Proteste, fughe e repressione in Russia – 1

Da quando Putin e il suo governo hanno deciso di istituire la mobilitazione parziale per sopperire le perdite avute nel conflitto in Ucraina, in tutta la Russia sono scoppiate proteste e atti incendiari e di sabotaggio.
Le perdite umane, unite alla crisi economica interna russa, le dichiarazioni da spaccone di Medved sull’utilizzo dell’arsenale nucleare e le richieste esplicite di India e Cina alla Russia nel negoziare la fine della guerra, sono indici di come il regime putiniano e il suo entourage militare siano arrivati ad un punto di non ritorno.
In questa fase di proteste interne – con annessi atti di sabotaggio -, le risposte del governo di Mosca sono state principalmente tre: il controllo delle reti internet, la repressione brutale e violenta della polizia e l’arruolamento forzato (in particolare chi appartiene ad etnie non russofone).
Con questa prima parte di “Proteste, fughe e repressione in Russia” inizieremo a riportare alcune traduzioni di comunicati, analisi, testimonianze e richieste d’aiuto tratte dal canale telegram di “Resistenza Femminista Anti-Militarista” (Feministskogo Antivoyennogo Soprotivleniya (FAS) (Феминистского Антивоенного Сопротивления (ФАС)), delineando in tal modo un quadro reale di ciò che succede in Russia.

Nota
Per rendere scorrevoli determinate frasi e termini, abbiamo fatto qualche lieve modifica, aggiungendo dove ritenevamo opportuno delle parentesi quadre.
Siamo consapevoli, e ce ne scusiamo in anticipo, se la traduzione dei testi pubblicati sul canale di “Resistenza Femminista Anti-Militarista” non è letterale.
Pur non essendo madrelingua e tanto meno dei russist*, abbiamo utilizzato come materiali di studio:
-“Dizionario essenziale Russo-Italiano Italiano-Russo a cura di Edigeo”, Zanichelli, 1990; “Dizionario Russo-Italiano, Italiano-Russo”, edizioni “Perun”, 2002.
-“Grammatica russa. Manuale di teoria” di Claudia Cevese e Julia Dobrovolskaja del 2018
-Wiktionary versioni inglese e russa

La Duma di Stato introdurrà, come disegno di legge, l’ergastolo per chi si macchia di tradimento. (14 Settembre)

Lugovoi aveva proposto in precedenza di introdurre l’ergastolo per chi si macchia di tradimento, privando [il colpevole] della cittadinanza (in contrasto con la Costituzione russa) e senza [che questi] potesse avere diritto di appello.
In sua dichiarazione afferma:
Le iniziative (per inasprire le pene) saranno preparate e presentate nel prossimo futuro… Stiamo tenendo delle consultazioni e probabilmente prepareremo un’iniziativa legislativa in materia. Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che in epoca sovietica la pena per il tradimento era – e parlerò chiaramente – la fucilazione. Questa è stata utilizzata [allora]. Negli anni ‘90 questo è diventato anacronistico dato [l’attuale] approccio liberale del paese. Si è deciso di attenuare la pena.
Nella visione di Lugovoi, quindi, la legge da lui proposta è umana e progressista rispetto alle passate esecuzioni sovietiche.
Il 5 settembre, il tribunale ha condannato per tradimento Ivan Safronov; dovrà scontare 22 anni in una prigione di massima sicurezza. I giornalisti sono stati in grado di scoprire che Safronov è stato condannato non per la divulgazione di alcuni segreti di Stato, ma per la sua attività giornalistica.

