In vista della Coppa del Mondo, il Qatar ha fatto pressioni sull’agenzia delle Nazioni Unite per non indagare sugli abusi [lavorativi]

Traduzione dall’originale In World Cup Run-Up, Qatar Pressed U.N. Agency Not to Investigate Abuses”

Premessa

Nel Settembre dello scorso anno pubblicavamo “Il Mondiale si farà in Qatar”, traduzione dell’articolo “El mundial se harà en Qatar”, pubblicato su “La Oveja Negra”, a. II, numero 84, Settembre 2022.

Tra le critiche riportate nello scritto, vi era lo sfruttamento di numerosi lavoratori (migranti e locali) in Qatar. Molti dei lavoratori migranti provenivano dall’India, Pakistan, Bangladesh e altri del sud-est asiatico – territori noti per essere governati e controllati da elitè militari, suscettibili di atti di corruzione e violenza contro chi si ribella allo sfruttamento.

Agli inizi di Dicembre del 2022 scoppia il caso del “Qatargate”: alcuni deputati del Parlamento Europeo, corrotti in precedenza da funzionari qatarini, difendevano gli interessi economici energetici del paese del Golfo nella sede istituzionale di Bruxelles, presentando la petromonarchia come all’avanguardia di diritti umani e mettendo a tacere qualsiasi critica. Dal canto suo, il Qatar, attraverso un suo diplomatico, ha negato l’atto e, contemporaneamente, ha minacciato velatamente l’Europa che tali accuse di corruzione possano influenza negativamente i rapporti economici tra lo Stato qatarino e l’Unione Europea.

Se guardiamo la questione da un punto di vista geopolitico, possiamo notare come i giacimenti energetici qatarini (in special modo quello ricadente nel progetto North Field East) siano vitali e fondamentali per le infrastrutture economiche europee nell’attuale contesto energetico internazionale dove il conflitto in Ucraina ha messo a dura prova il sistema di sfruttamento, passaggio, approvvigionamento e distribuzione energetica dell’Unione Europea.

A questa questione va aggiunta quella lavorativa dove lo sfruttamento e le morti dei lavoratori avvenute durante le fasi di costruzione delle infrastrutture per il “Mondiale 2022” sono un altro dato assodato.

Per cui l’operazione portata avanti da Tamim bin Hamad Al Thani, parlamentari europei, esponenti della FIFA e organizzazioni dei diritti dei lavoratori, rientra nello schema di presentare in modo apparentemente positivo (rispetto dei diritti umani e quant’altro di similare) quel che in realtà non c’è stato.

In questo post presentiamo una traduzione dell’articolo del “The New York Times” dove, a distanza di mesi, viene fuori il quadro inquietante dei rapporti tra Qatar e Organizzazione Internazionale del Lavoro e come quest’ultima non abbia intrapreso alcuna azione di protesta e/o critica in vista della Coppa del mondo del 2022. Seppure il giornale in questione appartenga alla sfera del mainstream, abbiamo ritenuto valide determinate questioni messe in evidenza e che in parte erano venute fuori prima dell’inizio del Mondiale.

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Le pressioni presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro si è intrecciata con una campagna di influenza che ha scatenato uno scandalo di corruzione al Parlamento europeo.

Con una serie di incursioni e arresti di quest’inverno, le autorità belghe hanno portato alla luce quello che, a loro dire, era un affare sporco nel cuore del Parlamento europeo. I politici sono accusati di aver intascato del denaro per elogiare la piccola nazione del Golfo, il Qatar, e minimizzare le sue violazioni riguardante i diritti del lavoro nel periodo precedente alla Coppa del Mondo.

Tuttavia, ben prima che si sapesse che il denaro fosse passato di mano in questo schema [corruttivo], il Qatar ha intrapreso una campagna politica durata anni e che ha contribuito a trasformare l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), il “cane da guardia” dei diritti dei lavoratori delle Nazioni Unite, da critico ad alleato, come ha scoperto il New York Times.

La campagna includeva viaggi gratuiti per un leader sindacale; un intenso e divisivo lavoro di pressione per evitare un’indagine; un’udienza parlamentare con domande concordate; e un contributo di 25 milioni di dollari del Qatar all’organizzazione del lavoro come parte di un pacchetto di cambiamenti promessi, secondo i documenti e le interviste fatte con più di una dozzina di funzionari del lavoro attuali e passati. Infine, alla vigilia della Coppa del Mondo, i funzionari con il Ministero del Lavoro del Qatar hanno chiesto all’agenzia dell’ONU di astenersi da qualsiasi commento che potesse oscurare il torneo.

