Inoltriamo due lettere di due compagnu (una nostra collaboratrice e un compagno cubano del Taller Libertario Alfredo López y el Centro Social y Biblioteca Libertaria ABRA) in cui si richiede aiuto per far pervenire delle medicine a Cuba – e quindi bypassare l’inefficienza statale cubana.
Ai compagni e alle compagne della Federazione Anarchica Italiana,
Mi chiamo Boris Milián Díaz, sono un anarchico cubano attivo dal 2015 e vivo nel Centro sociale libertario e biblioteca ABRA. Soffro di atrofia muscolare di Werdnig-Hoffmann di tipo II, una malattia che mi causa grave disabilità. Negli ultimi due anni, a causa della pandemia di coronavirus e del generale peggioramento delle condizioni di vita a Cuba, mi sono limitato ad attività di organizzazione online, coordinando azioni volte ad alleviare gli effetti della repressione, denunciando le azioni dello Stato cubano e sostenendo le sue vittime più dirette. Parlare delle cause dell’attuale situazione a Cuba può portare a uno sterile dibattito sulla storia della “Rivoluzione cubana”, sulla geopolitica e sulla legittimità degli “Stati rivoluzionari”, che si risolve con il deterioramento delle condizioni di vita nel Paese e con un progressivo ma inarrestabile collasso delle istituzioni. In sintesi, potremmo dire che la pandemia ha catalizzato la già complessa situazione socio-politica in uno scenario di malcontento popolare di fronte all’impoverimento e alla radicalizzazione del governo verso pratiche più autoritarie e violente.
L’Avana, in quanto sede del governo centrale e città più popolosa del Paese con quasi un quinto della popolazione totale, è privilegiata in termini di allocazione delle risorse, nonostante l’evidente carenza generale di prodotti di base (per esempio il pane), o il loro prezzo elevato, nonché la bassa qualità dei prodotti stessi. O ancora, la mancanza generalizzata di forniture mediche nel bel mezzo di una crisi inflazionistica. Il contesto immediato è quello di una serie di misure neoliberali che hanno aumentato la vulnerabilità dei gruppi più fragili nel tentativo dello Stato di salvare il capitalismo nazionale a scapito degli investimenti nei programmi sociali.
La situazione nelle province è molto più critica. Si parla di blackout di dodici ore, di carenza quasi totale di cibo, prodotti per l’igiene e forniture mediche, nonché di una maggiore presenza di polizia e militari nelle località in cui si sono svolte le proteste. Accompagnare Caterina nel viaggio che intende fare per consegnare i farmaci mi permetterebbe di verificare la realtà sul territorio, individuare i problemi specifici e stabilire una rete di contatti che potrebbero contribuire ad alleviare la difficile situazione.
È quasi altrettanto importante sottolineare la presenza anarchica fuori dall’Avana, come contrappeso all’ascesa di una discorsività anticomunista e della radicalizzazione a destra di gran parte della popolazione. Alla fine, potrebbe servire a dare una svolta autonoma che catalizzi le proteste, anche se ciò richiederebbe un lavoro più ampio e attento. Un’altra preoccupazione sarebbe la sicurezza di Caterina, che, in quanto donna e straniera, è più vulnerabile alla predazione economica e di genere. Infine, si tratterebbe di lasciare una traccia grafica e scritta di tutto ciò che troveremo e osserveremo.
A tal fine, vorremmo essere affiancati da un altro compagno, per assistermi e anche per aumentare la nostra capacità di lavoro in questo breve periodo. Tutto sommato, credo che sarebbe un viaggio molto proficuo. Dal nostro piccolo e precario rifugio di libertà, salute e anarchia.
