L’anarchismo britannico soccombe alla febbre della guerra – Seconda Parte

Prima Parte

 

 

Guerra e lotta rivoluzionaria
Lu anarchicu che sostengono l’Ucraina hanno rivelato una grande confusione su come ci rapportiamo alla guerra come anarchicu. Alcunu mantengono la loro retorica contro la guerra pur sostenendo una parte contro un’altra. Altru confondono la guerra con la lotta per la libertà. Altru ancora abbracciano pienamente la [propaganda] guerrafondaia, giustificando il tutto con l’opposizione alla Russia.

Peter Ó Máille (redattore della rivista “Organise!”) si dissocia in modo superficiale dall’antimilitarismo della classe operaia affermando che “per l’anarchico c’è solo una guerra che conta ed è la guerra di classe, tranne quando non c’è. Ci sono fascisti che vanno combattuti, ci sono despoti, tiranni e imperi. Non se ne andranno a casa grazie alla vostra petizione piena di parole forti”.1 Siamo sicuramente d’accordo sulla necessità di lottare contro i tiranni come Putin, ma il nocciolo della questione è il mezzo con cui farlo. E qui troviamo travisamenti e confusione. La guerra tra nazioni e la “guerra di classe” sono distinte nel loro genere. Lu anarchicu sono contrariu alla guerra nel senso di conflitto militare intrapreso dall’autorità politica. “Guerra di classe” è un termine figurato, che si riferisce alla lotta tra classi inquadrata nelle relazioni sociali capitalistiche. La lotta di classe rivoluzionaria è lo sforzo collettivo della classe operaia per trasformare quei rapporti sociali che non possono essere modificati dalla guerra in senso proprio. La guerra, infatti, consacra nel sangue questi rapporti sociali.

La guerra è stata trattata, in generale, non come una guerra tra due Stati, ma come una lotta per la libertà dell’Europa orientale.2 La vittoria della Russia rafforzerebbe il suo regime totalitario all’interno e incoraggerebbe l’ulteriore sottomissione dei suoi vicini, mentre la sconfitta della Russia, ci viene detto, inciterebbe il crollo del governo di Putin e rafforzerebbe la governance democratica nella regione, mantenendo condizioni favorevoli per la lotta sociale. Qui è chiaro che i metodi e i principi dell’anarchismo sono stati completamente scartati a favore della dottrina dell’umanitarismo militare (esemplificata dagli interventi della NATO nel Sud globale e nei Balcani). Con l’adozione di tale logica, era solo questione di tempo prima che lu anarchicu cominciassero a chiedere ai Paesi membri della NATO di inviare più aiuti militari all’Ucraina (o a lamentarsi della loro esitante mancanza).

Gli esiti politici, sociali ed economici della guerra sono imprevedibili. Non è improbabile che l’Ucraina esca dalla guerra come uno Stato autoritario, un partner attivo dell’imperialismo militare della NATO e altamente suscettibile alle ideologie di estrema destra, i cui fanatici saranno stati rafforzati dalla guerra in più di un modo. Anche se la democrazia liberale sopravvivesse in Ucraina, non c’è garanzia che queste condizioni siano favorevoli alla lotta di liberazione. Uno Stato democratico che gode del sostegno popolare avrà la libertà di reprimere tranquillamente le ribellioni del dopoguerra e di sedare le agitazioni industriali. I malcontenti anarchici saranno facilmente inquadrati come separatisti e sabotatori sostenuti dalla Russia, o semplicemente ignorati nell’ondata di patriottismo e di desiderio di ritorno alla normalità e alla stabilità che potrebbe seguire ad una vittoria militare. In ogni caso, si tratta di pura speculazione e non di una base solida per la classe operaia di sacrificarsi allo sforzo bellico.

Lu anarchicu hanno sempre capito che la trasformazione sociale che desideriamo non può avvenire per mezzo dello Stato o di forze militari di qualsiasi tipo, ma deve svilupparsi dal basso verso l’alto all’interno delle stesse persone oppresse e sfruttate. Le guerre possono solo imporre una nuova forma di autorità, anche se questa nuova autorità è un male minore. Rimandare la lotta contro il capitalismo e lo Stato alla fine di una guerra “vittoriosa” non fa altro che garantire il permanere delle condizioni per ulteriori guerre e oppressioni, minando la lotta contro di esse. La guerra non è uno strumento di liberazione. Così come usiamo l’azione diretta, l’auto-organizzazione, il mutuo soccorso e il sabotaggio per perseguire i nostri fini rivoluzionari, questi stessi mezzi possono essere usati per indebolire tiranni e invasori, senza facilitare altre forme di dominio.

