Come è successo che nel XXI secolo le donne si ritrovano di nuovo a dover combattere per il diritto di abortire? – Seconda Parte

Prima Parte

Capitolo 2: L’aborto in America Latina

-Messico
Il 7 settembre 2021, la Corte suprema messicana ha dichiarato incostituzionale il divieto di aborto nello Stato di Coahuila, dove, secondo una legge del 2017, gli aborti illegali erano punibili fino a tre anni di carcere.
Una causa contro diverse disposizioni del codice penale dello Stato era stata avviata nel 2017 dall’allora procuratore generale messicano Raúl Cervantes con la motivazione che violavano l’autonomia e la libertà riproduttiva delle donne. Due giorni dopo, la Corte costituzionale ha anche invalidato la parte della costituzione statale di Sinaloa che proteggeva la vita [del nascituro] dal momento del concepimento.

Per la società messicana, questo è un grande risultato. Come negli Stati Uniti, le leggi sull’aborto in Messico sono regolamentate a livello statale. In quattro [Stati] era consentito l’aborto [11]; nei restanti 28, invece, era proibito. Le donne messicane hanno chiesto la liberalizzazione della legge sull’aborto del 1931 dall’inizio degli anni ‘70, quando la procedura è stata legalizzata con successo nei vicini Stati Uniti. Tuttavia, i cambiamenti sono stati raggiunti solo negli anni 2000, quando, per la prima volta, la posizione governativa del Partito Rivoluzionario Istituzionale [12] si è indebolita in parlamento.
Il punto di svolta nella lotta per l’aborto è stato il caso “Paulina Ramirez v. Messico”, ampiamente trattato dai media. Nel 1999, una ragazza di 13 anni della Bassa California è rimasta incinta a causa di uno stupro, ma i funzionari e i medici conservatori hanno cercato di dissuaderla dall’aborto, usando ostacoli burocratici. Nel 2000, gruppi femministi messicani hanno intentato una causa contro il Messico presso la Commissione interamericana per i diritti umani. [13]

[La Commissione] ha rilevato nel 2007 che il governo [messicano] avesse violato i suoi obblighi di garantire l’accesso delle donne ai servizi di salute riproduttiva.
Allo stesso tempo i sondaggi condotti nel paese come parte di uno studio nel 2000, hanno mostrato che il 69% dei messicani concordava sul fatto che l’aborto dovesse essere consentito in determinate circostanze.
A Città del Messico, questa cifra ha raggiunto l’80%. La protesta pubblica suscitata dal “caso Paulina” ha avviato il processo di liberalizzazione della legge.
Era guidato dalla prima donna sindaco di Città del Messico, Rosario Robles.

Clinica MexFam nella città messicana di Tlapa, nello stato di Guerrero. Lì, il 6 agosto 2007, la dottoressa Fanny Rodarte Hernández ha praticato un aborto alla dodicenne Isamar Franco, rimasta incinta in seguito a uno stupro da parte di un parente più anziano.

Sculture nel cimitero dei bambini non nati fondato dalla Chiesa cattolica a Città del Messico

Nel 2000, nella capitale del Paese, è stato consentito l’aborto in caso di malformazione fetale e rischio per la salute e la vita della donna incinta. Inoltre, la legge Robles, per la prima volta nella storia del diritto messicano, ha chiarito la procedura per autorizzare e praticare un aborto in caso di stupro. Ma è stato solo nel 2007 che l’assemblea legislativa della città ha legalizzato l’aborto fino a 12 settimane di gestazione [all’interno del] distretto federale di Città del Messico (46 voti a favore e 19 contrari), stabilendo un precedente per l’intero Paese.
Oggi, l’aborto è ancora un argomento polarizzante in Messico. Secondo un sondaggio del marzo 2021 pubblicato da “El Financiero”, il 53% dei messicani è contrario all’aborto, mentre il 45% è favorevole alla legalizzazione dell’aborto. Inoltre, le persone sotto i 30 anni per lo più sostengono l’idea di depenalizzare l’aborto, mentre la generazione sopra i 50 anni si oppone.