Boris Milián Díaz
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Carx compagnx,
mi chiamo Caterina Camastra, sono italiana, ho 46 anni e vivo in Messico da più di venti anni. Sono un’individualità anarchica e per il momento non faccio parte di nessun collettivo. In qualità di “gatta sciolta” ho collaborato negli ultimi mesi con il blog del Gruppo Anarchico Galatea – FAI Catania e con Umanità Nova Online. (*)
A partire dal 2014 ho cominciato ad andare a Cuba abbastanza assiduamente, per ragioni professionali, e ho dovuto finire per notare e ammettere la realtà più cruda, quella di una spietata dittatura stalinista che non ha niente da invidiare all’assortimento di capitalismi oppressivi installati in America Latina (e nel mondo). Ho visto con i miei occhi una serie di ingiustizie, incompetenze, corruzioni, repressione poliziesca e militare, discriminazioni socio-razziali e sofferenze, in totale contrasto con la retorica del parco giochi del socialismo caraibico che il regime dittatoriale cubano vende al mondo, in particolare al turismo di sinistra europeo e latinoamericano. Un regime dittatoriale che ha promosso fin dall’inizio l’arricchimento della famiglia Castro e di una ristretta cupola militare.
A partire dalla pandemia la situazione è precipitata. In tutto il mondo sono scoppiate le cuciture delle ingiustizie dei rispettivi sistemi sanitari nazionali, cosa che ha messo in evidenza carenze e cattive gestioni. Cuba non è stata da meno, nonostante la retorica ufficiale sulla ricerca locale riguardo lo sviluppo di un vaccino “sovrano”.
I dati esatti di mortalità per COVID-19 sono incerti, data la mancanza di informazione indipendente e trasparente al riguardo; quello che è evidente è il proliferare di tutta una serie di patologie evitabili dovute alla denutrizione e alla mancanza di medicinali, nonché a condizioni igieniche e strutturali sempre più deteriorate: tra le altre, affezioni cutanee, dengue, leptospirosi.
Alla situazione sanitaria disastrosa, va aggiunta una gestione pessima degli eventi climatici estremi. Un susseguirsi di incidenti e catastrofi naturali ha messo in evidenza i gravi difetti strutturali nonché l’incompetenza delle autorità: facendo riferimento al solo 2022 possiamo contare l’esplosione dell’Hotel Saratoga all’Avana a maggio, l’incendio della centrale termoelettrica Antonio Guitera a Matanzas ad agosto, il passaggio dell’uragano Ian a settembre. L’embargo statunitense, che pure esiste, non è il principale responsabile della situazione dell’isola caraibica, che sconta invece l’incompetenza, l’incuria e la corruzione del regime. La quantità di persone cubane emigrate illegalmente negli Stati Uniti nel corso di quest’anno si aggira sulle 200 mila unità, e questo senza contare quelle arrivate in altri Paesi.
In questa situazione, la risposta solidale della società civile organizzata dentro e fuori da Cuba è stata fondamentale per alleviare la crisi umanitaria. Più che di organizzazioni non governative come tali strutturate, quelle che si sono attivate sono reti di solidarietà di base. Hilda Landrove, più avanti menzionata in questa stessa lettera, ne è un esempio con il gruppo “Hilos de solidaridad” (https://www.facebook.com/hilosdesolidaridad).
In questo ordine di idee, andrò a Cuba a dicembre partendo dal Messico con l’obiettivo di consegnare 46 kg di medicinali (due valigie da 23 kg ciascuna, il massimo permesso dall’aerolinea) a contatti della società civile (la cui identità è confidenziale per questioni di sicurezza, stiamo parlando di uno stato totalitario che guarda con sospetto l’autorganizzazione) che si occupino di distribuirli a persone che ne hanno bisogno, senza passare per nessun canale statale ufficiale, giacché sono tristemente noti casi di furto degli aiuti umanitari, poi venduti o distribuiti in modo clientelare, o comunque di gestione iperburocratica, inefficiente e poco trasparente (per esempio, con riferimento al caso dell’Hotel Saratoga [1] e più in generale sul traffico di medicine [2]).
Poiché far arrivare aiuti fuori dalla capitale è sempre più complicato, in quanto i mezzi di trasporto sono scarsi ed altamente inefficienti, le due valigie verranno consegnate nelle città di Ciego de Ávila e Camagüey, a circa sei-sette ore di distanza dall’Avana. Per questo motivo, ho intenzione di affittare una macchina per potermi spostare più agevolmente e raggiungere alcuni dei posti che di solito meno beneficiano degli aiuti umanitari.
Per coprire le spese che mi si presenteranno, e che prevedibilmente non saranno basse, ho deciso allora di lanciare una sottoscrizione.