Ospitare la Coppa del Mondo faceva parte di un lungo e costoso sforzo del Qatar per coltivare la propria immagine globale. Ma la candidatura è stata macchiata da accuse di corruzione e ha attirato l’attenzione sul sistema di sfruttamento del lavoro del Qatar. Anche ora che il torneo è finito, le nuove rivelazioni che coinvolgono un’agenzia delle Nazioni Unite, evidenziano le modalità segrete con cui alcune ricche monarchie del Golfo Persico, governi autoritari e uomini forti continuano a usare la loro ricchezza per influenzare le istituzioni globali.

Secondo un funzionario vicino alle indagini, che ha parlato a condizione di [mantenere l’]anonimato perché non autorizzato a discutere del caso, le autorità belghe considerano la campagna del Qatar presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro come una parte fondamentale dei suoi sforzi per plasmare l’opinione pubblica, in particolare tra i parlamentari europei. Il Qatar ha negato qualsiasi illecito. Non vi è alcuna indicazione che l’organizzazione sindacale sia sotto inchiesta.

Un rapporto confidenziale della Confederazione Internazionale dei Sindacati, che fa parte dell’organo di governo dell’agenzia del lavoro delle Nazioni Unite, ha rilevato che la confederazione presenta vulnerabilità “operative, finanziarie, costituzionali e politiche” alla corruzione. Il rapporto, ottenuto dal Times, cita un urgente bisogno di proteggersi contro “le minacce poste al movimento sindacale globale.”

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro può indagare sui governi, portarli in tribunale ed etichettarli come violatori dei diritti – azioni che possono mettere a rischio gli investimenti stranieri e danneggiare la reputazione.

Nel momento in cui la Coppa del Mondo ha preso il via, l’agenzia aveva placato le critiche e ritirato una denuncia che accusava il Qatar di lavoro forzato e sfruttamento. L’agenzia ha dichiarato di aver ottenuto importanti concessioni e di non aver fatto nulla di diverso in risposta alle pressioni del Qatar. Ma a porte chiuse, queste mosse sono state divisive, hanno detto i funzionari attuali e passati.

È possibile per i Paesi che hanno il potere e il denaro manipolare il sistema tramite la prepotenza degli altri”, ha dichiarato Marie Clarke Walker, sindacalista canadese che ha fatto parte dell’organo direttivo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.

I funzionari del lavoro affermano di aver agito con integrità. Ciò che alcuni potrebbero vedere come un’attenuazione delle critiche, secondo i funzionari dell’agenzia, è stata la diplomazia in azione. Dicono che i 25 milioni di dollari – uno dei più grandi e singoli contributi di questo tipo, che non è stato annunciato quando l’accordo è stato reso pubblico – non ha influenzato [alcunché]. Loro e il Qatar lo hanno descritto come un segno di impegno e miglioramento del paese stesso.

Piuttosto che rivolgersi a McKinsey, hanno deciso di fidarsi dell’esperienza dell’OIL”, ha detto Corinne Vargha, direttrice del dipartimento standard dell’organizzazione, parlando del Qatar.

In effetti, diversi dipendenti attuali e passati hanno affermato che l’organizzazione del lavoro ha spesso trattato il Qatar più come un cliente pagante che come un Paese sotto esame. Il contributo del Qatar ha finanziato l’ufficio dell’organizzazione a Doha e ha fornito milioni per le spese amministrative generali.

Il Qatar si impegna con l’OIL attraverso gli stessi canali ufficiali utilizzati con le altre agenzie delle Nazioni Unite”, ha dichiarato il governo in un comunicato. E ha aggiunto: “Il fatto che l’OIL abbia deciso di adottare una posizione sfumata e obiettiva, volta a realizzare un cambiamento positivo sul campo in Qatar, sia stata accolta con cinismo e sfiducia è, anche se purtroppo non sorprende, completamente assurdo”.

Questo dibattito sulla linea di demarcazione tra diplomazia e influenza commerciale è familiare all’interno delle agenzie delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali. Gruppi come l’Interpol, l’Organizzazione marittima internazionale e l’Organizzazione mondiale della sanità sono stati messi sotto osservazione per le condizioni con cui avvantaggiavano i membri di governi autoritari o dei partner aziendali.

I diritti del lavoro in Qatar sono migliorati da quando l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha aperto il suo ufficio a Doha nel 2018. Il Qatar ha stabilito un salario minimo e ha detto che i lavoratori possono cambiare lavoro senza il permesso dei datori di lavoro. I funzionari del lavoro hanno dichiarato di aver ottenuto questi miglioramenti attraverso delicate trattative. Le critiche, a loro dire, avrebbero solo minato questi progressi.

Ma i difensori dei lavoratori, i gruppi per i diritti umani e alcuni politici si sono detti stupiti da quelle che considerano dichiarazioni pubbliche unilaterali e che minimizzano i problemi. I rapporti del Dipartimento di Stato, ad esempio, hanno citato continui esempi di lavoro forzato.

