Le richieste degli scioperanti delle carceri dell’Alabama spingono verso la de-carcerizzazione

Traduzione dall’originale Alabama prison strikers’ demands push for decarceration

Basandosi sui precedenti scioperi e movimenti organizzati, le persone all’interno delle prigioni dell’Alabama si stanno raggruppando per continuare la lotta per l’abolizione.

Prima che arrivasse l’alba del 26 Settembre, i lavoratori detenuti che gestiscono le cucine delle carceri dell’Alabama stavano per iniziare il turno quando si sono rifiutati di prendere le loro posizioni, dando il via a uno dei più grandi scioperi carcerari nella storia degli Stati Uniti.

Da quel momento in poi tutto era elettrizzante; la gente era eccitata e ansiosa di agire”, ha dichiarato Antoine Lipscomb, membro fondatore del Free Alabama Movement (FAM), che ha parlato con “Prism Reports” dal Limestone Correctional Facility, una delle prigioni più grandi e letali dello Stato, che attualmente ospita quasi 2.300 persone.

Il Dipartimento di Correzione dell’Alabama (ADOC) classifica 14 prigioni all’interno dello Stato come “strutture principali”, e in esse sono rinchiuse quasi 17.000 persone. Con una mossa del tutto inusuale, l’ADOC ha confermato pubblicamente lo sciopero in “tutte le principali strutture dello Stato” fin dal primo giorno di mobilitazione. Riconoscere uno sciopero carcerario e la sua portata va contro la prevalente prudenza dell’amministrazione penitenziaria. Nel 2018, prima dello sciopero nazionale dei detenuti, le associazioni penitenziarie nazionali hanno sostenuto l’uso di campagne di disinformazione per gestire l’interruzione [causata] dalla resistenza dei detenuti e, al tempo stesso, scoraggiare ulteriori partecipazioni.

Pur riconoscendo lo sciopero, un portavoce del governatore ha dichiarato che le richieste degli scioperanti erano “irragionevoli e non sarebbero state accolte in Alabama”.
Le richieste dello sciopero comprendevano:
– abrogazione della legge sui delinquenti abituali
– rendere retroattiva la sentenza presuntiva
– abrogazione della legge “drive-by shooting” 1
– creazione di un’unità per l’integrità delle condanne a livello statale
– sviluppare criteri coerenti per la libertà condizionata obbligatoria
– snellire i processi per i permessi per motivi medici e per il rilascio degli anziani
– riduzione delle pene minime per i delinquenti minorenni
– eliminare le condanne all’ergastolo senza condizionale

Secondo i sostenitori, questi cambiamenti, lungi dall’essere “irragionevoli”, costituirebbero un programma di de-carcerizzazione sostanziale. Inoltre si affronterebbe il sovraffollamento incostituzionale delle carceri dell’Alabama e aumenterebbero le opportunità per i detenuti di tornare nelle loro comunità.

Lo sciopero dei lavoratori è proseguito per tre settimane in almeno cinque carceri, prima che i detenuti di tutte le strutture tornassero al lavoro. Sebbene le richieste degli scioperanti rimangono insoddisfatte, gli organizzatori – sia all’interno che all’esterno delle carceri – sono incoraggiati dall’organizzazione dello sciopero e dal sostegno di massa ricevuto. Contrariamente a quanto affermato dall’ADOC, secondo cui lo sciopero è “finito”, gli organizzatori dicono che lo sciopero sia semplicemente in pausa.

“Riprenderà”, ha detto Lipscomb, aggiungendo che gli organizzatori e i sostenitori dei detenuti si stanno riposando, riorganizzando e discutendo la strategia [da utilizzare]. Per molti di coloro che hanno partecipato agli scioperi, i futuri scioperi o le proteste non sono solo veicoli per la de-carcerizzazione: è una questione di sopravvivenza e avere la possibilità di una vita oltre la detenzione.

