Sono passati 106 anni da quando venne pubblicato “Parole al vento” su “L’Appello” di Cleveland. All’epoca il primo conflitto mondiale era in pieno svolgimento da quasi due anni.
Le carneficine sui fronti europei erano la quotidianità. In campo anarchico si era assistito, il 26 Febbraio 1916, ad una profonda frattura con il famoso “Manifesto dei Sedici” in cui si prendevano le parti di uno dei due schieramenti belligeranti contrapposti.
Una delle critiche più conosciute verso questo Manifesto fu “Anarchici pro-governo” di Errico Malatesta. Ma ve ne furono altre, come “Parole al vento” firmato da “Ateo Rivolta” che presentiamo oggi sul nostro blog.
La lezione appresa durante e dopo il primo conflitto mondiale doveva essere un monito per qualsiasi persona anarchica nel non fare una scelta del meno peggio.
Specie se questo meno peggio rappresenta un potere capitalistico e statale pronto a passare alle armi la persona considerata “sovversiva”. Eppure, in una fase guerreggiante come quella russo-ucraina si assiste per l’ennesima volta a questo errore di prassi e di strategia in cui ci si schiera con una delle due parti in causa.
Questi due schieramenti rappresentano quegli stessi poteri che reprimono i dominati e favoriscono una classe dominante e che banchettano sugli sfollati, sui feriti, sui morti e sulla distruzione degli edifici.
La Storia si ripete nuovamente.
Occorre ribadire, una volta per tutte, una posizione contraria verso i due schieramenti,opponendoci ad una guerra voluta da gruppi di potere.
“L’Appello. Periodico mensile di Propaganda Anarchica”, Cleveland, Ohio, 15 Marzo 1916, A. 1, n. 1
Al principio della sanguinosissima conflagrazione europea – la più triste, feroce ed inumana che la storia di tutte le epoche ricordi – noi sperammo che i sovversivi intellettuali tutti – dai socialisti ai sindacalisti agli anarchici – fossero almeno rimasti coerenti ai loro principi demolitori e rivoluzionari, ed avessero predicato alle moltitudini lavoratrici scagliate le une contro le altre, per una causa a loro estranea, in una lotta fratricida e orrenda – la necessità di ribellarsi con tutti i mezzi contro la guerra e contro i governanti; e d’insorgere – ora che il momento della lotta era venuto – per l’affermazione delle nostre comuni idee di libertà, di eguaglianza e di benessere.
Invece non fu così.
Sorsero disgraziatamente degli individui, che alla propaganda delle nostre idee dedicarono con entusiasmo e sincerità impareggiabili la loro gioventù e che attraverso le galere di tutte le patrie e mille persecuzioni poliziesche e sofferenze innumerevoli e senza nome non piegarono mai la cervice, ammonire severamente i lavoratori ribelli e organizzati nelle grandi unioni di mestieri che alla guerra contro la Germania e l’Austria necessitava dare la gioventù e la vita.
Viva la guerra! gridarono allegramente parecchi sovversivi, se dopo la guerra rimarranno distrutti l’imperialismo e il militarismo teutonico.
Viva la guerra! continuarono ancora, se la Francia repubblicana democratica e semi-socialista potrà sconfiggere gl’imperi centrali, medioevali e barbari. E non si accorgevano che, così dicendo, quei nostri buoni compagni mettevano a soqquadro la logica e il buonsenso sovversivi.
E rinnegavano disgraziatamente, – in un periodo fosco e folle di reazione – il loro superbo passato rivoluzionario.
Noi lo diciamo apertamente, rudemente il nostro pensiero in proposito ché non teniamo peli sulla lingua e non abbiamo altarini di sorta da tutelare o venerare. Molte vittime nobili e generose ha mietuto fra le nostre fila la sciagurata propaganda guerrafondaia, incominciata da pochi compagni illustri e rispettabili per la loro sincerità insospettata ed insospettabile, fin dal principio della guerra europea.