Azione che scaturisce da un principio
La coerenza tra mezzi e fini è una nozione fondamentale per l’anarchismo. I principi che ci guidano e i metodi che utilizziamo sono un filo continuo che collega le nostre lotte parziali di oggi con la rivoluzione sociale che cerchiamo di accelerare e la società libera che ne nascerà. Un’azione ispirata ai [nostri] principi è alla base di tutto ciò che facciamo. Nel difendere un’azione militare statalista, lu anarchicu si sono imbattutu in contraddizioni di fondo. Questo è stato risolto con una serie di falsificazioni e concessioni.

L’antimilitarismo, l’internazionalismo e così via sono tutti molto belli in teoria, ci dicono, ma alla fine sono astrazioni vuote. 3 Semplicemente non sono applicabili alla realtà che lu anarchicu affrontano sul campo. Qui vediamo la separazione tra teoria e pratica. Siamo portati a credere che la teoria appartenga ai libri mentre i piani e le pratiche dellu anarchicu sono guidatu dalla forza delle circostanze. Il male minore sostituisce qualsiasi obiettivo autodeterminato come punto di riferimento, mentre la convenienza diventa la misura di ogni scelta. La necessità giustifica tutto, alla fine.

Ciò che si dimentica è che la teoria e la pratica dell’anarchismo sono attinte l’una dall’altra in un costante processo di sviluppo reciproco. È dall’esperienza – di successi e sconfitte, di guerre e di pace, di rivoluzione e di reazione – di generazione in generazione, in tutto il mondo, che abbiamo coltivato un metodo di libertà: l’anarchismo. È falso contrapporre i principi al pragmatismo, perché i nostri principi sono precisamente la cristallizzazione di ciò che funziona.4 Ci possono essere opzioni più attraenti a breve termine, in relazione a interessi più immediati, ma queste ci allontaneranno dai nostri obiettivi. Lu anarchicu, ad esempio, rifiutano di agire all’interno delle strutture statali o di collaborare con le forze statali non per obbedienza a un dogma indiscutibile, ma perché sappiamo che con questi mezzi non faremo altro che perpetuare il potere dello Stato, che la nostra lotta sarà recuperata in canali politici e rimodellata dalle pressioni istituzionali. Lo sappiamo sia attraverso l’analisi astratta dello Stato moderno, sia attraverso le esperienze di individui, organizzazioni e interi movimenti.

Questa consapevolezza era al centro della Anarchist Federation. Ora denigrano apertamente i principi anarchici etichettandoli come “slogan” usati per eludere l’analisi critica, provocare reazioni emotive e chiudere il dibattito. L’agitazione antimilitarista viene paragonata alle pratiche manipolative e autoritarie dei Brexiteers e dell’estrema destra.5 Questo semplicemente non riflette la realtà del lavoro di propaganda dei gruppi “No War but the Class War”, per i quali questo slogan è solo un’intestazione.6 Nel frattempo, il direttore della loro rivista teorica Organise! afferma che “dubito che la teoria funzioni dopo la prima raffica di artiglieria sul quartiere”.7 In tal caso, tanto vale rinunciare e indossare la divisa kaki (mettersi l’uniforme, ndt). L’anarchismo, concludono, non è altro che un idealismo ingenuo, appartenente a un mondo più pacifico del nostro. Direi, al contrario, che è proprio in questi tempi di conflitto più acuto, di posta in gioco ed elevate minacce mortali che imparare dal nostro passato è più vitale che mai. E direi che, lungi dal limitarci a condizioni ideali, il movimento anarchico ha una forte tradizione di antimilitarismo in tempi di guerra, così come di sforzi eroici e costruttivi nei momenti più profondi di crisi e di disastro.

Una volta separati i metodi dagli obiettivi, le idee dalle azioni, rimane solo la regola della convenienza: il mezzo più efficiente per raggiungere gli obiettivi immediati, indipendentemente da altre considerazioni. Se la vittoria militare dell’Ucraina e il crollo del governo di Putin vengono prima di ogni altra cosa, allora ci sono modi molto più efficaci per perseguire questo obiettivo che formare unità di difesa territoriale “antiautoritarie” ideologicamente vincolate e composte da volontari con poca o nessuna esperienza di combattimento. È del tutto logico che lu anarchicu e lu altru attivistu di sinistra che combattevano in guerra si sentissero frustratu dal ruolo ausiliario e dalle limitazioni burocratiche affrontate nel “plotone antiautoritario” e si disperdessero in unità di combattimento più efficaci dell’esercito, più vicine alla linea del fronte. E poiché “i fascisti sono molto meglio organizzati nelle file dell’esercito ucraino” 8 – condividendo anche la motivazione di combattere in prima linea – è prevedibile che “i tentativi di ottenere un posto nei ranghi militari abbiano portato [i combattenti antiautoritari] direttamente alle unità collegate ai gruppi fascisti ucraini”9 e “in un modo o nell’altro, diventano forze che sostengono lo sviluppo della politica di estrema destra in Ucraina”10. Questo è il risultato logico della rinuncia ai principi anarchici per le esigenze pratiche dello sforzo bellico.

