava gli alti funzionari reali di aver svolto le loro mansioni in modo scorretto (ladrocinii) e di aver tradito la fiducia dello zar. Come Prigozhin, Razin fece leva sui sentimenti anti-elitari degli strati sociali più bassi ed ebbe successo: resistette per quattro anni, conquistò Astrakhan, Tsaritsyn (Volgograd), Saratov e Samara. Come Prigozhin, Razin prese molte decisioni in modo spontaneo e disorganizzato; anche la sua rivolta non aveva obiettivi chiari.
Non è più possibile verificare se Prigozhin volesse occupare Mosca come fece con Rostov e Voronez. E soprattutto, quanto avrebbe resistito e quanto sangue sarebbe stato versato. Ma è chiaro che un colpo di Stato non faceva parte dei suoi piani immediati – ha solo cercato di difendere i suoi affari di potere ed “[ha segnato] sulla freccia”2 Shoigu (prima a Rostov sul Don e poi a Mosca).
Uno spettacolo pietoso
Putin non si è comportato come un vero comandante in capo durante l’ammutinamento: gli aerei presidenziali che si sono recati verso la residenza Valdai all’inizio della rivolta, sono rientrati quando il pericolo era ormai scongiurato; le élite civili hanno seguito l’esempio del leader; le forze di sicurezza hanno iniziato a portare via i documenti segreti da Mosca. Queste persone non hanno affrontato il pericolo con la visiera aperta (agire senza celare le proprie intenzioni, ndt). Ovviamente i leader del Paese, già nel pomeriggio del 24 Giugno, non erano sicuri che le unità militari vicino a Mosca li avrebbero protetti e che i blocchi stradali sui ponti del fiume Oka, sulla Leninsky Prospekt, Troparyovo e Kashirka potessero bloccare la PMC “Wagner”.
Sì, non abbiamo visto migliaia di soldati delle Forze Armate, della Guardia Nazionale e di altre unità passare dalla parte degli insorti. Ma non abbiamo visto nulla a livello di resistenza organizzata. Mentre a Rostov, Voronezh, nelle regioni limitrofe e nei vicini territori occupati ci sono state molte persone con le armi. Le guardie di frontiera e le truppe interne non hanno fatto nulla. Neanche i kadyroviti, che si stavano dirigendo verso Rostov, hanno ingaggiato dei combattimenti contro i wagneriani: perché perdere delle forze combattenti se 5-10mila persone ben organizzate e armate sono sufficienti a rovesciare il potere in Russia?
La breve rivolta di Prigozhin ha dimostrato che né l’esercito né le truppe interne sono pronti a difendere il regime di Putin da un pericolo reale. Hanno imparato a reprimere l’opposizione liberale ma non sanno cosa fare contro un uomo armato. Questo aumenta enormemente l’importanza degli imprenditori della violenza3: da Prigozhin a Kadyrov, da Zolotov ai generali Mizintsev e Teplinsky. Tutti soggetti che hanno (o possono acquisire rapidamente) migliaia di persone con esperienza, fedeli e motivati sotto la loro guida. Il loro tempo è iniziato.
Come in Africa.
Il bizzarro ammutinamento ha smentito ancora una volta l’idea, suggerita dai sondaggi, che la maggioranza dei russi sia fedele a Putin e non accetti un cambio di regime. Lo accetteranno, lo nutriranno, lo faranno ubriacare e gli infileranno un garofano nella bocca di un carro armato (il simbolo della Rivoluzione arancione). Il pathos anti-elitario di Prigozhin – che critica i funzionari e i militari impazziti -, ha rapidamente aumentato la sua popolarità, e a Rostov i wagneriani hanno ricevuto più sostegno che ostilità dai civili. Ovviamente ci sono anche molte unità e formazioni nell’esercito, lacerate dalla guerra con l’Ucraina, che sosterrebbero un ordine sociale più equo, in cui i vertici sarebbero meno avidi e ladri e i generali inizierebbero a dare valore alle vite dei “soldati comuni”. La maggior parte dei soldati russi non vede gli obiettivi della guerra.