Sciopero contro la disperazione

Molto prima che le “Three-strikes laws” diventassero popolari durante l’era Clinton degli anni ’90, la “Habitual Offender Law” dell’Alabama (istituita nel 1977) aveva attirato le ire degli accademici e del personale delle strutture correzionali nel 1985; essi sostenevano che l’ergastolo senza condizionale rimuoveva “tutti gli incentivi alla buona condotta” e alimentava “frustrazione e rabbia, che a sua volta produceva rivolte carcerarie e minacce al personale”. Attualmente il 75% dei detenuti condannati a morte, in base alla “Habitual Offender Law”, nelle carceri dell’Alabama appartengono alla popolazione afro-americana, nonostante questi rappresentino meno del 27% della popolazione dello Stato.

In relazione a ciò, una delle motivazioni principali sulle diffuse partecipazioni allo sciopero è la draconiana commissione per la libertà vigilata dello Stato. A Luglio, nelle carceri dell’Alabama, sono morte più persone di quelle a cui è stata concessa la libertà vigilata. Quest’anno, la commissione per la libertà vigilata dell’Alabama ha revocato la libertà vigilata nel 67% delle udienze, un tasso di oltre sei volte superiore rispetto alle concessioni date. Secondo i dati dell’ADOC, il tasso di concessione della libertà vigilata è sceso dal 54% per i detenuti idonei nel 2017 al 6% dello scorso Agosto. In una recente intervista con il Montgomery Advisor, l’organizzatrice Diyawn Caldwell ha dichiarato: “Ci sono più persone che escono in sacchi per cadaveri che in libertà vigilata”.

I sostenitori ritengono che seppur i cambiamenti richiesti dallo sciopero a livello individuale possa avere un impatto minimo sul tasso di incarcerazione dello Stato, nel loro insieme offrirebbero a migliaia di detenuti maggiori possibilità di rilascio. In particolare, lo sciopero è un tentativo di combattere la disperazione che deriva da un’incarcerazione a tempo indeterminato e senza un percorso prevedibile verso la libertà.

Secondo i detenuti, questa disperazione è un ingrediente essenziale per la violenza e l’uso di droghe che rendono le carceri dell’Alabama le più letali della nazione. Dopo sei anni di controlli, il Dipartimento di Giustizia descrive le carceri dell’ADOC come “costituzionalmente carenti”. Questo controllo, tuttavia, non ha prodotto miglioramenti tangibili. Il tasso di mortalità nelle carceri dell’Alabama è più che quintuplicato dal 2005, passando da 33 morti nel 2005 a 173 nel 2021.

I metodi utilizzati dai funzionari dello Stato dell’Alabama per reprimere lo sciopero mostrano come le persone incarcerate soffrano per i capricci del sistema carcerario: le visite dei familiari sono state cancellate; le carceri hanno implementato nuove “misure di sicurezza”; è stata dispiegata la “Corrections Emergency Response Team” (nota all’interno delle carceri come “riot squad” o “goon squad”); l’attivista detenuto Robert Earl Council, alias Kinetik Justice, è stato nuovamente messo in isolamento; l’ADOC ha usato lo sciopero come pretesto per ridurre il numero dei pasti.

I funzionari hanno sostenuto che il passaggio a due pasti freddi al giorno nelle principali strutture maschili era un fatto logistico, sostenendo che senza la forza lavoro dei detenuti mancavano i lavoratori per cucinare tre pasti al giorno per quasi 23.500 persone. I prigionieri hanno definito questa pratica bird feeding” – un tentativo di sottomettere i prigionieri alla fame. I detenuti sostengono che questi pasti non soddisfano le esigenze di coloro che hanno restrizioni dietetiche e condizioni mediche – mettendo a rischio molte vite. L’ADOC ha anche rilasciato una dichiarazione sulla salute di un detenuto di nome Kastello Demarcus Vaughan per confutare le accuse di negligenza medica.

In queste circostanze, gli organizzatori incarcerati affermano che uno sciopero generalizzato – con annesse richieste- non dovrebbe essere una sorpresa.

Ci troviamo di fronte a persone che finalmente si rendono conto che “Ehi, io morirò qui dentro””, ha detto K. Shaun Traywick, alias Swift Justice, attualmente detenuto presso il penitenziario di Fountain. “Una volta che [i detenuti] lo sentono abbastanza, una volta che lo vedono nelle azioni dell’ADOC, della commissione per la libertà vigilata e della società, finalmente capiscono che forse è meglio [scioperare]. Forse farà la differenza.”