La stampante non si ferma: la Duma ha presentato un disegno di legge sul blocco delle applicazioni multimediali che veicolano informazioni su come supportare le Forze Armate Ucraine. (20 Settembre)

Oggi (20 Settembre, ndt), mentre tutti erano impegnati a discutere gli emendamenti sulla mobilitazione, la Duma di Stato ha introdotto un disegno di legge relativo al blocco dei media e dei social network.
Il disegno di legge parlamentare n° 197914-8 propone di bloccare le risorse e le informazioni pubbliche sulle “possibili modalità di finanziamento delle Forze Armate Ucraine.”
Questo emendamento può essere utilizzato per bloccare piattaforme inappropriate che non sono state bloccate prima: Youtube, Telegram, iniziative di volontariato, ecc.
Durante il periodo dell’operazione militare speciale condotta dalle Forze Armate della Federazione Russa, sono state accertate numerose prove di come le aziende e le organizzazioni dei media stranieri abbiano partecipato e diffuso informazioni con proposte di finanziamento delle Forze Armate Ucraine. In un contesto [dove] sono state intensificate le attività dei paesi della NATO contro la sicurezza della Federazione Russa, la diffusione su Internet di informazioni che suggeriscono il finanziamento del nemico, rappresenta una minaccia per la sicurezza della Russia e richiede misure urgenti nel limitare l’accesso alle risorse informative che diffondono tali informazioni”.
Non è specificato cosa si intenda per “finanziamento del nemico” oltre a quello diretto delle Forze armate dell’Ucraina; ma, secondo i membri della commissione che hanno lavorato sul disegno di legge, hanno trovato [dei] modi con cui “le ONG straniere e le agenzie di intelligence attirino i nostri connazionali nell’organizzare raccolte fondi a sostegno delle Forze armate dell’Ucraina”. Questi metodi includono la pubblicazione di messaggi nei social network da parte degli utenti delle banche russe e le istruzioni su come aiutare le Forze Armate dell’Ucraina trasferendo in modo sicuro il denaro dalla Russia.

La Duma di Stato ha adottato in seconda e terza lettura gli emendamenti che introducono nel codice penale i concetti di «mobilitazione», «tempo di guerra» e nuove pene per i militari (20 Settembre)


Sulle “circostanze aggravanti dei reati” presenti nell’articolo 63 del Codice Penale, verranno inserite “mobilitazione e legge marziale” [nel comma “L” (in russo: “л”).]
Prima di oggi sono state specificate solo le “condizioni di conflitto armato o di azioni militari.”
Ricordiamo che fino ad oggi la mobilitazione e la legge marziale non erano state dichiarate; ma la base per i loro annunci possono [derivare] da fattori astratti come “minaccia di aggressione” e “disordine”. La cosa principale è che il decreto del Presidente sull’introduzione della legge marziale è stato approvato dal Consiglio della Federazione [-che è] sotto il suo controllo.
[Il comma dell’articolo 63 citato si presenterà in tal modo: “la commissione di un reato in uno stato di emergenza, una calamità naturale o di altra natura pubblica, nonché in caso di disordine di massa, in tempi di mobilitazione o di legge marziale, in tempo di guerra o in condizioni di conflitto armato o di ostilità”]
Gli emendamenti adottati oggi includono le seguenti sanzioni:
-Da tre a dieci anni di reclusione per resa volontaria [articolo 352.1 “Resa volontaria”];
-Fino a 10 anni di prigione [introdotto nell’articolo 337 “Abbandono non autorizzato di un’unità o luogo di servizio”, comma 5] per abbandono di un’unità senza permesso durante il periodo della mobilitazione e della legge marziale. [Se] l’abbandono [ingiustificato dura] dai 10 giorni ad un mese [, come previsto dall’articolo 337, comma 3.1, è punito] con 7 anni di prigione; se è più di un mese, [la punizione è] fino a 10 anni;
-Da 2 a 3 anni per mancata esecuzione di un ordine durante la legge marziale [articolo 332 comma 2.1]
Adesso, i soldati che si rifiutano di combattere vengono congedati perché non soddisfano i requisiti [– e non può essere] fatto nulla a costoro nonostante le minacce.
Quando gli emendamenti entreranno in vigore, [chi si rifiuterà] verrà processato e mandato in prigione.
Gli emendamenti adottati oggi (20 Settembre, ndt) entreranno in vigore dopo essere stati esaminati dal Consiglio della Federazione e firmati dal Presidente.
Il Consiglio della Federazione potrebbe considerarli domani; ma, come riportato dal [canale telegram] SOTA, gli emendamenti sul sito web della Duma di Stato sono in qualche modo contrassegnati [in verde], come se avessero già superato tutti i passaggi di approvazione, entrando così in vigore.

