Tradotto da Federica
Articolo originale: Ecuador: el paro nacional demuestra que la resistencia al neoliberalismo se fortalece
La Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (CONAIE) ha ottenuto dal governo ecuadoriano una piccola riduzione del prezzo del carburante e la promessa di fermare lo sviluppo di nuovi progetti estrattivi. Le manifestazioni sono scoppiate nella maggior parte delle province dell’Ecuador il 13 giugno e sono proseguite il 30 giugno, quando il governo ha firmato un accordo con la CONAIE.
La Conferenza Episcopale Ecuadoriana funge da mediatore tra il governo e la CONAIE. E manterrà questo incarico con un tavolo tecnico per monitorare l’attuazione dell’accordo con il governo.
Tuttavia, il presidente della Conaie, Leonidas Iza Salazar, ha affermato che una mancata implementazione degli accordi entro 90 giorni dalla firma porterebbe a una nuova mobilitazione nazionale a fine settembre.
Le manifestazioni dei leader dell’organizzazione indigena iniziano il 13 giugno 2022. Rapidamente, le organizzazioni civili e studentesche si sono unite al movimento indigeno, sostenendo le richieste di quest’ultimo. La CONAIE ha presentato al governo un elenco di 10 richieste, tra cui il blocco dei prezzi del diesel e della benzina, una moratoria del debito e la cancellazione del debito per i piccoli e medi produttori, prezzi equi per i prodotti legati alla mancata sottoscrizione di trattati di libero scambio, il diritto di sindacalizzarsi e il rispetto dei diritti di tutti i lavoratori, la fine dell’espansione della “frontiera mineraria” e dell’industria estrattiva e la preservazione dei boschi e dell’acqua, il rispetto dei 21 diritti collettivi dei popoli indigeni in Ecuador, e la fine della privatizzazione del “patrimonio ecuadoriano” come dighe idroelettriche, autostrade, banche e sistema sanitario.
Altre richieste includono: politiche sui prezzi che mettano fine alla speculazione sui prezzi del cibo e di altri beni di prima necessità, garantiscano a tutti gli ecuadoriani l’accesso all’istruzione superiore e un investimento nelle infrastrutture scolastiche (college e università) – oltre che il sistema educativo sia inclusivo e interculturale -, e l’approvvigionamento del sistema sanitario in termini di medicinali e personale ospedaliero. Hanno anche chiesto di porre fine alla violenza scatenata dalle bande di trafficanti di droga e dalla criminalità organizzata in Ecuador.
“È importante sottolineare che la piattaforma di lotta proposta dalla CONAIE ha chiaramente un carattere nazionale, poiché racchiude le richieste sentite dell’intera popolazione ecuadoriana“, ha affermato Inti Cartuche V., ricercatore e attivista indigeno ecuadoriano Kichwa, in un saggio analitico sullo sciopero nazionale e pubblicato su Indymedia Argentina.
“Queste rivolte hanno toccato una delle note dolenti del Paese, intendo il colonialismo e il razzismo delle classi dirigenti”.
La risposta iniziale del governo ecuadoriano è stata la repressione, con il dispiegamento della polizia antisommossa, gas lacrimogeni e forza fisica. Durante i 18 giorni di sciopero nazionale, almeno 6 persone sono morte e fino a 500 persone sono rimaste ferite, secondo BBC Mundo. All’inizio dello sciopero nazionale, la Polizia nazionale con il supporto militare ha fatto sparire il presidente della CONAIE, Leonidas Iza Salazar, il 14 giugno per quasi 15 ore. Un giudice ha dichiarato la sua detenzione legale e i pubblici ministeri del governo hanno avviato un procedimento penale contro di lui per il suo ruolo nell’organizzazione delle manifestazioni. In una denuncia pubblicata il 22 giugno, la Conaie ha sottolineato che l’arresto del suo presidente è stato “un chiaro esempio di criminalizzazione e un tentativo di reprimere l’esercizio del diritto universale alla protesta sociale incarnato nel leader del Movimento Indigeno”.
Nonostante la firma di un accordo con la CONAIE, il governo prosegue il processo legale contro Leonidas Iza Salazar. Tuttavia, il 4 luglio, il caso contro di lui è decaduto ed è stato liberato. Il governo deve decidere se vuole riprovarci e se la Corte Costituzionale decide di procedere [contro Iza Salazar].
Il governo ecuadoriano è guidato dal nuovo presidente Guillermo Lasso, che in precedenza era un banchiere. La sua coalizione di destra ha vinto le elezioni del 12 aprile 2021 con un piccolo margine.
Nonostante la sospensione dello sciopero nazionale, il governo ha avviato un’altra strategia per screditare la CONAIE e la sua dirigenza. In un’intervista televisiva all’argentina Infobae, il presidente dell’Ecuador ha accusato il movimento indigeno di essere sostenuto e finanziato dai trafficanti di droga, con l’appoggio dell’ex presidente Rafael Correa. Finora, nessuna prova concreta è stata apportata a sostegno di questa affermazione. Inoltre, il controllo della criminalità organizzata e del potere dei narcotrafficanti è stata una delle richieste chiave dello stesso sciopero nazionale.
“Come vicepresidente della CONAIE, come donna, respingiamo categoricamente le affermazioni di Lasso Guillermo basate sulla sua totale ignoranza sui popoli, le nazionalità e la storia dell’Ecuador. Siamo predisposti al dialogo, ma non staremo mai in ginocchio“, ha detto Zenaida Yasacama, vicepresidente di Conaie, che ha risposto alle interviste e su Twitter.
La Conaie ha denunciato su Twitter: “Lo Stato ecuadoriano stigmatizza e criminalizza le guardie indigene, generando seri rischi per la loro integrità e quella di chi fornisce supporto tecnico”.