Presentazione
Il fumetto pubblicato su Zaborona (traduzione dall’ucraino “Taboo”) – un sito di media indipendenti che pubblica diversi report investigativi – da Anastasiya Opryshchenko e Daniel Lekhovitser, tratta una questione molto spinosa: il negazionismo dei genocidi.
Partendo dal caso più emblematico, l’Olocausto ebraico durante il regime nazista, Opryshchenko e Lekhovitser trattano brevemente di altri casi di genocidio (armeni, cinesi, curdi, indiani d’America, rohingya etc) smontando, seppur in modo sintetico, il gioco di pseudo-storici e pseudo-scienziati che riscrivono la storia, tramite libri, ospitate su canali televisivi, podcast e così via.
Se vediamo la questione del negazionismo in generale, notiamo come tutto questo si accosti a meraviglia agli intenti di determinati soggetti, i quali puntano a monetizzare le loro baggianate – basate principalmente su un mancato utilizzo del metodo scientifico – e ritagliarsi, al tempo stesso, uno spazio politico ben definito.
Un esempio da manuale di ciò è, nel caso italiano, il canale Byoblu, il quale ha fornito informazioni “critiche” sulla pandemia in corso (in realtà palesemente falsate), per poi arrivare ad espandere il proprio raggio d’azione con l’apertura di un canale televisivo e la vendita di integratori alimentari fatti pagare a caro prezzo.
D’altronde, è un fenomeno che è esploso negli ultimi anni: emulando i loro predecessori (come David Irving, citato nel fumetto), i negatori dell’attuale pandemia – che non sono pochi -, sono entrati adesso nel grande gioco della monetizzazione e della spettacolarizzazione politica.
Come novelli capi-popolo stile Francesco “Ciccio” Franco (e la similitudine non è usata a caso viste le modalità pseudo-antisistemiche ma palesemente fascistoidi e autoritarie del soggetto in questione), i rappresentanti del negazionismo (che possono essere della pandemia, dei genocidi etc) continuano ad alimentare un’ignoranza sociale che, in un contesto di impoverimento economico ed iper-informazione data dai nuovi media, trova terreno fertile.
Il fumetto in questione presenta i suoi limiti e difetti quando, per esempio, si parla di genocidi negati dagli Stati e si afferma che “le reazioni dei paesi sono inaccettabili ma comprensibili”.
Seppur messo in modo provocatorio, il problema della comprensione delle operazioni culturali e politiche degli Stati pone un grave problema che parte dall’educazione scolastica – tematica cara a chi vuol detenere il potere – e termina con i vari mezzi di informazione.
L’Italia ha sempre taciuto e negato il suo ruolo genocida in Libia, in Etiopia e nei territori abitati dalle popolazioni slave (Istria, Slovenia, Dalmazia). Il governo Andreotti, per esempio, pose la censura ad un film come “Il leone del deserto” di Mustafa Akkad – che narra la resistenza libica guidata da Omar al-Mukhtar contro gli italiani -, perchè lesivo per l’onore dell’esercito italiano.
Al tempo stesso, però, i governi e i mass-media italiani degli ultimi 20 anni hanno rivendicato il cosiddetto genocidio delle foibe, nascondendo ancor di più le responsabilità omicide e di italianizzazione del passato regime fascista e dell’esercito italiano nei territori delle popolazioni slave.
Per questo diciamo che le reazioni degli Stati non sono né comprensibili, tanto meno accettabili.
Al di là di questo, il fumetto riapre uno scenario che negli ultimi anni è passato in secondo piano. E al tempo stesso offre un’estensione critica ai vari ed attuali modelli negazionisti che, rivendicandosi di essere anti-sistemici, in realtà sono apertamente e dichiaratamente reazionari e favorevoli a modelli strutturali autoritari.