-Argentina
Il 30 dicembre 2020, le strade dell’Argentina erano piene di donne felici con bandiere e fasce verdi, a simboleggiare il sostegno all’aborto. I festeggiamenti nella Capitale sono proseguiti tutta la notte: dopo la vittoria alle elezioni presidenziali del candidato dell’opposizione di centrosinistra Alberto Fernandez, il Paese ha finalmente legalizzato l’aborto “su richiesta” fino alla 14a settimana di gravidanza. La camera bassa del parlamento del Paese ha approvato il disegno di legge a maggioranza di voti (131 voti favorevoli, 117 contrari, sei astenuti) e presto i senatori hanno votato per la legalizzazione (38 voti favorevoli, 29 contrari, un’astensione).

Manifestanti per le strade di Buenos Aires festeggiano la decisione parlamentare sulla legalizzazione dell’aborto fino alla 14a settimana di gravidanza. È la prima volta che una legge del genere viene sostenuta dal presidente del Paese. 30 dicembre 2020

L’Argentina è uno dei pochi paesi del continente che ha consentito l’aborto. [14]
Per molti anni, il Sud America è stata la regione con alcune delle leggi più severe sui diritti riproduttivi. In precedenza, l’Argentina aveva una legge del 1921 che consentiva l’aborto solo quando la salute della madre era in pericolo, così come in caso di stupro. [15]

Tuttavia, anche le donne incinte, ammissibili all’aborto legale, hanno continuato ad incontrare degli ostacoli.
I medici erano liberi di interpretare la legge come meglio credevano; era difficile trovare informazioni sull’aborto e le donne nascondevano storie di aborto perché l’argomento rimaneva tabù. Tutto ciò ha portato ad un aumento del numero di aborti clandestini. Nel solo 2016, dopo le complicazioni causate dagli aborti clandestini, sono state ricoverate in ospedale 39.025 donne, il 16% delle quali erano ragazze e ragazze dai 10 ai 19 anni.

Le richieste di influenzare la situazione e legalizzare l’aborto sono state avanzate da femministe e attiviste delle organizzazioni femminili dal 2005. All’epoca era al potere il partito peronista di centrosinistra di Alberto Fernandez. I peronisti hanno mantenuto il potere per quasi 14 anni, fino a quando il conservatore Mauricio Macri è diventato presidente dell’Argentina nel 2015.
Nel 2018, le attiviste sono riuscite ad ottenere una legge sull’aborto attraverso il Congresso. Il progetto ha ricevuto più della metà dei voti [favorevoli] (129 favorevoli e 125 contrari), ma è stato respinto dal Senato con un margine di sette voti (38 voti contrari, 31 favorevoli, due astenuti).

La questione ha diviso la società tra coloro che indossano il velo blu (anti-aborto) e coloro che indossano il velo verde (pro-aborto) per indicare la propria posizione, ed è diventata immediatamente uno dei temi principali della campagna presidenziale 2019. Mentre il conservatore Mauricio Macri ha preso posizione contro l’aborto, il [candidato di] centrosinistra Alberto Fernández ha lanciato una proposta per legalizzare l’aborto il primo giorno del dibattito presidenziale. Dopo la sua elezione a presidente, Fernandez ha presentato al parlamento un disegno di legge per legalizzare l’aborto, che è stato approvato nel Dicembre 2020.

Una preghiera di gruppo degli oppositori al diritto all’aborto nel centro di Buenos Aires. In questo giorno, il Parlamento del Paese ha approvato una legge sul diritto della donna ad abortire su richiesta fino alla 14a settimana di gravidanza.

Continua nella Terza Parte

Note

[11] Ovvero Oaxaca, Hidalgo, Veracruz e Città del Messico.
[12] Partito politico messicano i cui membri hanno occupato quasi tutti i posti chiave del Paese fino alla fine del XX secolo. Negli anni ’80, il PRI cambiò rotta verso una politica di centro-destra e riforme economiche neoliberali. Ciò portò ad una scissione da parte dell’ala sinistra e socialdemocratica, portando questa a fondare il Partito della Rivoluzione Democratica nel 1989.
[13] Organismo intergovernativo che monitora i diritti umani nelle Americhe. La Commissione è composta da sette esperti provenienti da diversi Paesi che hanno aderito alla Comunità degli Stati Americani (OSA).
[14] Gli altri paesi sono Colombia, Uruguay e Guyana.
[15] Restrizioni simili sono ancora in vigore in Brasile e Cile, mentre in El Salvador, Repubblica Dominicana, Honduras e Nicaragua l’aborto è completamente vietato.

Questa voce è stata pubblicata in Articoli e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.