“Sono un’anarchica e le mie idee non sono cambiate nel corso degli anni”. Cinque anni di persecuzione, tre arresti, due condanne: DOXA ha parlato con Anastasia Safonova, imputata nel caso dello striscione “FSB: il principale terrorista”.

Traduzione dall’originale “«Я анархистка, и мои взгляды не поменялись за эти годы»Пять лет преследований, три ареста, два приговора — DOXA поговорила с Анастасией Сафоновой, фигуранткой дела о баннере «ФСБ — главный террорист»

Nota
Per rendere scorrevoli determinate frasi e termini, abbiamo fatto qualche lieve modifica, aggiungendo, dove ritenevamo opportuno, delle parentesi quadre.
Pur non essendo madrelingua e tanto meno dei russist*, abbiamo utilizzato come materiali di studio:
-“Dizionario essenziale Russo-Italiano Italiano-Russo a cura di Edigeo”, Zanichelli, 1990; “Dizionario Russo-Italiano, Italiano-Russo”, edizioni “Perun”, 2002.
-“Grammatica russa. Manuale di teoria” di Claudia Cevese e Julia Dobrovolskaja del 2018
-Wiktionary versioni inglese e russa

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Nella notte tra il 14 e il 15 Febbraio 2018, la coppia Anastasia Safonova e Dmitry Tsibukovsky di Chelyabinsk hanno affisso uno striscione sulla recinzione dell’ufficio dell’FSB con la scritta “FSB – il principale terrorista”

Contro di loro è stato aperto un procedimento penale, la cui decisione finale non è ancora stata emessa. Nel Dicembre 2022, Anastasia è stata liberata per la terza volta – in quanto ha scontato il periodo detentivo.

Con l’anarchica abbiamo parlato della persecuzione, delle condizioni e della routine nei centri di detenzione preventiva femminili, della vita sotto ogni tipo di divieto, nonché del supporto premuroso delle persone e le [sue] opinioni sull’anarchismo. Alla fine dell’intervista c’è un bonus: una poesia di Anastasia.

Il caso contro Safonova e Tsibukovskiy è stato chiuso e riaperto più volte. Nell’autunno del 2018 è emerso un altro episodio: Anastasia e Dmitri sono stati accusati di “vandalismo” a causa dei graffiti contro la riforma delle pensioni. Nel 2020, su sollecitazione della polizia, il tribunale ha mandato la coppia nei centri di detenzione preventiva. Nel 2021, Anastasia e Dmitriy sono stati condannati rispettivamente a due anni e due anni e mezzo di regime generale. Tuttavia, in appello, la decisione è stata annullata e gli imputati sono stati rilasciati dal centro di detenzione preventiva.

Nell’autunno del 2022, in seguito ad una nuova indagine, il caso è tornato a galla: l’ufficio del pubblico ministero ha chiesto cinque anni per Dmitriy e Anastasia. Tuttavia, i giovani non erano presenti alla pronuncia della sentenza. Come hanno riferito i media, citando FSB, gli anarchici erano stati arrestati il giorno prima nella regione di Orenburg mentre tentavano di attraversare il confine con il Kazakistan. Questo non ha influito sulla durata della sentenza: alla coppia non era stato vietato di viaggiare in quel momento. La decisione del tribunale è stata relativamente clemente: Anastasia è stata condannata ad un anno e nove mesi di reclusione e Dmitry a due anni. La pena di Tsibukovsky, compreso il periodo di detenzione preventiva, scade l’8 Febbraio 2023, mentre per Safonova è terminata a Dicembre ed è stata rilasciata dal centro di detenzione preventiva.

Il caso contro Safonova e Tsibukovskiy è stato chiuso e riaperto più volte. Nell’autunno del 2018 è emerso un altro episodio: Anastasia e Dmitri sono stati accusati di “vandalismo” a causa dei graffiti contro la riforma delle pensioni. Nel 2020, su sollecitazione della polizia, il tribunale ha mandato la coppia nei centri di detenzione preventiva. Nel 2021, Anastasia e Dmitriy sono stati condannati rispettivamente a due anni e due anni e mezzo di regime generale. Tuttavia, in appello, la decisione è stata annullata e gli imputati sono stati rilasciati dal centro di detenzione preventiva.

