Il fallimento della Credit Suisse come ennesima dimostrazione del fallimento capitalista

La settimana scorsa, la Saudi National Bank ha annunciato di non poter fornire assistenza finanziaria alla Credit Suisse – di cui detengono il 10% delle azioni. Questa situazione ha innescato una paura tra i vari clienti, specie dopo i fatti avvenuto negli Stati Uniti con la Silicon Valley Bank; in pochi giorni la banca elvetica ha avuto delle perdite di 10 miliardi di franchi al giorno. La Banca Nazionale Svizzera, per tamponare queste perdite, ha fornito inizialmente 54 miliardi di franchi, per poi arrivare a circa 100 miliardi di franchi.

Nel fine settimana, precisamente il 19 Marzo, viene pubblicato un comunicato stampa della Banca Nazionale Svizzera:

UBS ha annunciato oggi l’acquisizione del Credit Suisse. L’acquisizione è stata resa possibile grazie al sostegno del governo federale svizzero, dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari FINMA e della Banca Nazionale Svizzera (BNS). Con l’acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS, è stata trovata una soluzione per garantire la stabilità finanziaria e proteggere l’economia svizzera in questa situazione eccezionale. Entrambe le banche hanno accesso illimitato alle strutture esistenti della BNS, attraverso le quali possono ottenere liquidità dalla BNS in conformità con le “Linee guida sugli strumenti di politica monetaria”. Inoltre, sulla base dell’ordinanza d’emergenza del Consiglio federale, il Credit Suisse e UBS possono ottenere un prestito di liquidità con status di creditore privilegiato in caso di fallimento per un importo totale di 100 miliardi di franchi. Inoltre, sulla base dell’ordinanza d’emergenza del Consiglio federale, la Banca nazionale può concedere al Credit Suisse un prestito di aiuto alla liquidità fino a 100 miliardi di franchi, coperto da una garanzia di insolvenza della Confederazione. […] Con l’erogazione di ingenti aiuti di liquidità, la Banca nazionale adempie al suo mandato di contribuire alla stabilità del sistema finanziario e continua a collaborare strettamente con la Confederazione e la FINMA a questo scopo.[…]”1

La decisione presa, specie prima che aprissero i mercati asiatici con le possibili conseguenze ancor più disastrose per la banca svizzera, è stata spiegata così dal presidente della confederazione svizzera Alain Berset: “Venerdì (17 Marzo, ndt), i deflussi di liquidità e la volatilità del mercato hanno dimostrato che non era più possibile ripristinare la necessaria fiducia e che era assolutamente necessaria una soluzione rapida e stabilizzante. Questa soluzione è stata l’acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS. Il Consiglio federale l’ha sostenuta dopo diversi incontri con la Banca nazionale svizzera, con il nostro regolatore FINMA, con Credit Suisse e UBS. Il Consiglio federale è quindi fiducioso che, in questa difficile situazione, l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS sia la soluzione migliore per ripristinare la fiducia che è venuta a mancare negli ultimi tempi sui mercati finanziari e per gestire al meglio i rischi per il nostro Paese e i suoi cittadini.2

L’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS è stata di 3,25 miliardi di franchi. La “soluzione commerciale”, secondo Karin Keller-Sutter, ministro delle finanze svizzero, ha evitato un salvataggio che potesse danneggiare, secondo loro, le persone contribuenti svizzere: “Volevamo davvero evitare un salvataggio per diverse ragioni. Ma forse sono tornata alla questione del contesto del “too big to fail.” Voglio dire, il contesto “too big to fail” non avrebbe potuto essere applicato qui. Davvero, perché di solito si applica a una banca che non è più in grado di far fronte alle proprie passività. E qui abbiamo un problema di liquidità. Quindi non è affatto tipico. Come ho detto nella mia introduzione, anche il fallimento del Credit Suisse avrebbe avuto un danno collaterale, un enorme danno collaterale sul mercato finanziario svizzero, nonché un rischio di contagio per UBS e altre banche e anche a livello internazionale. Mi sono quindi messa in contatto con i miei colleghi del Regno Unito e degli Stati Uniti. Erano molto, molto grati per questa soluzione perché temevano davvero che il Credit Suisse potesse fallire con tutte le perdite. E, sapete, in questo scenario il contribuente ha meno rischi. Voglio dire, il fallimento sarebbe stato il rischio più alto perché il costo dell’economia sarebbe stato enorme. […]3

