Traduzione dall’originale “Lula government embraces “forever COVID” in Brazil after WHO scraps coronavirus public health emergency”
La decisione di venerdì scorso (5 Maggio, ndt) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – presa senza alcuna base scientifica -, di porre fine all’Emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale sul COVID-19, è stata salutata [con favore] dal governo dei Partito dei Lavoratori (PT) del presidente Luiz Inácio Lula da Silva sulla radio e televisione nazionale brasiliana. Il Ministro della Salute Nísia Trindade ha dichiarato che “il nostro paese riceve questa notizia con speranza.”
Trindade, ripetendo il discorso dell’élite dominante durante la pandemia e costringendo la popolazione a “convivere” con il coronavirus, ha riconosciuto senza mezzi termini: “Continueremo a convivere con il COVID-19, che continua ad evolversi e a mutare”. Come ha chiarito, il governo Lula sta accettando in modo criminale che “le infezioni da SARS-CoV-2 continuino”, portando con sé morti evitabili e tutti i sintomi debilitanti associati al Long-COVID sulla popolazione.
È significativo che in nessun punto del suo discorso di cinque minuti, Trindade abbia fatto riferimento ai pericoli posti dal Long-COVID – una condizione cronica che, secondo la stessa OMS, colpisce il 10% delle persone infettate dal coronavirus. Numerosi studi hanno dimostrato che il Long-COVID colpisce praticamente ogni organo del corpo umano e il rischio che una persona infetta sviluppi alcuni dei suoi sintomi aumenta ad ogni reinfezione.
Cinicamente, il governo del PT ha finto un atteggiamento responsabile nei confronti della pandemia, con il ministro che ha dichiarato che “dobbiamo rimanere cauti” e bisogna rafforzare “i sistemi di sorveglianza, le diagnosi, le reti di assistenza e la vaccinazione”. Tuttavia, il governo Lula ha già dimostrato che non intende adottare nessuna di queste misure.
Fin dal suo insediamento, il 1° Gennaio, l’amministrazione Lula ha mantenuto un atteggiamento di negligenza criminale nei confronti della pandemia – una cosa già vista con l’ex presidente fascista del Brasile Jair Bolsonaro, che ha apertamente promosso la dottrina omicida dell’ “immunità di gregge”.
Il governo Lula continua a rifiutare misure come i test di massa e il sequenziamento delle varianti circolanti – necessari per valutare la reale portata della pandemia -, non attuando campagne per allertare la popolazione sulla trasmissione aerosolica del COVID-19 e la conseguente necessità di mascherine di qualità.
Ciò che è stato dimostrato in realtà è come la presunta amministrazione “progressista” del PT stia portando avanti l’abbandono sistematico di ogni misura di salute pubblica contro il COVID-19. Con una decisione aspramente criticata da esperti scientifici e medici, all’inizio di Marzo il governo ha abbandonato la segnalazione dei numeri giornalieri dei contagiati da COVID-19, rendendola settimanale. Questo è avvenuto poco dopo che il governo ha ignorato i rischi dell’ondata della sottovariante XBB1.5 di Omicron durante il Carnevale.
Poco dopo aver revocato l’obbligo di indossare le mascherine negli aeroporti e negli aerei all’inizio di Marzo, l’ANVISA, l’agenzia sanitaria federale, ha dato il via libera ai governi statali e locali di revocare l’obbligo di indossare le mascherine negli affollati sistemi di trasporto pubblico brasiliani. All’inizio di Aprile, l’ANVISA ha rimosso l’obbligo delle mascherine anche negli ospedali del Paese.
Per il governo Lula, come per le élite al potere in tutto il mondo, “rimanere cauti” riguardo al COVID-19 significa esclusivamente promuovere le vaccinazioni. Ma anche questa misura, con la quale il PT ha cercato di differenziarsi dagli sproloqui anti-vaccinisti di Bolsonaro, si è rivelata un fiasco.
Alla fine di Febbraio, con il lancio del vaccino bivalente della Pfizer esclusivamente rivolto alla popolazione over 60, le persone con comorbidità, le donne in gravidanza e altri “gruppi a rischio”, il governo Lula ha dato il via al “Movimento nazionale per le vaccinazioni”. Fino al 20 Aprile, solo il 17,6% della popolazione [rientrante in quelle fasce] aveva assunto il vaccino bivalente. Di fronte a questa debacle, il governo si è mosso per offrire il vaccino bivalente alla popolazione di età superiore ai 18 anni, per il quale aveva precedentemente affermato che il vaccino non aveva “alcun beneficio dimostrato”.
Solo l’anno scorso, il Brasile ha registrato tre delle cinque ondate di pandemia finora registrate, guidate rispettivamente dalle sottovarianti di Omicron quali BA.1, BA.4/5 e BQ.1. Quest’anno, con la predominanza della sottovariante XBB.1.5, sono già stati segnalati 1.180.640 casi e 8.263 decessi, una situazione che potrebbe peggiorare con la già rilevata diffusione di XBB.1.6 e l’avvicinarsi dell’inverno. Complessivamente, il Brasile conta 37 milioni di casi e 702.000 decessi, oltre agli innumerevoli milioni di persone che soffrono di Long-Covid.