Nell’autunno del 2022, in seguito ad una nuova indagine, il caso è tornato a galla: l’ufficio del pubblico ministero ha chiesto cinque anni per Dmitriy e Anastasia. Tuttavia, i giovani non erano presenti alla pronuncia della sentenza. Come hanno riferito i media, citando FSB, gli anarchici erano stati arrestati il giorno prima nella regione di Orenburg mentre tentavano di attraversare il confine con il Kazakistan. Questo non ha influito sulla durata della sentenza: alla coppia non era stato vietato di viaggiare in quel momento. La decisione del tribunale è stata relativamente clemente: Anastasia è stata condannata ad un anno e nove mesi di reclusione e Dmitry a due anni. La pena di Tsibukovsky, compreso il periodo di detenzione preventiva, scade l’8 Febbraio 2023, mentre per Safonova è terminata a Dicembre ed è stata rilasciata dal centro di detenzione preventiva.

Doxa da ora D : Come e quando siete stati seguiti?
Anastasia da ora A: Nel Febbraio 2018, i media hanno riportato molte informazioni 1 sulla repressione degli anarchici e la tortura da parte delle forze dell’ordine, tra cui FSB. Tali atrocità non dovrebbero esistere nel ventunesimo secolo, e sono davanti a noi ovunque.
Io e Dima non siamo stati in grado di rimanere indifferenti; abbiamo deciso di esprimere il nostro parere e attirare l’attenzione su cose scandalose, inaccettabili.
Pertanto, abbiamo realizzato un’azione contro la tortura: abbiamo appeso uno striscione sulla recinzione vicino all’edificio locale del FSB. Dima ha gettato un fumogeno nella neve, dietro lo striscione per illuminarlo; per questo è stato accusato di “aver usato un oggetto come arma”.

Video Azione degli anarchici di Chelyabinsk

L’azione si è svolta nella notte tra il 14 e il 15 Febbraio. La sera del 19 sono venuti a perquisirci. Io ero a casa e loro preso Dima dal lavoro [e lo hanno portato] in manette [a casa]; lo hanno tenuto a faccia in giù sul pavimento per tutta la durata della perquisizione. Poi ci hanno portato nell’edificio del FSB per il resto della notte. Lì hanno picchiato Dima con un taser, lo sentivo urlare. Anche io sono stata minacciata, ma per fortuna non si è arrivato a nulla. Al mattino lo hanno portato alla stazione di polizia, dove ci sono stati degli interrogatori, e la cosa è andata avanti per cinque anni.

D: Riguardo lo striscione, come sono arrivati a voi?
A: Anche noi vorremo saperlo.

D: Non lo sapete ancora?
A: Speravamo che il dossier facesse luce su questo, ma non è stato così. Va chiarito che il Ministero degli Interni ha aperto il caso il 19 Febbraio, ma dal 15 al 19 è stato gestito dal FSB, che ha condotto “un lavoro investigativo operativo”. Con loro tutto è segreto, quindi nessuno ci dirà la verità. Possiamo solo fare ipotesi e supposizioni. Probabilmente siamo stati seguiti nei giorni precedenti. Una volta mi trovavo alla fermata dell’autobus e ho notato un uomo che si comportava in modo strano, attraversando più volte il semaforo, avanti e indietro. Ma in quel momento non ci ho fatto molto caso. Ho ricordato quel momento molto più tardi, quando la sorveglianza era totale e avevo imparato a individuarlo. All’epoca pensai semplicemente che quell’uomo fosse strano.
Ero inesperta e il livello di paranoia non era abbastanza alto.

D: Come è iniziato il caso dei graffiti 2?
A: Nell’autunno del 2018, c’è stata una riforma per aumentare l’età pensionabile dei cittadini. Ha causato malcontento tra la popolazione. A Chelyabinsk, con [l’inquinamento persistente] e un gran numero di fabbriche [presenti], questo problema è molto più acuto perché non sempre le persone vivono fino alla pensione. Siamo stati invitati a partecipare all’azione contro la riforma delle pensioni. Non abbiamo potuto rifiutare perché non eravamo d’accordo [con questa misura].

Graffiti contro la riforma delle pensioni
Fonte: Reti sociali

Verso la fine, quando stavamo per tornare a casa, ci sono saltati addosso da tutte le parti, ci hanno afferrato e portato alla stazione di polizia. Non si sono presentati, non ci hanno mostrato i documenti e nessuno indossava un’uniforme.