Mobilitazione: su cosa ci mentivano? (21 Settembre)

Le autorità russe ci hanno mentito per molti anni e in varie occasioni.
In cima a queste menzogne vi è la guerra con l’Ucraina, per la quale i politici usano frasi velate come “operazione speciale”. Ora siamo stati ingannati [riguardo] la mobilitazione. Analizziamo i punti delle bugie.
1. La mobilitazione è parziale? Nel suo discorso di oggi (21 Settembre, ndt), Vladimir Putin ha sottolineato più volte che “la mobilitazione parziale” è in corso. Il decreto contiene anche la frase “mobilitazione parziale”. Che cosa è realmente? In effetti, nel documento ufficiale non ci sono parametri specifici su quella che viene chiamata “mobilitazione parziale”. La formulazione è ampia e vaga. Il discorso di Putin sono solo parole di cui non possiamo fidarci [– in quanto] il decreto non conferma [ciò che egli dice]. Questo significa che, in effetti, chiunque possa essere convocato.
2. Paragrafo nascosto nel decreto. Il decreto non contiene il settimo paragrafo [: si passa dal sesto all’ottavo]. Il portavoce del presidente della Russia Dmitry Peskov ha detto che l’elemento nascosto è legato al numero di mobilitati. Una delle versioni pubblicate del decreto dice che queste informazioni sono “per uso ufficiale”. In precedenza, il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha riferito [che verranno mobilitati] circa 300.000 persone. Ciò significa che i piani reali della mobilitazione vengono tenuti nascosti. La mobilitazione apparentemente parziale potrebbe diventare generale e le cifre potrebbero cambiare in qualsiasi momento.
3. Legge marziale. La Duma, nella sessione plenaria del 20 settembre, ha adottato degli emendamenti che introdurranno nel codice penale della Federazione russa concetti quali «mobilitazione», «legge marziale» e «tempo di guerra». Il Parlamento ha anche approvato un emendamento che punisce con un massimo di 10 anni di carcere i disertori e chi non risponde alla notifica del servizio militare. Ciò significa intensificare la repressione e l’escalation del conflitto. Oggi, le autorità hanno annunciato solo la mobilitazione, ma possono anche introdurre la legge marziale.
4. Ci è stato detto che non ci sarebbe stata nessuna mobilitazione. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, ci è stato detto che non ci sarebbe stata nessuna mobilitazione (anche se un certo numero di politici ha detto che una mobilitazione generale sarà necessaria). Ad esempio, il 13 settembre, Peskov, a nome del Presidente della Federazione Russa, ha detto che non ci sarebbe stata una mobilitazione parziale o completa dei cittadini alla guerra. Sociologi e scienziati politici fanno diverse ipotesi su questa dichiarazione: dall’opposizione delle élite politiche all’interno del Cremlino [-con conseguenti] cambiamenti di piano –, alla deliberata distorsione delle informazioni.
In ogni caso, una cosa è importante: non saranno colpiti i ricchi e i loro figli, ma i cittadini comuni. Le autorità ci mentono continuamente. Oggi parlano di mobilitazione «parziale». Tuttavia, se domani una manciata di avidi politici avrà [maggiormente] bisogno di carne da cannone, coloro che l’hanno evitata oggi, [domani] saranno chiamati. Le autorità hanno tutte le risorse per farlo, e le leggi che hanno scritto lo permettono.
Uscite [e partecipate] alle proteste di massa di oggi (21 Settembre, ndt) nelle vostre città alle ore 19:00. È pericoloso, e nelle nuove condizioni può essere ancora più pericoloso. Tuttavia l’alternativa alla protesta è la morte in una guerra insensata!