Una lista, parziale, delle spese da coprire è la seguente:
• trasporto terrestre e aereo, €550;
• trasporto di due valigie extra, €50;
• affitto macchina 5 giorni, €600;
• 46 kg di medicinali (valigie comprese), costo ancora da definire.
La raccolta e imballaggio dei medicinali sarà organizzata da Hilda Landrove, antropologa, giornalista e attivista cubana residente a Città del Messico;*
• benzina;
• vitto e alloggio per tre persone per quattro giorni, giacché mi accompagneranno a partire dall’Avana il compagno Boris Millán Díaz, del Taller Libertario Alfredo López y el Centro Social y Biblioteca Libertaria ABRA, ed un suo caregiver (Boris è affetto da atrofia muscolare).
Note
(*) Vedasi https://umanitanova.org/tra-unoligarchia-e-laltra-una-cosa-chiamata-popolo-cubano/
[1]https://web.archive.org/web/20221027100415/https://eltoque.com/donaciones-en-cuba-tiene-el-gobierno-que-ser-intermediario
“Donaciones en Cuba: ¿tiene el Gobierno que ser intermediario?”, 31 maggio 2022, Eltoque.com
Dopo l’esplosione dell’Hotel Saratoga nel maggio 2022, le forze dell’ordine cubane hanno tentato di impedire che singole persone potessero portare aiuti umanitari scavalcando la struttura statale, arrivando anche a perquisizioni domestiche di singoli individui che volevano effettuare donazioni. La legislazione cubana è impostata in maniera tale che l’apparato statale possa agire quale unico intermediario per gli aiuti umanitari in caso di disastri o catastrofi. Questo, a detta dello Stato, per evitare che “individui con secondi fini possano interferire”. Tutto ciò comporta che le donazioni spesso e volentieri rimangono appannaggio di funzionari e uffici statali, che fanno il bello e il cattivo tempo e possono decidere di trattenere gli aiuti.
[2]https://web.archive.org/web/20221027101236/https://periodismodebarrio.org/2021/06/crisis-de-medicamentos-en-cuba-trueques-donaciones-avisos-venta-y-contrabando/amp/
“Crisis de medicamentos en Cuba: trueques, donaciones, avisos, venta y contrabando”, periodismodebarrio.org
La grave mancanza di medicinali e attrezzature sanitarie a Cuba e l’incuria istituzionale hanno portato la popolazione ad auto-organizzarsi, usando i social network, per scambiare in maniera gratuita farmaci ed apparecchiature di cui hanno necessità ma che non riescono a trovare. La situazione è stata talmente disperata che in alcune zone dell’isola caraibica sono mancati i più elementari oggetti usati negli ospedali, come guanti, siringhe o disinfettanti, rendendo difficile perfino effettuare un prelievo di sangue.
Se da una parte l’auto-organizzazione delle persone comuni ha supplito alla carenza generale di medicinali, dall’altra la mancanza di una supervisione medica autorevole ha fatto sì che venissero messi in atto comportamenti rischiosi per la salute quale l’assunzione di farmaci senza ricetta, o scaduti o ancora di preparazioni per animali. La situazione di mercato nero che si è venuta a creare ha fatto sì inoltre che venissero vendute preparazioni medicinali dannose per la salute senza alcun controllo.
* Il lavoro giornalistico di Hilda Landrove può essere consultato sul suo profilo Facebook o sul sito di Rialta
Autrice su Rialta https://rialta.org/author/hilda-landrove
Profilo Facebook https://www.facebook.com/hilda.landrove.3
Indirizzo email lluviadearbol@gmail.com
Io, Caterina, posso essere contattata per email saeeda.bai@gmail.com o su Telegram @Catilaoruga
Per le donazioni:
AVVERTENZA IMPORTANTE
Poiché Cuba è sottoposta ad embargo, i siti principali di transazioni online spesso e volentieri bloccano i movimenti che abbiano a che fare con l’isola. Ad esempio, una transazione potrebbe essere bloccata se nella causale compare la parola “Cuba”. Per evitare un eventuale blocco di denaro, vi chiedo di scrivere semplicemente “Solidarietà” nella causale.
PayPal: saeeda.bai@gmail.com
Bonifico Bancario
Intestataria: Caterina Camastra
Banca: BPER
IBAN: IT79W0538757570000003313951