D: All’epoca eravate sotto inchiesta penale per lo striscione?
A: No, il caso penale sullo striscione era stato chiuso all’epoca. È stato chiuso due volte per mancanza di prove: una volta nel Giugno 2018 e un’altra il 5 Ottobre [dello stesso anno]. Il 6 Ottobre c’è stata una manifestazione sulla riforma delle pensioni. In seguito è stato aperto un caso di vandalismo e a Novembre è stata condotta una seconda perquisizione. Poi hanno riaperto il caso di teppismo [lo striscione] e successivamente li hanno uniti.

D: Dici di essere stata trattenuta dopo l’azione, ma di essere stata attaccata da più parti: cosa è successo?
A: Come abbiamo scoperto in seguito, tramite gli atti del caso, eravamo “sotto sorveglianza”. Anche in questo caso, per qualche ragione, il motivo non è stato specificato. È stata esclusa immediatamente la fuga di informazioni da parte dei nostri amici. Non ne abbiamo parlato al telefono o via messaggi. Il livello di segretezza era alto. Probabilmente, tutti coloro di cui si sapeva qualcosa erano tenuti d’occhio, perché c’erano molte proteste contro la “riforma delle pensioni”.

D: Come valuti ora il tuo operato?
A: Ci sono stati degli errori, alcune cose dovevano essere fatte in modo diverso. Ma anche in questo caso si tratta di una visione di cinque anni fa, con le conoscenze e l’esperienza attuale. Un detto dice: “Se sapessi dove cadrò, getterei un po’ di paglia” 3. È facile riflettere quando si sa cosa ha portato a ciò che è successo. All’epoca, credo che abbiamo fatto del nostro meglio, quello che pensavamo fosse la cosa giusta da fare.

D: Quanto tempo hai passato in detenzione e agli arresti domiciliari?
A: Ho trascorso circa nove mesi nel SIZO (centro di detenzione preventiva, ndt): circa tre e mezzo nel 2020, due e mezzo nel 2021 e quasi tre nel 2022. E circa tre mesi di arresti domiciliari. Per tutto il resto del tempo [circa due anni] mi è stato vietato di svolgere determinate attività. Ci hanno imposto tutta una serie di divieti speciali: per oltre un anno abbiamo avuto il divieto di “comunicare con qualsiasi persona”, il che significa che non potevamo comunicare con nessuno tranne che con gli avvocati, i parenti stretti e gli organi statali.
La situazione è cambiata solo quando i tribunali hanno iniziato un secondo ciclo nel Dicembre 2021. Il resto è stato tutto nella norma: divieto di utilizzare Internet, il telefono, ricevere e inviare delle lettere, partecipare a eventi pubblici e uscire di casa dalle 22 alle 6 del mattino.

D: Descrivi le caratteristiche della detenzione femminile nei centri di detenzione preventiva.
A: Nel centro di detenzione preventiva numero 3 di Chelyabinsk le donne sono tenute in un edificio separato. È a regime [carcerario stretto].4 Le donne tendono a seguire [questo] regime perché non hanno molta coesione. Tutte vogliono andare a casa il più velocemente [possibile], spesso dai loro figli; cercano di non infrangere le regole perché sperano di [ottenere la] libertà vigilata5. Le condizioni di vita sono migliori di quelle degli uomini: l’edificio è relativamente nuovo, vengono fatte delle riparazioni, le finestre sono di plastica e non vengono mai aperte, vi è l’acqua calda, i servizi igienici sono decenti, i materassi sono alti e vi sono, in ogni cella, sei persone. Per un carcere, [queste caratteristiche], non sono affatto male.
A Zlatoust 6, dove noi siamo andati [dopo la sentenza] d’appello, la prigione era vecchia, le celle erano fredde, umide, non c’era acqua calda e così via dicendo. Ma non erano così severi con le regole.
Per quanto riguarda il regime [generale] della “Tre” (riferito al numero del centro di detenzione preventiva di Chelyabinsk, ndt), non posso non dire che sia stato quasi difficile.
I letti devono essere fatti, i rapporti [delle guardie penitenziarie] vengono fatti, non puoi dormire durante il giorno, non puoi camminare in cella di notte, non c’è comunicazione tra le varie celle.
Anche se il personale penitenziario ti tratta bene, non c’è maleducazione. Per quanto riguarda il modo di vivere, tutto è abbastanza prosaico: libri, lettere, preparazione per il processo giudiziario, TV. Ho anche scritto poesie e imparato il coreano, quindi ho trovato qualcosa da fare. In carcere il tempo non manca; bisogna riempirlo con qualcosa.