Nuovi sviluppi nell’era dello sciopero carcerario

I notiziari locali dell’Alabama hanno definito lo sciopero “una mossa senza precedenti” da parte delle persone incarcerate. Sebbene la durata, la disciplina e la portata dello sciopero siano sviluppi monumentali all’interno del movimento dei detenuti, lo sciopero è, in realtà, un’estensione di molte azioni simili fatte negli ultimi anni. La resistenza dei detenuti, che comprende gli scioperi dei lavoratori e della fame, boicottaggi e altre forme di disobbedienza organizzata (come i sit-down), ha una storia lunga quanto la stessa incarcerazione. Negli Stati Uniti, la storia più interessante e tragica è quella della ribellione di Attica e del massacro che l’ha conclusa.

Lo sciopero dei detenuti della Georgia nel 2010 viene spesso citato dagli organizzatori di oggi come punto di origine e fonte di ispirazione per una nuova fase di resistenza dei detenuti. Gli scioperanti hanno presentato le loro richieste ai funzionari delle carceri statali e alla stampa, tra cui la richiesta di pagare ai lavoratori un salario di sussistenza, facendo notare che i prigionieri in Georgia non ricevevano alcun salario, violando così il divieto di schiavitù e servitù involontaria previsto dal 13° Emendamento. Questa richiesta sarebbe poi stata adattata dal movimento per abolire le clausole di eccezione agli statuti antischiavisti. Questa spinta è stata abbracciata da molti sostenitori della legislazione, ma non ha ancora portato alla de-carcerizzazione o ai cambiamenti nelle pratiche di lavoro.

Come ha osservato il New York Times, i telefoni cellulari erano già presenti nelle carceri da tempo, ma questo è stato il primo esempio conosciuto di persone incarcerate che li hanno usati per coordinare la resistenza in strutture diverse. Sono diventati anche uno strumento fondamentale sia per aggirare la capacità di monitorare e impedire le comunicazione da parte del sistema carcerario, [che per comunicare] tra loro e il pubblico e la stampa – spesso attraverso i social media.

L’anno successivo, i detenuti del carcere di massima sicurezza di “Pelican Bay” della California hanno dato vita a massicci scioperi della fame, che alla fine sono arrivati a coinvolgere più di 30.000 detenuti nello Stato in più fasi e nell’arco di tre anni. Gli organizzatori incarcerati hanno facilitato un accordo per porre fine alle ostilità all’interno delle carceri e hanno mobilitato un ampio gruppo esterno di famiglie e sostenitori in solidarietà. Gli scioperanti hanno sollevato molteplici questioni tra cui la pratica dell’isolamento a tempo indefinito dello Stato della California. [Questa pratica colpisce] in particolare coloro che sono classificati come “membri di gang”; per ottenere il rilascio dall’isolamento, devono fornire informazioni sulle “attività delle gang” durante il loro processo di “de-briefing”. Le Nazioni Unite hanno definito come tortura la detenzione in isolamento per 15 o più giorni e i prigionieri sostenevano che questa tortura venisse applicata con pretesti inadeguati verso un giusto processo o vie di ricorso.

Sebbene i risultati di questi scioperi e della relativa causa legale siano stati vari, complessi e parziali, gli scioperi forniscono un potente esempio di come un’azione dinamica dall’interno all’esterno possa modificare la politica e la pratica, aprendo potenzialmente delle nuove contraddizioni e arene di lotta contro il sistema carcerario. Ad esempio, il FAM ha adottato molte tattiche e lezioni apprese dagli scioperi dei lavoratori in Georgia. Nel 2014, gli organizzatori incarcerati si sono mobilitati per due scioperi in Alabama, il più grande dei quali ha portato alla chiusura di due strutture, St. Clair e Holman, che all’epoca incarceravano circa 2.400 persone. Inoltre, il FAM ha pubblicato “Let The Crops Rot In The Fields”, un manifesto che avrebbe ispirato il coordinamento degli scioperi nazionali dei detenuti, il primo dei quali è stato guidato dal FAM nel 2016 e sostenuto dalla nascente organizzazione di solidarietà interna ed esterna, l’ “Incarcerated Workers Organizing Committee of the Industrial Workers of the World” (IWOC-IWW).