Molti compagni giovani ed inesperti hanno passato il Rubicone della legalità ed indossato l’uniforme odiata del soldato volontariamente; ed hanno ucciso e sono stati uccisi sui campi sanguinosi di battaglia, maledicendo probabilmente il nome – negli ultimi fugaci momenti di vita fra le torture inenarrabili dell’agonia – di quei scrittori socialisti, anarchici e rivoluzionari che con sofismi obliqui, oscuri e problematici li spinsero al macello per la tutela degl’interessi capitalistici di una data terra.
Perchè è inutile negarlo e farci illusioni: La guerra che da diciannove mesi continua implacabile e che nella sua corsa sfrenata e irresponsabile stritola, divora e inghiotte quotidianamente milioni di vite e di energie preziosissime, non accenna ancora a finire; ed ha distrutto le poche libertà che si godevano prima della guerra in tutti i paesi della vecchia Europa. La libertà di stampa è latitante dappertutto; i plotoni d’esecuzione fanno giustizia sommaria dei militari ribelli che alla guerra orrenda non vogliono in alcun modo contribuire; la Francia repubblicana e l’Italia monarchica liberale di Gennariello racchiudono nelle loro mude tenebrose (così come del resto la Germania, l’Austria, la Turchia e…l’America baldraccamente ed ipocritamente neutrale fanno tutti i giorni dell’anno) i rivoluzionari e gli araldi impenitenti e sbarazzini; e l’Inghilterra democraticissima con la legge ultima della coscrizione militare obbligatoria ha fatto – complice mansueto e responsabile il proletariato sovversivo britannico – un salto allegro nel medioevo.
Viva la guerra!…..
Il grido osceno e disgraziato è stato purtroppo ripetuto e fatto proprio da gente senza cuore e dalla coscienza elastica che, sotto il manto del sovversismo rivoluzionario equivoco, qui in America, ha creato nuovi giornali allo scopo proficuo, inconfessato, di mandare al macello oltre l’Atlantico i lavoratori emigrati a cui la terra antica negò tutto.
E intanto chi ricorda in questa crisi immensa di uomini e di…idee le vittime nostre sconosciute, dimenticate e senza nome che il nemico tiene in ostaggio da lunga pezza?
Chi, in Italia, per esempio (tanto per nominare uno dei paesi belligeranti) ricorda più gli atti di D’Alba e di Masetti?
Chi pensa più ai martiri nostri audacemente caduti con la fronte alta e radiosa in faccia al nemico feroce e tracotante?
La grande guerra fascinatrice li ha cacciato tutti al letamajo e nel dimenticatoio i nostri uomini migliori d’azione e di pensiero, i nostri puri combattenti dei tempi migliori…
Viva la guerra!…
L’ora è a Rabagas…
Ma non per sempre.
Noi, malgrado tutto, non disperiamo ancora. Abbiamo troppa, immensa fede nei destini ultimi del proletariato per dubitarne. La guerra odierna dimostrerà ai nostri buoni vecchi sinceri compagni di fede il loro ultimo errore madornale e li condurrà ancora una volta a noi per combattere, come nei tempi migliori della loro giovinezza eroica, titanica e gloriosa, contro tutti i governi di tutto il mondo per il trionfo dell’anarchia e della rivoluzione sociale.
Sì! Noi ci auguriamo dal profondo del cuore che Cipriani, Tucker e Kropotkin ritornino a noi; e non vorremmo, no! che il nostro augurio lo disperdesse il vento.
Ma nell’attesa angosciosa intanto noi proseguiamo per la nostra strada, propagando fra le falangi lavoratrici che tutti i governi si equivalgono e che alle guerre di loro signori non bisogna dare mai – sotto qualunque pretesto – né un uomo né un soldo.
Alla nostra guerra soltanto – alla guerra cioè degli sfruttati contro gli sfruttatori – daremo tutto: anche la vita, con gioia, se occorre.
Noi non disperiamo. Il tempo è galantuomo e ci darà immancabilmente ragione.
Ateo Rivolta
Note storiche curate dal Gruppo Anarchico Galatea
Sul giornale “L’Appello”
Stando a ciò che riporta Bettini nella sua bibliografia, “L’Appello” era un mensile diretto da Calogero Speziale che durò dal 15 Marzo 1916 fino all’Agosto del 1917. La struttura del giornale era di quattro pagine a quattro colonne con un formato di 29,5 × 39,5 cm (tranne il n. 5, a. II (Agosto 1917) che era di 30,5 × 45,5 cm)
L’unica copia in nostro possesso de “L’Appello” è il n. 1, A. 1.
