Ogni giorno come fosse l’ultimo

Articolo di Manizha Bulochkina

Pubblicato su “Zhenskaya pravda”, n. 6, 11 Luglio 2022

“Zhenskaya Pravda” è un giornale pubblicato online dalla “Resistenza Femminista Anti-Militarista” (Feministskogo Antivoyennogo Soprotivleniya (FAS) (Феминистского Антивоенного Сопротивления (ФАС)).

Fondato in risposta alla chiusura di tutti i mezzi di comunicazione indipendenti russi, “Zhenskaya Pravda” pubblica frammenti di reportage e interviste di media indipendenti, notizie per le madri dei coscritti e molto altro ancora.

Il gruppo che gestisce il giornale, Resistenza Femminista Anti-Militarista, è stato fondato nel Febbraio del 2022 in risposta all’invasione russa in Ucraina. Il suo manifesto è disponibile a questo indirizzo

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Russia/Russia-il-Manifesto-della-Resistenza-femminista-contro-la-guerra

Qualche tempo fa il presidente Vladimir Putin firmò un decreto sull’istituzione di una nuova festa «al fine di preservare i valori tradizionali della famiglia»: la Giornata della famiglia, dell’amore e della fedeltà (8 luglio).

Vi è stata una manifestazione delle donne nella regione di Donec’k in quella stessa data.

Hanno registrato un appello [dove hanno] chiesto di sapere dove siano i loro mariti.

[…] “Sono scomparse 200 persone. Del reggimento [che è partito,] è ritornata solo una compagnia” – dicono, con difficoltà a contenere le emozioni, le mogli degli uomini mobilitati nella regione di Donec’k in un video messaggio pubblicato su internet.

La loro richiesta principale: sapere [dove sono] i loro cari. Per più di quattro mesi non ci sono stati contatti con loro.

Le donne di Donec’k dicono che dalla fine di Febbraio i loro mariti sono stati arruolati con la forza, senza passare da nessuna commissione medica; metà [di loro] sono stati arruolati pur essendo inidonei. Ma questo a nessuno interessava.

Le donne hanno rivolto diverse istanze, ma ovunque sono state ignorate.

Secondo il “Gruppo per i diritti umani orientali” (“Восточной правозащитной группы”), a metà Giugno sono state mobilitate forzatamente nel Donbass circa 140mila persone – mobilitati fino al 75% dei lavoratori delle imprese locali.

Nella regione di Luhans’k la situazione non è certo migliore.

Irina, residente locale (nome cambiato su sua richiesta), racconta che suo marito, malato di varicosi ed ingegnere di un’acciaieria, è stato mandato nella regione di Kharkov.

Ha perso i contatti con lui il 23 Maggio.

Il 1º giugno, Irina ha appreso da un amico che era in ospedale.

Lei non [sapeva] dove fosse l’ubicazione della struttura sanitaria, tanto meno la ragione per cui ci fosse arrivato.

L’11 Giugno il marito l’ha chiamata personalmente [dicendo] di essere stato congedato per le sue condizioni di salute.

Ma poche ore dopo ha richiamato e ha detto che lo stavano rimandando indietro.

Il 21 giugno è stato nuovamente portato a Lugansk per essere curato.

Ha subito un intervento, ma è ancora in cattive condizioni a causa di un’infiammazione alla gamba.

Ha riferito a Irina che della sua compagnia composta da quaranta uomini, sono tornati in otto.

Il 1 Luglio si è tenuta di nuovo una manifestazione a Donec’k: le donne si sono ribellate contro la chiamata al fronte dei giovani [fatta] ieri (30 Giugno, ndt).

Agli studenti del primo anno hanno annunciato di presentarsi [all’ufficio] reclutamento per registrarsi, dando 24 ore per radunarsi, avvertendo che se non si fossero presentati sarebbero stati perseguiti per aver eluso il servizio militare.

Quelli che comunque non volevano firmare il contratto, sarebbero stati mandati in diversi punti dove i combattimenti sono in corso.

Le loro madri hanno scritto una lettera collettiva (contenente più di mille firme) al commissario locale per i diritti umani Daria Morozova.

Mentre le madri aspettavano una risposta, ogni giorno potrebbe essere l’ultimo dei loro figli.

Per quanto riguarda le famiglie pacifiche del Donbass, non va bene nemmeno lì: secondo la relazione dell’Ufficio del Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, dal 24 febbraio almeno 4.395 civili (di cui 275 bambini) sono morti in Ucraina, di cui 2.553 morti e 3.040 feriti dai territori delle regioni di Donetsk e Luhansk.

“Zhenskaya pravda” spera che i sopravvissuti si riuniscano presto alle loro famiglie!

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