da Machete Revista Anarquista de El Salvador, Giugno 2022, pagg. 22-24
Tradotto da Federica.
Msc. Ariel Alexander, Quintanilla Magaña
Qualche mese fa, Bonaventura de Sousa Santos ha parlato di una nuova onda progressista in America Latina. L’argomento che sosteneva questo postulato derivava dai trionfi (o apparenti trionfi) dei movimenti sociali del 2019, culminati nella vittoria elettorale di Gabriel Boric in Cile e Pedro Castillo in Perú; senza dimenticare l’appoggio crescente che ha avuto Petro in Colombia [appena eletto presidente ndt], o il governo di Andrés Manuel López Obrador [conosciuto come AMLO, ndt] dal 2018 in Messico (Santos, 2022). La conferma di una nuova onda che potrà “riparare” gli errori che presentarono i governi ascritti al già dimenticato “Socialismo del XXI secolo”, così come l’ascesa conservatrice della prima decade di questo secolo.
Nonostante questi processi elettorali possano entusiasmare la popolazione locale – che considera di riprendere una via del cambiamento -, la realtà è che si iniziano ad intravedere i segni che dimostrano la poca capacità di trasformazione di questi governi di fronte alla scalata del populismo in America Latina.
Inoltre i processi populisti in America Latina dimostrano, piuttosto, un pericolo per i veri movimenti di lotta, che rimangono in ombra rispetto alle presunte “rivendicazioni” che i governi di questa decade impongono verso la “nazione” e la “patria”.
Durante la passata decade si osservò come la destra aveva guadagnato terreno nello scenario ideologico latino-americano, grazie anche all’ascesa del nazionalismo in Europa (spesso con tendenze al nazismo), così come la cultura della paura verso il diverso rappresentata da Trump (Barbera-González y Del Fresno, 2019). La crescita esponenziale che ha avuto l’ideologia conservatrice ha raggiunto segni evidenti di una repressione ogni volta più intensa nel miglior stile Gestapo, con il trattamento inumano realizzato dalle autorità USA e messicane verso le persone migranti centroamerican@, venezuelan@, haitian@ e cuban@. Al suo arrivo AMLO ha cercato di mostrare una maschera diversa attuando la messinscena di distribuire permessi di residenza temporali (Ernst y Semple, 2019).
Quasi quattro anni dall’arrivo di AMLO al potere hanno dimostrato che le azioni “buone” hanno lasciato il passo a situazioni repressive nella frontiera meridionale. Gli stessi USA hanno usato il Messico come intermediario coi governi del Centro-america per frenare, anche con la violenza se necessario, la migrazione delle popolazioni centroamericane (Bessi, 2022). Senza parlare dei diversi progetti ecocidi sviluppati nel sud del Messico con la scusa del progresso.
Questo punto è fondamentale per chiarire l’idea del vecchio populismo con volti nuovi. Citando Retamozo (2017) i processi che strutturano i discorsi populisti sono racchiusi nell’articolazione di significati di equivalenza e differenza, che cercano di governare la ricostruzione di una società “immaginata e ideale” sui valori che vengono conferiti (reali o meno, sentiti o costruiti) a un “popolo”, visualizzato nel “leader” che conosce e riproduce gli interessi popolari.
Qual è stata l’idea di AMLO nell’avvicinarsi ai regimi autoritari centroamericani? In primo luogo, forse il più visibile, è quello di dare seguito ai progetti di infrastrutture viarie per far circolare le merci, e aumentare la produttività energetica della regione. In secondo luogo, anche se non così evidente, c’era la possibilità di regolare così la migrazione delle persone provenienti dal Centro-america. Entrambi sembrano essere progetti rivendicati dalle popolazioni di queste latitudini; tuttavia, mostrano soltanto una continuità delle attività che la destra (o la sinistra moderata) hanno sviluppato durante l’ultimo decennio.
È così che questi governi hanno utilizzato la maschera della rivendicazione storica, riesumando simboli obsoleti come l’indipendenza e gli eroi della patria, e iniziando mega-progetti di infrastrutture, alzando bandiere e pagando perché si decantino le bellezze della “loro nazione” al mondo intero.
La sinistra ha scelto il cammino più facile, stabilirsi nel fragile sistema democratico borghese che può dare un’ effimera felicità in tempo di elezioni ogni quattro, cinque o sei anni. Le azioni della destra si fanno ogni volta più populiste avvicinandosi sempre più al fascismo. Mentre questo succede la sinistra si dimentica di analizzare le realtà concrete e si concentra solo sui risultati elettorali.
Galiano (2020) esprime che il problema principale è quello di considerare importanti le piccole vittorie, allontanandosi sempre più dalla realtà concreta latino-americana.
La conseguenza di lasciare spazio ai conservatori porta la sinistra ad utilizzare termini astratti quali «patria», «popolo» e «sviluppo» come elementi che uniscono le lotte, così come credere che l’unica rivendicazione che si possa ottenere sia attraverso le elezioni.
Non bisogna dimenticare ciò che disse Walter Benjamin: “ogni ascesa del fascismo è la conseguenza di una rivoluzione fallita”.
Riferimenti bibliografici
-Barbera-González, Rafael; Del Fresno, Félix Martín. 2019. UNA APROXIMACIÓN AL POPULISMO EN LA FIGURA DE DONALD TRUMP. En Vivat Academia, núm. 146, pp. 113-135, 2019. Madrid, España.
-Bessi, Renata. 2022. Los claros y obscuros de la integración México-Centroamérica propuesta por Obrador. En Revista Avispa Midia, link: https://avispa.org/los-claros-y-obscuros-de-la-integracion-mexico-centroamerica-propuesta-por-obrador/
-Ernst, Jeff y Semple, Kirk. 2019. Las visas humanitarias en México: un imán para la nueva caravana migrante. Edición digital de New York Times. Link: https://www.nytimes.com/es/2019/01/25/espanol/america-latina/mexico-migrantes-plan-atencion.html
-Galliano, Alejandro. 2020. ¿Por qué el capitalismo puede soñar y nosotros no? Siglo XXI, Argentina.
-Santos, Boaventura. 2022. «En Latinoamérica la nueva ola progresista reconoce los errores anteriores»en plataforma de Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=j7Z_y_VJgeg.