Nel nostro contesto, la febbre della guerra che ha colpito l’anarchismo britannico porterà probabilmente a sostenere l’intervento militare britannico (attraverso aiuti militari e supporto tecnico, se non un vero e proprio coinvolgimento in combattimento) e, per estensione, l’imperialismo della NATO. È attraverso questi mezzi che l’Ucraina sarà in grado di sconfiggere la Russia. Dato che i membri della NATO sono attualmente esitanti ad un’escalation di conflitto diretto tra potenze nucleari, alcunu anarchicu si trovano nell’assurda posizione di essere più desiderosu della generalizzazione della guerra imperialista delle loro stesse classi dirigenti. Lu anarchicu si arruoleranno nell’esercito britannico per andare a uccidere i russi? Non abbiamo nessun parlamentare anarchico che voti per i crediti di guerra, almeno.

Il male minore
Nella nostra condizione proletaria di espropriazione, di esautorazione e di alienazione, tutta la nostra vita si è ridotta alla ricerca del male minore. Guardando alla brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ai crimini di guerra che ha perpetrato e alla dura repressione inflitta ai suoi stessi cittadini, potremmo identificare la difesa nazionale dell’Ucraina come il male minore. Tuttavia, riconoscere che esiste un male minore non significa, senza ulteriori ragioni, che dovremmo sostenerlo. E, da una prospettiva anarchica, non possiamo trovare alcuna buona ragione per collaborare con nessuno dei due Stati. Allo stesso tempo, rifiutare di sostenere uno Stato contro un altro non significa equiparare le due parti. Non diciamo che le due parti siano uguali, semplicemente che nessuna delle due ha qualcosa da offrire alla classe operaia.11 Le diverse strutture e forze di oppressione devono essere analizzate nella loro particolare natura e l’azione può essere focalizzata su un aspetto piuttosto che su un altro, senza ricorrere alla collaborazione.

Il male minore è sempre un male. Nel difendere il suo territorio, lo Stato ucraino non si è trasformato in una forza del bene. Mentre la guerra infuria, la classe capitalista ucraina non ha fatto altro che intensificare lo sfruttamento e l’abuso verso i lavoratori e le lavoratrici, sostenuta da nuove restrizioni all’azione industriale e dallo smantellamento dei diritti del lavoro.12 Cioè per coloro che non sono stati arruolati nei campi di battaglia. La coscrizione è una forma di schiavitù, a cui bisogna opporsi a tutti i costi. Le frontiere ucraine sono state chiuse a tutti gli uomini in età di leva (una categoria in cui sono state incluse le donne trans, cancellando la loro identità) per consentire l’arruolamento di carne da cannone. Nel frattempo, l’Ucraina contribuisce alla guerra genocida nel Tigray, fornendo supporto all’uso di droni da parte dell’esercito etiope.13 Lungo la strada del male minore, le condizioni politiche ed economiche che producono guerra e dittatura continueranno a perpetuarsi; “si dimentica che scegliere un male – anche se è un male minore – è il modo migliore per prolungarlo”.14

Dobbiamo scegliere le nostre battaglie. La minaccia della cooptazione e della contro-insurrezione ci nega la possibilità di combattere alle nostre condizioni. Sia che si tratti di spingere i movimenti sociali nel cimitero elettorale, sia che si tratti di spingere la ribellione nel campo del conflitto militare, la nostra vera forza sociale viene meno, lasciandoci un’opposizione controllata o un nemico simmetrico dello Stato che può essere isolato e schiacciato. La forza dell’anarchismo – ciò che lo ha reso una forza veramente sovversiva al di fuori e contro ogni sistema di autorità – è che lu anarchicu hanno costantemente lottato per combattere alle proprie condizioni, anche se ciò significava affrontare l’emarginazione o la soppressione. Se all’inizio parliamo da solu con la voce dell’internazionalismo rivoluzionario, la marea può rapidamente invertirsi – una marea che non di rado si alza verso la fine e all’indomani della guerra.