I lavoratori edili migranti e locali sono rimasti intrappolati nei debiti a lungo termine da parte di datori di lavoro che hanno confiscato i loro passaporti e le loro carte bancarie e hanno trattenuto la loro paga – condizioni che alcuni gruppi per i diritti umani hanno paragonato alla moderna schiavitù.

I parlamentari europei hanno utilizzato le dichiarazioni positive dell’organizzazione sindacale per giustificare la propria posizione nei confronti del Qatar. L’organizzazione sindacale, a sua volta, ha amplificato le [dichiarazioni politiche], creando una camera d’eco di commenti positivi.

L’OIL ha detto che il Qatar è un leader nei diritti del lavoro”, ha detto l’eurodeputata greca Eva Kaili al Parlamento Europeo a Novembre. Tre settimane dopo è stata accusata di corruzione.

Il Qatar è stato molto efficace nel controllare non solo la narrazione, ma anche l’inquadramento”, ha detto Mustafa Qadri, un ricercatore sui diritti umani che ha scritto un primo rapporto sugli abusi sul lavoro legati alla Coppa del Mondo. “Per le riforme vi è stato un mero tifo che dato al governo una valutazione “A” senza che queste fossero state effettivamente attuate”.

Per il movimento globale dei diritti dei lavoratori, le conseguenze della Coppa del Mondo sono state pesanti. In alcune interviste, più di una dozzina di persone dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e partner annessi hanno dichiarato che le loro organizzazioni sono rimaste bloccate, in animazione sospesa, mentre si svolgeva l’indagine sulla corruzione a Bruxelles.

Il sindacalista Luca Visentini è stato arrestato a Bruxelles alla fine dell’anno scorso ed è stato sollevato. Sebbene non sia stato incriminato, è stato rivelato che la sua campagna di successo per la guida della Confederazione Internazionale dei Sindacati è stata finanziata in parte da un gruppo no-profit gestito da un ex parlamentare che ha poi ammesso di aver agito come agente del Qatar. Il rapporto interno ottenuto dal Times mostra che il governo del Qatar ha pagato il volo di Visentini a Ottobre. In una lunga dichiarazione, Visentini ha negato qualsiasi illecito e ha affermato che la donazione non è mai stata legata alle direttive sul Qatar. Egli attende la decisione se può tornare al suo lavoro.

È un danno enorme per l’intero movimento per i diritti dei lavoratori”, ha dichiarato Houtan Homayounpour, ex responsabile dell’ufficio progetti dell’OIL in Qatar.

Le cose sono iniziate in modo diverso. Nel 2014, mentre il lavoro migrante alimentava il boom edilizio multimiliardario della Coppa del Mondo, i rappresentanti sindacali internazionali hanno presentato una denuncia all’Organizzazione Internazionale del Lavoro, accusando il Qatar di violazioni dei diritti.

Dal momento in cui i lavoratori migranti iniziavano il processo di ricerca del lavoro in Qatar, essi venivano coinvolti in un sistema di grande sfruttamento che facilitava la riscossione del lavoro forzato da parte dei loro datori di lavoro”, hanno dichiarato i rappresentanti.

Quando vengono presentate delle denunce, l’organizzazione può avviare un’indagine formale. Gli attuali e precedenti funzionari del lavoro hanno ricordato che i funzionari del Qatar riempivano le stanze della negoziazione dell’agenzia a Ginevra, esortandoli a non indagare.

L’OIL è l’unica agenzia delle Nazioni Unite composta non solo dai governi ma anche da gruppi che rappresentano i lavoratori e i datori di lavoro. Secondo Luc Cortebeeck, un sindacalista belga che ha guidato il gruppo dei lavoratori dell’agenzia, i diplomatici qatarini hanno radunato i datori di lavoro e i Paesi che hanno interessi commerciali con il Qatar per opporsi a un’indagine.

L’indagine proposta, nota come commissione d’inchiesta, non si è mai concretizzata.

La campagna di pressione senza precedenti ha avuto successo”, ha scritto Cortebeeck nel suo libro del 2020, “Still Work to Be Done”.

L’organizzazione sindacale ha invece inviato una delegazione in Qatar nel 2016 e alla fine ha ottenuto delle concessioni. Per far sì che la denuncia e l’indagine proposta venissero abbandonate, il Qatar ha detto che in cambio avrebbe normato alcune tutele per i lavoratori, promettendo ulteriori cambiamenti in futuro e ha dato il suo grande contributo.

Il governo ha dimostrato un chiaro impegno verso importanti riforme del lavoro”, ha detto in un dichiarazione la settimana scorsa Gilbert F. Houngbo, direttore generale dell’OIL. Ha detto che la denuncia è stata gestita come tutte le altre.