Dello stesso avviso è stata la FINMA che, in un comunicato stampa, paventa una crisi di fiducia verso il Credit Suisse “che si è manifestata con notevoli deflussi di fondi dei clienti. Questa situazione è stata intensificata dagli sconvolgimenti del mercato bancario statunitense nel Marzo 2023. Il rischio è che la banca diventi illiquida, anche se rimane solvibile, ed è necessario che le autorità intervengano per evitare gravi danni ai mercati finanziari svizzeri e internazionali.4

L’acquisto di Credit Suisse da parte di UBS è stata una delle più significative nel sistema bancario dalla crisi del 2008. Ma questo non cambia il fatto che l’acquisizione abbia delle ombre che, prima o poi, si ripercuoteranno nell’ambito economico svizzero e, più in generale, mondiale. Come dimostrato per l’ennesima volta, le banche privatizzano i guadagni e socializzano le perdite; le istituzioni (in questo caso svizzere) hanno fatto accettare questo acquisto non solo agli azionisti (specie piccoli) ma anche alle oltre 50mila persone lavoratrici di Credit Suisse – che, in una logica di contenimento dei costi da parte di UBS, buona parte di esse verranno licenziate.

In un commento del “Financial Times” del 19 Marzo sul Credit Suisse, la transizione avvenuta è stata “disordinata e sgradevole che nessuno vuole davvero. Sembra anche necessaria. Ma non è dato sapere se questa operazione possa arrestare le corse delle banche europee. La rassicurazione è un gioco pericoloso in una situazione di panico finanziario. Può confermare i timori degli investitori con la stessa facilità con la quale vengano placati. Potrebbe essere necessaria un’azione più ampia da parte delle banche centrali.

Per evitare ulteriori “paure” derivanti dalla questione del Credit Suisse, la Fed, la Banca del Canada, la Banca d’Inghilterra, la Banca del Giappone e la Banca Centrale Europea hanno annunciato misure per aumentare il flusso di moneta nel sistema finanziario globale – garantendo, in teoria, un’adeguata liquidità e “allentare le tensioni sui mercati globali”.

Il crollo di Credit Suisse è, quindi, un’espressione del vasto cambiamento avvenuto nel panorama finanziario nell’ultimo anno, quando le banche centrali, con in testa la Fed statunitense, hanno rapidamente aumentato i tassi di interesse dopo aver fornito denaro essenzialmente gratuito per 15 anni con varie forme di “alleggerimento quantitativo”.

In tal modo, gli Stati si sono affrettati a mobilitare denaro e a fornire credito nell’ordine delle migliaia di miliardi per salvare il sistema finanziario – e quindi l’intera economia dal collasso. Senza la circolazione del denaro e del credito – dove le banche gestiscono finché ne traggono profitto -, nel sistema capitalistico non c’è altro da fare. Per questo i governi fanno tutto il possibile per sostenere le banche attraverso l’acquisto dei loro prestiti tossici, dare iniezioni di capitale o concedere un’affidabilità creditizia garantita dallo Stato. Lo scopo di tutta questa assistenza è che avvenga un reset della crisi e si ricominci da capo.

Coloro che pagheranno principalmente questi salvataggi o “soluzioni commerciali” (giusto per citare Keller-Sutter) saranno le persone lavoratrici, disoccupate e pensionate con la fatica fisica e mentale, i bassi salari, un’esistenza perennemente insicura e una riduzione progressiva delle pensioni.

La classe politica e quella borghese, invece, non solo non pagherà nulla (in quanto si ricicleranno in mille modi come dei novelli camaleonti di depretesiana memoria), ma faranno accettare questo stato di cose alla massa attraverso i mezzi di comunicazione (tradizionali e nuovi).

In questo modo, i presunti “errori” commessi da qualche singola azienda, specie in ambito finanziario, verranno presentati come degli eventi rari che accadono all’improvviso e, spesso, per colpa di chi agisce in modo non etico o “umano”.

Note

1“Swiss National Bank provides substantial liquidity assistanceto support UBS takeover of Credit Suisse”. Link: https://www.snb.ch/en/mmr/reference/pre_20230319/source/pre_20230319.en.pdf

2“Berset: UBS Buying Credit Suisse Was ‘Best Solution”. Link: https://www.youtube.com/watch?v=zIQReTJpArI

3“Swiss Finance Minister: UBS Buying Credit Suisse Is Not a Bailout”. Link: https://www.youtube.com/watch?v=r1VZ5oPmPd8

4“FINMA approves merger of UBS and Credit Suisse”. Link: https://www.finma.ch/en/news/2023/03/20230319-mm-cs-ubs/

Questa voce è stata pubblicata in Articoli e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.