Né Oriente né Occidente
Moltu anarchicu in Ucraina e in tutta l’Europa orientale si sono schieratu a favore dello sforzo bellico dell’Ucraina. Questo crea una tensione con l’agitazione antimilitarista e internazionalista in Gran Bretagna e nel mondo. Come dice Peter Ó Máille, “non riuscite proprio a sopportare di ascoltare gli anarchici dell’Europa orientale, eh? […] Vi dimenticate di ascoltare i fottuti locali mentre [vi] comportate come il Politburo dell’Anarchismo. Per favore, gentilmente, chiudete quella cazzo di bocca”.15 Nel frattempo, Zosia Brom si lamenta del “westplaining”, ovvero la spiegazione da parte della sinistra occidentale della propria realtà agli europei dell’Est. Dovremmo “essere informati che molte persone di sinistra dell’Europa dell’Est sono sulla stessa lunghezza d’onda, e ne stiamo discutendo da un po’ di tempo”.16

In questo modo, il dibattito tra anarchici bellicisti e anarchici antimilitaristi si trasforma in un confronto tra l’Europa occidentale e l’Europa orientale, tra l’ignoranza e l’arroganza degli occidentali da un lato e il “consenso” pro-Ucraina nell’Europa orientale dall’altro. Si tratta ovviamente di un espediente retorico per sminuire qualsiasi critica. In realtà, moltu anarchicu dell’Europa orientale, tra cui alcunu nella stessa Ucraina, hanno risposto all’invasione russa con una propaganda e un’azione internazionalista e antimilitarista. Il collettivo anarchico dietro la rivista Assembly, con sede a Kharkiv, in Ucraina, ha resistito all’impulso del militarismo nazionalista e ha scelto di concentrarsi sull’aiuto reciproco, sulla controinformazione e sul conflitto di classe. Tutte le sezioni anarcosindacaliste dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (International Workers’ Association – IWA) della regione – in Polonia17 Slovacchia,18 Serbia,19 e Russia20 – hanno preso una chiara posizione a favore dell’internazionalismo rivoluzionario. Un’ “Iniziativa antimilitarista” con sede nell’Europa centrale è stata lanciata in risposta all’impennata del militarismo in Europa, non da ultimo nel movimento anarchico. Saranno anche una minoranza, ma lu anarchicu non hanno fiducia nelle virtù intrinseche di nessuna maggioranza. C’è anche un problema di eurocentrismo nella dicotomia Est versus Ovest, poiché le reazioni internazionaliste all’invasione dell’Ucraina sono visibili in tutto il mondo.

Anche in assenza di tali esempi concreti, dovremmo essere scettici nei confronti di chiunque pretenda di parlare a nome di un’intera regione, come se lu anarchicu dell’Europa orientale fossero un collettivo omogeneo con un unico consenso di opinione. La logica stessa della rappresentazione deve essere esaminata dallu anarchicu. Chi parla a nome della regione “estrae solo una tendenza dall’insieme a più dimensioni e ignora o minimizza le altre”.21 Al contrario, “cerchiamo di ascoltare il maggior numero di voci possibile, ma sosteniamo solo quelle che riteniamo costruttive. Altre le critichiamo e ci rifiutiamo di sostenerle. In breve, percepiamo tendenze diverse e cerchiamo di non sostenere la propaganda di guerra che ritrae la popolazione ucraina come una comunità unita che chiede all’unanimità il coinvolgimento nella guerra”.22 Dobbiamo ascoltare, sì, ma anche pensare con la nostra testa.

Rifiutiamo totalmente la costruzione di un paradigma “noi e loro” tra Europa orientale ed Europa occidentale. Ci relazioniamo come individui e collettivi sulla base di lotte e principi condivisi, non come blocchi geopolitici. Il KRAS (la sezione russa dell’IWA) è stato diffamato e i suoi membri sono stati oggetto di doxing (pratica che consiste nel pubblicare dettagli personali di una persona come numeri di telefono o indirizzo per renderla oggetto di attacchi fisici e molestie, ndt)23 per non essersi allineati al presunto “consenso” pro-Ucraina, nonostante i loro sforzi contro la guerra. Uno degli autori del doxxing è stato in seguito ospitato in Gran Bretagna sulla rivista Freedom,24 in un’intervista sulla defunta RKAS dell’Ucraina, un’organizzazione accusata di dinamiche autoritarie simili ad una setta e di simpatie nazionaliste, i cui membri si sono dispersi nel conflitto tra lo Stato ucraino e i separatisti del Donbass.25Allo stesso tempo, i redattori di Freedom si sono rifiutati di pubblicare qualsiasi cosa contraria alla loro linea pro-Ucraina.26 Questo tipo di tribalismo può distruggere i movimenti internazionali.