Proteste 21-24 Settembre

Nonostante l’incubo [della guerra e] tutto quello che è successo e l’alto livello di intimidazione e repressione da parte delle autorità, migliaia di persone in tutto il paese hanno protestato contro la mobilitazione!
Più di 2.000 persone sono state arrestate in due giorni, più della metà di loro [sono] donne e ragazze. Nonostante il numero di persone a livello nazionale fosse una goccia nel mare, questa era stata una protesta importante e non vana, ed ecco perché: per la prima volta dall’inizio della guerra, i sentimenti dei manifestanti contro la guerra e lo stato d’animo del [resto delle] persone coincidono. Dopo aver chiamato la mobilitazione, le autorità hanno preso una decisione estremamente impopolare; e l’impopolarità è visibile a chiunque: le persone scappano in massa, si nascondono, regna il panico in tutte le città, madri e mogli partecipano alle proteste in tutta la Russia.
Le autorità, vista la reazione d’odio e la convergenza tra le parole delle [persone] antimilitariste e quell* che in precedenza non si preoccupavano, fanno parzialmente [un passo] indietro: sono stati firmati nuovi decreti sul rinvio, alcune persone che erano state mobilitate [sono state congedate dopo le proteste].
I propagandisti [della guerra] sono stati costretti a girarsi “come in una padella” e iniziano a parlare di “errori sul campo”; i blogger sono pagati per flashmob impopolari, progettati per calmare i cittadini. Se le persone non si ribellavano e non protestavano, non [ci sarebbero stati] questi risultati: avrebbero spazzato [via] tutto. La “chiamata alla coscienza” pubblica [è stata un] successo in cui i mobilitati sono riusciti a respingere lo Stato attraverso l’attenzione pubblica, lo scandalo e la protesta. Le persone sono confuse e inconsapevoli dei loro diritti in questa situazione; [mettere in risalto] la protesta aiuta a diffondere memorandum e istruzioni sui diritti umani – che possono letteralmente salvare la vita di qualcuno.
Sì, i diritti umani non funzionano nel nostro paese; d’altra parte l’autorità, attraverso gli “attaccabrighe”, [instilla nelle persone] la paura.
Gli uffici di registrazione e arruolamento militare possono indietreggiare ! Soprattutto quando c’è molta attenzione da parte delle persone resistenti.
La protesta, secondo certe stime, era prevalentemente femminile. Centinaia di attiviste vestite di nero manifestavano in decine di città. In futuro torneremo alla tattica delle proteste decentralizzate; ma questa prima manifestazione dopo [quella del] 6 marzo è stata necessaria come reazione a ciò che sta accadendo nel nostro paese.
Esprimiamo il nostro sostegno e la nostra ammirazione alle madri cecene, per le quali la protesta è stata più pericolosa: sono state le prime a manifestare a Grozny e ci hanno ispirato. Anche le proteste di massa delle donne a Yakutsk sono impressionanti: c’erano più donne che poliziotti. Il Daghestan sta protestando in questo momento e la polizia sta scappando dalle donne del Daghestan! Nelle repubbliche nazionali, la mobilitazione sembra una pulizia etnica: tutti vengono portati via in gran numero.
Esprimiamo il nostro rispetto e gratitudine a ciascuno di voi là fuori.
Anche se la tua protesta era in solitaria e non molto visibile, nelle circostanze attuali è un passo importante nel mobilitare la protesta generale.
Anche un singolo picchetto può portate il vostro messaggio al paese e al mondo.
Un esempio è il picchetto di ieri (23 Settembre, ndt) dove una ragazza disabile [da sola e vestita di] nero a Mosca [reggeva un cartello con su scritto: “Vuoi essere come me?”].
Ricordate che questa protesta [ha diversi campi di applicazione]: sabotaggio, prendere giorni di malattia, unirsi alle comunità contro la guerra, condividere esperienze di sabotaggio, nascondere le persone o aiutarle a scappare. Un abbraccio a tutt*.