D: Quali erano le sanzioni per chi violasse il regime? Supponiamo che qualcuna si fosse sdraiata sul letto durante il giorno.
A: Nel centro di detenzione preventiva di Chelyabinsk ci si poteva sdraiare durante il giorno e nessuno avrebbe detto nulla, ma non era permesso dormire. Se si accorgevano che stavi dormendo, potevano scrivere un rapporto e mandarti nel buco (cella di isolamento, ndt).
I rapporti vengono inviati al tribunale insieme al detenuto; questa cosa chiude la porta della libertà vigilata e quindi si cercano di evitare [comportamenti del genere]. La maggior parte dei rapporti sono per aver dormito, aver gridato tra le celle e, occasionalmente, aver trovato oggetti taglienti come coltelli.

D: Interessante: puoi sdraiarti, ma non puoi dormire. Ma come fanno a sapere se sei solo sdraiata o stai dormendo?
A: Nel centro di detenzione preventiva di Chelyabinsk c’è una telecamera tra i due angoli opposti della cella. Ebbene, il personale ti sorveglia 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Probabilmente il reality show più deprimente di sempre. All’inizio non ne ho parlato perché ero abituata alla presenza della videosorveglianza in cella. Avevo dimenticato che le altre carceri non ce l’hanno, soprattutto quelle maschili.

D: Quindi se chiudi gli occhi, scatta l’allarme?
A: Non proprio. Se una ragazza rimane a lungo sdraiata in una posizione, gira la testa contro il muro e si copre con una coperta; possono scrivere un rapporto in silenzio e poi chiedere spiegazioni a posteriori. Possono arrivare a fare un rimprovero e fermarsi a quello. Qualcuna viene osservata più da vicino, qualcuna riceve meno attenzione. Tutto dipende dal comportamento di chi ci sorveglia.

D: In generale, come ci si sente a essere video sorvegliati 24 ore su 24?
A: All’inizio è stato molto scomodo. Nei primi giorni guardavo costantemente le telecamere, la loro presenza era molto fastidiosa. Ma alla fine ho smesso di farci caso. Una persona è in grado di adattarsi e di abituarsi a questi fastidi rapidamente. Ma questo non ci fa sentire meglio.

D: Gli agenti erano donne? Secondo la mia esperienza, nelle carceri maschili possono stare al banco di sorveglianza sia donne che uomini.
A: Nell’unità femminile tutto il personale che vi lavora è composto da donne. Agli uomini non è permesso nemmeno toccarci. In tutte le perquisizioni e dietro le telecamere ci sono sempre donne. Il personale maschile è lì solo per accompagnarci [in tribunale e in carcere.]

D: Nella detenzione maschile ci sono gerarchie, caste. C’è stato qualcosa di simile nella tua esperienza di detenzione femminile?
A: No, non ho sentito nulla del genere. E che tipo di gerarchia può esserci se non c’è comunicazione tra le celle e ogni cella ha le sue relazioni e il suo ordine? A volte, una ragazza che in carcere da molto tempo, per esempio un anno o due, e conosce tutto il personale, può dare consigli e spiegare [alle altre come funzionano le cose]. Le persone la ascoltano, ma qui è più simile ad una sorella maggiore. Le donne sono molto lontane da qualsiasi gerarchia, almeno nella “Tre”.

D: Seppur agli arresti domiciliari e con il divieto di svolgere determinate attività, sei riuscita a comunicare e/o a stare insieme con Dima?
A: Quando siamo stati trasferiti agli arresti domiciliari [nel Luglio 2020], vivevamo in due indirizzi diversi. Siamo andati insieme al dipartimento di polizia per studiare il fascicolo, nessuno ci ha vietato di comunicare. Poi abbiamo cambiato indirizzo e abbiamo riunito la nostra piccola famiglia, intorno all’autunno del 2020. Da allora abbiamo trascorso tutto il nostro tempo insieme, tranne quando siamo stati in isolamento.

D: Avete preso qualche accordo con Dima in caso di detenzione? Se vi danno un tempo [di condanna] diverso, per esempio
A: Che tipo di accordo ci sarebbe stato in quel caso? Se c’erano più scadenze e differenze tra loro, andavo a fare visite, spedivo pacchi e cose del genere. In pratica, non c’era nulla di cui discutere.

