Aumenta la repressione a L’Avana. Il centro sociale ABRA nel mirino della polizia

Introduzione, traduzione e nota curata da Caterina Camastra

Boris M. Díaz è un compagno cubano, membro del Taller Libertario Alfredo López e del centro sociale e biblioteca ABRA. Nel primo anniversario delle proteste che hanno scosso Cuba l’11 luglio 2021, Boris è stato tra le vittime dell’operazione di intimidazione e assedio poliziesco dispiegata dalla dittatura cubana. Vale la pena menzionare che Boris è affetto da atrofia muscolare e vive su una sedia a rotelle, il che evidenzia l’assoluta squallida vigliaccheria di uno Stato fascista il cui unico fine è ormai perpetuare se stesso al potere. Riportiamo qui la denuncia diffusa da Boris sui social network il 17 luglio 2022:

“L’11 luglio è stata messa sotto vigilanza casa mia, il Centro Sociale ABRA. Due agenti del Dipartimento di Sicurezza dello Stato e la visita quasi personalizzata di Joel, conosciuto pubblicamente anche come Jordan, che ho trattato nel modo più normale possibile (anche se lui è uno sbirro prevaricatore, mi rifiuto di disumanizzarlo a priori). Non negherò che sia stato gentile, persino cordiale, cosa da me corrisposta come buon anfitrione invitandolo a sedersi per un caffè che non ha mai accettato. Suppongo che mi stesse facendo notare la sua presenza, come fa un qualsiasi gangster da film con la propria vittima. Ha fatto un certo discorso di onore, nato a partire dalla mia osservazione sul fatto che praticasse judo, cosa che ha riconosciuto rivendicando di essere cintura nera. Ha anche sottolineato di non aver mai abusato di nessuno (cosa smentita da testimonianze multiple, fra le quali un video), al che non ho potuto evitare di sorridere e di chiedergli se voleva sul serio iniziare un’amicizia con una bugia. In tutto questo, la mia intenzione era mettere in chiaro i seguenti punti:
1 – Il Dipartimento della Sicurezza dello Stato è colpevole della crisi politica che vive il paese a causa delle azioni repressive messe in atto dal Dipartimento stesso contro ogni forma di resistenza.
2 – Se avesse continuato a perseguitare persone a me care, l’avrei presa come un’aggressione indiretta.
La persecuzione di Joel/Jordan verso Leo* è arrivata al livello della diffamazione pubblica nel suo quartiere, con l’obiettivo di privarlo della solidarietà comunitaria e renderlo vulnerabile ad aggressioni che potrebbero non essere fortuite e che, essendo commesse da chi indossa un’uniforme, costituiscono un delitto. È quello che è successo oggi [17 Luglio]. Considero responsabile il Dipartimento di Sicurezza di qualsiasi danno arrecato a Leo [Leonardo è stato colpito da uno sconosciuto apparentemente ubriaco con un tondino di ferro, NdT] o a qualsiasi altrx dex miex amicx. Considero responsabile Joel/Jordan. Non esigo punizioni, perseguo la diffusione dei fatti affinchè non possa continuare tale corso d’azione vigliacco.
#AbbasolaTirannia
#VivaL’Anarchia
#RendiamofamosoJoelJordan ”

*Leonardo Romero Negrín, una delle vittime della repressione del 2021 che ha avuto più risonanza internazionale, compresa una lettera aperta firmata da personalità del mondo della cultura come Noam Chomsky e Étienne Balibar. Già da prima dell’ “11J”, il 30 aprile, era stato arrestato e multato per aver mostrato in pubblico un cartello che diceva “Socialismo sì, repressione no”. L’11 luglio è stato arrestato di nuovo, picchiato, e ha pubblicato una testimonianza sugli abusi di potere della polizia che ha vissuto e di cui è stato testimone. Per saperne di più:
https://i-f-a.org/2021/05/22/leonardo-romero-and-the-criminalization-of-socialist-activism-on-public-spaces-in-cuba-en-ca/
https://reformandrevolution.org/2021/07/13/cuba-release-frank-garcia-hernandez-and-his-comrades/
https://jcguanche.wordpress.com/2021/07/19/un-testimonio-de-leonardo-romero-negrin/

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