Traduzione dall’originale “EEUU pone el ojo sobre México en la guerra comercial de semiconductores”
L’accelerazione delle nuove catene produttive nel mondo è in pieno svolgimento, così come il quadro del teatro delle operazioni della guerra commerciale. Dalla telefonia cellulare all’industria automobilistica sono fondamentali i semiconduttori, noti anche come circuiti integrati, chip microelettronici o chip informatici, un’industria in cui gli Stati Uniti hanno una presenza minima ma che sono fondamentali per la sua Sicurezza Nazionale; per cui hanno investito nel settore, cercando di trasferire i complessi produttivi in regioni come il Messico.
Secondo il Congressional Research Service statunitense, dal 2012 al 2022 le vendite globali di semiconduttori sono raddoppiate, raggiungendo la gigantesca cifra di 602 miliardi di dollari, accelerate dall’aumento delle reti elettriche intelligenti, dalle vendite di auto elettriche, dalla digitalizzazione e dalla connettività in quasi tutti i settori produttivi e dei servizi.
Tuttavia, le aziende presenti negli Stati Uniti sono leader solo nella progettazione di chip. Ad esempio, nella produzione globale di chip logici – i più commercializzati -, gli Stati Uniti rappresentano solo il 13% della capacità produttiva globale, mentre Taiwan ne produce il 35%, la Cina il 23% e il resto è prodotto da Corea del Sud e Giappone.
Seguendo questo scenario, in un rapporto presentato successivamente dal Congressional Research Service statunitense, si è proposto di sostenere la capacità produttiva con un’iniezione di 50 miliardi di dollari. Il 9 Agosto 2022, attraverso il “Chips Act” (P.L. 117-167), [il governo statunitense] ha stanziato 39 miliardi di dollari al Dipartimento del Commercio per realizzare il programma “CHIPS for America”.
La legge ha inoltre stanziato 11 miliardi di dollari per programmi di ricerca e sviluppo volti a migliorare la capacità nazionale di produzione di semiconduttori di nuova generazione – nonostante le aziende statunitensi e straniere avessero già investito 200 miliardi di dollari in investimenti privati, prima di questa legge, tra il 2020 e il 2022 per espandere la capacità produttiva nazionale di semiconduttori, apparecchiature e materiali in 16 Stati.
La maggior parte degli investimenti è stata destinata a impianti di produzione di chip logici e di memoria in Idaho, Ohio, New York, Texas e Arizona, e si sta cercando di creare un’espansione in Messico.
Sonora
L’Arizona State University (ASU) e il governo messicano hanno stipulato un accordo per incrementare la produzione di semiconduttori lungo il confine tra i due Paesi, a seguito del programma “CHIPS for America”. Secondo l’ASU, l’accordo prevede la formazione di manodopera qualificata attraverso la collaborazione tra varie università e partner industriali, nell’ambito della “sicurezza nazionale”.
A seguito di questo accordo, Rogelio Ramírez de la O, Segretario del Ministero delle Finanze e del Credito Pubblico (SHCP), ha inaugurato lo scorso Aprile la cattedra SHCP-UNAM 2023 presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM). Ha inoltre dichiarato che questo accordo fa parte del cosiddetto Piano Sonora, “che prevede parchi solari e poli industriali basati sull’energia pulita e, visto l’esteso confine dello Stato con l’Arizona, sarà essenziale promuovere la delocalizzazione delle aziende, soprattutto nel settore dei semiconduttori”.
Il presidente dell’ASU, Michael Crow, che ha firmato il memorandum d’intesa con Esteban Moctezuma Barragán, ambasciatore del Messico negli Stati Uniti, al momento di suggellare l’accordo ha sottolineato che non è possibile per il suo Paese assorbire tutta la produzione di semiconduttori; per questo, con la nuova legge CHIPS, sono stati stanziati 500 milioni di dollari per la cooperazione internazionale (in cui è incluso il Messico).
“L’accordo con l’ASU aprirà la strada ad un’alleanza tra università statunitensi e messicane e produttori di microelettronica, per concentrarsi sulla formazione dei lavoratori e sulla creazione di capacità produttive negli Stati frontalieri del nord-ovest. Questo cambiamento ridurrà la dipendenza degli Stati Uniti dalla produzione asiatica”, si legge sul sito web dell’università statunitense.
L’importanza che il Messico entri nella produzione di chip è per dare certezza alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, perché, come si legge sul sito dell’ASU, “se questa catena di approvvigionamento venisse interrotta […] si scatenerebbe una crisi economica globale, come quella che abbiamo vissuto durante la pandemia, quando la Cina ha chiuso quasi tutte le attività economiche”.
Condizioni favorevoli
La delegazione messicana ha trascorso due giorni presso l’Università dell’Arizona, dove ha visitato anche gli impianti dell’ASU MacroTechnology Works. L’ambasciatore messicano ha sottolineato “che il Messico è un partner chiave perché offre stabilità economica, sociale e politica, incentivi fiscali, tassazioni basse, accesso agli aeroporti internazionali e vicinanza ai clienti e alle forniture, oltre a ingegneri qualificati e manodopera disponibile”.
Inoltre, Moctezuma ha ricordato che attualmente quasi il 40% degli impianti di semiconduttori statunitensi si trovano vicini al confine e che Intel e Texas Instruments hanno già strutture in Messico.
D’altra parte, il Ministero dell’Economia messicano ha definito “strategico” il trasferimento dell’industria dei semiconduttori in territorio messicano: si prevede che questo ramo industriale venga installato nel Corridoio Interoceanico. Lo ha reso noto la Segretaria all’Economia Raquel Buenrostro, annunciando le condizioni di partecipazione per il settore privato [riguardante] la gara di appalto per sei dei dieci poli di sviluppo in questa regione meridionale del Messico.
Buenrostro ha sottolineato che i cosiddetti poli di sviluppo saranno riservati a undici vocazioni produttive: Elettrica ed elettronica; Semiconduttori; Automotive (elettromobilità, ricambi auto e attrezzature per il trasporto); Dispositivi medici; Farmaceutica; Agroindustria; Attrezzature per la generazione e la distribuzione di energia (energia pulita); Macchinari e attrezzature; Tecnologie dell’informazione e della comunicazione; Metalli; Petrolchimica.
Le agevolazioni offerte agli investitori ruotano attorno agli incentivi fiscali, come l’esenzione dall’imposta sul valore aggiunto (IVA) sulle transazioni all’interno e tra i poli stessi durante i primi quattro anni. Spicca l’esenzione del 100% dall’imposta sul reddito (ISR) per i primi tre anni, con la possibilità di estenderla per altri tre anni (con una riduzione fino al 90%, a seconda delle variabili come il numero di posti di lavoro creati).
I sei poli in cui si espanderà la delocalizzazione dell’industria dei semiconduttori sono, dal lato di Veracruz, Coatzacoalcos I (257 ettari), Coatzacoalcos II (131 ettari), Texistepec (462 ettari) e San Juan Evangelista (360 ettari). I poli situati a Oaxaca che fanno parte di questa prima gara sono Salina Cruz (82 ettari) e San Blas Atempa (331 ettari).