Traduzione dall’originale Uprising Intensifies in Haiti as Fuel Costs Continue to Rise
Report sulla ribellione in corso ad Haiti, mentre il costo del carburante continua ad aumentare e la città di Port-au-Prince è barricata in mezzo a un crescente conflitto di classe.
Articolo del 19 settembre 2022
La scorsa settimana (12-18 settembre) il governo haitiano ha annunciato il raddoppio dei prezzi del carburante – assurdamente alti nel Paese. I prezzi del carburante sono solo una delle tante ragioni alla base della ribellione. Tuttavia, quest’ultimo attacco [governativo] ha dato il via ad una serie accelerata di azioni rivoltose. I giovani sono scesi in strada e hanno barricato Port-au-Prince. Sono state bruciate diverse banche e sono state attaccate le case dei politici e dei loro sostenitori borghesi.
Il 15 settembre, i ribelli haitiani a Port-au-Prince hanno preso d’assalto gli uffici dei media statali e hanno dato fuoco a tre veicoli. Hanno anche espropriato cibo e altre forniture da due magazzini a Les Gonaïves: uno appartenente alla Caritas, una ONG cattolica, e l’altro al Programma Alimentare Mondiale. I dimostranti hanno saccheggiato diverse case prima di incendiarle, tra cui quella dell’ex senatore Edmonde Supplice Beauzile.
There’s civil unrest in Haiti as people hit the streets to protest inflation and fuel costspic.twitter.com/RBMZmlnxi1
— Fifty Shades of Whey (@davenewworld_2) September 18, 2022
(traduzione: “C’è agitazione civile ad Haiti mentre la gente scende per le strade per protestare [contro] l’inflazione e i costi del carburante”)
Il 16, a Gonaïves, sono stati attaccati due uffici del programma ONU e tre attività commerciali appartenenti al sindaco e alla sua famiglia. Lo stesso giorno, a Port-au-Prince, i manifestanti hanno combattuto contro la polizia, costruito barricate in fiamme e saccheggiato e incendiato una banca. Anche a Léogâne i ribelli hanno dato fuoco a una banca, oltre a saccheggiare e incendiare la Direzione generale delle imposte.
Ancora una volta, il popolo di Haiti ci ha offerto un brillante esempio di potenziale rivoluzionario. Tra il 1790 e l’inizio del 1800, Haiti ha fatto la storia del mondo diventando il primo Paese in cui le persone ridotte in schiavitù si sono ribellate ai loro padroni e si sono liberate completamente. Durante la Rivoluzione haitiana, decine di haitiani hanno ripetutamente superato e infine sconfitto contingenti più grandi e meglio armati dell’esercito francese.
Le sedi dell’Impero non perdoneranno mai Haiti per aver smascherato il loro mito di invincibilità per ciò che è. La lotta di Haiti ha reso evidente al mondo che tutti gli imperi hanno debolezze intrinseche che possono essere sfruttate – e continua a farlo.
The people’s response last night in #Haiti after US-puppet PM Ariel Henry parroted talking points of masters in @USEmbassyHaiti & @UN. 1st they create & enable gangs to attack & control the population only to now claim same gangs are behind protests to justify intervention. pic.twitter.com/Fkkcw30rg4
— HaitiInfoProj (@HaitiInfoProj) September 19, 2022
(traduzione: “La risposta della gente di ieri sera ad Haiti dopo che il primo ministro e pupazzo degli Stati Uniti Ariel Henry ha ripetuto a pappagallo i punti di discussione dei padroni nell’ @USEmbassyHaiti & @UN. Prima creano e permettono alle bande di attaccare e controllare la popolazione; solo che per giustificare l’intervento sostengono adesso che le stesse bande stanno dietro le proteste.”)
I media tradizionali riportano questi eventi in modo prevedibile. Attraverso di essi, ci vengono presentati termini come “tragedia” e “caos”. Siamo messi al corrente di dichiarazioni di politici che non vogliono vedere bruciare quelle banche che li hanno messi in carica. Ci viene chiesto di compatire la popolazione di Haiti e di sperare nel ripristino dell’ “ordine” (forse l’insediamento di un nuovo tirapiedi degli Stati Uniti?).
Si teme che Haiti non possa mai “tornare alla stabilità”. Ci si chiede cosa si intenda per “stabilità” in una regione che storicamente è stata devastata dalla supremazia bianca, dal capitalismo e dal colonialismo; una regione in cui alla gente viene regolarmente negata la possibilità di soddisfare i propri bisogni primari.
In queste “analisi”, se così si possono chiamare, manca il riconoscimento dell’impressionante potere delle persone che oggi viene lanciato nelle strade. È troppo presto per dire con esattezza quali potrebbero essere i risultati di questa rivolta; tuttavia, il fatto che il popolo di Haiti – e non i suoi governanti autoproclamati dall’Impero -, siano davvero al comando di ciò che sta accadendo nelle strade, la dice lunga sui limiti del controllo e dell’autorità dello Stato.
Even though #Haiti‘s US-trained & armed police have gunned down, wounded, beaten and arrested protesters the past two weeks, the people still courageously face them down and challenge their legitimacy. pic.twitter.com/75BCJRaD8z
— HaitiInfoProj (@HaitiInfoProj) September 20, 2022
(traduzione: “Anche se la polizia di Haiti è armata e addestrata dagli Stati Uniti, ha sparato, ferito, picchiato e arrestato i manifestanti nelle ultime due settimane, la gente ancora coraggiosamente li affronta e sfida la loro legittimità.”)
La verità è che il popolo haitiano è tenace e questa tenacia è un faro per il resto del mondo, uno dei pochi raggi di speranza che penetrano in un orizzonte desolato. La lotta di Haiti continua a ricordarci che, per quanto potenti possano sembrare le forze dello Stato, per quanto sentiamo la loro stretta intorno al collo, le persone oppresse possono e trionferanno alla fine.
Dimostra che tutto ciò che è necessario per la rivoluzione è un fermo rifiuto di arrendersi ai poteri dominanti e un impegno a lottare per un mondo nuovo e migliore.