Revisionato da Daniele.
Articolo di Maria Tsvetochkina
Pubblicato su “Zhenskaya pravda”, n. 7, 25 Luglio 2022
«La guerra è un requiem del buon senso»
Questa è la scritta apparsa a metà marzo sulla torre Spasskaya del Cremlino di Tula. Pochi giorni dopo, un ventisettenne di Tula, presunto autore [di questa scritta], è stato arrestato e rischia fino a tre anni di carcere per una semplice [denuncia di un dato di fatto].
Qualche settimana dopo nella città di Borovsk, sita nell’Oblast’ di Kaluga – vicina all’Oblast [di Tula] -, è apparso lo stesso appello sotto forma di immagine di una ragazza vestita con i colori della bandiera ucraina e delle bombe sulla sua testa. In basso c’è la scritta: “Fermati!”
Vladimir Ovchinnikov è un noto artista di 84 anni che ha decorato le pareti delle case con murales naif, diventati noti in tutta la Russia.
L’uomo, di professione economista, ha maturato l’interesse per la pittura una volta ritiratosi in pensione. Due giorni dopo l’inizio della tragedia, l’artista ha lanciato un appello alla pace sui suoi social media e il 1° marzo è passato all’azione: ha dipinto sulla facciata di una casa un albero e due elmetti crivellati dai proiettili, con nastri colorati della bandiera ucraina.
Non solo: ha scritto “no Z” e in pieno centro cittadino è apparso il simbolo internazionale della pace e una colomba, sotto cui veniva ribadito “mai più Z”.
Già il murales della ragazza sotto le bombe è stato sufficiente a far comparire l’artista davanti a un tribunale
Durante l’udienza, Ovchinnikov ha ricordato di avere il diritto di esprimersi contro la guerra: “Esprimo la mia posizione civica e incoraggio altri a farlo – per opporsi alle azioni delle nostre autorità. Azioni, di fatto,criminali!”.
Tuttavia, l’artista è stato dichiarato colpevole e multato di 35.000 rubli. Tramite la rete ben 150 persone, tra amici e simpatizzanti, si sono attivate con una raccolta fondi per coprire la multa inflitta all’anziano pittore.
Dal 24 febbraio, la capacità dei russi di esprimere le proprie opinioni è stata ridotta a quasi zero.
Per un post sui social media che invoca la pace, gli utenti possono essere multati e arrestati in base all’articolo sulla diffamazione nei confronti dell’esercito russo; i media non possono riferire su quanto sta accadendo in Ucraina, perché rischiano di essere perseguiti per “fake news”.
Non sentiamo la verità nemmeno dalla televisione. E solo i muri delle case ci dicono cosa i russi sentono e pensano realmente riguardo a ciò che sta accadendo…