La prima pagina si apre con “Incominciando. Ai compagni d’America” di “Basheva” e “Parole al vento” di Ateo Rivolta (probabile pseudonimo di Calogero Speziale, il cui articolo occupa con una colonna pag. 2).
Nelle pagine due e tre vi sono gli articoli “Compagno di lavoro e di miseria!” di Chalinko, “Prosperità assassina [dialogo fra due operai]” di Sonia e “Gli anarchici e la Patria” di Pietro Gori (quest’ultimo occupa con una colonna pag. 4)
Nell’ultima pagina vi è un ricordo su “Giordano Bruno” di A. Pistillo, “Viva Crones!” di Ateo Rivolta, “Buffoni!” e “Lavoratori, in guardia!”
Fonti consultate
-Leonardo Bettini, “Bibliografia dell’anarchismo. Volume 1, tomo 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero. 1872-1971”, 1976
-Christiane Harzig, “The Immigrant Labor Press in North America, 1840s-1970s: Migrants from southern and western Europe”, 1987
Su Calogero Speziale
Calogero Speziale è stato un anarchico siciliano originario di Santa Caterina Villarmosa (Caltanissetta). Nato nel 1889, Speziale emigra negli Stati Uniti nei primi anni 10 del Novecento. Fin da subito Speziale si lega al gruppo redazionale di “Cronaca Sovversiva” – in particolare con Umberto Postiglione -, per poi iniziare un giro di propaganda verso l’Ovest degli Stati Uniti dove dirige giornali come “La Campana” (1917) e il citato “L’Appello” (1916-1917).
Bettini segnala un articolo di Di Gaetano, “Tra i siciliani di Detroit” (in «La Parola del Popolo» (Chicago), Dicembre 1960 – Gennaio 1961, p. 74) in cui si menziona Speziale come animatore del gruppo anarchico di Detroit.
Per via di questa sua intensa propaganda a favore dei lavoratori e contro il conflitto mondiale, Speziale viene segnalato e controllato dal FBI.
Nel 1919 Speziale va in Messico dove un anno dopo, nel 1920, diventa cancelliere dell’Ambasciata Italiana in Messico. Speziale, durante questo periodo, interrompe qualsiasi attività politica tanto che nel 1936 viene “radiato” dalla “Rubrica di frontiera”. Nel Dicembre del 1939 si dimette da cancelliere come forma di protesta sugli intenti bellicosi di Mussolini – nonostante Speziale non battè ciglio sulle varie guerre in cui il regime partecipò (Spagna ed Etiopia).
Dopo questa data, non abbiamo altro materiale su Speziale.
Fonti consultate
-Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Divisione generale di pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Casellario politico centrale, busta 4909, fascicolo 044646, 1911-1936
-Ambasciate, legazioni e consolati del regno d’Italia all’estero, 1927
-Annuario ufficiale della Regia Aeronautica, 1928
-Annuario generale d’Italia guida generale del Regno, 1935
-Leonardo Bettini, “Bibliografia dell’anarchismo. Volume 1, tomo 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero. 1872-1971”, 1976
-June Drenning Holmquist, “They Chose Minnesota. A Survey of the State’s Ethnic Groups”, 1981
-Department of Justice. Investigative Files Part II: The Communist Party, 1989, Bobine 20 e 25
-Philip V. Cannistraro e Gerald Meyer, “The Lost World of Italian American RadicalismPolitics, Labor, and Culture”, 2003
-Aurora Monica Alcayaga Sasso, “Librado Rivera y los hermanos Rojos en el movimiento social y cultural anarquista en Villa Cecilia y Tampico, Tamaulipas, 1915-1931”, 2006
-Franco Savarino Roggero, “Nacionalismo en la distancia: los italianos emigradosy el fascismo en México (1922-1945)”, “Pasado y Memoria. Revista de Historia Contemporánea”, n. 11, 2012, pp. 41-70