Secondo Brian Nam-Sonenstein di Shadow Proof, lo sciopero nazionale delle carceri del 2016 ha visto “blocchi, sospensioni di detenuti e scioperi di intere unità della durata di almeno 24 ore in 31 strutture” che ospitavano circa 57.000 detenuti in 24 Stati. La repressione contro lo sciopero è stata diffusa. L’anno successivo “Jailhouse Lawyers Speak”, un gruppo di paralegali incarcerati e sostenitori dei diritti umani che si organizzano a livello nazionale, ha lanciato la marcia “Millions for Prisoners Human Rights” con il sostegno delle organizzazioni esterne. I funzionari delle carceri della Florida erano così preoccupati per le azioni di solidarietà all’interno [delle strutture] che hanno chiuso a chiave i quasi 100.000 detenuti dell’intero Stato. La marcia è stata seguita dall’Operazione PUSH nel 2018.

Dal 2018, le organizzazioni esterne hanno preso direzioni diverse, alcune più focalizzate sulla politicizzazione e sulla costruzione di infrastrutture. Gli atti di resistenza più frequenti da parte delle persone incarcerate hanno avuto luogo su scala più locale e regionale a fronte delle condizioni che le autorità locali possano affrontare direttamente. Mentre questi sforzi hanno visto alcune vittorie, negli ultimi quattro anni non c’è stata una campagna diffusa a livello statale o nazionale guidata dai detenuti.

Tattiche di repressione dello sciopero

Sulla scia dello sciopero nazionale del 2016, le organizzazioni dei detenuti come “Jailhouse Lawyers Speak” hanno sollevato dubbi sull’efficacia dello sciopero dei lavoratori come unica tattica per galvanizzare l’azione collettiva dei detenuti. Avere un lavoro può influenzare in modo significativo le condizioni di una persona durante la detenzione. Gli accordi di lavoro all’interno delle carceri variano da Stato a Stato e in alcuni Stati è piuttosto raro che i detenuti abbiano un lavoro. Gli organizzatori incarcerati hanno notato casi in cui gli amministratori delle carceri scambiano alcuni privilegi con il lavoro, come una migliore situazione abitativa, una maggiore libertà di movimento, un maggiore accesso allo spaccio o al telefono e forse più tempo all’esterno.

Stevie Wilson, attualmente detenuto in Pennsylvania, e l’ex prigioniero politico James Kilgore sottolineano come la precarietà dei posti di lavoro all’interno delle carceri e l’allettamento di privilegi speciali non riescano a convincere completamente i detenuti nel sacrificare quei posti di lavoro e ad agire in solidarietà con gli scioperi.

Inoltre, i detenuti in isolamento non hanno un lavoro, il che significa che non possono partecipare materialmente ad uno sciopero dei lavoratori. Lo sciopero nazionale del 2018 ha affrontato questo problema ampliando il repertorio tattico della resistenza, includendo: i boicottaggi verso gli spacci, gli atti di protesta come il “sit-down”, gli scioperi della fame e gli scioperi dei lavoratori. Se da un lato questo può aver permesso ad un maggior numero di detenuti di partecipare, dall’altro la partecipazione può potenzialmente rendere lo sciopero meno leggibile per i media e può essere più facile per i funzionari pubblici negare e reprimere gli scioperanti.

Dal 2018, gli organizzatori hanno discusso sulla possibilità di altri grandi scioperi carcerari; ma tra le preoccupazioni che non ci siano abbastanza supporti per un’azione collettiva, non si sono realizzati. Swift Justice ha dichiarato di essersi inizialmente allontanato dall’organizzazione dell’ultimo sciopero in Alabama, citando la definizione di follia spesso erroneamente attribuita ad Albert Einstein: “[La follia] sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.”

Nonostante il pessimismo sulla partecipazione e il sostegno allo sciopero, lo sciopero dei lavoratori incarcerati dell’Alabama ha sfidato le aspettative e ha avuto un forte riscontro sui social media e nei notiziari locali nell’ultimo mese, spesso con l’hashtag #ShutdownADOC2022.