[Comunicato] Chiusura delle frontiere: cosa aspettarsi e cosa fare? (25 Settembre)

Secondo le fonti di alcuni grandi media indipendenti, si prevede [che vengano] chiusi i confini della Federazione Russa per gli uomini in età di mobilitazione (secondo altri dati vale sia per gli uomini che per le donne).
Le date di chiusura della frontiera variano dalla mattina del 27 settembre al 28 settembre (dopo i «referendum» sull’annessione dei territori occupati). Anche se le frontiere sono ancora aperte, alcuni degli uomini – che erano stati reclutati e volevano lasciare il paese -, avevano ricevuto dei divieti dalle guardie di frontiera.
Cosa fare ora? Non ci sono informazioni ufficiali sulla chiusura delle frontiere o l’imposizione della legge marziale da parte delle autorità, ma è stato lo stesso con la mobilitazione – ci hanno mentito fino all’ultimo. Forse chiuderanno i confini, forse cambieranno idea all’ultimo minuto a causa del malcontento pubblico.
Se la chiusura avverrà davvero (e questo è uno scenario plausibile, dato il deflusso di persone che non vogliono diventare carne da cannone e sono ora in coda alle frontiere), verrà annunciata quando sarà troppo tardi per andarsene.
Se avete la possibilità di partire – e prevedete di fare questo -, ma avete aspettato nel fare i bagagli, aspettato che diminuissero le file alle frontiere, aspettato che scendessero i prezzi dei biglietti o non eravate sicuri che «tutto fosse così grave» – tutti motivi per ritenere adesso che sia così grave -, cercate di andarvene.
Se avete bisogno di aiuto nel viaggio, è possibile chiedere contattare la fondazione “Vyberi zhizn” (“Scegli la vita”). L’elenco delle chat per le varie regioni è qui. Se voi e/o i vostri cari rientrate nella mobilitazione e non siete in grado o non volete lasciare il paese, leggete le nostre raccomandazioni qui; alla fine del post ci sono link a materiali utili, istruzioni e organizzazioni per i diritti umani.

[Comunicato] Mobilitazione: e se non si parte? (25 Settembre)