D: Tutto può accadere. Dima avrebbe potuto dire: “Se mi imprigioneranno, dimenticami”. È questo che intendevo.
A: No, no, abbiamo affrontato tutto insieme e continuiamo ad andare avanti insieme. Ne abbiamo passate così tante che alcuni muri e sbarre non possono proprio tenerci separati. Forse tutti questi eventi ci hanno addirittura fatto avvicinare di più.

D: Sei riuscita a tenerti in contatto con Dima durante la detenzione preventiva?
A: Ahimè, no. Mi è stato permesso di mandargli delle lettere dopo la sua sentenza, ma le mie lettere non gli sono arrivate, perché il suo “magico” centro di detenzione [SIZO-1 di Chelyabinsk] ha un problema eterno con le lettere. Nel 2020 abbiamo avuto un divieto di corrispondenza da parte della polizia, e nel 2021 e 2022 non c’erano ostacoli, ma in realtà c’erano. Hanno firmato il mio permesso senza problemi, ma non hanno dato le mie lettere a Dima; c’erano sempre delle scuse. Siamo riusciti a scambiarci un paio di lettere quando, nel 2021, lui è stato portato al SIZO-4 di Zlatoust dopo la sentenza di appello, mentre io ero ancora al SIZO-3.

D: Come ti sei sentita quando è tornato in carcere?
A: Essere detenuti è di per sé spiacevole. Essere imprigionati per la terza volta è doppiamente spiacevole. E la mia ultima esperienza sgradevole è iniziata con il SIZO-1 di Orenburg.
Atteggiamento terribile da parte del personale, molto rudi e maleducati. Oltre alla videosorveglianza, vi erano delle microspie nella cella e al mattino era obbligatorio fare ginnastica. Nella cella in cui mi trovavo non c’erano né libri, né un televisore.
Ignoravano un bene di civiltà come le e-mail. Non c’era da stupirsi se ero contenta di essere tornata al SIZO-3 di Chelyabinsk. Dei due mali preferisco il minore, come si suol dire.
Alla “Tre” [a Chelyabinsk] mi sono trovata in una cella con un’ottima squadra; le ragazze erano tranquille, avevamo molto di cui parlare ed erano molto gentili e disponibili. Le compagne di cella, si può dire, fornivano un aiuto psicologico. Le ringrazio per questo.
L’ultima permanenza nel centro di detenzione preventiva è stata snervante: quando tutto va avanti, è difficile credere che presto finirà.
La mia detenzione, con tutti gli accumuli, è terminata il 9 Dicembre 2022, e il 7 Dicembre c’è stato un tribunale che ha cambiato la misura di restrizione. Tutti sapevano che il 9 Dicembre il tribunale avrebbe ordinato la mia liberazione, ma ero comunque molto preoccupata. Credo che una piena comprensione della fine di tutto questo arriverà solo dopo il ritorno di Dima.

D: Ora sei libera o c’è ancora [qualche] rischio?
A: Il rischio, che aumenteranno il tempo di detenzione? No. L’appello è previsto per il 10 Febbraio. La mia condanna è scaduta lo scorso Dicembre, quella di Dima scadrà l’8 febbraio. Anche lui sarà fuori prima dell’appello. Non ha senso aggiungere tempo e non c’è ragione. Questa volta ha fatto ricorso solo la difesa. L’ultima volta che siamo stati condannati a due anni e mezzo, il pubblico ministero ha scritto che non ci avevano dato abbastanza. Questa volta ci hanno dato un anno e nove mesi e due anni, ma la Procura non ha reagito. A quanto pare, anche loro sono stufi di questo caso. Credo che tutti siano stufi.

D: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A: “Progetti per il futuro” – per me è ancora presto in questo momento. Per ora dobbiamo ricostruire quello che avevamo prima della detenzione nel 2020. C’eravamo già stabiliti a Tula e siamo stati portati a Chelyabinsk. Abbiamo trascorso quasi tre anni lontano da casa. Dobbiamo colmare le lacune che si sono create in qualche modo. Per ora, la cosa più grandiosa che possiamo aspettarci è il ritorno a casa di Dima.