Swift Justice lavora in un cosiddetto “honor dorm” 2 dell’ADOC, uno spazio carcerario che alcuni hanno definito inospitale per l’organizzazione di proteste collettive; è rimasto scioccato dal livello di solidarietà e di impegno degli altri detenuti – la maggior parte dei quali, ha detto, “non ce l’avrebbe fatta [a stare in mezzo] alla popolazione in generale”.

Sfidando la saggezza convenzionale, ha detto che il maggiore impatto si è avuto [grazie] alla partecipazione di quei lavoratori che avevano più da perdere [in questo sciopero].

Molti di questi lavoratori controllavano i compiti essenziali della riproduzione sociale all’interno delle carceri – cucina, pulizie, rimozione della spazzatura, lavanderia – il che ha permesso loro di bloccare l’intero sistema carcerario dell’Alabama.

“L’anello più debole è diventato l’anello più forte”, ha detto Swift Justice.

L’istruzione politica paga a lungo termine

Sia il New York Times che l’ADOC hanno lasciato intendere che gli organizzatori esterni hanno avuto un’influenza significativa sulle attività di sciopero all’interno delle carceri dell’Alabama; ma sia la portata di massa dello sciopero che le risposte dei detenuti smentiscono questa idea.

Un detenuto che ha parlato con “Prism Reports” – e che ha voluto mantenere l’anonimato – ha riconosciuto come i detenuti abbiano apprezzato il sostegno esterno e l’organizzazione di proteste di solidarietà, ma ha respinto l’idea che le persone all’esterno guidino o coordinino l’azione di quelle all’interno.

“Sapete che le cose non funzionano così”, ha detto.

Lipscomb attribuisce l’impegno sostenuto del recente sciopero alle frustrazioni dei detenuti per il sistema di libertà vigilata e ai timori per la probabilità di morire prima di poter essere rilasciati.

Lui crede che la cosa più importante siano i frutti ottenuti dall’investimento a lungo termine [profuso] dagli organizzatori – come il FAM – in termini di istruzione politica verso i propri coetanei incarcerati.

I detenuti dell’Alabama hanno studiato l’organizzazione del Black Panther Party e il pensiero di figure come Kwame Ture, precedentemente noto come Stokely Carmichael.

Secondo Lipscomb, il sostegno delle organizzazioni di strada, che hanno una notevole influenza all’interno, è stato fondamentale.

Ci permettono di insegnare e di fare rete in una pace e in una solidarietà che non ho mai visto prima”, ha detto Lipscomb. “Mi congratulo con i giovani per il loro coraggio, il loro rispetto per il pensiero rivoluzionario e il cambiamento.”

Gli organizzatori incarcerati si raggruppano e discutono quando e come riconvocare lo sciopero; e lo fanno con la comprovata capacità di portare avanti uno sciopero potente e diffuso contro le operazioni carcerarie in Alabama.

Sono uno studente di storia e la lotta ha sempre fatto parte della vita”, ha detto Lipscomb. “Quindi sto studiando da coloro che sono venuti prima di me come guida [per farci] arrivare dove vogliamo essere, e cioè [alla libertà].

Note del Gruppo Anarchico Galatea

1 All’inizio degli anni ’90 ci fu una massiccia protesta pubblica contro le “gang”. Così, il governo dello Stato nel 1992 approvò l’ “Act no. 92-601” che puniva l’omicidio commesso con un’arma letale da o contro un veicolo con la sentenza di morte o l’ergastolo senza libertà condizionale.
I commi – 16, 17 e 18 – sono stati inseriti nella sezione 13A-5-40 dell’articolo 2 “Pena di morte ed ergastolo senza condizionale”, Capitolo 5 “Punizioni e Sentenze”, “Codice Penale dello Stato dell’Alabama”.
Questi commi, nel corso degli ultimi 30 anni, sono stati interpretati a secondo delle circostanze e, soprattutto, pplicati ai danni della popolazione afro-americana.
Fonti
https://freealabamamovement.wordpress.com/2015/02/07/race-based-justice-alabamas-enduring-legacy-to-keep-african-americans-in-servitude/
https://law.justia.com/codes/alabama/2021/title-13a/chapter-5/article-2/section-13a-5-40/

2 Detto anche “Honor block”. È un’area all’interno di un carcere di massima sicurezza che consente ad alcuni detenuti di vivere in un ambiente con restrizioni minime.

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