Se siete soggetti al servizio di leva:
1. Valutate i rischi. Monitorate la situazione nella regione [in cui vivete], l’intensità della campagna di reclutamento e quali sono le sue prospettive. Al momento tutto questo è vago e molto imprevedibile. I vostri rischi si compongono in tre parametri: a) il vostro status militare (come siete inseriti negli schemi della coscrizione); b) l’attività delle commissioni militari nella regione e c) la vostra visibilità. Per esempio, siete più a rischio se lavorate per una grande azienda, una fabbrica o un’agenzia di governo. Meno [invece] se lavorate in una piccola azienda.
Evitare i grandi negozi in cui vengono facilmente rastrellate le persone; cercare [di andare in] micro-negozi o piccole strutture pubbliche.
2. Se i rischi sono elevati, il vostro compito non è quello di apparire nel luogo di residenza e/o sul posto di lavoro. Se possibile, andate in una località remota. Se non c’è possibilità, decidete per voi stessi: o smettete di lavorare o rischiate di essere convocati e dovervi [successivamente] sottrarre, incappando in una multa di 3000 rubli (e passando per disertori, quindi in un reato penale)
3. Ora è molto importante unirti in delle comunità di base: letteralmente chattare con gli amici, dove è possibile scambiarsi appartamenti, dove c’è qualcuno (preferibilmente, una ragazza, non un parente) che può acquistare le schede SIM per gli uomini ed emettere alcune carte bancarie aggiuntive sul tuo conto. Unisciti a persone fidate!
4. Dove scappare? Una cattiva opzione è andare nei villaggi. Con una certa probabilità, il giro [di reclutamento] inizierà nei villaggi. Se si vive in una grande città, nascondersi in un appartamento di qualcuno è molto più facile e più sicuro. Un’altra opzione sono le dacie, le cabine in legno. Potresti andare a vivere con degli amici.
5. Immaginate che questo sia il 2020 e comportatevi come se aveste il Covid. Le stesse regole: non spostatevi con i trasporti pubblici, se possibile non lasciate la casa, evitate luoghi affollati. Eccezione: gli abbracci sono possibili. Supplemento: Non state sui social network pubblici.
6. Siate educati. Non entrate in conflitti che possono essere evitati. Siate grati alle persone che vi aiutano e non tradite la loro fiducia. Per quelli particolarmente esuberanti: se una ragazza vi aiuta ad evitare la coscrizione, non è una manifestazione romantica – a meno che non sia espresso da ambo le parti. Non oltrepassate i confini personali.
Se non si è soggetti al servizio di leva:
1. È possibile prendersi cura di uno o più coscritti in situazioni di pericolo. Potete: comprare una scheda SIM a vostro nome, rilasciare una carta bancaria presa dal vostro conto (meglio non quello principale, non fidatevi – mettete dei limiti), trovate una casa diversa dalla vostra residenza permanente; se una persona non può andare al lavoro sostenetela con una donazione.
2. È meglio fare [tutto questo all’interno] di una comunità orizzontale; è più sicura e meno stressante.
3. Ricordate che quello che fate come attività è puramente volontaria e civile; se provate qualche disagio o paura di comunicare con una particolare persona o uomini in generale, non dovete forzarvi.
Collegamenti utili
Memo dell’evasore
Antilavoro
Sulla mobilitazione: congedo di malattia come atto contro la guerra
Fondazione per aiutare le persone a lasciare il paese
Guida su come lasciare la Russia
Come lasciare la Russia in questo momento
[Come lasciare la Russia] Canali regionali della Federazione Russa
bot “Ritirata!” – stare all’erta se la guerra ti chiama!
Cosa fare se vieni mobilitato nelle forze armate della Federazione Russa in Crimea
Organizzazioni
Movimento degli obiettori di coscienza
Scuola di leva. Organizzazione per i diritti umani e per la tutela dei diritti dei coscritti, del personale militare e dei militari alternativi
Appello alla coscienza
Numero verde per coscritti e soldati
Comitato delle madri dei soldati della Russia
Le madri dei soldati di San Pietroburgo

[Comunicato] Repressione in Jakutia (25 Settembre)

[…]
Oggi, 25 settembre alle ore 12:00 ha avuto luogo a Yakutsk un’azione di massa contro la mobilitazione e la guerra in Ucraina; la piazza centrale è stata occupata da circa 400 donne. L’azione si è svolta con la tradizionale danza Osuochaj (un enorme girotondo dove ci si tiene per mano e si incrociano le gambe con movimenti lenti, ndt), scandendo slogan quali “No alla guerra”, “No al genocidio”, “[Tygyn] Darkhan (eroe degli Jakut, ndt) ritornerà!”, “Lascia vivere i nostri figli!”
Ventiquattro persone (tra cui una coppia di anziani) sono state arrestate; ora sono attualmente detenute nei dipartimenti 2GOM e 4GOM. Gli avvocati riferiscono che le celle sono sovraffollate e le condizioni di detenzione terribili.
Siamo infinitamente grati a tutte le donne coraggiose della Repubblica di Sakha che hanno preso parte all’azione e chiediamo il vostro sostegno per i detenuti. Mostriamo solidarietà e non lasciamo le persone sole di fronte al sistema.
Pagina Instagram: “Free Yakutia Foundation

[Comunicato] Non lasciarli soli con il sistema (26 Settembre)
Nel canale telegram di “Resistenza Femminista Anti-Militarista” è stato condiviso questo appello proveniente da un altro canale: “Zona di Solidarietà” (in russo “Зона солидарности”).
L’iniziativa nasce in modo orizzontale; sopperisce l’incapacità delle ONG per i diritti umani nel fornire aiuto a coloro che sono stati arrestati per atti o azioni radicali contro la guerra (incendi di uffici militari, per esempio).