D: Il vostro caso è stato definito “il caso degli anarchici di Chelyabinsk”. Ci parli un po’ della tua visione del mondo. È cambiata nel corso degli anni?
A: Sono un’anarchica, quindi non posso dire che le mie idee siano cambiate in tutti questi anni. Per me l’anarchismo è innanzitutto rispetto per l’individuo, ma anche responsabilità di ognunu di noi verso la società, verso le persone che ci circondano.
È un alto livello di solidarietà, di auto-organizzazione, di rispetto e probabilmente un’assenza dell’atomizzazione a cui assistiamo oggi, dove nessuno si preoccupa delle persone che li circondano. Se c’è un alto livello di auto-organizzazione, perché mai avreste bisogno di qualcuno che vi dica cosa fare? Ma capisco che in questo momento l’inizio dell’anarchia è a dir poco difficile. Per me la priorità è una società civile forte e solidale, in grado di difendere i propri diritti e interessi.

D: Chi ti ha difesa e sostenuta in tutti questi anni?
A: Andrei Gennadyevich e Olga Nikolaevna Lepyokhin ci hanno difeso in tribunale. Sono persone squisite e professionisti molto competenti. In un certo senso, il nostro caso è diventato una questione di principio per loro. Si sono battuti per noi dal 2018 e continuano a sostenerci e ad aiutarci. Sono immensamente grato a loro.
Oltre a loro, tante persone ci hanno sostenuto. Sia finanziariamente, rispondendo alla raccolta fondi, sia moralmente, inviando lettere e biglietti. Mando [il mio amore] a tutte queste persone meravigliose! Ad essere sincera, non mi aspettavo di ricevere così tante lettere: il nostro caso era molto lungo e di basso profilo. Per questo è stato doppiamente piacevole: le lettere ci hanno aiutato nel centro di detenzione preventiva, ci hanno dato molta energia positiva e fiducia, ci hanno fatto capire che non siamo soli e che ci sono molte persone buone che si preoccupano per noi.

D: Ci sono organizzazioni o iniziative che vi hanno aiutato e che ora possono essere sostenute per continuare ad aiutare i prigionieri politici? Parlando di sostegno verso gli anarchici incarcerati, viene subito in mente la Croce Nera Anarchica: avete ricevuto qualche aiuto da essa?
A: La Croce Nera Anarchica ci ha dato il suo sostegno. Vladimir Akimenkov ha dato un grande contributo per la raccolta fondi. Sostiene i prigionieri politici da molti anni.

D: C’è qualcos’altro che vorresti dire?
A: Ancora una volta, vorrei esprimere la mia gratitudine a coloro che, in un modo o nell’altro, ci hanno sostenuto. Voglio augurare il meglio a tutti coloro che leggeranno [quest’intervista]. Che significhi qualcosa per tutti.
Lascerò una mia poesia scritta nel 2021 nel centro di custodia cautelare. Forse è rilevante per entrambi i lati delle sbarre.

“Non cedere alla disperazione,
Non importa quanto il destino giri,
Per quanto ferito possa essere il tuo cuore,
Non importa quanto ti laceri l’anima.
*
Prenditi cura della tua umanità
Tieni dentro la gentilezza.
Non essere negligente
Nel vostro lungo viaggio.
*
Lasciati alle spalle i tuoi problemi
Hai le forze per superarli
Getta via le catene
E apri le ali, vola.

*
Non aver paura di fraintendere
Vai con orgoglio, con dignità.
Non cedere alla disperazione.
Sappiate che il meglio deve ancora venire.”

Note del Gruppo Anarchico Galatea (tra parentesi segnate quelle di Doxa)

2Stiamo parlando del caso dei graffiti contro la riforma delle pensioni (Doxa)

3Proverbio russo che indica l’imprevedibilità del futuro. È inserito nel libro di Vladimir Ivanovič Dahl, “Proverbi del popolo russo”

4Luoghi designati in cui il regime stabilito dall’amministrazione è rigorosamente rispettato (Doxa)

5In russo “Усло́вно-досро́чное освобожде́ние от наказа́ния” (УДО). Traduzione letterale: “Rilascio condizionale anticipato dalla pena”. I detenuti possono richiedere la libertà vigilata al tribunale qualora abbiano seguito un percorso correttivo e scontato una parte della pena. Il tribunale giudicherà l’idoneità o meno dei richiedenti per la libertà vigilata.

6SIZO-4 della città di Zlatoust della regione di Chelyabinsk (Doxa)

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