Non è raro che i Paesi risolvano i reclami, e alcuni funzionari del lavoro hanno visto questo come un buon accordo. Il governo del Qatar ha dichiarato di essere l’unico Paese della regione a impegnarsi con gruppi esterni per migliorare le condizioni di lavoro. L’accordo con l’OIL “non è illegale, né inusuale, e accordi simili esistono tra altri governi e agenzie delle Nazioni Unite in tutto il mondo”, si legge nella dichiarazione.

Dopo un’intensa attività di pressione, alcuni all’interno dell’organizzazione sono rimasti delusi dal fatto che il reclamo sia stato chiuso senza un’indagine formale.

Credo davvero che fosse necessaria una commissione d’inchiesta per poter proteggere meglio i lavoratori”, ha dichiarato Clarke Walker. “Abbiamo un processo per affrontare la questione. Avremmo dovuto usare quel processo”.

La signora Vargha, responsabile degli standard lavorativi dell’OIL, ha dichiarato che l’agenzia ha fatto pressione sul Qatar affinché mantenesse le sue promesse. “Il Ministero del Lavoro non era in grado di mantenere quanto concordato”, ha detto. Alla fine, il Paese ha preso provvedimenti per criminalizzare il lavoro forzato e abolire il sistema “kafala”, che lega i lavoratori ai loro posti di lavoro.

L’applicazione di queste politiche è stata incoerente e gli abusi continuano, dicono i gruppi per i diritti e il Dipartimento di Stato. Bhim Shrestha, un nepalese che ha lavorato a Doha come migrante dal 2013 al 2021, ha detto che i cambiamenti offrono maggiori tutele verso quei lavoratori legati ai progetti della Coppa del Mondo. I lavoratori del commercio al dettaglio e i lavoratori locali, secondo lui, sono stati lasciati indietro.

Piuttosto che usare il palcoscenico della Coppa del Mondo per evidenziare questi abusi, l’organizzazione sindacale e i suoi affiliati hanno spesso assunto un tono positivo [verso il regime qatarino].

Nel suo rapporto investigativo interno, diffuso tra i leader sindacali la scorsa settimana, la confederazione sindacale ha concluso che il suo cambiamento “da una critica severa a un elogio qualificato” è stato fatto in buona fede. Houngbo ha detto che anche quando l’OIL ha elogiato i progressi del Qatar, ha chiarito che bisognava lavorare ancora.

Lo scorso Novembre, l’influenza del Qatar è stata messa in mostra durante un’audizione della commissione del Parlamento europeo sulle violazioni del lavoro.

Un primo testimone veniva dall’ufficio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro a Doha. I membri della commissione hanno detto che non avevano idea che l’ufficio fosse finanziato dal Qatar stesso.

Un secondo testimone veniva dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati, il cui futuro alto funzionario, Visentini, aveva ricevuto viaggi gratuiti in Qatar e una donazione per la campagna elettorale da un donatore legato al Qatar. Il donatore era Pier Antonio Panzeri, un ex parlamentare che nel frattempo si è dichiarato colpevole di corruzione e sta collaborando con gli investigatori.

Il terzo testimone è stato il ministro del Lavoro del Qatar. Era stato istruito da Panzeri, che ha anche preparato delle domande amichevoli con la commissione, secondo le prove rivelate dalla rivista tedesca Der Spiegel.

Inoltre, la presidente della commissione aveva anche ricevuto viaggi non dichiarati in Qatar. Da allora si è dimessa dalla commissione, ma ha negato di aver commesso illeciti.

L’intera faccenda sembrava fuori luogo”, ha detto Minky Worden di Human Rights Watch, che ha dato il via all’udienza descrivendo abusi salariali, spese di reclutamento illegali e decessi che non erano stati indagati.

Poi il tono è cambiato. Un parlamentare di sinistra, lo spagnolo Miguel Urbán Crespo, l’ha descritta come bizzarramente ottimista. A posteriori, ha attribuito la colpa alla “diplomazia del caviale” del Qatar. “Non è morale”, ha detto. “È un danno strutturale per tutte le organizzazioni delle Nazioni Unite”.

Poco prima del calcio d’inizio della Coppa del Mondo, nell’ambito di un regolare incontro con l’OIL, il governo qatarino ha avanzato una richiesta che un funzionario del lavoro ha descritto come casuale, quasi di circostanza: L’agenzia poteva permettere al Qatar di avere i riflettori puntati [solo] sul calcio, senza alcun commento di distrazione?

L’agenzia dice che non ha ammorbidito il suo messaggio su richiesta del governo. Ma con gli occhi del mondo puntati sul Qatar, le dichiarazioni pubbliche dell’agenzia durante la Coppa del Mondo non hanno fatto menzione di persistenti abusi sul lavoro, optando, invece, per applaudire la sua cooperazione con il governo.

L’agenzia ha anche postato su Twitter una foto del suo più alto funzionario mentre si godeva il torneo.

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