Come se questi numeri non fossero sufficienti, sono enormemente sottostimati. Uno studio condotto all’inizio di quest’anno ha stimato, sulla base dei decessi in eccesso, che alla fine del 2022 il Brasile avrebbe avuto 1,14 milioni di morti per COVID-19, un numero 1,6 volte superiore ai 693.000 registrati fino a quel momento.
Questa politica di normalizzazione della morte e della debilitazione di massa da COVID-19 è stata denunciata da molti esperti. Parlando al World Socialist Web Site, la neurologa e attivista anti-COVID Beatrice ha richiamato l’attenzione sulla “coerenza” e “continuità” di questa politica [criminale] durante i primi mesi del mandato di Lula. In risposta all’annuncio governativo di domenica, l’attivista ha dichiarato:
“La ministra ha parlato della presunta “fine della pandemia” che, come tutti sappiamo, non può nemmeno essere prevista. E come se non bastasse, ha ancora criticato la “mancanza di rispetto per la scienza” da parte dei suoi predecessori [del governo Bolsonaro], un atteggiamento che di fatto continua quando cita solo le vaccinazioni come misura necessaria, quando tutti sappiamo che questo è ben lungi dall’essere sufficiente… [Lei] non menziona o informa sulla trasmissione aerea del COVID e non menziona o dà alcun orientamento sulle misure di mitigazione da tempo identificate e studiate”.
Su Twitter, Beatrice ha anche denunciato la decisione dell’OMS, mettendo in dubbio il suo impatto soprattutto sulle vaccinazioni nei Paesi poveri: “dopo aver posto fine allo status di PHEIC [Public Health Emergency of International Concern] del COVID 19 cosa succederà ai vaccini COVID!?!!? E cosa succederà al mondo ancora non vaccinato!?!?”
Il WSWS ha parlato anche con Lucas Ferrante, ricercatore dell’Università Federale di Amazonas, i cui lavori hanno mostrato il ruolo delle scuole nella dinamica pandemica a Manaus e l’emergere della variante Gamma, responsabile di due terzi delle morti di COVID-19 in Brasile.
Per quanto riguarda la situazione globale del COVID-19, Ferrante ha dichiarato: “Molti Paesi stanno ancora registrando una recrudescenza della pandemia, soprattutto in Asia….. Quindi, la pandemia non è finita, questo è molto importante da sottolineare”. Secondo lui, la diffusione del coronavirus può ancora portare “all’emergere di una nuova variante [che] può aggirare la protezione dei vaccini. Questo non può essere trascurato, e quindi è necessario tracciare le nuove varianti nel territorio brasiliano”.
Per quanto riguarda la situazione nazionale, Ferrante ha affermato che: “Il Brasile ha ancora molti casi di COVID-19 e [annessi] decessi, e questo non può essere accettato come una cosa normale”. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulla grande carenza di informazioni in Brasile, “soprattutto [dopo che] il governo Lula ha adottato la misura di segnalare i casi [di COVID-19] su base settimanale. Questo copre molti dati”.
Ferrante ha citato un articolo pubblicato lunedì (8 Maggio, ndt) su Nature Human Behaviour che riporta la sua dichiarazione in “Il futuro della scienza brasiliana”. In esso critica la decisione iniziale del governo Lula di fornire il vaccino bivalente solo ad alcuni gruppi sociali, dopo che “gli studi avevano rilevato che la vaccinazione di almeno il 90% dell’intera popolazione è necessaria per sradicare le forme gravi di COVID-19, oltre alla necessità di un richiamo ogni quattro mesi”.
Ha anche sottolineato che, mentre “l’amministrazione del presidente Bolsonaro (2019-2022) si fosse distinta per il suo ruolo prominente nel negazionismo scientifico”, “anche i due precedenti mandati del presidente Lula (2003-2010) […] hanno mostrato preoccupanti tendenze negazioniste (come l’ignorare i rapporti tecnici e scienziati)”. Conclude l’articolo affermando che “la popolazione in generale [non] dovrebbe essere ingannata nel pensare che un cambio di amministrazione presidenziale sia sufficiente, da solo, a portare i necessari miglioramenti nella salute pubblica e nell’ambiente”.
In effetti, il governo Lula sta lavorando nel far credere alla popolazione brasiliana che la minaccia del COVID-19 sia finita. Un recente post sui social media da parte della segreteria di comunicazione del governo ha letto che “La pandemia è finita”, mentre la prima pagina del sito web del Ministero della Salute riportava, martedì mattina (9 Maggio, ndt), il logo a lettere maiuscole “FINE DELLA PANDEMIA”, che è stato modificato ore dopo.
A poco più di quattro mesi dall’inizio del governo Lula, la pandemia COVID-19 ha messo a nudo il carattere pienamente reazionario del nuovo governo del Partito dei Lavoratori. È salito al potere per difendere gli interessi dell’élite capitalista brasiliana e globale, ed è determinato a mettere i profitti privati al di sopra della vita umana.
L’unica risposta scientificamente fondata sulla pandemia, e l’unica che rappresenta gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, è l’eliminazione globale del COVID-19. Il crescente movimento operaio brasiliano e internazionale deve sollevare questa richiesta di porre fine alla pandemia come parte di una più ampia lotta per il socialismo internazionale.