Aggressione omofoba a Catania

Nel pomeriggio di ieri, domenica 22 maggio, un attivista catanese ha denunciato via social di essere stato aggredito con un cacciavite durante la notte tra il 21 ed il 22 maggio.

L’attivista aggredito ha rilasciato la seguente dichiarazione su instagram di cui riportiamo gli stralci più importanti:

[…] Mi trovavo a Catania in Via Umberto a metà strada per arrivare a casa, quando ad un certo punto passa un tizio losco con una Grande Punto di colore grigio metalizzato.

Abbassa il finestrino, sporge la testa e comincia a squadrarmi dalla testa ai piedi… ad un certo punto con una brusca manovra si accosta in una viuzza di Via Umberto, scende dalla macchina e mi viene dietro chiedendomi se sapessi dove fosse una presunta via che lui doveva raggiungere.

Il problema è che questo tizio si stava avvicinando troppo e in maniera molto rapida con qualcosa in mano. Ho avuto il tempo di dire “non so dove sia la via scusi” che subito mi si è lanciato addosso tentando di pugnalarmi con un cacciavite affilato (non so nemmeno io come l’ho schivato). In seguito mi ha strappato di dosse le cuffiette.

Io ho reagito colpendolo alla faccia con un violento pugno (o schiaffo non ricordo ben)) riuscendo a riprendermi le cuffiette. Dopo aver visto che ero in grado di difenrdermi ha indietreggiato e ha cominciato a rivolgermi degli insulti omofobi affermando pure che “ormai a Catania i fr*ci siamo troppi”.
[…]
Mi ha aggredito perché nel mio zaino ho attaccato portachiavi e spille LGBTQIA+ attraverso i quali mi ha catalogato come persona non etero. Un attimo dopo l’aggressione mi sono sentito mancare l’aria, non riuscivo a respirare bene e mi sono per un attimo accasciato per terra. […]”

Episodi del genere non sono nuovi. A Catania e provincia, ma in generale in tutta la Sicilia, l’odio contro le persone che non rispecchiano l’eteronormatività imperante è forte e si fa sentire con estrema violenza.

Al di là di quello che possono esporre giornali o personaggi politici, azioni violente del genere non sono casi isolati o dovuti alla “pazzia” di singoli soggetti squilibrati, ma si innestano perfettamente in un clima culturale omolesbotransfobico che ammorba tutto il territorio insulare.

Ogni persona che non rientri nei parametri di un certo tipo di mascolinità viene isolata, derisa, bullizzata ed attaccata tanto verbalmente quanto fisicamente.

Qualsiasi individuo sia al di fuori delle categorie maschio, bianco, etero, cisgender è punito con il disprezzo socio-culturale e, nei casi estremi, con la violenza fisica.

Da qui la violenza sistematica verso persone trans binarie e non, intersex, queer, omo o bisessuali, finanché agli uomini etero rei di non apparire abbastanza mascolini, tanto fisicamente quanto psicologicamente.

L’inclusione, così come l’esclusione, con cui si riempiono la bocca le istituzioni locali – coadiuvate dal linguaggio giornalistico e social -, sono pura retorica buona per strategie politiche (specie in tempi elettorali come questi).

Persino le forze dell’ordine e armate italiane, tanto osannate in questi tempi di sindemia, sono la rappresentazione di quel machismo che perdura nella nostra società.

È più che necessario iniziare a smontare e distruggere una serie di sistemi di poteri sociali, culturali ed economici, supportando l’autodeterminazione di ogni individuo ed un mutuo aiuto immediato che, in tempi sindemici come questi, latitano sempre più a causa dell’odio spropositato ed imperante.

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