Questo è l’obiettivo principale della «Zona di solidarietà»: non lasciare soli coloro che si sono opposti alla guerra e sono stati imprigionati.
Dall’annuncio della mobilitazione, abbiamo visto i rapporti quotidiani sugli arresti e incarceramenti di persone accusate di aver bruciato uffici militari e altri edifici amministrativi.
Vorremmo sostenere tutte queste persone.
Ma il nostro desiderio da solo non basta: prima di ottenere il consenso della persona arrestata o fermata [a livello cautelare], nonché avere informazioni primarie sul caso, è necessario, almeno, mandarle un avvocato.
La visita dell’avvocato al centro di custodia cautelare costa 10-15 mila rubli a seconda della regione. Ora capiamo che per tali visite ci vorranno [molti soldi].
Dopo che la persona prigioniera accetta l’aiuto, sponsorizziamo le spese legali del caso.
I pagamenti [completi] non vengono effettuati rapidamente; a volte è consigliabile pagare una parte dell’importo; quindi se abbiamo una certa quantità di fondi, possiamo agire più velocemente e in modo più efficiente.
Forse qualcuno porrà questa domanda: perché avere un avvocato adesso se lo Stato riscrive, a proprio vantaggio, le leggi e i suoi agenti le interpretano nel modo più ampio possibile?
Secondo noi, l’idea è, prima di tutto, tenersi in contatto con gli arrestati e prevenire ulteriori illegalità, tra cui torture e altre pressioni. Ad esempio, le lettere non vengono consegnate a Igor Paskar nel centro di custodia cautelare, e l’unico contatto che ha con il mondo esterno è un avvocato.
Abbiamo bisogno di fondi per sostenere i nuovi prigionieri nelle loro attività (o presunte tali) contro la guerra. L’unica fonte permanente di finanziamento per «Zona di solidarietà» sono le vostre donazioni.
Sostenere la «Zona di Solidarietà» [significa] sostenere chi viene imprigionat* per atti contro la guerra!
Dettagli per le donazioni:
4276 7201 3618 1221 (Sberbank, Daria T.)
PayPal: solidarity_zone@uprise.net
Indipendentemente dalla capacità di sostenere finanziariamente la “Zona di solidarietà”, puoi aiutarci a ripubblicare o altrimenti diffondere informazioni su di noi.

 

Testimonianza dal Daghestan (27 Settembre)