Continua nella Terza Parte

Note

2Vedi ad esempio, “Why Do Anarchists Go To War?”, by RevDia, March 2022. apparso su Organise! #96. https://organisemagazine.org.uk/3d-flip-book/organise-96-plus/

3Ad esempio, “L’analisi [internazionalista] è […] piena di astrazioni e irreale al livello reale, da dove gli anarchici ucraini chiedono il nostro aiuto pratico, compreso l’equipaggiamento militare”. Citato da “Ukraine – Anarchist Approaches” in Organise! #96. https://organisemagazine.org.uk/3d-flip-book/organise-96-plus

4‘Pragmatism as Ideology’, Joseph Kay. https://libcom.org/article/pragmatism-ideology

5The Trouble With Slogans’, Emma Hayes, Organise! #96. https://organisemagazine.org.uk/3d-flip-book/organise-96-plus

6Si veda l’elenco delle posizioni internazionaliste della NWBCW di Liverpool.
https://nwbcwliverpool.wordpress.com/internationalist-positions/

8“A political and personal statement as well as a review of our solidarity work around the war in Ukraine so far”, Anarchist Black Cross Dresden. https://enoughisenough14.org/2022/12/04/a-political-and-personal-statement-as-well-as-a-review-of-our-solidarity-work-around-the-war-in-ukraine-so-far-anarchist-black-cross-dresden

9Ibid.

10Ibid.

11“Il nazionalismo non può offrire nulla se non una serie di ulteriori conflitti, che sembrano destinati ad aumentare di numero e di gravità con l’aumentare della competizione nazionale per le risorse energetiche mondiali in via di esaurimento. Quando il conflitto viene inquadrato in termini nazionali – inteso come conflitto tra una nazione oppressa e una oppressora – la classe operaia necessariamente ci rimette”. https://theanarchistlibrary.org/library/anarchist-federation-against-nationalism

12“Ukraine’s anti-worker law comes into effect”, openDemocracy. https://www.opendemocracy.net/en/odr/ukraine-labour-law-wrecks-workers-rights

13“La Turchia, membro della NATO, vende al governo etiope droni i cui motori sono prodotti in Ucraina, a Kiev. Il governo ucraino, che pure è sotto la minaccia dell’imperialismo, non ha esitato a fornire assistenza post-vendita e a inviare tecnici mercenari per insegnare all’esercito imperialista etiope come usare questi droni contro le popolazioni del Tigray”. http://cnt-ait.info/2022/02/27/tigre-ukraine

16“Fuck Leftist Westplaining”, Zosia Brom. https://freedomnews.org.uk/2022/03/04/fuck-leftist-westplaining

17“Against the War!”, ZSP. https://zsp.net.pl/przeciw-wojnie. See also, anti-war actions in front of Russian and Ukrainian embassies. https://zsp.net.pl/anti-war-actions

19“Let’s turn capitalist wars into a workers’ revolution!”, ASI. https://iwa-ait.org/content/lets-turn-capitalist-wars-workers-revolution

20‘No War!’, KRAS. https://aitrus.info/node/5921

21“Anarchist Antimilitarism and Myths About the War in Ukraine”, Some Anarchists from the Central European Region. https://theanarchistlibrary.org/library/anonymous-anarchist-antimilitarism-and-myths-about-the-war-in-ukraine#toc28

22Ibid.

23“Again about “anarchists” who forget the principles”, KRAS. https://iwa-ait.org/content/again-about-anarchists-who-forget-principles

24““Leftists” outside Ukraine are used to listening only to people from Moscow: Interview with anarcho-syndicalists in Eastern Ukraine”. https://freedomnews.org.uk/2022/10/04/leftists-outside-ukraine-are-used-to-listening-only-to-people-from-moscow-interview-with-rkas-anarcho-syndicalists-in-eastern-ukraine

25“Caution: platformist party and psychosect in one bottle!”, Eretik. https://eretik-samizdat.blogspot.com/2013/01/caution-platformist-party-and.html

26Vedasi “Fuck Leftist Westplaining”, by Zosia Brom. https://freedomnews.org.uk/2022/03/04/fuck-leftist-westplaining/

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