O sono involontariamente impegnati in guerra o, come persone con un’alta propensione al rischio, vedono il conflitto come un’opportunità per guadagnare soldi e sperare di sopravvivere. Se le probabilità di morte aumentano e le probabilità di guadagnare soldi diminuiscono, il desiderio di combattere viene meno. È a queste “persone comuni” e ai loro parenti che Prigozhin ha rivolto la sua campagna di propaganda del 2023, guardando con approvazione [l’operato di] Navalny. Non c’è dubbio che una narrazione simile possa essere riprodotta da altri imprenditori e mediatori della violenza. Il potere di Putin, un tempo unificato, si sta dividendo in varie parti, come lo specchio della Regina delle Nevi 4: gli imprenditori della violenza, possessori dei grandi “frammenti dello specchio”, lotteranno per il controllo su di essi e per l’espansione dei territori che controllano. Questo è il guaio. È più o meno così che si svolge la lotta per il potere negli “Stati falliti” – Stati che non possono svolgere adeguatamente le loro funzioni. Ad esempio Stati come il Sudan o il Nicaragua hanno perso il monopolio della violenza. La Russia si sta rapidamente africanizzando. Non è una metafora. Ecco una citazione di un finanziere che, il 24 Giugno, rifletteva su come speculare [in borsa] il lunedì: “Anche se la ribellione verrà rapidamente sedata, il fatto stesso che sia avvenuta pone il mercato russo sullo stesso piano della Somalia o del Sudan.” Anche il politologo Grigory Golosov ritiene che il conflitto sudanese tra la Forza di Reazione Rapida e l’esercito sia l’analogo più vicino alla ribellione di Prigozhin (in Sudan il conflitto era già divampato dopo il rovesciamento della dittatura).
Prepararsi a dividere l’eredità
I cucchiai sono stati restituiti ma il residuo è rimasto5. Si può negoziare o eliminare Prigozhin; ma non sarà possibile dimenticare questa storia. Ora il regime di Putin non sembrerà più avere alternative verso quei cittadini fedeli che, fino alla settimana scorsa, erano convinti che con la guerra in Ucraina la Russia mantenesse la sua stabilità. Il meccanismo di transizione da una guerra esterna “per la sopravvivenza della Russia contro il mondo occidentale” ad una interna, sta diventando sempre più evidente per molte persone in Russia, indipendentemente da come la pensano su Putin e sulla guerra in Ucraina. L’odore della guerra civile è di nuovo nell’aria – letteralmente come 30 anni fa. La guerra esterna ingiusta, necessaria solo per mantenere il potere di Putin e dei suoi amici, sta provocando una guerra interna che spingerà l’attuale entourage fuori dai palazzi del potere.
Per un momento il Golem (riferito a Prigozhin, ndt) allevato da Putin ha creduto in sé stesso e ha deciso di agire in modo autonomo, cercando di contrastare il suo creatore-padrone. Ha raccontato una parte della verità sulla guerra che lo ha reso un “eroe”, spostando la critica sulla disuguaglianza sociale e sull’ingiustizia – diventata il brodo di coltura della guerra. Se Prigozhin, progetto personale di Putin, è andato contro il proprio creatore-padrone e non ha preso il potere in quanto non era pronto, perché altri [simili a lui] non possono andare fino in fondo? Se è così facile guadagnare popolarità con la retorica populista anti-elitaria e avere come obiettivo il cambio di potere – senza salvare gli affari, tra l’altro -, cosa impedirebbe la ripetizione del successo di Prigozhin? Tutto ciò che serve è un paio di divisioni ben attrezzate e una lingua ben affilata.
Poiché lo Zar non è più un essere celeste (inteso come divinità, ndt) ed è così facile abbatterlo, si aprirà un gigantesco campo di opportunità. Putin è stato umiliato come un Akela sprovveduto 6, un leader che non può né sconfiggere e né punire i tiratori ribelli.7
Nelle capitali mondiali, la ribellione di Prigozhin e la reazione di Putin e dei suoi silovik sono state guardate con malcelata sorpresa: “se è potuto [accadere, allora] siete meno spaventosi di quanto pensassimo”. Il presidente turco Recep Erdogan ha dato un “calcio” a Putin con garbo, esprimendo la speranza che gli eventi in Russia siano “una nuova pietra miliare per una pace giusta in Ucraina”. E il Segretario di Stato americano Anthony Blinken ipotizza che l’instabilità in Russia [durerà] per molto tempo, che la sfida al potere di Putin, forse, non esistere ancora e che Putin dovrà presto affrontare una serie di nuove e difficili questioni. Gli Stati Uniti hanno persino rinviato l’imposizione di nuove sanzioni contro la PMC “Wagner”.