Vivo nell’Oblast’ di Mosca e ho una piccola azienda. Sono venuto in Daghestan come turista. Amo molto questa Repubblica: ci sono venuto qui un anno fa e volevo ritornare. Per sette mesi ho cercato di sostenere l’opposizione e ho legato nastri verdi (simboli di pace in Russia, ndt), dicendo a tutti che non ci sono nazisti in Ucraina e la gente comune sta morendo lì. Ho molti parenti e amici in Ucraina, so quello che dico.
Durante il periodo della cosiddetta “operazione speciale” ho visitato le città degli Oblast’ di Mosca, Murmansk e Ryazan.
Ma la propaganda “Z” (governativa, ndt) che c’è in Daghestan non l’ho mai vista da nessun’altra parte! Ci sono poster enormi su quasi ogni angolo [di strada], murales sulle facciate degli edifici a nove piani…
Nella città di Machačkala, nei giorni del suo 165esimo anniversario, hanno danzato i russi in uniforme militare sovietica, cantando la “Smuglianka” (canzone russa composta durante il secondo conflitto mondiale in cui si esaltava la resistenza contro l’occupante nazista, ndt).
Solo pochi [dei presenti] hanno applaudito; non si può mettere una propaganda di merda del genere nel Daghestan.
Ma ci sono altri modi per spingere [i locali a combattere e ad arruolarsi]: “voi uomini non dovete nascondervi, dovete morire coraggiosamente” ecc. Dopo aver visto tutto questo e aver appreso della manifestazione, sono arrivato a Machačkala.
È stato ieri. La manifestazione era andata avanti per due ore. Persone di tutte le età, donne e uomini, stavano vicino al teatro. Gli uomini si sono riuniti, qualcosa è stato annunciato. Poi tutti si sono dispersi un po’, non lasciando le strade. Tutti parlavano ad alta voce ed [erano] indignati dal fatto che una manifestante giovane fosse stata colpita in faccia; dicevano che nessuno voleva la guerra. Dicevano che tutti sono contrari, “non sappiamo per cosa si stia combattendo”, “siamo tutti uguali” e “questa è tutta politica”.
Abbiamo pianto con una donna su quante persone siano morte. Abbiamo iniziato a disperderci, [quando i poliziotti] hanno iniziato a tirare fuori gli uomini dalla folla e a strattonarli.
Uno di loro è stato legato da cinque [poliziotti], il resto è stato cacciato via. Hanno iniziato a persuaderci di andare via.
All’inizio erano tranquilli ma poi mi hanno minacciato: “Vattene via di qui, è colpa tua se li prendono. Tornatene a casa”. Lui ha aggiunto che abbiamo bisogno di uomini dal Daghestan.
Un poliziotto ha anche sorriso.
Un altro ha cercato di persuadermi: “Chiederai ai tuoi amici in Ucraina come vivono lì, pensi che non abbiano bisogno di aiuto?” Ho detto che avevo vissuto 25 anni nell’est dell’Ucraina, che nessuno opprimeva i russi ed [erano menzogne del governo]. […]
Hanno lanciato il gas [lacrimogeno] e noi siamo scappati.
Ci siamo fermati fuori dal negozio di alimentari, sulle scale; poi è risuonato l’adhān (chiamata islamica alla preghiera) e la gente sospirava: “adesso si calmeranno”. Ma no, davanti ai nostri occhi, i poliziotti avevano arrestato diverse persone…E poi si sono calmati.
La manifestazione del secondo giorno era previsto alle 15:00; alle 15:30 ero in piazza. Molte pattuglie, e al centro [della piazza] i ragazzi. Sulla strada vicina alla piazza, c’erano altri partecipanti: diverse donne e uomini adulti e giovani sotto i 18 anni.
Le donne hanno convinto i ragazzi [ad andarsene], impedendo così che venissero portati via; poi sono scappati tutti e i militari hanno iniziato a inseguire [i/le manifestanti].
Dall’altra parte della strada si sentivano degli spari. Abbiamo attraversato la strada e volevo registrare un video, ma mi hanno urlato “non fotografare!” Ci siamo fermati al centro commerciale: un uomo in uniforme ci correva dietro e ci ha spruzzato del pepe; una delle ragazze ha avuto uno sfogo agli occhi. Ho deciso di andare al centro commerciale [perché] vi erano delle finestre panoramiche da cui si poteva guardare la scena del combattimento. Due uomini in uniforme sono venuti verso di me: “Che cosa stai facendo qui? Di dove sei? Buona vacanza”. Al piano di sopra le ragazze hanno detto di aver filmato tutto quello che è successo, ma la pattuglia ha detto loro di cancellare tutto.
A mio parere, in Daghestan non smetteranno di protestare. I valori sono più importanti della paura. Il concetto di famiglia e di amicizia sono al primo posto per molti, e molti sono uniti dalla religione.

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