Naturalmente, la fine del regime di Putin non avverrà domani. Naturalmente, sia Putin che le forze di sicurezza intensificheranno bruscamente la repressione. Certo, ora ci saranno molti ripensamenti ed epurazioni nel sistema – una sorta di 1937, quando l’obiettivo principale non era colpire i nemici [esterni], ma quelli [interni]. Ma la fine dell’era Putin e l’inizio di una nuova e vaga “era” possono essere visti adesso molto chiaramente. La fine di una dittatura è raramente piacevole. Ma il colosso, che fino a poco tempo fa sembrava solido, ora barcolla sui suoi piedi d’argilla e i suoi abiti, fino a poco tempo fa lussuosi, stanno gradualmente decadendo. Il re è già mezzo nudo e le battute d’arresto sul fronte, che probabilmente colpiranno l’esercito russo nei prossimi mesi, lo priveranno di altri indumenti. Sta iniziando il periodo della spartizione dell’eredità e gli imprenditori della violenza nutriti da Putin, stanno valutando le loro possibilità e combinazioni. Saranno ostacolati dalla loro mancanza di fiducia reciproca all’interno di questo sistema. Gli eredi di Putin dovranno trovare un qualche tipo di consenso – o saranno spazzati via da attori pronti a porsi, almeno retoricamente, al di fuori del sistema come Prigozhin.
Note del Gruppo Anarchico GalateaFserif
1Nel giorno dell’inaugurazione del presidente della Repubblica Federale (7 Maggio 2012), le forze dell’ordine e di sicurezza hanno sgomberato le strade del centro di Mosca per motivi di sicurezza. Link: https://realnoevremya.ru/articles/98216-7-faktov-ob-inauguracii-2018-vladimir-putina
2Secondo terminy.info, questa espressione significa “scegliere un posto tranquillo e silenzioso per sparare; incontrarsi e risolvere i malintesi maschili con l’aiuto di pugni e/o con le armi da fuoco.”Venne coniata negli anni ’90 durante i grandi scontri tra le gang criminali russe.
3Nel libro di Vadim Volkov, “Violent Entrepreneurs: The Use of Force in the Making of Russian Capitalism”, edito da Cornell University Press nel 2002, viene analizzato come i gruppi di sicurezza (privati e/o associati allo Stato russo) abbiano giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel potenziamento degli attuali gruppi politico-economici russi.
4Riferimento all’omonima fiaba di Hans Christian Andersen. Lo specchio della fiaba deforma la realtà, accentuandone gli aspetti negativi.
5Questa espressione idiomatica russa, derivante da una barzelletta, ha due significati: nel primo caso, un individuo accusato ingiustamente di un torto viene trattato con sospetto nonostante risulti innocente; nel secondo caso, si prova del rancore nei confronti di una persona a cui, in precedenza, era stato perdonato un torto commesso. “Istories”, nel suo articolo, utilizza il secondo significato della frase: la collettività “perdona” gli errori perpetrati dall’autorità costituita e, contemporaneamente, prova un forte risentimento verso essa.
6Personaggio de “Il libro della giunga” di Kipling, Akela era il capo branco del popolo libero di Seeonee, deposto dalla tigre Shere Khan.
7Riferimento alla rivolta degli strelizzi del 1698. All’epoca dei fatti, alcuni reggimenti di strelizzi moscoviti, approfittando dell’assenza dello zar Pietro il Grande, insorsero contro i nobili (boiardi) e gli stranieri colpevoli, secondo i rivoltosi, di aver stravolto le tradizioni e modalità del corpo militare. Pietro il Grande sedò la rivolta grazie a quattro reggimenti e un’unità di cavalleria; in seguito fece torturare e condannare a morte i sopravvissuti ed esiliò dalla capitale russa i parenti più stretti degli insorti. Lo storico sovietico Viktor Ivanovich Buganov ha trattato questa rivolta nel saggio “La rivolta degli Streltsy del 1698 e l’inizio della liquidazione delle truppe di Streltsy” – inserito nel libro “Questioni di storia militare della Russia tra il XVIII e la prima metà del XIX secolo”, 1969 -, e nel libro “Le rivolte di Mosca alla fine del XVII secolo”, 1969. In quest’ultimo scritto, Buganov riporta che gli obiettivi degli strelizzi erano: “tornare dalle loro famiglie a Mosca, migliorare la loro situazione economica” e “liberarsi dall’eccessivo carico di servizio, oltre che dalle molestie, umiliazioni e insulti delle autorità e dei loro superiori”. Al momento, i due testi di Buganov non sono mai stati tradotti in lingua italiana.